IL PROFESSOR CENERENTOLO - INTERVISTA all'attrice LAURA CHIATTI
07/12/2015 -
IL PROFESSOR CENERENTOLO di LEONARDO PIERACCIONI - INTERVISTA all'attrice LAURA CHIATTI:
Come si è trovata con Leonardo Pieraccioni?
"Io e Leonardo c’eravamo incontrati già in passato per un'ipotesi di lavoro ma io ero occupata in un altro progetto e abbiamo dovuto desistere. Quest'anno è arrivata la bellissima opportunità con 'Il professor Cenerentolo' e sono rimasta incantata da lui sia professionalmente che umanamente: oltre che un eccellente regista Leo è una persona speciale! E’ carino, umile, divertente, protettivo, soprattutto nei confronti delle donne. Era da tanto tempo che volevo recitare con lui, avevo lavorato in passato
con il truccatore Francesco Nardi, un nostro grande amico comune oggi purtroppo scomparso, che mi diceva spesso che era convinto che io e Pieraccioni avremmo legato moltissimo se avessimo fatto un film insieme. Io non amo le pesantezze e Leonardo è un artista leggero. Quando sei sul set con lui ti diverti sempre, non sembra nemmeno che tu stia lavorando. Per me è il regista perfetto: non è presuntuoso, non si esibisce in pensose elucubrazioni sul personaggio, ti dirige senza forzare la tua natura ed è sempre di buon umore. E' veramente un 'figo' e lo è proprio perché non lo sa".
Chi è la donna che lei interpreta e che cosa le succede in scena
"In questa occasione Pieraccioni ha scritto con Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo un bel personaggio femminile, sapendo da subito che l'interprete sarei stata io. Da tempo avevo voglia di recitare un ruolo brillante in una commedia e sognavo spesso di interpretare una donna piuttosto folle... e la Morgana del film lo è! E’ un personaggio speciale, in scena si dice che lei ha il 25% di instabilità mentale perché ha ricevuto una botta in testa molto forte e ogni tanto 'sclera': urla, dice cose strane o si esibisce in grandi sorrisi come se fosse 'posseduta' e questo si rivela molto divertente. Un giorno si ritrova tra il pubblico di un dibattito all’interno del carcere di Ventotene, l'isola dove vive, e incontra Umberto, il personaggio interpretato da Pieraccioni. Morgana lo scambia per un professore che lavora nel penitenziario mentre invece lui è un detenuto finito dietro le sbarre perché ha sfondato il muro di una banca per tentare un audace colpo in stile 'I soliti ignoti'. L’equivoco prosegue perché lui si finge uomo libero, lavora in biblioteca, ma ogni sera, all’approssimarsi della mezzanotte, deve inventarsi una scusa per fuggire e raggiungere in gran fretta la sua cella. Questa volta non c’è la classica storia d’amore tipica dei film di Leonardo, i due protagonisti vanno subito al sodo, non hanno problemi nella fisicità, ma quando Morgana a un certo punto scopre la vera condizione di Umberto, prima sbraita e poi intraprende con lui una sorta di percorso comune che porterà entrambi ad aiutarsi reciprocamente rispetto alle proprie vite, finendo in qualche modo con l'avvicinarlo alla figlia quattordicenne lontana, aiutandolo a ritrovare un buon rapporto con lei".
Con Pieraccioni c'è stato un impatto importante da un punto di vista umano e in scena?
"Si è creato un rapporto molto amichevole e cameratesco; era come se ci conoscessimo da sempre, mi aspettavo qualche sua forma di complicità ma non osavo sperare così tanto. E’ un regista attento ai suoi attori, e nella scrittura ha creato ogni personaggio in maniera ben definita, anche per quanto riguarda i ruoli minori".
Ricorda qualche sequenza particolare tra quelle girate?
"Sul set ogni giorno c’era sempre qualcosa di buffo e capitava anche di improvvisare sul momento. Di solito i registi si arrabbiano se ci sono distrazioni da parte degli attori mentre si lavora ma questa volta era Leonardo il primo a ridere e scherzare su tutto, anche per smitizzare un po’ il clima generale. Non l’ho mai sentito alzare la voce o porsi in maniera spiacevole nei confronti dei suoi interpreti e della troupe, si è rivelato una persona davvero deliziosa".
Crede che si tratti di una commedia insolita nel panorama italiano di oggi?
"Pieraccioni l’ha definita 'cinica e crudele' invece secondo me è realistica e a tratti fiabesca. Racconta una storia che affronta un tema sociale grave come quello della disoccupazione che a volte può portare alla disperazione e a gesti estremi, ma d'altra parte lui la racconta in modo leggero rispetto agli altri suoi film. Credo che si tratti di una commedia divertente in grado anche di far riflettere e di rivelare un certo disincanto verso l’idea dell’amore perfetto che dura per sempre".
Come si è trovata da un punto di vista produttivo?
"La Lotus è una produzione meravigliosa che mi ha messo in condizioni eccellenti! Era la seconda volta che lavoravo su un set tenendo accanto con me mio figlio di pochi mesi, ero preoccupata per le questioni pratiche e per l’organizzazione del tempo e sono stati tutti molto gentili nel mettermi a disposizione qualsiasi cosa per farmi stare tranquilla e far stare tranquillo il bimbo: succede molto raramente, è una cosa rara e mi sembra giusto ringraziarli".
LA REDAZIONE
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