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MEN

I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Da Cannes 2022 - sezione Quinzaine - Dal 24 Agosto

"Sono temi su cui rifletto da molto tempo e alcuni di questi li ho toccati nei miei film precedenti. Ma in questo caso volevo che le persone potessero proiettarsi nella storia e partecipare alla narrazione. Men funziona come una sorta di strano specchio in cui il pubblico potrà riflettersi, formare una sua opinione su quello di cui parla il film o meno e se queste cose hanno un effetto su di loro"
Il soggettista, sceneggiatore e regista Alex Garland

(Men; REGNO UNITO 2022; dramma-horror; 100'; Produz.: DNA Films; Distribuz.: Vertice 360)

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Celluloid Portraits:

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Titolo in italiano: Men

Titolo in lingua originale: Men

Anno di produzione: 2022

Anno di uscita: 2022

Regia: Alex Garland

Sceneggiatura: Alex Garland

Soggetto: Alex Garland.

Preliminaria - Riconoscimenti:

2023 - British Independent: 6 Nomination

2023 - Critics Choice Super Awards

Nomination per il 'Miglior Attore' in un film horror a Rory Kinnear

Nomination per la 'Miglior Attrice' in un film horror a Jessie Buckley

Cast: Jessie Buckley (Harper Marlowe)
Rory Kinnear (Geoffrey)
Paapa Essiedu (James Marlowe)
Gayle Rankin (Riley)
Sarah Twomey (Agente Frieda)
Zak Rothera-Oxley (Samuel)
Sonoya Mizuno (Centralinista di polizia) (Voce)

Musica: Geoff Barrow e Ben Salisbury

Costumi: Lisa Duncan

Scenografia: Mark Digby

Fotografia: Rob Hardy

Montaggio: Jake Roberts

Effetti Speciali: Neal Champion (supervisore effetti speciali); David Simpson (supervisore effetti visivi)

Makeup: Sara Fagan (makeup); Nicole Stafford (makeup e acconciature)

Casting: Kharmel Cochrane

Scheda film aggiornata al: 11 Febbraio 2024

Sinossi:

In breve:

A seguito di una tragedia personale, Harper (Jessie Buckley) si ritira da sola nella rigogliosa campagna inglese, sperando di trovare un luogo dove curare il dolore che la accompagna. Ma dai boschi circostanti sembra materializzarsi qualcosa o qualcuno che inizia a perseguitarla. Quello che inizialmente è un’inquietudine sottesa si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo, abitato dai suoi ricordi e dove prendono forma le sue paure più oscure.

In dettaglio:

Harper Marlowe decide di trascorrere una vacanza da sola nel piccolo villaggio di Cotson in seguito all'apparente suicidio del marito James. Nei flashback, viene rivelato che Harper, stufa dell'abuso e della manipolazione emotiva di James, intendeva divorziare da lui, portando James a minacciarla di suicidio. Dopo che James l'ha colpita, Harper lo ha rinchiuso fuori dall'appartamento prima di vederlo cadere da un balcone al piano di sopra e morire, parzialmente impalato da una recinzione.

Harper arriva nella spaziosa casa padronale che sta affittando e viene accolta dal suo proprietario Geoffrey. Successivamente va a fare una passeggiata nel bosco e si imbatte in un vecchio tunnel ferroviario in disuso. Una figura appare alla fine del tunnel e inizia a camminare verso di lei, ma lei riesce a evitarlo. Raggiungendo un campo aperto, scatta una foto di un edificio abbandonato con il suo telefono, catturando inavvertitamente un uomo nudo in piedi vicino ad esso e fissandola. Più tardi, durante una videochiamata con la sua amica Riley, Harper nota l'uomo nel suo giardino e chiama la polizia; l'uomo viene arrestato, con uno degli agenti di arresto che assomiglia a Geoffrey. Successivamente, Harper visita una chiesa, dove le immagini dell'Uomo Verde e di Sheela na gig sono scolpite su una fonte, e incontra un ragazzo e un vicario che hanno entrambi una somiglianza con Geoffrey. Il ragazzo la chiama "cagna" quando rifiuta il suo invito a giocare a nascondino; e il vicario insinua che Harper potrebbe essere in parte responsabile della morte di James perché non gli ha permesso di scusarsi. Sconvolta, va al pub del villaggio su consiglio di Geoffrey. Ci sono pochi clienti nel pub, e loro e il barista portano tutti l'aspetto di Geoffrey. C'è anche Geoffrey, il suo sosia di poliziotto arriva poco dopo. Il poliziotto informa Harper che l'uomo nudo è stato rilasciato in assenza di qualsiasi motivo legale per tenerlo detenuto, con sua incredulità e dispiacere.

