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    L'INTERVISTA

    Collateral

    03/09/2004 - Press Conference & Dintorni

    Collateral (Regia: Michael Mann)

    Michael MANN, Tom CRUISE, Jamie Foxx, Jada PINKET SMITH

    UNA SFIDA A TRE : TOM CRUISE ALLE PRESE CON UN INEDITO RUOLO DA CATTIVO INTEGRALE, JAMIE FOXX TIMIDO TAXISTA DALLE RISORSE INASPETTATE E MICHAEL MANN ALLA RICERCA DI INTENSITA’ SENSORIALE CON IL DIGITALE

    Non è una scelta casuale quella del regista Michael Mann di girare un film come questo in digitale, perché, come spiega lui stesso: “Permette di vedere ogni cosa in maniera più profonda e quindi il paesaggio di Los Angeles non poteva che essere fatto in digitale, per ottenere gli effetti che volevo. Mi interessava anche che gli attori si sentissero in un certo modo, sul piano della potenzialità, dell’attrazione…I registi sono poi degli opportunisti e quando esiste una città magica come Los Angeles - prosegue Mann - quello che fa un regista è di trovare quei posti che possano evidenziare ciò che succede nelle scene del film, in grado di rimarcarne gli stati d’animo, ad esempio la solitudine di questi due personaggi”. E non stiamo parlando della “Los Angeles delle palme e di Malibu, ma la città vera e propria, quartieri come Commerce, Wilmington, South Central, East L.A…. La discoteca nel film è stata ritratta così com’è nelle sue funzioni reali, con i buttafuori sulla porta che hanno semplicemente recitato… La realtà che vediamo nel film è la realtà di Los Angeles. Alle due e alle tre del mattino il cielo di Los Angeles è unico. Le luci della strada si riflettono sulle nuvole…Dovevo trovare il modo di rappresentare questa particolarissima notte tridimensionale, far capire cosa significa vedere Los Angeles di notte”. Alla ricerca di un qualcosa di intenso dal punto di vista sensoriale, il regista Michael Mann ha trovato in Collateral il soggetto giusto, che qualcuno ha perfino trovato “sinfonico” in quanto ritratto dell’anima culturale di questo paesaggio. Ma la profondità è stata raggiunta anche con un casting di questa portata, un colpo di fortuna a detta del regista: “Tom Cruise è un attore straordinario che sceglie dei ruoli molto difficili e Vincent, il suo personaggio in questo film, è un ruolo estremamente difficile; deve fare più cose allo stesso tempo e dà l’impressione che tutto quello che fa sia facile. Chi poteva essere il contrappeso di Tom Cruise nel duo dinamico previsto dalla sceneggiatura?. Beh, mi sembrava che Jamie fosse l’ideale, un grande artista estremamente versatile. Per entrambi si tratta di ruoli inediti, ma la cosa più interessante è stata giocare al limite di questi ruoli”.
    La scelta da parte di Tom Cruise del ruolo del cattivo non è stata certo fine a se stessa: “Diciamo che io scelgo sempre ruoli diversi - precisa l’attore - E’ un personaggio affascinante per me. Come ha detto Michael una delle sfide principali è quella di muoversi contemporaneamente su livelli diversi: a un certo punto del film difatti, io, nelle vesti di Vincent, devo riuscire a fare tre cose contemporaneamente: controllare Max, programmare il prossimo omicidio, e cercare di evitare anche la polizia. Questa è una grande sfida. Ci sono voluti cinque mesi per preparare il personaggio del film. Ho dovuto fare degli esercizi per poter maneggiare il revolver e le armi in genere così come si deve, perché doveva essere automatico il riflesso. Un lavoro che Michael e io abbiamo fatto assieme perché è il suo modo di lavorare con gli attori: lavora sulla storia dei personaggi, per trovare dei momenti particolari da scoprire e in cui riuscire ad essere molto precisi… E’ l’approfondimento del background di un personaggio che mi attrae e mi spinge a sceglierlo, mi piace concentrarmi sulla creazione di un’identità con più sfaccettature: chi è, da dove viene, che vestito deve indossare, il colore, il taglio”. Un personaggio, il Vincent di Tom Cruise, per il quale, nonostante di fatto rappresenti uno psicopatico criminale, riusciamo a provare simpatia, perché “quello che si legge tra le righe finisce per diventare più importante di quello che dice il film…”. Se vogliamo, tra le righe di Collateral, più che leggervi la storia di un killer o dei possibili rischi affrontati da un semplice taxista quotidianamente, vi si può cogliere anche una metafora sul nichilismo dell’uomo moderno, oltre che sulla contrapposizione culturale dei due protagonisti. Nel finale, sulla metropolitana deserta è lo stesso Vincent prima del tragico epilogo a sottolineare che l’unico testimone dell’accaduto è Jamie: “Tu credi che qualcuno se ne accorga?” Un personaggio lacerato, ferito interiormente, Vincent, che ha dato erroneamente l’impressione di rappresentare una predilezione per la scelta del tocco introspettivo di molti altri personaggi del percorso cinematografico di Tom Cruise, pronto a rettificare l’equivoco: “Sono solo interessato a dei buoni personaggi. Non sono attratto da personaggi feriti ma piuttosto con dimensione, con spessore. Se si guarda ai personaggi che interpretato si vede che c’è sempre un viaggio che fa parte della storia nella quale si vuole imbarcare anche il pubblico, ed è questo l’aspetto che mi interessa di più… Soprattutto mi affascina il viaggio del personaggio…Non avevo mai interpretato un personaggio come Vincent e dopo aver parlato con Michael Mann sulla possibilità di essere diretto da lui in quel ruolo, sapevo che sarebbe stata una cosa speciale…un’esperienza fantastica”.

    (a cura di PATRIZIA FERRETTI)


     
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