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    L'INTERVISTA

    'SFIDA SENZA REGOLE' - INTERVISTA agli attori ROBERT DE NIRO e AL PACINO (A cura dell'inviato DANIELE CATENA)

    18/09/2008 - 16/09/2008 – ROMA, Hotel Hassler (Sala Medici) – AL PACINO e ROBERT DE NIRO per SFIDA SENZA REGOLE – RIGHTEOUS KILL di JON AVNET

    In occasione del lancio italiano del film Sfida senza regole, AL PACINO e DE NIRO, protagonisti della pellicola, sono arrivati a Roma per incontrare stampa e fan. Letteralmente il “cinema” è approdato nella Capitale. Separatamente, i due attori, hanno partecipato ai più grandi e bei film mai realizzati, e poterli rivedere insieme ancora una volta, dopo Heat, La sfida, è qualcosa di irripetibile. L’incontro stampa è stato quindi un pretesto per discorrere del rapporto tra i due attori, del nuovo lavoro e del vecchio e grande cinema.

    Mr. De Niro, è stato lei a volere come partner Al Pacino in Sfida senza regole. Ci può spiegare il motivo di questa scelta?

    R. DE NIRO: “Io ed il regista (Jon Avnet, n.d.r.) volevamo fortemente realizzare questo film. Inizialmente nella sceneggiatura prevedeva la presenza di un poliziotto anziano, io, ed uno più giovane. Rileggendolo ho pensato: ‘Perché non utilizzare due poliziotti anziani?’. Ho quindi subito pensato ad Al e lui si è dimostrato completamente disponibile”.

    Avete scherzato su questo film, dicendo: ‘Pacino l’ha fatto per dimostrare agli altri che è ancora vivo, De Niro per dimostrarlo a se stesso’. Quanto è difficile, anche per due come voi, trovare un ottimo script a Hollywood?

    A. PACINO: “Penso che fosse una battuta, mi auguro che lo fosse… Credo che da questo punto di vista sia una metafora, nel senso che gli attori sanno di essere vivi quando recitano. Per quel che riguarda la sceneggiature è vero, è difficile trovarne una buona, che ti spinga a volerla interpretare. Io e Bob sono una quindicina d’anni che non lavoriamo insieme, e abbiamo sempre cercato di farlo, vero Bob? Se non altro io volevo lavorare con lui… In un paio di occasioni ci eravamo quasi, però purtroppo i rispettivi programmi non ci hanno consentito di farlo. Quando Bob mi ha offerto questa opportunità, di interpretare un ruolo tipico newyorkese, ho pensato valesse la pena di accettarlo. Ci sono dei momenti in cui c’è come un’ondata di buone sceneggiature, arrivano tutte insieme, quindi uno deve cercare di inseguire, di procedere in questo modo per poterle cogliere”.

    R. DE NIRO: “Devo dire che prima di realizzare Heat abbiamo cercato più e più volte di fare qualcosa insieme, dopo Heat lo stesso ma abbiamo dovuto aspettare fino a questo progetto. Speriamo di poter mettere insieme un nuovo film prima che passino altri 13 anni”.

    Quanto De Niro ha imparato da Pacino e viceversa?

    R. DE NIRO: “Devo dire che ci troviamo bene insieme, ci divertiamo, inoltre Jon Avnet è uno di quei registi per il quale ciò che un attore fa non è mai sbagliato, secondo me dovrebbe essere la regola di base per dare agli attori una certa sicurezza. E’ stato fantastico lavorare con Al anche perché ci conosciamo, probabilmente a livello inconscio questo rapporto ha influenzato la nostra performance”.

    Mr. Pacino, la sua carriera è fatta di tanti personaggi borderline. Delle entità in chiaro-scuro. Quanto queste interpretazioni hanno influenzato la sua vita?

    A. PACINO: “Penso più di quanto mi piacerebbe sapere. Mi piace anche questa definizione di chiaroscuro, perché fondamentalmente questa è la caratteristica che ho sempre rilevato nella stragrande maggioranza delle persone con cui entro in contatto; è vero che ci sono stati ruoli unidirezionali nella mia carriera, ma trovo questa duplicità molto interessante. Oltretutto recitare mi consente di andare ad esplorare la parte buia, più nella recitazione che nella vita, dove magari prevale la parte chiara”.