Contatta Riley per gli sviluppi della giornata e Riley accetta di guidare al villaggio la mattina in modo che Harper possa continuare le sue vacanze al cottage. Mentre Harper tenta di inviare l'indirizzo a Riley, il servizio del suo telefono cellulare viene ripetutamente interrotto. Vede il poliziotto nel suo giardino, ma quando le luci tremolano, si trasforma in uno degli avventori del pub e poi la insegue all'interno della casa. Harper si difende con un coltello prima che una finestra in cucina si rompa. Geoffrey arriva e scopre che la rottura della finestra è stata dovuta a un corvo, che poi sopprime rompendogli il collo. Mentre Geoffrey va in giardino per controllare eventuali aspiranti intrusi, viene sostituito dall'uomo nudo, che insegue di nuovo Harper. Quando cerca di allungare la mano attraverso la cassetta delle lettere nella porta d'ingresso, Harper lo pugnala al braccio. Riesce a liberare il braccio, il coltello conficcato che gli squarcia il braccio in due in un infortunio simile a quello che James ha ricevuto durante la sua caduta. Sia il ragazzo che il vicario compaiono in casa, ciascuno di loro ora ferito in modo simile. Il vicario tenta di molestare Harper, ma lei lo pugnala allo stomaco e lascia la casa. Durante il tentativo di scacciare, Harper investe Geoffrey. Infuriato, lancia Harper fuori dalla sua macchina e se ne va, torna indietro e insegue Harper prima di schiantare l'auto contro un muro di pietra davanti alla casa. L'uomo nudo, ora in piena forma da Uomo Verde, si avvicina ad Harper, la sua caviglia ora gravemente rotta e corrisponde a un'altra ferita sul cadavere di James. L'uomo nudo partorisce violentemente il ragazzo, che a sua volta dà alla luce il vicario, poi Geoffrey e infine James, mutilando pesantemente i loro corpi. Sia James che Harper si siedono su un divano all'interno della casa, con lui che continua a incolparla per la sua morte. Quando Harper gli chiede cosa vuole da lei, James risponde che vuole il suo amore. Poco dopo Riley arriva a casa e si scopre essere incinta. Scioccata dalla scia di sangue che porta in casa, Riley trova Harper seduta in giardino, viva e sorridente quando la vede.

Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

Lo scrittore divenuto poi cineasta avaro di parole

E’ giunto appena al suo terzo film: Men (2022) segue i precedenti Ex Machina (2015, Nomination all’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale) e Annientamento (2018), eppure, si è già fatto notare nell’universo cinematografico per il suo eccentrico e singolare ‘touch’, che punta alla ‘sovversione del genere’. La sua visione di fantascienza o para fantascienza, inevitabilmente virata sull’horror, tradisce tracce della metabolizzazione di input provenienti da diverse discipline, anche, e magari soprattutto, letterarie. Ingredienti per cui gli diventa particolarmente agevole esplorare filosofia, scienza, morale e alcune urticanti questioni proprie della nostra società contemporanea. Sembra che il rapporto di coppia, e certe dinamiche di interrelazione uomo-donna, a svariati livelli e su diversi piani, abbiano polarizzato, ad oggi, l’interesse del cineasta Alex Garland. Cineasta nato per la verità come scrittore - The Beach/L’ultima spiaggia in Italia, da cui viene tratto l’omonimo film di Danny Boyle con

Leonardo Di Caprio prima e The Coma dopo - e sbocciato poi come sceneggiatore (l’horror 28 giorni dopo, il Sci-Fi Sunshine, entrambi diretti da Danny Boyle). Uno scrittore dunque con le immagini inscritte già nel proprio DNA, perché Alex Garland, figlio del noto cartoonist Nick Garland, dopo aver studiato storia dell'arte all'Università di Manchester, per un po' di tempo lavora come disegnatore fumettista. Formazione che sembra aver avuto un certo peso anche sul suo modo di fare cinema, delegando spesso la parola alle immagini, alimentate da un accurato sonoro reso volutamente protagonista.

