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    L'INTERVISTA

    NOI 4 - INTERVISTA all'attore FABRIZIO GIFUNI

    18/03/2014 - NOI 4 di FRANCESCO BRUNI - INTERVISTA all'attore FABRIZIO GIFUNI

    Nei mesi scorsi a pochi giorni dalla fine delle riprese de 'Il capitale umano' di Paolo Virzì hai iniziato a recitare sul set di 'Noi 4', il nuovo film scritto e diretto da Francesco Bruni che del film di Virzì era stato uno degli sceneggiatori: che tipo di approccio hai avuto nei confronti di questi due personaggi così distanti tra loro?

    "In Noi 4 mi sono divertito moltissimo a interpretare questo padre un po’ cialtrone e molto poco affidabile, completamente agli antipodi rispetto al Giovanni Bernaschi de 'Il capitale umano' che mi ero appena lasciato alle spalle. È stato molto stimolante e per tanti versi liberatorio, interpretare a stretto giro due personaggi così diversi provenienti per altro dalla stessa 'penna'. Il personaggio di Ettore è a tutti gli effetti una creatura nata interamente dall’immaginazione di Francesco Bruni che ne 'Il capitale umano' è stato anche uno dei tre sceneggiatori insieme a Francesco Piccolo e Paolo Virzì, partendo dal romanzo americano di Amidon. Per un attore credo sia una delle condizioni più desiderabili quella di poter sperimentare polarità opposte nell’arco di pochi mesi: da un carattere freddo, spregiudicato e vincente per costituzione come quello di Bernaschi a un temperamento totalmente rilassato e pieno di ironia come il personaggio del film di Bruni. Da un finanziere ricco e potente a uno squattrinato totale. Dove anche sul terreno familiare i rapporti economici vengono completamente ribaltati: nel film di Virzì è il mio personaggio ad avere saldamente in mano le redini di tutti i conti, con una moglie totalmente dipendente, mentre in Noi 4 è la moglie di Ettore, interpretata da Ksenia Rappoport, a portare avanti le economie della famiglia che non potrebbero in nessun modo contare sull’apporto concreto del povero Ettore. Infine anche da un punto di vista psicologico, i due personaggi continuano a viaggiare su binari contrapposti. Bernaschi è abituato ai conflitti, ha un suo modo per risolverli, ed è in grado con la sua" corazza" di reggere situazioni lavorative e familiari ad altissima tensione; l'Ettore di Noi 4 rifugge da qualsiasi conflitto perché non riesce a reggere in nessun modo il carico delle tensioni, quali che siano".

    Che cosa succede in 'Noi 4' e come interagisce il protagonista in scena con gli altri personaggi?

    "Una delle cose più interessanti della scrittura di Bruni in questo film è che ogni personaggio si completa attraverso il rapporto e il racconto degli altri. È un po’ come se fosse un solo personaggio che si frammenta in quattro diversi prototipi umani: il padre, la madre, la giovane figlia e il ragazzino alle prese con il suo esame di terza media. Credo che Francesco abbia lavorato su questo per dotare questa famiglia scombinata di una sorta di super potere nascosto. Un legame affettivo che si traduce in una strana energia che resiste nonostante tutto. Nell’unità di tempo delle 24 ore scelta da Bruni per questo racconto, credo che lo spettatore possa conoscere qualcosa di ogni personaggio soprattutto attraverso quello che gli altri tre raccontano o fanno intendere dell’altro. Sotto questo aspetto il punto di vista più puro è per forza di cose quello del più piccolo dei quattro, perché la sua giovane età gli permette di avere meno filtri nei confronti della realtà: forse sono i suoi occhi quelli attraverso cui scopriamo e capiamo qualcosa in più degli altri componenti della famiglia".

    Chi è Ettore nella vita di ogni giorno?

    "Un uomo che si sente ancora un ragazzo, nel bene e nel male. È un artista, uno scultore, ma nell’arco del racconto non lo vediamo mai alle prese con il suo lavoro. Non sapremo mai realmente se è uno sfaccendato che fa l’artista, come pensa Lara, la sua ex moglie, o un genio incompreso come tende a vederlo sua figlia. Lo sguardo di Lara, per usare un blandissimo eufemismo, è fortemente critico: spesso e volentieri gli dà del deficiente, maledicendo il giorno in cui ha deciso di sposarlo. Sua figlia è la persona con cui Ettore ha il rapporto più stretto e appassionato, un transfert d’amore reciproco che Ettore non fa nulla per arginare. Il figlio non capisce bene suo padre e un po’ se ne vergogna. O forse riesce a vederlo meglio degli altri, chissà. Di Ettore mi piace molto la sua voglia di stare nelle cose con leggerezza. È il suo pregio che come spesso accade si può trasformare anche nel suo maggior difetto. La leggerezza con cui riesce a dribblare i piccoli inciampi nella vita è quella stessa leggerezza che ne fa spesso una persona con un notevole deficit di responsabilità..."

