Nella Galleria Video il regista Piergiorgio Gay parla del film e del rapporto con le musiche del cantante Luciano Ligabue.
Sono bastati appena trent’anni per far perdere a questo Paese memoria, ideali, tutte le grandi passioni collettive. Anche la dimensione della festa popolare è rimasta soltanto nello spettacolo del calcio e nei grandi concerti pop e rock.
Ed è dalla musica che si parte per raccontare “come siamo e come eravamo”: trent’anni di storie e trent’anni di Storia del nostro Paese. Un racconto del cambiamento, affidato alle singole persone, a una dimensione che è quella dell’intimità.
Un racconto personale ma anche collettivo. Evocato dalla musica perché niente come la musica riesce a sottolineare, commentare a volte precedere ciò che viviamo. Certo, la musica racconta - a livello immediato, a partire dalla nostra reazione istintiva al ritmo prima ancora che alle parole - eventi ed emozioni privati: amore, dolore, speranze, attese, paura, coraggio. Ma poi le persone sono tutt’uno, ogni storia privata è incastonata indissolubilmente dentro la Storia di tutti.
Raccontare come siamo stati e cosa c’è davanti a noi attraverso le storie di persone che hanno qualcosa da dire, e ce l’hanno perché hanno vissuto sulla propria pelle storie significative: l’esodo da
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un martoriato Paese d’origine, un lutto, una battaglia civile… Non importa se queste persone sono famose o sconosciute: ognuno racconta per ciò che ha da dire, ognuno rappresenta se stesso, ma in questo modo il monologo si fa dialogo, nel film e con lo spettatore, in questo modo chi racconta offre uno specchio possibile anche a chi guarda.
Di specchio non a caso parla anche Luciano Ligabue a proposito delle sue canzoni. Le canzoni sono uno specchio possibile per chi ascolta. E anche le canzoni sono racconto, ma - prima di questo - emozione così universale, emozione allo stato puro, al punto che quasi non si riesce a definirla con le parole.
Il film intreccia strettamente racconto, canzoni, immagini (dal repertorio spesso inedito, fino ai video caricati su Youtube).
Il filo che lega le storie è a sua volta emotivo, non diaristico o didascalico. Si procede per analogie, suggestioni: una parola, una frase, una canzone (di Ligabue) “portano” direttamente dentro la prossima storia.
Non si è scelta alcuna strada antologica: questo film non è l’antologia e tantomeno la cronologia scolastica dei nostri ultimi trent’anni, e non è l’antologia della musica popolare italiana tout-court: la colonna sonora è quella delle canzoni di Luciano Ligabue,
che peraltro – nello scrivere e cantare dichiaratamente “canzonette” - ci “costringe” durante i concerti a rileggere su un maxischermo i primi dodici articoli della Costituzione e a ripassare davvero la storia complessa del nostro Paese attraverso le gigantografie di personaggi che hanno lasciato un segno profondo, ancora una volta emotivo e insieme carico di significati: da Pantani a Sordi, da De Sica a Pertini a Falcone e Borsellino.
Dal >Press-Book< di Niente paura - Come siamo, come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue
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