INTERVISTA INEDITA AL REGISTA PEDRO ALMODOVAR (A cura di MARCELLO CELLA)
01/02/2007 -
PISA, Cineclub Arsenale Giugno 1992:
INTERVISTA al regista PEDRO ALMODOVAR:
(A cura di MARCELLO CELLA)
Pedro Almodovar: "Mi avevano detto che Pisa è una città molto piccola e che non ci sono molti giovani. Ma mi avevano mentito. La verità è che non so molto bene perchè sono qui. Mi sono venuti a prendere in hotel, mi hanno portato qui correndo, mi hanno detto che c'erano delle persone che aspettavano e che dovevo parlare".
Volevo sapere come si può fare per vedere i film precedenti a 'Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio', cioè i Super8 che tu hai fatto prima
ma noi in Italia non abbiamo mai visto
Almodovar: "Prima di Pepi, Luci, Bom ho fatto molti film in Super8. Questa è stata la mia unica scuola. E siccome questi film sono stati fatti con pochissimi mezzi era complicato, almeno lo era per me, fare la sonorizzazione dato che la banda magnetica del Super8 è molto piccola. La pellicola perciò non manteneva la sonorizzazione e risultava un pò difficile proiettarla. Questi film erano senza suono e l'unico modo era di integrarli con il sonoro in diretta nella sala mentre si proiettava il film. Io doppiavo tutti i personaggi del film in diretta, cantavo, ballavo talvolta, cosicchè completavo l'immagine. Mio fratello mi aiutava mettendo della musica. La proiezione si trasformava in un happening. Mentre veniva proiettata l'immagine il suono non era buono, così io rifacevo l'intera scena sul piano sonoro. Non so in che stato si trovino ora perchè la pellicola di questi Super8 è un materiale molto fragile. Io li tengo a casa ma può darsi che l'emulsione sia quasi scomparsa. E' un materiale che mi piace molto ma non so realmente in che stato sia".
Perchè alcuni tuoi film passati di recente in televisione sono tagliati?
Almodovar: "Non lo sapevo....Sono tagliati?....Dove?".
A Telemontecarlo
Almodovar: "Questa è una informazione importantissima per me, perchè io non sapevo questo. Io ho domandato al distributore perchè.....Per esempio, il distributore, riguardo a La legge del desiderio, mi aveva chiesto di tagliare i primi cinque minuti per poterlo vendere alla televisione ed io ho detto naturalmente di no…Voglio fare uno scandalo stanotte. E in Legami! che cosa hanno tagliato? Quando loro scopano? La scena dell'anatra quando Victoria Abril è nella vasca da bagno? Io credo che in Italia avete molti problemi, ma credo anche che la soluzione non sia tagliare i miei film. Sono veramente arrabbiato per questo, perchè vengo da un Paese molto simile al vostro e fortunatamente noi non abbiamo censura da più di dieci anni. La censura è un simbolo di debolezza. Mi dispiace moltissimo per questo e prometto che chiamerò il responsabile di questo. E' che è veramente un omaggio per me vedere la gente al cinema per i miei film e tagliarli è veramente un insulto. Preferisco allora non andare in televisione.....Quando sto negli Stati Uniti mi sento veramente orgoglioso dell'Europa, dell'assenza di censura per gli artisti, ma questo fatto mi fa cambiare opinione. In qualche caso, paragonato agli Stati Uniti, qui c'è molta più libertà. Fortunatamente io come regista sono nato in un'epoca in cui in Spagna non c'era censura. Ma come artista preferisco non avere i soldi del distributore e quelli della televisione, che milioni di persone non vedano i miei film in televisione se deve succedere questo. E' una notizia triste. Parliamo di altre cose. E' molto triste".
Sei abituato a farti molte autointerviste. E' perchè non ti fidi dei giornalisti? Sono davvero tanto tremendi?
