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    L'INTERVISTA

    IL VENTAGLIO SEGRETO - INTERVISTA allo scrittore FRANCESCO CAROFIGLIO

    07/07/2011 - E' lo scrittore FRANCESCO CAROFIGLIO (sceneggiatore del film Il passato è una terra straniera, tratto da un suo romanzo), sull'onda del ben noto ed intimo legame tra letteratura e cinema, a parlarci de IL VENTAGLIO SEGRETO, diretto da WAYNE WANG e distribuito da Eagle Pictures venerdì 8 Luglio.

    La storia si colloca nella Cina del XIX secolo, quando mogli e figlie avevano i piedi bendati e vivevano in uno stato di isolamento quasi totale, e racconta come alcune donne di una remota contea dell'Hunan, per comunicare tra loro, ricorressero ad un codice segreto: il "nu shu, la scrittura delle donne".

    Il ventaglio segreto sarà nelle nostre sale l’8 luglio. E’ una storia ambientata nella cina del 19° secolo che parla dell’amicizia profonda tra le due protagoniste del film, conosciuta con il nome di laotong. Un film che parla quindi di amicizia ed amore. Cosa della cultura cinese difficile del film porterebbe nella nostra attualità?

    FRANCESCO CAROFIGLIO: "Ogni cosa ha un suo posto nel tempo e nel mondo, quindi di primo acchito direi nulla. Però credo che una certa qualità del silenzio, quell’intimità condivisa e misteriosa che è così forte e presente nel rapporto delle protagoniste, è una dimensione che mi interessa e che mi attrae".

    Una definizione di amore o di amicizia per lei o un’esperienza significativa della sua vita che parli di amore o di amicizia.

    F. CAROFIGLIO: "Le rispondo con una citazione da Shakespeare, peraltro presente nel mio nuovo romanzo: 'Quegli amici che hai e la cui amicizia hai messo alla prova, aggrappali alla tua anima con uncini d’acciaio'. Ecco! Mi sembra che queste parole raccontino con semplitià e potenza evocativa la complessità e il conflitto, ingredienti indispensabili in un rapporto di amore e di amicizia".

    Il film Il ventaglio segreto è tratto dall’omonimo romanzo. Lei ha lavorato nel cinema come sceneggiatore ed è anche un attore ma allo stesso tempo è uno scrittore. Quindi ancora una volta si fa forte il legame tra scrittura e cinema. Cosa porta a fare di un libro un film

    F. CAROFIGLIO: "Prosaicamente potrei dire che i produttori decidono di portare i romanzi sullo schermo perché ci sono poche sceneggiature originali, valide, in circolazione. O forse perché in un’economia della comunicazione, fare di un libro un film è un’operazione potenzialmente più vantaggiosa. Diversamente direi che il passaggio dal romanzo al film costituisce indubbiamente una sfida accattivante (a volte vinta, a volte persa) ed un’autentica scommessa per tutti - a patto che si è disposti, come diceva Visconti, a 'tradire' il romanzo per farne un buon film".

    Quanto la scrittura influenza il cinema?

    F. CAROFIGLIO: "Da alcuni decenni a questa parte direi che accade l’opposto. È il linguaggio dell’immagine a influenzare la scrittura. Io credo che i meccanismi dell’ispirazione siano misteriosi. Non esistono camere stagne".

    Qual’è il lato fascinoso della scrittura e quale quello di un film?

    F. CAROFIGLIO: "Beh! Tutto quello che non vedi puoi immaginarlo. In teoria, il lettore ha un rapporto con l’opera più 'attivo' rispetto allo spettatore. Sartre diceva che il lettore è coautore del romanzo. Ma il fascino e la potenza dei mezzi di espressione non sono oggetto di paragone o di contesa. Ogni arte si esprime secondo il mezzo che utilizza".

    Come è stata l’esperienza di sceneggiatore? Cosa le è piaciuto?

