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    L'INTERVISTA

    FAST AND FURIOUS 5 - INTERVISTA agli attori PAUL WALKER, TYRESE GIBSON e VIN DIESEL (A cura dell'inviata SARA MESA)

    25/05/2011 - Roma - Presentazione alla Stampa di FAST AND FURIOUS 5 di JUSTIN LIN, con gli attori PAUL WALKER, TYRESE GIBSON e VIN DIESEL.

    Questo è un franchise che dura ormai da molto tempo, che cosa vi attrae di questa saga che ogni volta ci sorprende?

    PAUL WALKER: "Ovviamente quando abbiamo fatto il primo film Vin e io eravamo entrambi nuovi al gioco, cercavamo di capire cosa stesse succedendo, avevamo avuto questa opportunità ed eravamo molto sorpresi. Io sono stato sempre coinvolto dalle Mayor, l’unico episodio a cui non ho partecipato è Tokyo Drift, io e Tyrese abbiamo avuto il piacere di fare il secondo film insieme, senza Vin. Ora ho imparato che non c’è possibilità che io non partecipi quando viene coinvolto Vin o Tyrese o Ludacris, specialmente perché so che farei arrabbiare i miei fan, quando arriva l’opportunità di fare un altro film della serie non voglio trovarmi a camminare per strada con la gente che mi chiede il motivo per cui non ci sono e sento che alla fine con questo episodio ci siamo ritrovati tutti insieme. Nel precedente avevamo riunito il cast originale, ma Tyreese, Luda sono più di una grande parte di questo franchise".

    TYRESE GIBSON: "Sono d’accordo con Paul, penso che alla fine bisogna rispettare la cultura di questa particolare serie di film, i fan vengono a vederci e si aspettano determinate cose. Quando ho ricevuto la chiamata per 2 Fast 2 Furious è stata la telefonata più incredibile della mia vita, era solo il mio secondo film, dopo Bad Boy passare da una piccola produzione ad un film internazionale come questo è stato incredibile. Sono onorato di essere qui, di essere tornato, con Paul, lui si è battuto perché tornassi, perché facessi parte della squadra. Ci siamo divertiti moltissimo a fare questo film, lo sviluppo dei personaggi è molto interessante e Justin Lin ha fatto un lavoro meraviglioso".

    Tyrese, come ci si sente a far parte di due franchise di grande successo e che differenze ci sono tra loro? E come vanno le tue attività collaterali come la musica e il fumetto che hai pubblicato da poco?

    T. GIBSON: "Per me fin dall’inizio si è trattato di fare un paio di album e lavorare in alcuni film, il mondo è un palcoscenico e chi sono io per non cercare di trarre vantaggio da ogni opportunità che posso per esprimermi e divertirmi?! Fare album, film e creare il personaggio di un Comic book è una cosa molto bella. Sono andato al Comicon di San Diego dove la maggior parte di noi va a promuovere dei film e c’erano tutti questi fan entusiasti che mi hanno reso entusiasta a mia volta e mi hanno influenzato con la loro cultura fumettistica al punto da farmi pensare di non voler essere solo lì per promuovere un film, ma di voler omaggiare l’audience e per questo ho creato il personaggio di un Comic book e…".

    P. WALKER: "No questo voglio dirlo io, Tyrese ha da poco scritto una biografia che entrerà presto nella lista dei best seller del New York Times. Questo è il mio ragazzo".

    T. GYBSON: "Comunque tutto si basa su questo, anche quando siamo tornati per Fast Five, abbiamo pensato i fan ne vogliono un altro e noi abbiamo la responsabilità di parteciparvi, ma come si può arrivare al livello superiore, come facciamo a fare meglio? La nostra responsabilità è questa, quella di fare sempre di più. C’è la scena iniziale del film, che ha fatto Paul, della quale sono molto invidioso, quella della macchina che cade nel vuoto, speravo che Justin mi chiamasse sul set quel giorno e mi chiedesse di partecipare ma non l’ha fatto".