Almodovar: "Non è che non mi fidi dei giornalisti. Ci sono varie ragioni. La prima è una questione di tempo: da quando sono molto conosciuto ho realmente pochissimo tempo per lavorare alle sceneggiature dei miei film. Poi ci sono nel mondo migliaia di giornalisti che vorrebbero intervistarmi. La seconda ragione è che nel giornalismo c'è molto dilettantismo, e non che il dilettantismo sia necessariamente qualcosa di negativo, io stesso sono un dilettante del cinema perchè non ho nessuna tessera, ma ci sono dilettanti con talento e senza talento. E quando sento per due milioni di volte la stessa domanda comincio a sbadigliare. Credo sia umano".
E' da un pò di tempo che noi italiani abbiamo scoperto la Spagna sia attraverso il cinema, grazie a te, sia attraverso l'Expo di Siviglia. Allora mi chiedevo, se Franco non fosse morto noi avremmo qui Almodovar stasera?
Almodovar: "No, no, assolutamente no".
Che cosa era Almodovar sotto Franco? La tua attività quando è iniziata? Poi volevo sapere se in Spagna ci sono finanziamenti pubblici per i registi e se il dopo Franco ha favorito anche te
Almodovar: "La mia attività è cominciata da quarant'anni, da quando sono nato. Perchè sono nato molto attivo. Cinematograficamente non potevo lavorare per niente perchè vivevo in una piccola città. Perciò quando avevo sedici anni me ne andai a Madrid. A Madrid, Franco naturalmente era ancora vivo, avrei voluto studiare cinema ma non c'erano scuole di cinema e avevo bisogno di trovare un lavoro. Finchè non trovai un lavoro sicuro alla Compagnia Telefonica. Era il 1970 e con i primi soldi guadagnati acquistai una cinepresa Super8 e da quel momento cominciai a realizzare filmini in Super8. Durante la settimana alla mattina lavoravo alla Compagnia Telefonica e al pomeriggio scrivevo le sceneggiature. Poi nei fine settimana le giravo con gli amici. Questo è stato l'inizio della mia attività. Era molto, molto underground e questa è stata la mia vera scuola per raccontare delle storie con le immagini. Ogni giorno lavoravo con la maggiore serietà possibile. Questa mia attività durò fino alla fine degli anni Settanta, poi nel 1978, era morto Franco, scrissi un copione che pensavo di realizzare in Super8, era Pepi, Luci, Bom. Nello stesso tempo, fra le molte mie attività, stavo lavorando in teatro con Carmen Maura. Carmen lesse la sceneggiatura ma avrebbe voluto che fosse una cosa un pò meno underground perchè era troppo bella per farla in super8. Perciò andava fatta in un formato più grande, in 16mm.. In questa occasione sperimentammo un nuovo sistema di produzione che si chiama 'elemosina' e che fortunatamente non abbiamo mai più dovuto utilizzare…un amico cinquemila pesetas, uno tremila, un altro ancora quattromila. All'epoca non c'era nessuna sovvenzione statale per il cinema spagnolo e fare un film era una specie di miracolo. Le sovvenzioni statali sono iniziate con un decreto legge del 1983. Ma io allora ho sempre avuto molte difficoltà ad ottenere queste sovvenzioni, mentre ora potrei ottenerle con facilità, nel momento in cui non mi servono più. Non è che allora la cosa non mi riguardasse ma c'era il fatto che i miei primi film erano considerati troppo 'sporchi' per il gusto ufficiale, perciò non mi davano niente. Ora la situazione della produzione spagnola è molto miserabile e negli ultimi anni la situazione è peggiorata sensibilmente. Le televisioni non comprano i film come prima nè li coproducono, ci sono pochi soldi in giro, il Ministero della Cultura ha ora molto meno denaro di prima e il Partito Socialista ha una scarsissima volontà politica nel sostenere il cinema spagnolo. Al governo socialista non importa un granchè se viene prodotto un film spagnolo; per Felipe Gonzales e per il ministro della cultura è assolutamente uguale. Peccato!".
- Un giovane spettatore sale sul palco e urla: "Grande Pedro!!!!!" -
Almodovar: "Come ti chiami?"
Giovane: "Marco, che in spagnolo è Marco".
Almodovar: "Ah si, va bene".
Marco: "Io volevo farti due domande perchè è tanto tempo che…Domanda a ti ma no ablas spagnol!"
