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    'AUTO MOVIE' di FRANCO DE ROSSI

    Quando Auto e Moto sono co-protagoniste delle Star

    24/07/2006 - I generi privilegiati sono l'action spy-story e l'action thriller come la saga di 007 e i film in cui recitava Steve McQueen, a partire da Bullitt (1968).
    Sono i generi cinematografici in cui le auto e le moto sono diventate effettivamente co-protagoniste delle star in carne ed ossa.
    Come in Rusty il selvaggio (1983), in cui Matt Dillon cavalca una moto Kawasaki Gpz come un moderno easy rider (d'altronde con il film cult anni '60 Easy Rider Dillon condivise la partecipazione dell'attore Dennis Hopper), in 007 Goldfinger (1964) con Sean Connery e con la mitica Aston Martin DB5, fino a Fuori in 60 secondi (2000) con Nicolas Cage, rifacimento dell'omonimo film del '74 di H.B. Halicki. In quest'ultima pellicola la passerella delle star meccaniche è al top con Porsche, Ferrari, Mercedes, Chevrolet, Alfa Romeo fino alla Ford Mustang Shelby GT500 del '67 che è l'oggetto del desiderio del ladro professionista "Memphis" (Cage), l'equivalente americano del "sogno tuttoitaliano", la Ferrari 250 GTO del 1962 (un gioello valutato oggi 8 milioni di Euro). Sfilano tutte, queste meraviglie su quattro ruote e alcune volte si accartocciano, come nei film con gli inseguimenti.
    Uno dei più noti di questo genere è Duel (1971), realizzato inizialmente come un provino per una produzione tv da un ventiquattrenne sconosciuto, un certo Steven Spielberg. Duel è l'inseguimento per antonomasia, la metafora "on the road" del male contro il bene, di un polveroso e sinistro "truck", una grossa e inarrestabile autocisterna che insegue una piccola e innocua berlina guidata da Dennis Weaver. Davide contro Golia o preveggenza del geniale Spielberg che anticipa la descrizione degli stress legati alla guida quotidiana? Fatto sta che che il camion di Duel alla fine precipita in un dirupo ma l'incubo contina ancora oggi.
    Ronin (1998), con Robert De Niro in un mondo di mercenari post Guerra Fredda, è un altro film mozzafiato: le curve delle strade di Nizza ed i vicoli parigini sono percorsi a velocità folle (per questa produzione sono state distrutte 80 macchine) da Peugeot, Citroen e Audi (le prestazioni dell'A6 modificata per il "colpo" sono degne di nota).
    La spettacolarità delle riprese di questo genere di film migliora man mano che ci si avvicina all'era delle tecnologie digitali di post-produzione, anche se molti rimpiangono le "vecchie" e lunghissime forcelle anteriori degli storici "chopper" su due o tre ruote della hippy generation descritta in Easy Rider.
    The Italian Job (2003) di Gary Gray è il libero remake dell'inimitabile Un colpo all'italiana (1969)con Michael Caine e Ralf Vallone. In entrambi questi film sono tre le "british" Mini Cooper (che sono diventate ovviamente Mini One nel più recente) che lavoreranno a pieni giri per portare a termine la rapina oggetto della sceneggiatura. Degne di nota (nel film del '69) una Fiat Dino Ferrari (fornita da Gianni Agnelli in persona) e due Jaguar E-Type oltre alle Alfa Romeo d'ordinanza della Polizia italiana (ve le ricordate le "Giuliette"?), sempre presenti, queste ultime, a sirene spiegate anche nei B-movie italiani anni 70 (Milano violenta solo per citarne uno). Film nostrani che molto devono in termini di "action on the road" a The French Connection (Il braccio violento della legge, 1971), in cui i poliziotti antidroga Doyle (Gene Hackman) e Russo (Roy Scheider) inseguono a New York nientemeno che un treno della metropolitana per acciuffare un killer. E' stata realizzata così una scena stile documentario che fu considerata la migliore che si fosse mai vista al tempo (non a caso questo film si aggiudicò 5 Premi Oscar).
    Ma veniamo ai giorni nostri, in cui la creatività lascia il passo ai cine-remake di "auto-movie" televisivi come Starsky&Hutch, Miami Vice e in un futuro prossimo probabilmente del Tenente Colombo, con la sua inseparabile ma sgangherata Peugeot Cabriolet grigia (si tratta del modello 403 Grande luxe cabriolet del '59) o di Attenti a quei due, con gli indimenticabili Tony Curtis (nei panni di Danny Wilde) e Roger Moore (Sir Brett Sinclair) e le loro indimenticabili (almeno per quelli nati negli anni 60-70) Ferrari Dino 246GT rossa targata Mo 221400 e la blasonata Aston Martin DB6 V8 gialla targata BS1, dalle iniziali del proprietario nel telefilm.
    Starsky&Hutch e la Ford Gran Torino rossa con banda laterale bianca sono oramai da immaginario collettivo (anche per le ultime generazioni, grazie al film di quest'anno). Miami Vice televisivo (a partire dall'84), invece ha il pregio di aver sostituito l'immagine del poliziotto "duro" ma malpagato e, di conseguenza, malvestito e mal "auto dotato" (Starsky&Hutch non facevano eccezione se non si valutano le prestazioni della loro Ford) con i griffatissimi personaggi Sonny Crockett (Don Johnson) e Ricardo Tubs (Philip Michael Thomas), due agenti di Miami che dovendo per servizio frequentare il mondo scintillante dei narcotrafficanti indossano regolarmente Armani e sfrecciano su Ferrari (per la precisione prima su una Daytona Spider nera veramente notevole e poi su un Testarossa). Per questi ultimi personaggi arrivederci sul grande schermo il 6 Ottobre prossimo, quando Colin Farrell (nei panni di Sonny) e Jamie Foxx (Ricardo) rimetteranno in moto i loro bolidi sotto la direzione di Michael Mann. Ma anche per Bullitt e la sua Mustang la Warner Bros sta progettando un remake.
    Un'ultima annotazione la merita l'italiano Le conseguenze dell'amore, di Paolo Sorrentino, in cui si dedica alla serie 7 della BMW un'originale sequenza: il trasposto di una valigia zeppa di banconote da un anonimo garage di un albergo svizzero ai sotterranei blindati del Credit National. Si tratta di poche centinaia di metri percorsi dall'automobile a bassa velocità ma il ritmo è incalzante, anche questi pochi secondi sono "buon auto-movie".

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