I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - VINCITORE del Premio del Pubblico a Venezia 80.-Giornate degli Autori - dal Toronto Film Festival 2023 - Richard Gere protagonista della pluripremiata dramedy Longing (alla lettera 'bramosia') del regista e sceneggiatore Savi Gabizon: adattamento in lingua inglese di Ga'agua, pellicola originale israeliana del 2017 di cui questo film è il remake - Dal 18 Luglio
(Longing; USA 2022; Dramedy; 111'; Produz.: Current Flow Entertainment, Scythia Films; Distribuz.: Lucky Red)
Soggetto: Un adattamento in lingua inglese di Ga'agua, una commovente dramedy pluripremiata dello scrittore regista Savi Gabizon, che ha già diretto la pellicola originale israeliana Longing (Ga’agua, 2017) di cui questo film è il remake.
Preliminaria - Trama del film originale Ga'agua:
Ariel, un uomo benestante senza figli, riceve una telefonata dalla fidanzata dell'università . Deve raccontargli un paio di cose davvero sorprendenti: la prima è che quando si lasciarono vent'anni prima, era incinta e che da quella gravidanza nacque un bambino fantastico; la seconda, invece, è qualcosa che gli cambierà la vita per sempre. Un viaggio che crea condizioni simili a quelle di un laboratorio nel quale si esplorano gli aspetti nascosti della paternità al di là della generosità e della responsabilità .
An English language adaptation of "Ga'agua", an affecting multi-award winning dramedy from writer director Savi Gabizon. Daniel, a wealthy bachelor in his 60s, discovers his Canadian ex-girlfriend gave birth to a son he never knew 20 years ago and that the boy has died. As he explores his dead son's life and gets to know him vicariously through those closest to him, Daniel is forced to evaluate the life choices that have led him to this crossroad.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Posso solo attenermi a questo remake in lingua inglese Longing, ovvero, Era mio figlio, non conoscendo l’originale. Si tratta in effetti dell’adattamento del pluripremiato dramedy israeliano Ga'agua, dello scrittore e regista Savi Gabizon che ora ritorna direttamente sul suo stesso soggetto.
Diciamo subito che, al di là dell’interessante avvio, senza i primi piani spesso raccolti in silenti ed avvolgenti piano sequenza, appuntati su Richard Gere, primo vero protagonista di questa storia, al di là delle migliori intenzioni, il film sarebbe naufragato sul nascere. E comunque, i tratti spesso surreali, o naif, spiaggiati sul kitsch, per quanto non dominanti, sopravvivono fino a condizionare il sentimento autentico di una perdita - di cui si ignorava l’esistenza – comunicata peraltro fuori tempo massimo. Il fatto di aver avuto un figlio e di venire a sapere solo un ventennio più tardi che è morto in un incidente è un fattore alquanto scioccante. Così Longing
- alla lettera desiderio, bramosia - in una parola esprime il sentimento improvviso di un padre mancato, costretto ora a rivedere la sua posizione di una vita di non aver mai voluto figli.
E la ragione erano le percosse e i maltrattamenti che questo padre aveva usato su suo figlio Daniel. Da adulto Daniel/Gere ha scelto così di non avere figli per la paura di fare lo stesso con i suoi. Ora quel padre, ridotto a vegetale su una sedia a rotelle, Daniel va a trovarlo in una casa di cura, non certo per amore. E’ davvero strano che Daniel/Gere confessi tutto questo ad una classe di studenti mai conosciuti prima, guidati dalla fascinosa Alice (Diane Kruger), già insegnante di letteratura francese anche di suo figlio Allen, espulso dalla scuola a causa della poesia erotica scritta sul muro della stessa, e proprio a lei rivolta.
La storia si complica, perdendo mordente, non tanto con il coinvolgimento della ragazza sedicenne di suo figlio - a dispetto della liaison ideale con l’insegnante - quanto con i genitori di lei e con un altro padre che Daniel/Gere
una miscela che va a lambire il surreale e il Kitsch, sull’onda del recupero di una paternità , di fatto non vissuta, attraverso il sogno. Daniel/Gere rievoca così immaginari momenti perduti con il figlio, per l’appunto nel sogno, ma la regia non si accontenta di catturali come reali, e si sporge oltre, dando corpo e anima a quella poesia erotica scritta dal figlio - insistendo peraltro più del dovuto - nei termini di una gigantografia, analoga, sul piano formale, a quella della ragazza dai capelli azzurri in Blade Runner 2049.
Daniel: E lei? Lei lo amava?
Alice (Diane Kruger): Non potevo ricambiare il suo amore come voleva. Sono andata a sentirlo suonare, ho sbagliato. Poi mi ha chiesto di dargli un bacio.
Daniel: L’hai fatto?
Alice: No.