Almodovar: "Cercherò di capirti. Devi sapere che io non parlo alcuna lingua ma se la gente mi parla direttamente guardandomi…".
Marco: "Ah si, la cabeza…Tu usi molto l'immagine femminile per la tua trasgressione e per la tua comicità. Volevo sapere qual'è il tuo rapporto con le donne, a parte quello fisico, che più o meno ci hanno tutti. Proprio il rapporto con le donne…mi piace tantissimo…sono molto curioso…E la seconda domanda è la ricetta del gazpacho che stasera faccio una festa…" (risate, ndr.)
Almodovar: "Se ti piace stare sul palco resta pure, ma se vuoi stare con i tuoi amici…come vuoi…sei libero…Eh si, il mio rapporto con le donne è nato in una narrazione che si chiama La mancha. Hai mai sentito parlare di Don Chisciotte? Io sono suo conterraneo. E' una narrazione molto conservatrice, la più reazionaria della Spagna, cosa di cui non mi sento molto orgoglioso, però è una narrazione molto 'machista', molto maschilista. Nel mio ricordo della mia famiglia della Mancha l'uomo è considerato una specie di Dio, il maschio è un simbolo. Se però devo parlare di come vedo io le donne in questo universo, per me sono come il presidente del governo e tutti i suoi ministri. La donna della Mancha vive nel silenzio ma è quella che governa realmente la casa, quella che governa la vita. Non solo dominano la situazione. Ora ti racconto un aneddoto della regina Isabella la Cattolica su ciò che diceva a sua figlia Giovanna la Pazza, che è anche un esempio di come io ho imparato la storia nella scuola. Giovanna non era una bambina brava, non voleva cucinare. Allora la regina le diceva: "Come potrai essere regina se non sai cucinare?". E Giovanna le rispondeva: "Ma quando sarò regina ci saranno i servi che lo faranno per me al mio posto". E Isabella: "Una donna che non sa governare la sua casa non potrà governare un Paese". Però devo dire che nella mia esperienza sono sempre stato circondato da donne molto forti, lottatrici accanite, autentiche sopravvissute. Il ricordo di queste donne forti, mia madre, mia nonna, le mie zie, le vicine di casa certamente hanno influenzato il mio modo di costruire i personaggi femminili dei miei film, che sono donne molto autonome, lottatrici fin dall'infanzia. I problemi delle donne e degli uomini sono praticamente gli stessi, ma nel momento in cui scrivo una sceneggiatura io credo che il modo di confrontarsi con questi problemi da parte delle donne sia molto più divertente, più interessante per il film. Per esempio, in Donne sull'orlo di una crisi di nervi…Se ti lascia una ragazza tu soffri?"
Marco: "Abbastanza".
Almodovar: "Bene. Io credo che il dolore sia lo stesso in una donna e in un uomo, se ci tieni alla persona che ti ha lasciato. Però la reazione dell'uomo è molto meno spettacolare, molto meno interessante, almeno per me. Se un uomo viene lasciato da una ragazza di cui è profondamente innamorato che fa? L'uomo beve, si ubriaca, annoia tutti i suoi amici, racconta a tutti i suoi guai. La donna invece è molto più attiva perchè non ha nessuna paura di mostrare i suoi sentimenti, a mettersi in evidenza, non ha alcuna paura del ridicolo. Esce in strada e cerca la figlia di puttana che le ha rubato il ragazzo. Tenta di fare amicizia con lei, magari solo per farle lo sgambetto, così si fa male. La donna si muove, difende la sua vita, difende il suo amore e questo è sempre più spettacolare, più interessante da raccontare nel cinema. Io credo che questa sia la situazione…Marco la ricetta del gazpacho l'ho dimenticata…Devo leggere la sceneggiatura… - (risate, ndr.) - Ma è molto facile".
Parlando del collegio mi è venuto in mente che tu quando frequentavi il collegio dei salesiani avevi avuto un voto altissimo con un tema sulla Vergine Maria. E' un Almodovar un pò diverso da quello di 'Patty Diphusa' (un libro di racconti scritti da Almodovar, ndr.). Volevo sapere, quanto ha influito su di te questa permanenza in una scuola religiosa?
