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    L'INTERVISTA

    NEMICO PUBBLICO - PUBLIC ENEMIES - INTERVISTA al regista MICHAEL MANN (Sintesi Press Conference a cura dell'inviata FRANCESCA CARUSO)

    04/11/2009 - Roma, Hotel Hassler (3 Novembre 2009) - presente il regista MICHAEL MANN

    Come ha raggiunto l’obiettivo di presentare un epoca passata in una forma così moderna?

    Mann: "Mi piace molto realizzare film d’epoca, è come essere vivi in quel particolare periodo , per ottenere la sensazione vivida di trovarsi fisicamente e mentalmente in quell’anno, in quell’ora specifica del giorno. Mi piace far sentire a chi guarda che il personaggio che sta osservando è vivo ora. Il mio obiettivo è riportare in vita un presente che è un passato, dare voce a una lealtà storica che ha inizio quando la pellicola comincia a scorrere. Per ottenere tutto ciò mi sono fermato sui dettagli e ho cercato di capire quale fosse la psicologia degli uomini di quegli anni".

    Nemico Pubblico può essere definito un gangster movie, ma al contempo possiede un approccio nuovo nel delineare i personaggi. Ci si rispecchia in questo?

    Mann: "Io non sono interessato ad approcciarmi ad un determinato genere cinematografico, nel realizzare questo film, come in quelli precedenti, mi sono dedicato a evocare una vita. Ciò che mi ha affascinato è stato il contesto della vita di John Dillinger, e ciò che muoveva Dillinger era la sua sete di vita".

    La scelta di girare il film in digitale cosa ha comportato?

    Mann: "Prima di fare le riprese di Nemico Pubblico ho fatto delle prove girando delle scene con la pellicola e poi le stesse in digitale per vedere quale fosse l’effetto che ne scaturiva. Le sequenze girate in pellicola avevano il sapore degli anni ’30, ma quelle girate in digitale davano l’idea della realtà, di trovarsi in quegli anni. La scelta è stata inevitabile. Inoltre girare in digitale ha dei vantaggi, posso fare otto o nove volte di più di quello che realizzo con la pellicola, posso modificare ciò che non mi convince e posso curare il dettaglio. Ciò non significa che non tornerò a girare con la pellicola, la cui qualità continua a piacermi".

    Da cosa è scaturita la sua idea originale nel raccontare questa storia?

    Mann: "Voglio che lo spettatore si immerga completamente in questa storia. In alcune sequenze lascio che lo spettatore immagini cosa Dillinger stesse pensando, per esempio al Cinema Biograph mentre sta guardando Clark Gable sullo schermo, non c’è nessuna voce fuori capo, non si sentono i pensieri del personaggio. Mi chiedo se John abbia la sensazione che sia arrivato al capolinea, che sia oramai obsoleto. L’intento è quello di far addentrare lo spettatore nel mondo emotivo di Dillinger".

    Come ha organizzato il lavoro con gli attori?

    Mann: "Ho cercato di far si che gli attori si addentrassero nei propri personaggi, ma anche nel periodo del passato che stavano vivendo come reale".


     
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