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    L'INTERVISTA

    CENTOCHIODI: ERMANNO OLMI ALLA SCUOLA NORMALE DI PISA

    26/04/2007 - IL PAESAGGIO REALE E' LO SPECCHIO DEL PAESAGGIO MORALE

    ERMANNO OLMI alla SCUOLA NORMALE SUPERIORE in occasione de “I Venerdì del direttore”: Conversazione con Marco Vitale: “Scompartimento di seconda classe”, 30 marzo 2007

    Che cosa sei? Un poeta, un regista, un filosofo?

    "Un bastardino perché sono un incrocio. Un regalo che ho sempre fatto a me stesso è stato un sufficiente spazio di libertà per riuscire ad essere ciò che mi sentivo di essere. Quando ero impiegato alla Edison (un posto a tempo indeterminato fino alla pensione) sentivo forte il richiamo della libertà. Ero un impiegato a dir poco inadempiente perché preferivo frequentare gli uffici delle dattilografe. Ho sempre avuto la necessità di ricavarmi degli spazi di libertà anche quando ho iniziato a fare il regista. Per questo non sono mai andato a vivere a Roma, per non frequentare solo la gente di cinema. Per vivere bisogna vedere anche altri colori, assaporare altri sapori, come il profumo dei capelli delle dattilografe".

    Ho sempre pensato che lei sia un cristiano che usa la macchina da presa. In tutti i film c’è la ricerca della cristianità che si esprime in un valore preciso. Sempre, anche nei film più disperati compare ad un certo punto un sentimento di speranza. San Pietro parla della “speranza viva” e dice “dovete conservare questa speranza viva, perciò siate ricolmi di gioia anche se siete provati da mille difficoltà”, distinguendo però fra speranza e illusione

    "Oggi si parla molto di religione, di Cristo, c’è una sorta di brusio sulle religioni anche perchè costituiscono motivo di tensioni. Oggi le religioni sono vissute un po’ con una sindrome depressiva alla ricerca di peccati che magari non ci sono. La religione invece è per me la gioia di stare al mondo e nel mondo. Oggi però questo sentimento è troppo penalizzato perché troppe sono le delusioni. Io cerco sempre però i luoghi e le persone dove questa gioia c’è ancora, in contrapposizione all’allegrezza ridanciana della televisione. Quando ho cominciato a lavorare a questo film sono andato sul Po ed ho scoperto che c’erano anziani signori che passavano le loro giornate vicino ai suoi argini e che vivevano la riva del fiume come uno spazio franco. Non mi hanno chiesto niente e mi hanno solo invitato a bere un bicchiere di vino con loro. Io non so come vogliono vivere gli altri, ma so solo come voglio vivere io, e per me vivere è essere accolto da sconosciuti per bere un bicchiere di vino. Invece oggi siamo tutti ammassati in luoghi stereotipati e terribilmente soli".

    Volevo chiedere un tuo parere sull’amore per il proprio paese, oggi aggredito da vari elementi, e sulla distruzione del paesaggio in Toscana, che sono valori che senti anche tu con grande forza

    "Credo che i toscani dovranno rendere conto di come hanno ricevuto la loro casa e di come l’hanno lasciata. Il paesaggio reale è lo specchio del paesaggio morale. Se il valore del denaro supera oggi ogni altro valore siete voi toscani che vi dovete ribellare perché se aspettiamo le leggi con il loro iter infinito i furbi riescono sempre a fare i loro giochi. Dovrebbe essere chiaro per tutti che un albero vale più di un palo della luce. C’è una sfiducia nel cittadino forse perché in tanti anni, nonostante le belle parole, non ha ricevuto le risposte giuste. E non si tratta solo di paesaggio esteriore. Pensiamo solo al grave problema della obesità dei bambini. Però siamo nell’epoca delle merendine che è una colpa che ricade sugli adulti".

    Il fiume è il grande protagonista del suo film. Quali mondi puliti ti ricordi? Perché il fiume di per sé è pulito

