GALANTUOMINI - INTERVISTA al regista e co-sceneggiatore EDOARDO WINSPEARE (A cura dell'inviata MARIA PAOLA FORLANI)
19/11/2008 -
Bologna - Alla conferenza stampa, dopo la proiezione del film, EDOARDO WINSPEARE dichiara:
"Gentiluomini, con questo titolo evoco una terra di 'galantuomini', un mondo dove la linea di demarcazione tra bene e male era più netta. Nel Salento, e forse in tutto il sud, il termine si usa molto. In senso lato sono persone che si comportano onestamente, magari conformisti. La borghesia di professionisti che si è affermata con impegno e rettitudine. Ma è anche una specie di aggettivo, si dice che uno è galantuomo per dire che è bravo, giusto, un 'signore'… e si può anche usare in senso
ironico, per affermare che non ci sono più galantuomini. Ignazio è un 'galantuomo'. E’ l’ultimo galantuomo che crede in una terra che non è più. Un uomo che fa riferimento a quei valori che oggi non sono più riconoscibili, riconducibili a qualcosa del presente. Quando Ignazio torna a Lecce da Milano, dove è diventato uomo di giustizia, non trova più l’isola felice che conosceva. Non riconosce più nulla della sua terra. Il Salento in cui torna Ignazio non è più. Le persone che lui ritrova non sono più. E quell’amore che è più forte non può essere, non potrà essere. Lucia non è più la stessa. Anche lei vorrebbe quel mondo di riferimento ma lo ha perduto da molto tempo, e insieme ha perduto quel candore che apparteneva a quel passato. Ignazio però non sa resistere e perde la sua identità. E tutto il suo mondo, la sua legge, crolla di fronte a lei, smarrito nella passione".
Prosegue il regista:
"Ho fatto lezione di cinema in carcere e con i detenuti abbiamo realizzato dei lavori. Gli uomini avevano grande attenzione e rispetto. Le donne erano tostissime, alcune molto più difficili, altre più 'cattive' degli uomini. All’inizio pensavo a loro come 'vittime'. Poi invece… Ne ho conosciute anche in libertà, più d’una. Ne ricordo una sui cinquanta., bella donna, curata, viveva in una casa ricercata, un po’ carica, piuttosto kitsch. Era circondata di giovani donne esuberanti, tutte a loro volta modo belle. Ho pensato addirittura di farne un documentario: subivo come una fascinazione, perché uscivano dalla percezione 'usuale' della femminilità."
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