    Che intesa è nata fra te e Francesco Bruni? Vi è stato possibile creare in scena qualcosa di nuovo andando oltre la pagina scritta?

    "Credo che il film porti con sé una grazia e una struggente malinconia che fanno parte del mondo di Bruni. Francesco è un regista 'giovane' perché è soltanto al suo secondo film ma ha uno sguardo molto limpido e credo che questa forza gli derivi dall’essere un solidissimo scrittore di cinema abituato da sempre a ragionare sia in termini emotivi che in termini più razionali. La costruzione geometrica del racconto ad esempio è molto più complessa di quello che sembra ma sul set Francesco mette sempre il fuoco sulla vita dei personaggi, sulla loro verità che è l’elemento che gli interessa di più. E questo per gli attori è un notevole vantaggio. Virzì e Bruni sono stati due incontri molto importanti e non finirò mai di ringraziarli abbastanza: ci volevano due livornesi per liberarmi un po’ da quel gioco di caselle che volontariamente o meno il sistema cinema soprattutto in Italia crea per i suoi attori. Per la maggior parte degli spettatori infatti - soprattutto per quelli che frequentano meno il teatro – i personaggi di questi due film rappresentano un po' una sorpresa o comunque vengono percepiti come una novità, rispetto ad altri ruoli interpretati in passato. E per questo li ho accolti con grande entusiasmo. Il Bernaschi de 'Il capitale umano' è una sorta di 'doppio' negativo del personaggio di Carlo de 'La meglio gioventù'. A distanza di dieci anni, l'economista modello formato in Bankitalia che sognava palazzi di vetro per la finanza e l’economia, lascia il posto a un uomo di potere che frequenta i paradisi fiscali, il regno dell’opaco, raccontando la faccia meno edificante di quel mondo. Il personaggio di Ettore in quest’ultimo film mi ha riportato finalmente alla commedia e a un personaggio lieve che aspettavo da tanti anni, forse dai tempi del mio primo film, 'La bruttina stagionata', in cui interpretavo un’adorabile idiota padovano che tanto era piaciuto a Gianni Amelio. Gianni volle conoscermi per avere la prova che non fossi un vero idiota preso per le strade di Padova. Poi per tanti anni il mondo del cinema mi ha preso un po' troppo sul serio, prendendoci gusto".

    Come si è trovato con gli altri compagni di lavoro?

    "Conoscevo e stimavo molto Ksenia, l'avevo vista in altri film ma non avevamo mai recitato insieme: è un’attrice di grande sensibilità, con una solidissima formazione teatrale, quella della scuola teatrale russa. Con Lucrezia Guidone,mia figlia nel film - anche lei, nonostante sia giovanissima, già con bellissime esperienze teatrali alle spalle - si è creato in scena un rapporto molto bello ed intenso. I nostri due personaggi sono quelli che polarmente si attraggono di più, a differenza di quello che avviene tra Ettore e la sua ex moglie con cui vive in un perenne rapporto conflittuale per tutta la durata del film. Ci siamo divertiti moltissimo e in più Lucrezia è una formidabile imitatrice con cui continuare a giocare anche fuori dal set. Il 'piccolo' Checco, infine, rappresenta una di quelle creature cinematografiche baciate dalla macchina da presa e da quella speciale qualità di innocenza e verità che solo i bambini e gli adolescenti possono avere".

    C’è stato qualche momento della lavorazione che ricordi più volentieri di altri?

    "Le scene ambientate al lago di Martignano durante una giornata di set piuttosto memorabile. Una luce magnifica e in questa luce quella piccola porzione del film in cui i quattro protagonisti appaiono e sono realmente pacificati per qualche ora. Credo che questo elemento del racconto abbia contagiato anche il set creando un cima disteso ed euforico. Tutti in acqua, birra, salsicce: una giornata tutta infanzia. Il tipo di giornata preferita da Ettore. Gioia pura, devo dire, anche per l’Honda 400 four che ho portato un po’ per tutta la durata del film. Una moto formidabile che avrei sempre desiderato avere. Da questo punto di vista il cinema ogni tanto ti regala, con un incantesimo che dura qualche settimana, la possibilità di dar vita a numerose, piccole o grandi, fantasie".

    LA REDAZIONE


     
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