    "Il fiume è sempre pulito. Infatti se noi smettessimo di buttare rifiuti e fogne nel Po diventerebbe un fiume pulito. Ma quella pulizia che cerco è quella che ci rende consapevoli del valore di avere un fiume pulito. Oggi il Po è inquinato anche perché non ha più i suoi abitanti naturali (per esempio, la comparsa dei pesci siluro voracissimi che mangiano tutti gli altri pesci). Poi il Po è inquinato dal cemento e dalle chiusure operate da chi sugli argini ci costruisce delle opere inquinanti e che chiudono il fiume in un percorso innaturale. A Pisa c’era un mercato dove vendevano le cee. Io le ho scoperte qui. Hans Jonas, uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi, prima di morire scrisse una cosa che mi ha molto colpito perché aveva già il sentore del testamento. Lui era già stato in Italia durante la seconda guerra mondiale con la brigata ebraica, insieme agli alleati. “La questione razziale è diventata anacronistica, quasi irrilevante, di fronte ad un ambiente che butta in faccia all’umanità i suoi errori. In questo senso l’ambiente diventa uno solo, una colpa comune, un destino comune. Una responsabilità comune ci lega. Oggi è l’ecologia, il nostro torturato pianeta che costituisce il nostro peccato più grave. Oggi dobbiamo cercare di essere tutti piccoli salvatori del mondo pulito”. Nei miei viaggi ho notato che spesso vicino alle ferrovie, alle autostrade, alle fabbriche abbandonate sono ricomparsi gli orti in terreni che forse altrimenti sarebbero abbandonati all’incuria e al degrado. Questi sono dei luoghi puliti per me, quelli grazie ai quali il contadino di Jonas “riempiva il suo desco di cibi non acquistati".

    Che affinità ci sono, secondo lei, fra la sua opera ed uno scrittore come Zanzotto?

    "Zanzotto intanto mi ha fatto conoscere uno scrittore straordinario come Thomas Bernard. Ma il suo insegnamento migliore è racchiuso in una sua frase: “Dobbiamo vivere secondo i bioritmi”. Non si tratta del tempo dell’orologio, ma di quello del cuore".

    Credo che una delle peculiarità della sua opera sia il linguaggio del silenzio, fin dal suo lontano film “Il tempo si è fermato” del 1959

    "Il nostro linguaggio non è solo quello con cui parliamo, scriviamo e gesticoliamo. Il linguaggio comprende anche quei codici espressivi di comunicazione che sfuggono a tutto questo. Per esempio, quando un ragazzo si innamora di una ragazza. E’ così tutte le volte in cui ti innamori della realtà, perché ci sono un’infinità di segnali della realtà che ti arrivano senza essere codificati e senza che tu li possa spiegare. Bisogna liberarsi della comunicazione preconfezionata come dei cibi preconfezionati che sono sempre più insipidi rispetto agli altri.

    Perché non vuole più fare film ma documentari?

    "Quello che sto covando, speranza e illusione insieme, è un viaggio alla ricerca della gioia, intitolato “Chi vuol esser lieto sia”. Io non smetto di fare film di fiction perché mi è tornata la voglia di fare documentari. Capisco lo stupore causato da questa scelta, ma per me oggi fare questa scelta è un regalo che mi faccio. Pensate a Tolstoj quando decise di smettere di scrivere romanzi e ha poi scritto quattro libri di letture che costituiscono un esempio altissimo di civiltà".

    Che rapporto ha con Dio?

    "Quando noi uomini siamo in difficoltà chiamiamo in causa Dio. Non sono un teologo, ma quando si dice che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza bisogna aggiungere che Dio lancia un ammonimento all’uomo perché sia consapevole del bene e del male e della sua potenza. Qual è l’albero più importante del giardino dell’Eden? L’albero della vita. Il significato è che l’uomo ha una potenza simile a quella di Dio, ma se ne può servire per intaccare l’albero della vita. Perché è proprio lì che noi metteremo in gioco tutto e per questo Dio dice che non permetterà mai all’uomo di intaccare l’albero della vita. Ma è questo che noi stiamo già facendo. L’articolo 9 della nostra Costituzione difende l’ambiente ma anche il patrimonio storico-artistico. Perciò bisogna porre un argine alle esigenze del mercato. Le ragioni del profitto spesso distruggono la vita delle comunità.
    Bisogna insegnare alla gente a fare i bilanci perché se ci fermiamo ai due-tre anni di ricchezza e poi dopo c’è il baratro questi bilanci non vanno bene. L’economia deve capire che la ricchezza sta negli equilibri, anche sociali. Non è possibile che un laureato oggi viva,con meno di 1000 euro al mese e che ci siano delle sperequazioni nei redditi assolutamente spaventosi. Bisogna capire che sono necessari degli equilibri altrimenti si cade nel baratro. (…) Io non sono un cattolico inquadrato che lancia dogmi. Anzi, considero il dogma un impoverimento dell’uomo. Ma vi confesserò che ho fatto vedere il mio film in forma riservata ad alcuni alti prelati che con mia grande sorpresa hanno condiviso il film
    ".

    Che rapporto ha con i giovani?

    "La mia preoccupazione è sempre quella di non essere un insegnante. Nessuno, neanche i bambini, deve subire la prevaricazione di qualcuno che pretenda di essere un insegnante. Ognuno deve essere insegnante di sé stesso. Guai se si trasforma l’insegnamento in un dato da ripetere meccanicamente. Proviamo a chiedere i bambini “che cosa vedete?”, altrimenti si rischia di far percepire ai bambini solo gli aspetti della realtà legati all’esperienza di un adulto".

    (a cura di MARCELLO CELLA)


     
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