IL DEBITO - INTERVISTA alla Prof.sa SIMONA COLARIZI, docente di Storia Contemporanea presso l'Università ‘La Sapienza’ di Roma
19/09/2011 -
La Professoressa SIMONA COLARIZI, docente di Storia Contemporanea presso l'Università ‘La Sapienza’ di Roma, argomenta su verità e finzione in storie di spionaggio all'ombra della Guerra Fredda come IL DEBITO di JOHN MADDEN.
Ne 'Il Debito', come in molti film ambientati nel periodo della guerra fredda, si racconta spesso di missioni segrete e spie inviate nei paesi dell'Est per scovare criminali nazisti ancora in vita e in libertà. Quanto c'è di vero in queste storie?
SIMONA COLARIZI: "La guerra fredda in Europa è stata soprattutto una 'guerra di spie'. Non si tratta di una finzione cinematografica o letteraria.
In questo contesto vanno inserite le missioni segrete per la caccia ai criminali nazisti, alcuni dei quali per le loro specifiche competenze o per legami inconfessabili con particolari settori istituzionali (in primo luogo gli stessi servizi segreti), vengono addirittura protetti dagli Stati a Est come a Ovest".
La storia de 'Il Debito' è ambientata nella Berlino Est degli anni immediatamente successivi alla costruzione del Muro. Che città era quella Berlino, che dopo essere stata il teatro degli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale è diventata improvvisamente il simbolo di un mondo diviso in due blocchi?
S. COLARIZI: "La Berlino del dopoguerra è il quartier generale dello spionaggio internazionale data la sua collocazione geografica che ne fa l’avamposto dell’Occidente nel pieno della zona di dominio sovietica. E’ un’isola pressocchè irraggiungibile via terra, come dimostra nel 1949 il blocco di Berlino da parte dell’armata rossa, forse il momento più pericoloso del dopoguerra quando per mesi il mondo resta col fiato sospeso in attesa del terzo conflitto. Il ponte aereo organizzato per rifornire i settori di Berlino Ovest testimonia anche quanto fosse importante per gli alleati conservare la loro presenza nella città, non solo da un punto di vista simbolico".
'Il Debito' è diviso tra due epoche in cui i personaggi si relazionano in modo inevitabilmente diverso rispetto all'Olocausto. Quanto è viva la memoria dell'Olocausto, specialmente in questi tempi in cui diverse voci hanno provato a negarlo? Quanto è importante, secondo lei, che il cinema si dedichi con una certa regolarità a recuperare la memoria di questi eventi che hanno segnato in modo così profondo la storia dell'uomo?
S. COLARIZI: "Il film sul processo di Norimberga è a mio giudizio emblematico di quanto rapida sia stata la marcia indietro nel perseguire i criminali nazisti da parte degli Stati Uniti che avevano bisogno di una rinascita immediata della Germania nella strategia del “conteinement”. Questa rinascita si legava anche alla collaborazione convinta del popolo tedesco che posto sul banco degli imputati, era felice di ricevere una sorta di assoluzione. Non era facile neppure negli anni Sessanta per la popolazione della Germania vivere col peso di una corresponsabilità col nazismo su cui si preferiva non alzare il velo neppure dal punto di vista storico. (Del resto non deve stupire, se si considera con quale indignazione venne accolta in Italia negli anni Sessanta la tesi storica di Renzo De Felice che parlò di consenso degli italiani al fascismo). Certo restava il senso di colpa che naturalmente si affievoliva generazione dopo generazione anche per il ritardo con il quale si affrontava il problema del totalitarismo. Va anche calcolato che ai confini della Germania c’era la dittatura sovietica e l’evocazione del nemico aveva una funzione unitaria , per molti aspetti livellante nel sentire dell’intera cittadinanza tedesca. Non stupisce che a partire dagli anni Novanta, quando ormai scomparivano i testimoni e si affievoliva la memoria, i giovani guardassero con sempre maggiore indifferenza al passato. E’ questo il terreno sul quale si insinuano anche le più assurde tesi revisioniste. Certo, risvegliare le coscienze è un dovere storico che trova nella cinematografia un aiuto fondamentale".
'Il Debito' esce oggi nelle sale. Pensa che andrà a vederlo?
S. COLARIZI: "Sì andrò a vedere “Il debito”.
LA REDAZIONE
Nota: si ringraziano Universal Pictures International Italy e Xister srl.
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