    F. CAROFIGLIO: "Scrivere sceneggiature è un percorso formativo. Scrivere una buona sceneggiatura significa fornire uno strumento di lavoro a qualcun altro. E lo strumento, per farci un buon film, deve funzionare. È quindi una scrittura mediata, ma tecnicamente utilissima per organizzare la mente sulle storie. Scrivere delle buone sceneggiature serve anche a maturare nella scrittura dei romanzi".

    Come scrittore, è già nelle librerie, il suo ultimo libro Radio Pirata. C’è qualcosa che accomuna il suo libro al film Il ventaglio segreto?

    F. CAROFIGLIO: "Quanto detto prima sul rapporto di amicizia è sicuramente un piccolo filo rosso. L’amicizia che attraversa le stagioni, a volte si perde, e a volte si ritrova imprevedibilmente. L’alchimia di un rapporto (che nel film e nel libro sono un nodo centrale) si risolve in narrazioni differenti, ovviamente, ma quel nocciolo di detto e non detto, di aspettative e delusioni, di desideri e speranze, credo possa tendere quel piccolo filo rosso".

    Il suo libro parla di alcuni ragazzi che fondano una radio pirata un pò controcorrente. Come incoraggia i giovani di oggi a farsi posto nel mondo lavorativo e nel perseguire i propri obiettivi considerando le reali difficoltà della nostra società?

    F. CAROFIGLIO: "Per lavoro mi capita di intercettare persone diverse, tra loro lontanissime. Giovani e vecchi. A volte, e questa è la bellezza dello scrivere, posso condividere emozioni e sentimenti con persone che diversamente non avrei mai incontrato. Ai ragazzi dico sempre di provarci. Di essere testardi e pazienti. Di provare a esercitare la creatività anche nei cuniculi stretti di una vita complicata. È quello che provano a fare i ragazzi di Radiopirata. È quello che provo a fare anche io".

    Farebbe del suo libro un film?

    F. CAROFIGLIO: "Certo. E non è detto che non accada. Radiopirata potrebbe riservare delle sorprese".

    In internet ho trovato una curiosa campagna per la promozione del suo libro, pensa che le nuove tecnologie e i nuovi media finalmente possano interagire e supportare l’arte?

    F. CAROFIGLIO: "Penso di si. Ogni cosa che riguardi il progresso della comunicazione è utile, se usata con intelligenza. Oggi ci nutriamo di tutto, dal punto di vista della comunicazione siamo onnivori. E quello che facciamo - ad esempio scrivendo un romanzo o girando un film - non può prescindere dalla velocità con cui il mondo e la tecnologia si stanno muovendo. Quindi facciamone uso, usiamo la tecnologia, per poi magari provare anche qualche volta a fermarci. Il tempo che serve".

    La affascina la cultura orientale. Se dovesse scrivere la sceneggiatura di un nuovo libro, ambienterebbe il film in un contesto simile a quello di Il ventaglio segreto?

    F. CAROFIGLIO: "Beh! Il doppio registro su cui è articolata la narrazione del film è sicuramente uno stimolo e una tentazione, insieme. Confondere piani temporali in un unico racconto è un’avventura creativa che può riservare sorprese straordinarie".

    Un motto che porta con se

    F. CAROFIGLIO: "'Non si pugna nella speranza del successo'. Lo diceva Cyrano de Bergerac".

    Quali saranno i suoi appuntamenti e progetti futuri - magari anche parlando proprio del suo libro?

    F. CAROFIGLIO: "Il libro fa e farà la sua strada. Ho ricevuto molte lettere di lettori, recensioni molto belle, sono contento. Ma la sua strada ormai deve farla da solo. Io intanto scrivo un nuovo romanzo e due progetti per il cinema. Chissà, forse proprio un film potrebbe essere il prossimo appuntamento. Comunque, in un modo o nell’altro, ci rivediamo. Prima o poi".

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia Giulia Giampietro (WayToBlue)


     
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