Almodovar: "Durante il periodo della mia permanenza in collegio ho scoperto tutto ciò contro cui avrei lottato dopo. Se avessi un figlio non lo manderei mai in una scuola religiosa. L'unico ricordo buono del collegio è che ero il cantante solista del coro e siccome mi è sempre piaciuto il teatro ho passato tutto il liceo cantando messe, romanze. Questo è l'unico ricordo veramente piacevole sul piano emotivo che ho di quell'epoca, tutto il resto è un incubo".
Che fine ha fatto Carmen Maura?
Almodovar: "Adesso sto scrivendo la sceneggiatura del nuovo film e se c'è un ruolo per lei le chiederò di farlo, ma non so adesso. Carmen è forse la migliore attrice che abbia trovato per lavorare con me. Non so se è la migliore attrice del mondo ma lei era quella che meglio capiva quello che io volevo dire. E' stata come un miracolo per me".
Vorrei sapere se per 'Matador' hai preso spunto da un episodio particolare per scrivere una trama simile. Che cosa ti ha spinto a scriverla?
Almodovar: "Matador è il meno realista di tutti i miei film. Io lo vedo più come una favola che come una storia naturalista. Non volevo che lo spettatore si identificasse con questa coppia di veri assassini. Per me è una specie di film molto astratto. Quello di cui volevo parlare era il piacere sessuale. Questo all'inizio doveva essere un film sulla morte perchè, anche se non ho ancora quarant'anni, non riesco ancora ad accettare l'idea della morte, non riesco nemmeno a capirla. Molto spesso ci si affida alla scrittura come strumento per conoscere noi stessi. Per cui Matador in realtà doveva essere un film sulla morte. Nel Paese da cui provengo la morte è un'idea molto radicata, la morte fa parte di un grande spettacolo nazionale che è quello della corrida, e a me interessava parlare della sessualità all'interno del mondo dei toreri, cosa di cui in Spagna non si parla per niente perchè in Spagna se c'è un autentico eroe questo è il torero, e i toreri, la corrida sono cose assolutamente sacre, sono come una religione. E quando si vuole parlare del mondo dei toreri bisogna parlare soprattutto della festa, ma non del fatto che il torero la relazione con il toro la trasporta anche sul piano della relazione sessuale tra un uomo e una donna, nella quale sia l'uomo che la donna possono assumere il ruolo del toro o quello del torero, e viceversa. Parlando del piacere sessuale, al momento della scrittura mi sono reso conto che la metafora del matador si è posta come un teorema: che se tu hai sognato un piacere straordinario devi essere pronto a coglierlo ma devi anche essere pronto a pagarne un prezzo altrettanto straordinario. E' un teorema poco allegro, ma è questa l'idea di fondo di Matador".
A volte parlando con gli amici dei film di Almodovar è uscita questa frase, 'i film di Almodovar sono di cattivo gusto'. Allora volevo chiederti, cosa è per te il cattivo gusto?
Almodovar: "E' molto difficile spiegare cosa è il buon gusto e cosa è il cattivo gusto perchè in effetti non sono due idee assolute. Il buon gusto e il cattivo gusto sono due idee relative. Io non credo che i miei film siano di cattivo gusto. Quello su cui sono d'accordo è che io utilizzo molti elementi del cattivo gusto combinato con altre cose. Io credo che i miei film siano molto barocchi, molto eclettici, pieni di cose terrene e nelle cose terrene il cattivo gusto è incluso. Talvolta il cattivo gusto dà una enorme energia, tiene alto l'umore. Il buon gusto e il cattivo gusto non sono la stessa cosa, dipende da cosa predomina. Ci sono due concetti difficilissimi da definire, quello dell'erotismo e della pornografia da una parte, e quello del cattivo gusto e del non gusto dall'altra, perchè, come si usa dire in spagnolo gli estremi si possono sfiorare e una cosa può diventare un'altra. Come in tutte le cose della vita dipende soprattutto dalla propria sensibilità ad accettarlo e dal talento di chi lo usa. Ma non abbiate paura del cattivo gusto".
