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    L'INTERVISTA

    Birth

    08/09/2004 - Press Conference & Dintorni

    Birth (Regia: Jonathan GLAZER) (A Natale nelle sale italiane)

    Jonathan GLAZER, Nicole KIDMAN, Lauren BACALL, Danny HUSTON

    UNA STORIA CHE CELA UN TRADIMENTO PASSATO CHE SI APRE AD UN TRADIMENTO PRESENTE: QUELLO DELL’UOMO CHE FU VERSO IL BAMBINO IN CUI E’ RINATO

    Se questo film accolto alquanto tiepidamente dalla stampa ha avuto un’ovazione, questa è stata in conferenza stampa per Lauren Bacall, icona di un cinema per il quale molti nutrono evidentemente un nostalgico rispetto, oggi attrice che si dice entusiasta di avere l’opportunità di lavorare con registi e attori ben più giovani di lei (alla sua seconda occasione di lavoro con Nicole Kidman per Dogville). Alla sua prima volta a Venezia, così come Danny Huston, altrettanto entusiasta di rimettere piede, proprio con un film sulla nascita e rinascita, se non nella città (Roma e non Venezia), almeno nel Paese in cui è nato. Ma venendo ai contenuti di questo film, il fatto di non trascurabile importanza, è che per sviluppare questa storia il regista Jonathan Glazer (Sexy Beast) abbia deciso di incontrare lo scrittore francese Jean-Claude Carriére, per anni collaboratore di Luis Buñuel e Peter Brook, nonché del Dalai Lama per la scrittura di due libri (tra cui La force du Buddhism), e dunque decisamente ferrato in materia di reincarnazione.
    Se i lunghi piani sequenza prediletti dal regista conferiscono tensione a specifici momenti, sembra che l’impronta generale del film sia affidata piuttosto una cifra deliberatamente diluita. Il direttore della fotografia Harry Savides sembra aver adottato una tecnica inconsueta per rendere al meglio il particolare stile visivo di Birth: “Abbiamo lavorato su ogni dettaglio del film per conferirgli un aspetto diluito – ha dichiarato – In questo modo abbiamo creato un aspetto molto ben definito che secondo noi è la cornice ideale per questa storia. Siamo sempre al servizio della storia”. E tra i dettagli in tal senso rientra anche la scelta del look della Kidman con il capello corto, perché, come puntualizza lo stesso regista: “Volevamo presentare una persona che fosse il più anonima possibile: Anna rappresenta qualcuno che si è un po’ ritirato dal mondo del glamour”. Le classiche intuizioni in cui ci si imbatte strada facendo, non discusse a tavolino, ma intuite nel corso dell’elaborazione del cose su un set. Un soggetto questo che, per quanto attiene alla scelta attoriale della Kidman, interprete protagonista di Birth, dopo The Others, potrebbe sembrare a lei particolarmente caro. Ma tiene a precisare che la sua scelta non si è appuntata principalmente su questo film per un amore incondizionato per l’inconscio o il paranormale quanto piuttosto per una sceneggiatura che fin dalla prima lettura l’ha colpita immediatamente: “Ho capito bene quali fossero i sentimenti di questa donna alle prese con un lutto. Qui si cerca di capire che cos’è l’amore non tanto verso il bambino, quanto verso il marito morto”. Quel che lei stessa definisce: “la scelta giusta al momento giusto con un regista che ha la capacità di catturarti. Molto in un film dipende sempre dal regista che deve mettere la m.d.p. là dove deve essere e Glazer è dotato di un talento straordinario, riesce a tirar fuori dagli attori delle cose lentamente…”. Chissà cosa provano questi attori a rivedersi nelle proprie performances sullo schermo. Non è poi tanto facile, secondo la Kidman: “E’ difficile rivedersi perché uno vorrebbe concentrarsi sul film e non su se stesso - considera - ed è difficile riuscire a farlo perché si è troppo coinvolti in prima persona. L’importante è avere fiducia nella persona che si occupa del film e l’ideale è riuscire a vedere il prodotto finale come una sorpresa e scoprire come il regista ti ha scolpito”. Se il film non ha pretesa di dare risposte, quanto piuttosto porre domande una delle dichiarazioni di Glazer va a svelare uno dei possibili, affascinanti risvolti, tali da conferire alla storia persino una spiegazione logica: “ Nel contesto del film, il personaggio di Anna è stato tradito dal marito, il bambino lo scopre ed è il bambino stesso a vedersi tradito dall’uomo che è stato e a reagire di conseguenza, e questo è parte integrante del film”.

    (a cura di PATRIZIA FERRETTI)


     
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