Al di là delle apparenze, la protagonista non è mai sola

In Men è sempre in primo piano: è la Harper di una eccellente Jessie Buckley (Nomination all’Oscar alla ‘Miglior Attrice Non Protagonista’ per La figlia Oscura), interprete su cui è diventato ormai facile scommettere. Quel che si dice, una garanzia! E’ già sola nella cucina, ma in realtà, i

suoi fantasmi sono già con lei. Qui si entra subito nel vivo della vicenda con i flashback che sopraggiungono ripetutamente ad alimentare il suo tormento. Flashback rivelatori di una verità scomoda e dolorosa, secondo cui Harper/Buckley, stufa dell'abuso e della manipolazione emotiva del marito James (Paapa Essiedu), intendeva divorziare da lui, portandolo a minacciarla di suicidio. Più avanti nella storia apprendiamo che il marito arriva a colpirla con un pugno in faccia e il punto di rottura raggiunge il suo climax con un’esplosione d’ira, tale da spingere Harper/Buckley a chiuderlo in malo modo fuori dall'appartamento, prima di vederlo cadere da un balcone al piano di sopra e morire, parzialmente impalato da una recinzione. Suicidio o incidente? L’ingrediente ideale per alimentare ingombranti sensi di colpa, quelli che prenderanno corpo in visioni da incubo nel film, quando Harper/Buckley lascia la sua abitazione per cercare rifugio in una casa di campagna, nel piccolo

e desolato, per quanto affascinante, villaggio di Cotson. Ma, com’è ben noto, non si può fuggire ai propri fantasmi, ed ecco perché, per quanto in apparente solitudine, Harper non sarà mai sola: il bosco e i dintorni, abitati da inquietanti presenze che sembrano perseguitarla, non le daranno tregua. Mai! E sarà invece un incubo in progress in un labirinto senza via d’uscita.

Il viaggio orripilante all’interno del proprio io della protagonista, tra simboli, allegorie e metafore

Appena arrivata, la ‘neo-Eva’ Harper/Buckley mangia la mela dall’albero del giardino di Jeoffrey (Rory Kinnear che di lì a poco si farà in sei), il proprietario della villa. Curioso personaggio che sortisce l’effetto velatamente comico e irridente. Ma la terribile iconografia di un incubo più forte della volontà passa anche per le sequenze del tunnel, con l’eco come metafora del richiamo e del risveglio di entità malefiche, inequivocabilmente maschili. Il titolo è minimalista quanto inequivocabile: Men

(Uomini).
Sono questi i primi semi gettati - iconica e ammiccante la presenza in natura dei cosiddetti ‘soffioni’ con cui il regista gioca a più riprese e a più livelli - per far germogliare paure e rimorsi, peraltro mai sedati del tutto, ma anche dipingere una sorta di curiosa ‘inseminazione in natura’. Ed è solo l’inizio di un viaggio di matrice ‘ancestrale’, golosa occasione per il regista di sfoggiare il notevole bagaglio culturale acquisito, iniziando a snocciolare gli elementi primari di quel che viene definito ‘folk Horror’: isolamento (apparente); natura (bosco annessi & connessi); religione (Chiesa antica che fonde elementi sacri con i profani, o pagani che dir si voglia, vedi l’iconografia dei bassorilievi del fonte battesimale); fertilità (l’uomo verde, già di per sé emblema di accoppiamento e riproduzione femminile, docet); l’inquietudine (sentimento che abita fino a dominare la protagonista); l’essere in qualche modo straniera rispetto al luogo scelto come

