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    L'INTERVISTA

    Finding Neverland

    04/09/2004 - Press Conference & Dintorni

    Finding Neverland - Alla ricerca dell’isola che non c’è (Regia: Marc Forster)

    Marc FORSTER, Johnny DEPP, Kate WINSLET, Jan KACZMAREK

    PETER PAN COME STORIA UNIVERSALE, PER BAMBINI E ADULTI

    In un momento così crudele, così duro, c’è ancora spazio per la fantasia? E’ ancora possibile riuscire a trovarla? Il regista Marc Forster è convinto di si: “Io credo che viviamo in un periodo in cui l’immaginazione e la fantasia sono essenziali. In questo periodo di consumismo sfrenato, l’unica cosa che ci rimane è la creatività per forgiare un mondo diverso, rispetto a quello in cui viviamo oggi”. Rincalza Johnny Depp: “Giusto stamattina accendendo la TV abbiamo visto quello che abbiamo visto: scene di orrore, cose orrende che stanno succedendo oggi nel mondo. E forse questo è proprio il momento per cercare di creare una qualche speranza, proprio attraverso l’immaginazione, la fantasia, la capacità che abbiamo tutti di chiudere gli occhi e di creare qualcosa…Sperare di poter effettuare un cambiamento”. Inoltre, precisa il regista, Peter Pan è tutt’altro che una storia solo per bambini: “E’ un racconto sia per bambini che per adulti. E’ una storia universale perché, in fin dei conti, Peter Pan ha qualcosa che ci tocca tutti, il crescere, la mortalità, la morte del bambino che è in noi. E’ dunque interessante sia per bambini che per adulti, ed è questa la sua bellezza, perché è proprio con quello con cui ci confrontiamo tutti durante l’arco della nostra vita”.
    E poi, la voglia di volar via, di essere capaci di spiccare il volo e librarsi nell’aria al di sopra delle cose del mondo, chi in qualche momento della propria vita, per ragioni diverse, non ha accarezzato quest’idea? Kate Winslet ad esempio si. Non è tanto l’idea di rimanere giovani, bambini per sempre esteriormente, aspetto per il quale può venir in aiuto la chirurgia plastica, ma interiormente. Dice Johnny Depp: “Conosco persone che sono riuscite a farlo anche in età avanzata, a mantenere l’energia di un bambino, la curiosità, la capacità di farsi affascinare dalle cose. Se riuscissimo a mantenere questi aspetti, sarebbe una cosa importante. Quell’aspetto di essere giovani…”. A parte la puntualità proverbiale e del tutto naturale per un regista cresciuto in Svizzera, sono stati il suo senso della storia, l’approccio con gli attori, ad impressionare Johnny Depp e Kate Winslet, condividendo con lui la stessa allergia per le emozioni false, gli eccessi emotivi, i toni troppo sopra le righe, divenuta cruciale per tratteggiare la cifra stilistica del film. Così come la presenza massiccia di bambini, oltre al nucleo protagonista di Casa Davies. E il fatto di essere entrambi genitori nella realtà, ha indubbiamente facilitato il compito sia a Deep che alla Winslet. Dichiara Depp: “Essere padre mi ha certamente aiutato, inoltre passavo più di dodici ore al giorno con dei ragazzi. Sicuramente questo mi ha aiutato a capire la qualità della loro energia, molto diversa da quella di noi adulti”. “Io non credo che avrei potuto interpretare il ruolo della madre se non lo fossi nella realtà, perché quel genere di rapporto non può essere espresso appieno se non si è realmente vissuto - aggiunge la Winslet - Io ho recitato il ruolo di madre prima di esserlo nella realtà e poi quando lo sono diventata veramente, mi è dispiaciuto di non esserlo stata prima di accettare quel mio primo ruolo di madre. Perché il momento in cui si diventa madre è qualcosa di straordinariamente prezioso”. Lo stesso film si riveste di preziosità per la sua bellezza declinata con momenti forti e delicati, capace di far commuovere uomini adulti, così come sembra si sia verificato in sala di proiezione, e non è certo cosa da poco. La dice lunga sulla portata del film. E non stiamo parlando di cifra ‘sentimentale’, trappola nella quale si è guardato bene dal cadere il regista Marc Forster: “Quello che volevo evitare, era di non farne un film troppo sentimentale…Ho cercato invece in qualche modo di tenermi sotto le righe, di avere un approccio molto semplice: mi sembrava che il testo stesso della sceneggiatura fosse già talmente pieno di emozione che non volevo sovraccaricarlo…”. E non vi è dubbio che l’approccio delicato al contenuto emotivo della storia ha elevato di rango il film nel suo impatto complessivo.
    Se l’apprezzamento corale sui contenuti del film e le strabilianti performances hanno portato già qualche magazine ad anticipazioni sulla strada verso gli Oscar, meta cui proprio Finding Neverland potrebbe far approdare Johnny Depp, c’è qualcun altro nel cast che ha meriti non trascurabili: il bambino che interpreta Peter (Freddie Highmore), da annoverare tra le interpretazioni prodigio della storia del cinema, “puro, trasparente, senza nulla di falso … e con una capacità di esprimere emozioni incredibili”. Nella sequenza in cui Barrie e Peter sono sulla panchina nel parco nella parte finali del film, Johnny Depp (di nuovo con Freddie per il prossimo film Charlie and the Chocolate Factory), ha dovuto far violenza su se stesso per non commuoversi seriamente durante le riprese. E la commozione è stata anche l’anima della musica del film, per un artista come Jan Kaczmarek che l’ha creata, dimenticando le note più cupe delle sue origini polacche e collegandosi alla parte più semplice e innocente di sé, per scrivere una partitura in grado di intensificare la comunicazione degli avvenimenti, forte di un coro di ragazzi e di un’orchestra britannica.

    (a cura di PATRIZIA FERRETTI)


     
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