64a Mostra - PRESS CONFERENCE & Dintorni - ESPIAZIONE-ATONEMENT di JOE WRIGHT
30/08/2007 -
Presenti il regista JOE WRIGHT, lo sceneggiatore CHRISTOPHER HAMPTON e gli attori VANESSA REDGRAVE, KEIRA KNIGHTLEY, JAMES MCAVOY
Con le richieste di approfondimento, numerosi gli apprezzamenti espressi dalla stampa a questo film ritenuto “un’esperienza meravigliosa”.
(Rivolto al regista Joe Wright) “… Movie Database” la descrive come una persona che ha avuto problemi a passare le varie classi a scuola e che ha avuto problemi a leggere questo romanzo. Mi chiedo se questa presentazione risponda al vero
J. WRIGHT: “Detto così sembra che in questa presentazione abbiano voluto dipingermi come uno stupido. Tuttavia c’è in parte della verità sul fatto che ho avuto
dei problemi, legati alla dislessia. Secondo me però è stata una benedizione avere la dislessia. Ho cercato di passare gli esami che in alcuni casi ho fallito proprio a causa della dislessia. Non avevo letto il romanzo di Ian McEwan, prima che mi venisse offerto questo progetto. In tal senso il ‘Database’ ha proprio ragione…”.
Aveva già letto il romanzo prima di ricevere la parte? Ha trovato delle analogie tra lei e questo personaggio?
KEIRA KNIGHTLEY: “No, non avevo letto il romanzo prima. E’ uno di quei libri che probabilmente mia madre mi aveva regalato ma che non ho mai avuto il
tempo di leggere. Ho letto il copione quando me lo ha dato Joe (Wright) e in effetti mi sono messa a piangere e se un copione ti fa piangere vale la pena di girarlo. Ma devo dire che non ci sono analogie tra il personaggio del film e me.”
Tu hai partecipato a molti film romantici e a molti film d’azione. Quale preferisci tra questi due generi e quali film preferisci qui a Venezia?
KEIRA KNIGHTLEY: “Ho avuto molta fortuna. Mi piace recitare. Mi piace realizzare un personaggio sulla scena ma ‘Atonement’ per me è stato un dono, una vera sfida. Ho
amato moltissimo lavorare con Joe (Wright). L’ho fatto in modo creativo ed è stata una cosa veramente emozionante”.
Come ha fatto a mantenere l’originalità del personaggio, esplorandolo allo stesso tempo e dando un tocco di personalità propria allo stesso personaggio?.
K. KNIGHTLEY: “Probabilmente si dovrebbe girare la domanda a Joe (Wright). Mi piace lavorare dai romanzi. Il mio lavoro diventa più facile. Così un romanzo come ‘Atonement’ ci consente di sondare a fondo il personaggio e naturalmente tutto questo è stato trasmesso anche dal copione del film. Ma probabilmente per tutti questi aspetti del personaggio è meglio che risponda Joe (Wright)”.
J. WRIGHT:
“Secondo me bisogna essere fedeli alla propria esperienza del romanzo. E poi probabilmente se voi ci trovate un brano di verità nel romanzo anche il pubblico lo farà. Comunque si agisce semplicemente seguendo il proprio istinto. Si fa quello sembra giusto fare. E’ così che si crea una reale opera”.
Sta diventando un’attrice sempre migliore. Un giorno secondo lei lo vincerà un Oscar? E per quanto riguarda ‘I pirati dei Caraibi 4’: lo vuole fare o è stufa di continuare a interpretare quel personaggio? E restando sul registro de ‘I pirati’: chi bacia meglio? Orlando Bloom o Johnny Depp?
K. KNIGHTLEY: “Quanto all’Oscar non ne ho idea. Credo che la cosa migliore sia partecipare ad un film che il pubblico si gode, in realtà. Per quanto riguarda, la IVa puntata de ‘I pirati dei Caraibi’, non ci penso. Una trilogia va bene secondo me. Tre è un numero perfetto, dopotutto. Chi bacia meglio? (risposta-battuta) James (McAvoy) è quello che mi ha baciato meglio in tutta la mia vita, naturalmente!”.
Vi siete incontrati prima delle riprese del film? Come avete lavorato sulla caratterizzazioen dei personaggi? Vi siete incontrati prima per pensare ante litteram alla caratterizzazione dei personaggi?
