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    L'INTERVISTA

    IRON MAN - ROUND TABLE & DINTORNI - INTERVISTE al regista JON FAVREAU e agli attori ROBERT DOWNEY JR., GWYNETH PALTROW* e TERRENCE HOWARD (A cura dell'inviata CATERINA D'AMBROSIO)

    23/04/2008 - Roma - Hotel Hassler, Trinità dei Monti -

    Arriva bella e conturbante, fasciata da un tubino nero in pericoloso equilibrio su tacco 12. Lei è GWYNETH PALTROW a Roma per presentare il film Iron Man insieme a Robert Downey Jr. e Terrence Howard. E subito ci stupisce dicendo in italiano con freschezza e sincerità: “Scusatemi ma ho mangiato troppa parmigiana. Da voi si mangia benissimo ed è impossibile resistere”.

    Come mai parla italiano Sig.ra Paltrow?

    (Ora ci risponde in inglese) “Ho cominciato quando girai proprio qui in Italia, a Ischia, Il talento di Mr. Ripley di Minghella: è una lingua che mi affascina molto ma non sono molto brava devo migliorare”.

    E’ vero che per fare questo film suo marito (il cantante Chris Martin, ndr) le ha fatto leggere molti fumetti?

    “No, è una delle tante bugie che vengono messe in circolazione. In casa nostra non ho mai visto girare fumetti. Mio fratello li leggeva”

    Accanto a lei – nei panni di Iron Man - un grande attore, Robert Downey jr. Come si è trovata con lui sul set?

    “Robert è un uomo divertente e un incredibile attore, sempre vivace. Ogni giorno contribuiva alle modifiche della sceneggiature inventando sempre qualcosa di diverso per le scene: un’esperienza nuova ogni volta”.

    C’è un personaggio femminile del mondo dei fumetti che vorrebbe interpretare?

    “No assolutamente. Preferisco rimanere al fianco, un passo indietro dal supereroe. Preferisco rimanere con i miei tacchi alti, il taccuino e il tailleur bon ton. Non amo particolarmente i superpoteri, preferisco rimanere con i piedi per terra”.

    A proposito dei suoi piedi… Anche oggi il Daily Mail ha pubblicato alcune foto delle sue scarpe, che tanto vengono criticate in Gran Bretagna. Perché?

    “Proprio non lo so! Porto sempre delle scarpe bellissime (ride, ndr). La moda è in qualche modo una forma d’arte: dall’abito si può capire molto di una persona, che tipo è. Anche se devo dire la verità nel mio caso è un po’ diverso. Oggi qui con lei sono una donna con tacchi molto alti, un abito di ottima fattura, ma nel quotidiano sono una donna normalissima che esce in jeans e scarpe da tennis, soprattutto quando sono con i miei figli”.

    Ha mai indossato le crocs?

    “Ovviamente sì, ma solo in casa: non avrei il coraggio di uscire di casa con quelle ai piedi. Sono oscene ma tanto confortevoli!”.

    Tornando al film invece, pensate che ci sarà un sequel?

    “Chissà… Ce lo auguriamo, vediamo come risponde il pubblico a questo lavoro. Certo è che ci è stata una grande coesione di spiriti sul set: io, Robert e Terrence abbiamo lavorato molto bene insieme”.

    Il film contiene un forte messaggio contro il mercato delle armi. Vi aspettate delle reazioni?

    “Certamente vi è una visione anti-guerra nel film. I soldi derivanti dalla violenza non sono accettabili. E in questa chiave che bisogna leggere anche la conversione di Tony Stark/Iron Man”.

    Lei vive a Londra, forse ha modo di conoscere il cinema italiano…

    “Tutti noi amiamo il cinema italiano. E’ bello girare per l’Europa e scoprire che ogni paese ha un suo cinema peculiare. Ciò rappresenta una grande ricchezza culturale”.

    Girerebbe nuovamente in Italia?

    “Girare Mr. Ripley in Italia, a Roma e Ischia, ha coinciso con un momento particolare della mia vita e sarebbe bello avere l’opportunità di fare un film in questo paese, sia italiano che straniero”.

    Come sceglie oggi i copioni?

    “Quanto alle sceneggiature, io ho due bambini che sono il mio grande amore e, allo stesso tempo, cerco di continuare la mia carriera artistica. Posso fare un film all’anno e cerco di scegliere sempre qualcosa di interessante, intelligente, una particolare sceneggiatura o un ruolo nuovo mai interpretato che mi facciano crescere e mi rendano una persona migliore”.

    Ha vinto un Oscar molto giovane. Cosa ha significato per la sua carriera?

    “Oggi rincorriamo tutti il successo. C’è chi vorrebbe un Pulitzer, chi un Oscar appunto. Io ho avuto la fortuna di averlo ma quando lo hai nelle mani ti rendi conto che il successo è un’altra cosa. Certo ti da più sicurezza, ma per me ciò che conta oggi è la mia famiglia, il mio ruolo di madre”.

    Lei ha parlato apertamente della depressione avuta dopo il secondo figlio. Perché?

    “Quando vivi quei momenti pensi di essere l’unico a soffrire. Parlare apertamente dei problemi significa volerli affrontare e solo così ne puoi uscire. Ho fatto così: ho deciso di liberarmi di questo e poco alla volta sono divenuta nuovamente padrona della mia vita”.

    Sig.ra Paltrow domanda di prammatica: chi sceglie tra Barak Obama e Hillary Clinton?

    "Obama naturalmente!"


     
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