Volevo farti una domanda non tanto come cineasta, artista, uomo di cultura, ma in quanto spagnolo, in quanto persona che vive in questi giorni a Madrid. Una cosa che ho sempre sentito dire dagli spagnoli con cui mi è capitato di parlare è che il passaggio dal franchismo alla democrazia, alla costituzione è stata vissuta come una liberazione, come una cosa molto importante per il popolo spagnolo. Ti chiedo però questo: è stato molto importante che vi siate tolti dall'isolamento culturale e anche economico in cui vivevate durante il franchismo, ma questo entrare in Europa come ci state entrando adesso, omologandovi alla cultura dominante nel continente, da quello che mi sembra di vedere dall'esterno, da quello che leggo, da quello che vedo, per esempio anche con l'EXPO, ecco tutto questo non rischia anche di intaccare la vostra identità? Questa situazione tu la noti e, se la noti, ti piace oppure no?
Almodovar: "Questa omologazione se mai dovesse avvenire sarebbe il peggior risultato della nostra integrazione in Europa. E questo problema in una certa misura è sentito in Spagna. Felipe Gonzales è veramente ossessionato con l'Europa, talmente ossessionato che probabilmente si è dimenticato della Spagna. In questo processo di integrazione con l'Europa stanno per essere investite anche molte cose della vita spagnola che l'amministrazione generale e anche quella municipale, cittadina, come quella di Madrid, vogliono cambiare, ad esempio la vita notturna. Si pretende che la vita a Madrid e in Spagna sia come in qualsiasi città europea, ma spero che i madrileni e gli spagnoli reagiranno con energia a questo tipo di imposizione. Io penso che la prima cosa che bisognerebbe rispettare dovrebbe essere la varietà di lingua, di cultura, di stili di vita, e questa varietà dovrebbe essere la ricchezza di questo continente".
Due domande rapide. La prima riguarda il tuo nuovo film 'Tacones Lecanos' ('Tacchi a spillo'): cosa significa la citazione di 'Sinfonia d'autunno' di Bergman, quando la madre e la figlia parlano della sonata di Chopin: è un riferimento serio per te o un riferimento scherzoso a Bergman? La seconda è questa: cosa significano tutti gli elementi autobiografici di tutti i tuoi film e la tua presenza fisica in alcuni di essi?
Almodovar: "Non appaio in tutti i miei film e negli ultimi tre non appaio mai, e anche laddove apparivo succedeva perchè mancava un attore. In quanto a Tacchi a spillo, se cito un film di Bergman non significa che stia diventando meno serio. Se mi riferisco ad un film, parlo della mia sensibilità, della mia esperienza, e quel film fa parte della mia esperienza. Quando succede in un mio film è un atteggiamento attivo non gratuito, perchè per me dopo aver visto un film questo diventa parte della mia biografia. Credo che sia un modo originale di spiegare la situazione da parte di Rebecca a sua madre, che le dice "ma perchè, perchè hai fatto questo?" (con voce esageratamente drammatica, ndr.) e la figlia le dice "hai visto Sinfonia d'autunno?". La figlia comincia a spiegare il film alla madre in un momento drammaticamente denso e questa è la cosa che più mi piace di Tacchi a spillo. In ogni caso, come dice Victoria Abril la scena chiarisce il rapporto che c'è fra le due donne. Non importa che nel mio film si parli della mia esperienza, delle cose che non amo, delle cose che amo, delle cose che odio, l'importante è che si parli di un film come parte dell'esperienza di vita di una persona. Poi io non ho alcun pregiudizio, ci sono film di Bergman che mi piacciono e film che non mi piacciono. C'era un critico in Spagna che diceva che il cinema di Bergman gli piace molto di più quando lo rifà Woody Allen o Pedro Almodovar, che non in sè stesso…Cosa si fa alla sera in città?".
Coro unanime: "Niente!!!".
Almodovar: "Niente? Allora se è così vuol dire che voi siete i colpevoli di questo, gli unici colpevoli".
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