VANESSA REDGRAVE: “Joe (Wright) ha avuto coraggio e anche i produttori ci hanno dato molto tempo perché portassimo avanti del lavoro prima. Lo abbiamo fatto in modo diverso, ciascuno di noi. Saoirse (Ronan) ed io abbiamo lavorato molto insieme per mettere a punto il personaggio di Briony. Io sono entrata più tardi sulle scene, diciamo 5 o 6 settimane dopo l’inizio delle riprese. Joe (Wright) ha organizzato le cose in modo che io potessi vedere le scene già girate con Saoirse (Ronan) e questo devo dire, mi ha aiutato moltissimo. Potete anche pensare che tutto questo sia normale, e lo è, dopo tutto. Ma non avviene mai di solito, quando si realizza un film…”.
SAOIRSE RONAN: “Devo dire che abbiamo fatto delle prove prima di girare, naturalmente, Vanessa (Redgrave) e io l’abbiamo fatto e anche Keira (Knightley). Abbiamo avuto modo di conoscerci bene. E abbiamo cercato di capire quali scene avremmo girato nello stesso modo, insomma, abbiamo cercato di capirci. Questo è quanto”.
Tutto il film, in fin dei conti, è girato sulla colpevolezza di un bambino. Ma un bambino può essere colpevole di un peccato del genere?
CHISTOPHER HAMPTON: “Non credo che un bambino possa essere colpevole ma il senso di colpa è una cosa da cui il bambino non può sfuggire e che perdura per tutta la sua vita. La sezione finale del film ha comportato delle difficoltà perché non sapevamo come agire ma alla fine ce l’abbiamo fatta e abbiamo raggiunto con successo il nostro obiettivo. Una delle cose che dice il film comunque è questa: proprio perché non si è colpevoli in realtà, questo non significa che non si debba provare un senso di colpa”.
VANESSA REDGRAVE: “La cosa peggiore secondo me è sentire di aver commesso qualche cosa che non può trovare rimedio. Insomma, si è danneggiata una persona ma questo grosso peccato non può essere rimediato in nessun modo. Questo è il peggiore senso di colpa”.
Qual è il messaggio che vuole trasmettere alle donne quando un attrice di così grande influenza come lei si presta poi per pubblicizzare per esempio un profumo?
KEIRA KNIGHTLEY: “Non penso di aver usato il mio corpo per un profumo. Credo che i film abbiano a che fare con la fantasia, l’immaginazione, e questa è una cosa molto importante. Il film mostra proprio questo pericolo: quando il confine tra realtà e immaginazione diviene offuscato, qui nasce il problema. Le immagini che si trovano sui giornali patinati sono una finzione: il trucco, la pettinatura di una persona, il suo modo di vestire dipendono da qualcun altro. Nei media in generale è molto importante vedere tutta una serie di persone, giovani, vecchi… e io sono una donna, e voglio vedere donne varie di fronte ai miei occhi…”.
Ho letto il romanzo due anni fa e vedendo ora il film, non mi sembra che ci siano state alterazioni fondamentali del testo. Quando si adatta un romanzo di 350 pagine a un centinaio di pagine per il grande schermo, naturalmente bisogna sacrificare le parti secondarie della trama. Come ha fatto ad immaginarsi i personaggi di Keira Knigtley e James McAvoy? Questo come l’ha influenzata nell’adattamento del romanzo al copione? Aveva lavorato su questo con Ian McEwan? L’aveva discussa questa cosa?
CHRISTOPHER HAMPTON: “In primo luogo quando ho scritto il copione non sapevo chi sarebbe stato parte del cast. Lei ha ragione, con un romanzo di 350 pagine ci sono molte decisioni da prendere e io ho avuto fortuna a lavorare con il regista che sapeva già quello che voleva. Era molto lucido, molto chiaro in merito a quello che voleva fare e a quello che non voleva fare e questo costituisce una grande gioia per uno sceneggiatore, perché mi ha aiutato moltissimo. Non era incerto, insomma, non mi diceva ‘dipende da te’ quando dovevo prendere una decisione. Ed è stato molto utile e produttivo questo lavoro. Per quanto riguarda Ian McEwan che è anche il produttore del film, mi ha approvato e aiutato. Siamo stati molto in contatto con quello che succedeva e mi sono sentito responsabile nei confronti del romanzo. Quando l’ho letto per la prima volta, in effetti, mi sembrava che fosse uno dei migliori romanzi degli ultimi 25 anni e, devo dire, uno dei migliori romanzi contemporanei che io abbia mai letto. E quindi volevamo veramente fare le cose giuste”.
(A cura di PATRIZIA FERRETTI)
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