ancora di salvezza, salvo poi riscontrare l’esatto opposto. E’ così che l’impalpabile tensione dell’inizio monta sempre più, facendosi largo nella fitta selva affollata da molti simboli della mitologia greca, guidata dal Dio Pan. Se ben ricordiamo, nella mitologia latina Pan è identificato con Fauno, per l’appunto dio della campagna e dei boschi, il che spiega anche la fisionomia tipo dei loschi figuri - i tanti differenti personaggi tutti con lo stesso volto nell’interpretazione polimorfica di Rory Kinnear - incontrati da Harper/Buckley, sempre più minacciosi ed inquietanti da cui dovrà guardarsi costantemente. La tensione in progress e l’apparente mancanza di significato di questa persecuzione a tinte sempre più marcatamente horror, raggiunge il climax con sequenze disgustose ai limiti del sopportabile - di matrice affine a quella Cronenberghiana - un tantino sovraccariche e sovraesposte. In realtà vorrebbero essere l’ardita allegoria abitata da una gragnola di metafore e simboli, delle complicate interazioni reali,

o delle imposizioni e divisioni sociali, che fanno parte integrante della quotidianità contemporanea, ma con radici molto antiche. La chiave di lettura ancestrale alita su tutta la storia, ed è altamente valorizzata da un eccellente ed efficace sonoro, spesso primo protagonista al fianco delle immagini. Per questo la scrittura nel senso canonico del termine qui passa in seconda.

Quando il virtuosismo stilistico sempre più dominato dall’horror splatter serve il reale significato:

Men di Alex Garland si assimila così sempre più ad una parabola introspettiva sui sensi di colpa, alimentati da una cultura secolare che ha accettato, se non proprio ammesso, il ‘morbo maschile’ trasmesso alla donna. Quel che oggi corre sulle più o meno riconosciute, e/o riconoscibili, relazioni tossiche di coppia. Ma qui non si sa cosa è peggio: prima (in coppia) o dopo (fuori dalla coppia)?
Francamente non credo ci siano interpretazioni altre, se non che qui si tratta di proiezioni materiche

del tormentato percorso psicologico della donna. Ma è più che ovvio che a Garland piaccia giocarci sopra, compiacendosi del cangiantismo iconografico di quel tormento, come fosse vero. Quando invece l’unica cosa reale si annida in quei dolorosi flashback, rigurgiti mentali della precedente vita di coppia, più che eloquenti della relazione tossica di Harper col marito James da cui voleva separarsi, quando lui non voleva accettarlo, facendo peraltro sfoggio di ogni genere di violenza, per lo più psicologica, abusata sulla moglie. Motivo su cui si torna più volte, in particolare col personaggio - uno dei sei dalle stesse sembianze, persecutori a vario titolo della protagonista - che veste i panni sacerdotali, evidentemente senza esserne degno. Il suo comportamento è ambiguo fin da quando insinua che forse lei non ha dato al marito la possibilità di scusarsi e che gli uomini, si sa, per quanto non vada bene, a volte menano le

mogli. Il vaffanculo sul momento era l’unica risposta possibile e senz’altro la più adeguata alla provocazione, ma la cosa non finisce lì. Sempre più ostaggio dei propri sensi di colpa - quelli che, almeno in parte, Garland mette in bocca all’inquietante e lascivo sacerdote - Harper sembra restarne risucchiata, ma non è così.

I tempi sono maturi per l’horror più disturbante che prepara allo shock finale

L’horror più disturbante della - oltremodo caricata - parte finale, sembra a tratti costeggiare territori familiari a cult sci-fi come Alien. Ed è nei paraggi del parto plurimo dell’uomo verde - come già detto, simbolo elettivo dell’accoppiamento e della riproduzione femminile - qui declinato al maschile. La sequenza assume connotazioni ‘sperimentali’ di un parto possibile attraverso fessure da altre parti del corpo: così Garland giustifica, tra gli altri, anche l’effetto corolla - Alien docet - in procinto di dischiudersi per l’ennesima nascita dello stesso

uomo, per quanto in ruoli ed abiti diversi, quando non nudo. Attraversando l’inferno di variabili più o meno nauseanti sul tema, si raggiunge finalmente l’ultimo parto, quello che si impone quale epilogo, alquanto scioccante, mentre si sancisce la fine - ma è veramente una fine? - della lunga, e ‘allucinatoria’, per quanto dalle sembianze estremamente realistiche… ‘riflessione’ della protagonista. Quel che si dice, cartoline dall’inferno e ritorno!

MEN

Men - trailer ufficiale

Men - teaser trailer ufficiale

Men - trailer ufficiale (V.O.)

Men - spot 'Vuoi fare un gioco?'

Men - clip esclusiva