Mr. Cobbler e la bottega magica - INTERVISTA al regista TOM MCCARTHY
10/01/2022 -
Da dove è nata l’idea della storia?
"L’idea è nata da una mia riflessione sul significato del modo di dire to walk a mile in another man’s shoes, mettersi nei panni di qualcun altro. Non sapevo da dove venisse, per cui ho fatto qualche ricerca. Ho poi contattato Paul Sado, che ha scritto con me la sceneggiatura. È tutto nato da lì; ci sono state diverse lunghe
conversazioni a tarda notte finché non abbiamo plasmato la storia".
Tu e Paul Sado come siete arrivati a lavorare insieme a questa storia?
"Paul è un amico e un grande sceneggiatore. Quando mi
è venuta questa idea, ho subito pensato che lui fosse la persona più adatta per lavorarci. Conosce bene la realtà del Lower East Side: ci vive. La sua famiglia si è stabilità lì inizialmente e poi si è spostata a Brooklyn, e per questo motivo ha una comprensione
innata delle dinamiche di quartiere. Era il collaboratore perfetto per questo progetto".
Puoi descriverci la storia?
"Il protagonista è un calzolaio che proviene da una famiglia impegnata nel ramo da quattro, anzi cinque generazioni. Vive a Brooklyn, ma lavora nel Lower East Side, dove si trova il negozio di famiglia. Si sente intrappolato in una vita cui è stato predestinato, e non pensa di avere controllo sulla sua esistenza. Finisce per scoprire un cimelio di famiglia – una macchina per la cucitura delle suole - che deve utlizzare per un’emergenza. Usandolo, scopre che ha un potere speciale che gli permette di assumere identità diverse e vivere nuove esperienze. In questo modo, Max finirà pian piano per scoprire se stesso".
Puoi descriverci il personaggio di Adam Sandler, Max?
"All’inizio della storia Max si sente ad un punto morto nella sua vita. Come molte persone, vive una crisi di mezza età: si guarda intorno e si dice: 'È tutto qui?'. Nel corso della storia, scopre che la sua vita ha molto più valore di quello che pensa. All’inizio del film, Max ha un grosso vuoto nel cuore, causato dall’abbandono della famiglia da parte del padre quando era molto giovane. Nel corso del racconto, questo mistero viene risolto e riesce a colmare la distanza da suo padre".
Il fatto di essere anche un attore influenza il tuo modo di dirigere?
"Adoro lavorare con gli attori: questo per me è uno degli aspetti più gratificanti dell’attività di regista. Mi piace molto trovare il cast per un film; è come completare un puzzle, inserendo pezzo per pezzo attori diversi con differenti background, che lavorano insieme. In questo film ci sono Adam Sandler, Dustin Hoffman, Steve Buscemi e Cliff Smith: mi piace farli collaborare e vedere quello che succede. È un privilegio lavorare con veri professionisti come Ellen Barkin, Melonie Diaz, Dan Stevens e molti altri, tutte persone fantastiche con cui collaborare".
Come si è andato componendo il cast?
"Adam è stato il primo ad essere scritturato. Abbiamo scritto il film pensando a lui nella parte del protagonista. Lo abbiamo contattato, e anche se non ci conoscevamo affatto, abbiamo subito legato e ha accettato di partecipare al progetto. Il resto dell’ottimo cast è stato scelto facilmente dopo questo primo, importante tassello. Abbiamo elaborato la sceneggiatura nel giro di un paio d’anni, ma la lavorazione della pellicola è stata rapida. È bello quando le cose procedono rapidamente".
Com’è stato lavorare con Dustin Hoffman?
"Dustin è un’artista, ed è estremamente meticoloso nell’esaminare una proposta prima di firmare il contratto. Vuole essere sicuro di capire l’essenza profonda del film. È un privilegio passare alcune ore al telefono con lui a discutere della tua sceneggiatura. Ho imparato molto".
Che differenza c’è tra Mr Cobbler e la bottega magica e i tuoi film precedenti?
"'Mr Cobbler e la bottega magica' è simile alle mie pellicole precedenti all’inizio, ma poi diventa assai diverso. Presenta una componente magica, sequenze di azione e vengono esplorati molti mondi diversi. La struttura e la portata di questo film sono elementi fantastici con cui giocare. La sceneggiatura ha un peso molto
importante e deve molto a diversi generi, tra cui la favola, e i racconti epici dei supereroi; è stata un’occasione di esplorare questi temi dal nostro personale punto di vista. È stato impegnativo, ma allo stesso tempo molto divertente".
Qual è il genere della pellicola?
"Non è una domanda facile cui rispondere: direi che si tratta di una dramedy, ma la storia deve molto al genere della favola. Una favola divertente e dark, forse".
Che ruolo ricopre New York nella storia?
"Il Lower East Side è un vero e proprio personaggio. È qui che è ambientata buona parte del film ed è anche il luogo dove il personaggio di Adam Sandler, Max, ha passato la gioventù e l’età adulta. La diversità di New York e la storia del Lower East Side svolgono un ruolo fondamentale nella storia. Il film inizia nel 1903, in un caseggiato, e richiama la storia di quel particolare quartiere. Si fa costantemente riferimento a questa zona, fino all’ultima scena. Sono un esperto di storia. Il mio ufficio è nel Lower East Side, ma conoscere questo quartiere a fondo attraverso ricerche approfondite è stato molto divertente".
Quali sono state le difficoltà maggiori?
"Dal punto di vista delle riprese, abbiamo girato a New York, il che rappresenta una sfida in sé, ma abbiamo anche effettuato riprese in altre ambientazioni, per cui ci siamo mossi molto. È un viaggio al cardiopalma – lo abbiamo immaginato così sin dall’inizio – ma per stare nel nostro budget ci siamo dovuti muovere
rapidamente. Non è stato facile, specie a New York. È il bello e il brutto della Grande Mela. Dal punto di vista della storia, stare dietro a questi spostamenti è stata una sfida. Ci sono diverse pedine da muovere con cura".
I costumi e le scenografie giocano un ruolo fondamentale nel film. Com’è stato il processo di realizzazione di entrambi questi aspetti?
"È tutto partito dal negozio di un calzolaio. Steve Carter, il nostro scenografo, ha sapientemente creato un ambiente che sembra davvero esistere da 150 anni. Mentre stavamo girando, diverse persone sono entrate nel negozio per lasciare delle scarpe da riparare; questo è un segno della verosimiglianza del set. Steve è
riuscito a creare uno spazio che sembrava ordinario ma al contempo magico. Oltre al negozio, Steve ha dovuto creare molte altre ambientazioni. Alcune di queste avevano una componente fantastica, ma erano comunque parte integrante della nostra realtà. C’era un equilibrio tra il reale e il fantastico.
Melissa Toth, la nostra costumista, ha dovuto creare dei look per Adam che potessero andar bene per altri 10, 11 e 12 personaggi che avrebbero dovuto indossarli. È stato divertente seguire questo processo".
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