    Secondo voi per quale motivo oggi il cinema d’azione ha bisogno del grande gruppo di attori? Non basta più l’eroe d’azione singolo o è semplicemente un’evoluzione?

    P. WALKER: "Beh io rappresento il classico tipo americano, biondo con gli occhi azzurri, forse non tutti si identificano con me, forse solo i tipi come me apprezzano ciò che faccio, così abbiamo Tyrese e gli altri… Anche i supereroi sono cambiati, non si può più avere il modello di Sylvester Stallone, con i reality show, twitter ed il resto c’è più apprezzamento per i tipo normali che possono uscir fuori ed ottenere ciò che vogliono indipendentemente dalle circostanze. Noi siamo più un boy franchise, anche Matt Damon sembra il ragazzo della porta accanto, ma poi sa picchiare duro, io personalmente mi sono identificato sempre di più in questo tipo di personaggi".

    - Vin Diesel raggiunge in ritardo gli altri due attori in conferenza stampa -

    VIN DIESEL: "Buongiorno! Questo è un giorno speciale per noi, abbiamo girato il mondo per promuovere il film e devo dire che tutte le strade portano a Roma, quindi noi siamo tornati qui a Roma che è il mio posto preferito per fare conferenze stampa. Ogni volta che vengo a Roma vengo in questa stanza, mi siedo qui e vi guardo e ottengo sempre le migliori domande, è qualcosa che viene da voi, siete tutti così generosi con me, avete sempre così tanto amore per me e per i film. Grazie per essere stati sempre così gentili e aver supportato il film. Per rispondere alla domanda di prima, non c’è bisogno di tante star per vendere un film, abbiamo fatto Fast anda furious – solo parti originali due anni fa, battendo tutti i record della Universal ed eravamo solo il cast originale. Per Fast Five abbiamo un cast più grande perché è di questo che aveva bisogno il film, quello precedente era più intimista, parlavamo della perdita di un amore, in questo film, che fa parte della seconda trilogia abbiamo bisogno di leggerezza, di sorridere un po’, sia Brian che Dom hanno bisogno di sorridere un po’ ed è molto difficile non farlo quando hai personaggi come Roman Pearce e gli altri talenti straordinari che hanno partecipato. Non è una strategia quindi, ma una naturale prosecuzione della trilogia".

    Cos’è per voi la famiglia personalmente e la famiglia in Fast and Furious?

    V. DIESEL: "La famiglia ha un ruolo molto importante nel mio lavoro. Nel primo Fast and Furious si parlava di una famiglia fuori dall’ordinario. Le persone non si aspettano che un film d’azione possa parlare di questo, avere dialoghi come quelli che ci sono in questo film -come quello tra Brian e Dom sul balcone a Rio de Janeiro-, che possa avere cuore, invece questo film ce l’ha e la Universal ci ha sostenuto molto in questo senso. Una delle cose di cui sono più orgoglioso è che anche se le scene d’azione hanno superato quelle dei film precedenti i sentimenti ci sono ancora e questo si evince dai dialoghi e le situazioni. C’è molto anche a proposito della società, molto persone crescono con genitori single e vengono a vedere questo film perché provano un senso di appartenenza, perché promuoviamo un certo tipo di famiglia".

    P. WALKER: "E’ vero quello che dice Dom, è molto semplice, tutti quanti vogliamo far parte di qualcosa, credo sia per questo che il primo Fast and Furious è piaciuto così tanto, le persone si sono identificate in questa ricerca".

    Vin Diesel visto che lei è non solo attore ma anche produttore e imprenditore mi può dire quale di queste cose le piace più fare? Dopo aver diretto il cortometraggio Multifacial ha intenzione di dedicarsi anche alla regia?

