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    OPINIONI DOC: DUSTIN HOFFMAN PREFERISCE LA VITA ALL'ARTE

    Dalle pagine del quotidiano canadese 'THE WINDSOR STAR'

    01/12/2006 - Qualche anno fa, Dustin Hoffman era pronto a lasciare la recitazione. La ragione: era sempre piu’ infelice con la maggior parte del suo lavoro sugli schermi. "Ho smesso di lavorare perche’ non mi piacevano i copioni che mi venivano offerti" dice.
    Con il passare degli anni si era trovato ad adattarsi al cambiamento che stava affrontando Hollywood, guardando appassionatamente indietro, all’inizio della sua carriera ed al suo film che fu il suo primo vero successo Il laureato.
    "Mike Nichols era il miglior regista di quei tempi e il copione era il numero uno cosi come lo era la pellicola… e noi facemmo le prove per un mese". La sua espressione ha iniziato a sembrare pensierosa mentre ricorda che la Hollywood di 40 anni fa concepiva i periodi di prova per i film maggiori. Era successo anche con Un uomo da marciapiede quando il regista John Schlesinger trascorse settimane nella sala delle prove con Hoffman ed il co-protagonista John Voight. Ora e’ raro che un regista o produttore trovi il tempo per le prove, per gli attori, e questo e’ una delle cose della moderna Hollywood che da molta noia al 69 vincitore del premio Oscar.
    "Nessuno oggi autorizza il regista a fare le prove perche’ la troupe sono dipendenti e lo studio pensa ‘Te non fai niente e noi non ti paghiamo".
    Hoffman preferisce il periodo quando registi del calibro di Nichols potevano fare le cose come volevano loro.
    Anche se dichiara che non e’ arrabbiato con Hollywood, e’ senza dubbio disincantato. Dopo tutto, era sufficientemente stufo da stare lontano dallo schermo per tre anni, iniziando dal 1999, perche’ non era piu’ capace di esercitare i suoi criteri standard – regista, interpreti e copione – per la ricerca di buone interpretazioni.
    Raramente un progetto assecondava i suoi bisogni: "Non mi piaceva niente" si lamenta.
    Ma sua moglie suggeri’ di rispolverare quei vecchi punti essenziali e di concentrarsi sul suo traguardo: "Sei contento solamente quando lavori con le persone che sono veramente creative" - gli aveva detto - "e quello dovrebbe essere il tuo solo criterio".
    Hoffman si rese conto che aveva ragione ed ecco perche’ e’ di nuovo felice.
    Nessuno dei suoi attuali ruoli sono quello che verrebbero chiamati "tradizionali" secondo i canoni di Hollywood, ma certamente vincono per la creatività ed i rischi.
    Per esempio, c’e’ il film Stranger Than Fiction uscito nelle sale del Nord America il 10 Novembre, ultimo scorso. Hoffman interpreta un eccentrico, caffé-dipendente accademico che aiuta un revisore delle tasse (Will Ferrell), un uomo il cui futuro sembra deserto perche’ la sua vita e’ sotto un inspiegabile influsso sotto il raccapricciante controllo di una scrittrice (Emma Thompson) che lo fa protagonista del suo nuovo libro e cerca il modo di ucciderlo alla fine del suo libro. E’ lui [Dustin Hoffman] che suggerisce a Ferrell che potrebbe essere in gradi di cambiare il suo destino cambiando la storia da tragedia in commedia.
    Anche se Stranger Than Fiction e’ una creazione della Columbia, uno dei maggiori studi di Hollywood, il regista Marc Forster e lo sceneggiatore Zach Helm sono considerati personaggi non tradizionali. Questo e’ il motivo per cui Hoffman ha voluto lavorare con loro. Vede il film come una commedia surrealista. Infatti gli ricorda il teatro dell’assurdo: "Credo che sia vicina a Beckett e 'Waiting for Godot'".
    Stranger Than Fiction gli ha dato l’occasione di incontrare lo scrittore Zach Helm, che ha scritto un altro copione, Mr. Magorium’s Wonder Emporium, di cui vorrebbe fare la regia lui stesso. Ha bisogno di un attore che interpreti il personaggio principale Mr. Magorium, un proprietario di un negozio di giocattoli che ha 243 anni. Sara’ questo abbastanza originale e creativo da incontrare le richieste di Hoffman?
    Assolutamente. "Credo che possegga talento da numero uno, Mr. Helm".
    Terzo, c’e’ il controverso Profumo: storia di un assassino che uscira’ a dicembre. Basato sul libro di Patrick Suskind, vede Hoffman protagonista come un creatore di profumi nella Parigi del 18° secolo il cui giovane apprendista si trasforma in un assassino alla ricerca ossessiva di catturare ed imbottigliare il profumo di una giovane vergine. Ancora, Hoffman ha trovato la genuina creatività di un produttore di film nel tedesco Tom Tykwer, che fece scalpore un po’ di anni fa con il suo Lola corre.
    Spera che tutti e tre i film andranno bene, ma tiene le dita incrociate. Questo per il clima che prevale ora a Hollywood basato sull’ossessione dei dollari. Tornando ai vecchi tempi, "non c’erano studios che erano interessati solo a fare cassetta".
    Per "cassetta" intende un incasso lordo di 100 milioni di dollari o piu’. S’immagina uno scenario dove un film e’ rilasciato in 2.200 cinema con analisi di costi e grafici al computer e dopo il primo spettacolo del venerdì sera "Prima di venerdì e’ finita, sanno gia’ l’incasso del fine settimana. Sanno che il fine settimana successivo sara’ in calo – del 40 – 50 per cento che ne so – cosi hanno gia’ un senso di cosa succede in casa prima di arrivare al sabato".
    Per domenica, gli studi hanno generalmente deciso se il film merita la campagna pubblicitaria. Se decidono di no, l’ascia cade rapidamente su pubblicità e promozioni. Hoffman chiama questa tattica "eutanasia legale" da parte di Hollywood.
    Queste realtà forse spiegano perche’ Hoffman, un artista impegnato, ultimamente sceglie la vita all’arte.
    "Il Louvre va a fuoco e tu hai solo tempo per salvare la Monna Lisa o il gatto selvaggio. Cosa scegli? … Mi piacerebbe pensare che io sceglierei la vita. Questo e’ perche’ intellettualmente credo che l’arte e’ noi che imitiamo Dio. Quindi scegliamo le cose reali.

    (A cura di MARTA SBRANA, Canada)

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