    Prima di girare, era maggiore il piacere dell’incontro o la paura del confronto?

    A. PACINO: “Ovviamente per me il piacere di lavorare con Bob, anche perché Bob ormai io lo conosco da metà della sua vita, e anche della mia; lui è una persona estremamente generosa, condivide la sua comprensione del cinema e dei ruoli, e questo è molto importante quando si lavora. Questo apprezzamento lo ha fatto qualsiasi altro attore che abbia lavorato con lui. Nulla è stato sgradevole nel lavorare con lui. Quando eravamo più giovani ci trovavamo in situazioni più competitive, questo ha portato una lontananza tra noi che però, nel corso degli anni, si è ridotta, ci siamo avvicinati. Ora per noi è un piacere essere vicini e lavorare insieme”.

    R. DE NIRO: “Io ho grande rispetto e ammirazione nei confronti di Al. Mi ricordo che c’è stato un periodo in cui ci incontravamo, parlavamo, ci scambiavamo appunti su quel che erano determinate situazioni, ognuno poi conservava il proprio punto di vista; in alcuni periodi siamo stati attirati da cose diverse. Però, nel vedere la reazione a quella che è stata la nostra collaborazione in questo film, mi sarebbe piaciuto aver fatto qualcosa con lui prima, altri film, avrei potuto essere più attivo, darmi da fare, e mi auguro che presto ci possa essere un altro progetto al quale lavorare insieme”.

    A. PACINO: “Oltretutto quando ci si afferma in giovane età si può perdere il contatto con la realtà. La possibilità di avere qualcuno come Bob che ti consente di fare il punto della situazione, di poterti confrontare con qualcuno che ha avuto un percorso simile, col quale avverti questa sorta di fratellanza, è qualcosa di molto importante. Questo mi ha aiutato ad affrontare le altre parti della carriere, meno difficili da affrontare come persona, come essere umano. Non sei da solo con i tuoi problemi”.

    Che rapporto avete ancora con il vostro mestiere? Il problema è soltanto trovare nuove sceneggiature? C’è ancora passione o è cambiato tutto?

    A. PACINO: “E’ un po’ come Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore. In realtà noi come attori siamo continuamente alla ricerca di un ruolo, c’è questa fame continua. Io tra l’altro sono attore di teatro, e ogni volta che posso mi piace tornare lì sopra, mi piace l’idea della rappresentazione dal vivo. Vai alla ricerca di ruoli sperando che non sia sempre tu a doverli cercare, ma che qualche volta sia il ruolo ad esserti offerto. Io adesso sto lavorando a una cosa per conto mio, da tre anni; questo film è stato come uscire un po’ dal mio giardino, però mi piace proprio l’idea di lavorare, di riuscire a mettere insieme tutte queste cose, di dare un risultato. Io non mi voglio paragonare a Orson Welles, lui era un genio, però lo capisco quando dice che era un attore di teatro che si era innamorato del cinema, anche perché è un’arte giovane dalla quale si può tratte qualcosa di originale. Può ingannare il fatto che veniamo spinti a rifare i film sempre nella stessa maniera, e invece no, c’è questo aspetto del nuovo che bisogna sempre tirare fuori”.

    R. DE NIRO: “Ho dimenticato la domanda. A volte ti capitano dei ruoli che interpreti in maniera fantastica, che vengono fuori in maniera eccezionale, però non è sempre così, questa è la realtà. Quello che mi piace fare è poter sviluppare dei progetti, come fa Al, lavorarci, farli maturare e sviluppare nel corso degli anni, avere delle idee che col passare del tempo aggiusti, porti alla giusta fase, trovi il regista giusto. A me piace lavorare così e devo dire guardando indietro a quella che è la mia carriera che mi sarebbe piaciuto aver fatto più cose di questo tipo, cose più ponderate, elaborate nel corso del tempo, anche perché prima che te ne rendi conto il futuro arriva, e quando arriva devi essere pronto”.

    Nota: (Foto di Andrea Poppiti).


     
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