    V. DIESEL: "Recito da quando ho 7 anni, per me recitare è sempre stato terapeutico, per moltissimi anni non sono riuscito ad ottenere nessun ruolo e quando vent’anni dopo aver iniziato ero a New York cercando di ottenere un ruolo in uno spettacolo di Broadway ho girato Multifacial. Se non avessi fatto quello non sarei seduto qui oggi, è stata l’ultima risorsa perché il mio sogno di fare l’attore era troppo forte per potervi rinunciare. Impari anche a fare il produttore mentre dirigi film indipendenti. Sfortunatamente non ho mai diretto un film per il grande schermo, l’unica cosa che ho fatto è il prequel di Fast and Furious – solo parti originali chiamato Los Bandoleros che ha dato un certo tono al franchise. Fare il produttore non è una cosa che ho ottenuto grazie alla mia posizione come attore, ma è qualcosa per cui ho lottato, volevo alzare lo standard del prodotto a cui stavamo lavorando. Non ho partecipato né al secondo né al terzo film, così gli Studios mi hanno chiesto di fare un cameo per Tokyo Drift, tutti i miei agenti mi hanno sconsigliato di farlo, hanno detto che avrei scontentato tutti i fan comparendo per così poco tempo. Ma gli Studios mi hanno detto che se l’avessi fatto avrei potuto produrre il Fast and Furious successivo e io ho risposto loro 'se faccio questo cameo voglio produrre i prossimi tre film della serie'. La ragione era anche che seppur i primi tre film erano di buona qualità non erano connessi fra loro, non avevano seguito una consequenzialità. Quello che volevo io era un approccio più alla Francis Ford Coppola. Se prendete questo film è il primo che inizia dove si è concluso quello precedente, sembra una sciocchezza, una cosa naturale, ma è stata una delle mie più grandi vittorie ad Hollywood, riuscire a rispettare l’audience continuando la storia anziché utilizzare un marchio di fabbrica per portarla dove si vuole. Una delle ragioni per cui il pubblico ha apprezzato così tanto il film è questa, il fatto che prosegue la storia. Hollywood dimentica sempre la cosa più importante per continuare una saga, lasciare gli spettatori con la domanda 'cosa succederà dopo?', iniziando il film con la scena successiva all’ultima del film precedente noi abbiamo risposto a quella domanda. Perché il film è girato a Rio? Questo si capisce già nel film precedente nel momento in cui Letty e Dom sono sulla spiaggia e lei gli dice “ho sentito dire che Rio è splendida in questo periodo” e apprendiamo che Vince, altro amico fraterno di Dom, vive lì, così dopo che Brian e Mia hanno liberato Dom lui deve raggiungere la sua famiglia nell’unico posto in cui può andare. Il motivo per cui non ho mai diretto un film per il grande schermo è che ho questa spinta verso il progetto di Annibale che occupa tutto il mio tempo libero. Si tratta di una trilogia, molti amici mi hanno chiesto di dirigere altro, ma sono così concentrato sul mio desiderio di realizzare questo film su Annibale il conquistatore che non mi sono lasciato la libertà di fare altro. Spero che quando il sesto Fast and Furious sarà uscito, la Universal avrà abbastanza fiducia in me da permettermi di girare quest’altra trilogia".

    Noi in Italia stiamo vivendo un momento difficile per i tuning, abbiamo delle restrizione perché si pensa che chi opera modifiche sulle macchine sia un criminale. Sapete di questo binomio fastidioso che hanno i tuner e voi come la vivete?

    P. WALKER: "Io sono cresciuto nella San Fernando Valley dove è ambientato il primo Fast and Furious, conosco perfettamente come funzionano le cose lì, così quando mi hanno chiesto di partecipare al film ne sono stato entusiasta perché avevo la possibilità di rappresentare tutti i miei compagni, le persone con cui ero cresciuto. C’era tutto di quella cultura, macchina giapponesi al centro della scena, ma con la stessa forza con cui il pubblico ha amato tutto questo e il film abbiamo rovinato questo sport, perché abbiamo catturato così tanta attenzione pubblica sul tema e sui luoghi in cui i piloti si riunivano che la polizia è intervenuta bloccando le strade, quindi possiamo aver fatto lo stesso con voi. Io condivido la stessa passione, ho una macchina velocissima ed un negozio che vende articoli legati a questa passione quindi io e te parliamo la stessa lingua".


     
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