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    ERA MIO FIGLIO

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - VINCITORE del Premio del Pubblico a Venezia 80.-Giornate degli Autori - dal Toronto Film Festival 2023 - Richard Gere protagonista della pluripremiata dramedy Longing (alla lettera 'bramosia') del regista e sceneggiatore Savi Gabizon: adattamento in lingua inglese di Ga'agua, pellicola originale israeliana del 2017 di cui questo film è il remake - Dal 18 Luglio

    (Longing; USA 2022; Dramedy; 111'; Produz.: Current Flow Entertainment, Scythia Films; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Era mio figlio

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    Titolo in italiano: Era mio figlio

    Titolo in lingua originale: Longing

    Anno di produzione: 2022

    Anno di uscita: 2024

    Regia: Savi Gabizon

    Sceneggiatura: Savi Gabizon

    Soggetto: Un adattamento in lingua inglese di Ga'agua, una commovente dramedy pluripremiata dello scrittore regista Savi Gabizon, che ha già diretto la pellicola originale israeliana Longing (Ga’agua, 2017) di cui questo film è il remake.

    Preliminaria - Trama del film originale Ga'agua:

    Ariel, un uomo benestante senza figli, riceve una telefonata dalla fidanzata dell'università. Deve raccontargli un paio di cose davvero sorprendenti: la prima è che quando si lasciarono vent'anni prima, era incinta e che da quella gravidanza nacque un bambino fantastico; la seconda, invece, è qualcosa che gli cambierà la vita per sempre. Un viaggio che crea condizioni simili a quelle di un laboratorio nel quale si esplorano gli aspetti nascosti della paternità al di là della generosità e della responsabilità.

    Cast: Richard Gere (Daniel)
    Diane Kruger (Alice)
    Shauna MacDonald (Emma)
    Suzanne Clément (Rachel)
    Marnie McPhail (Sonia)
    Stuart Hughes (Direttore Thomas)
    Tomaso Sanelli (Allen)
    Jessica Clement (Lillian)
    Alex Ivanovici (Alex)
    Larry Day (Jacob)
    Ty Phoenix Simpson (Studente)

    Musica: Owen Pallett

    Costumi: Ruth Secord

    Fotografia: Paul Sarossy

    Montaggio: Tali Helter-Shenkar

    Makeup: Jessica Panetta (direzione)

    Casting: Deanna Brigidi

    Scheda film aggiornata al: 13 Ottobre 2024

    Sinossi:

    In breve:

    Daniel, un ricco scapolo newyorkese (Richard Gere), è costretto a rivedere le sue scelte di vita quando scopre che l'ex fidanzata canadese Rachel (Suzanne Clément) ha avuto un figlio dopo la loro separazione avvenuta 20 anni prima.

    In altre parole:

    Longing vede protagonista Daniel (Richard Gere), uno scapolo sulla sessantina. Vent’anni prima è stato fidanzato con Rachel (Suzanne Clément), una ragazza canadese che rimase incinta senza dirgli nulla. Daniel scopre in modo tragico della sua paternità dopo che Alice gli comunica che suo figlio è morto in un incidente stradale. Sconvolto dalla notizia, l’uomo vuole conoscere tutti i dettagli che riguardano suo figlio e la sua vita. Parlando con le persone che lo conoscevano scopre chi era e cerca di immaginare come sarebbe stato aver saputo della sua esistenza prima. L’occasione mancata di essere padre e vedere crescere suo figlio lo portano a riflettere sulla sua vita e sulle scelte del passato...

    Synopsis:

    An English language adaptation of "Ga'agua", an affecting multi-award winning dramedy from writer director Savi Gabizon. Daniel, a wealthy bachelor in his 60s, discovers his Canadian ex-girlfriend gave birth to a son he never knew 20 years ago and that the boy has died. As he explores his dead son's life and gets to know him vicariously through those closest to him, Daniel is forced to evaluate the life choices that have led him to this crossroad.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Posso solo attenermi a questo remake in lingua inglese Longing, ovvero, Era mio figlio, non conoscendo l’originale. Si tratta in effetti dell’adattamento del pluripremiato dramedy israeliano Ga'agua, dello scrittore e regista Savi Gabizon che ora ritorna direttamente sul suo stesso soggetto.
    Diciamo subito che, al di là dell’interessante avvio, senza i primi piani spesso raccolti in silenti ed avvolgenti piano sequenza, appuntati su Richard Gere, primo vero protagonista di questa storia, al di là delle migliori intenzioni, il film sarebbe naufragato sul nascere. E comunque, i tratti spesso surreali, o naif, spiaggiati sul kitsch, per quanto non dominanti, sopravvivono fino a condizionare il sentimento autentico di una perdita - di cui si ignorava l’esistenza – comunicata peraltro fuori tempo massimo. Il fatto di aver avuto un figlio e di venire a sapere solo un ventennio più tardi che è morto in un incidente è un fattore alquanto scioccante. Così Longing

    - alla lettera desiderio, bramosia - in una parola esprime il sentimento improvviso di un padre mancato, costretto ora a rivedere la sua posizione di una vita di non aver mai voluto figli.

    E quell’uomo è il Daniel di Richard Gere, ricco scapolo newyorkese, costretto a rivedere le sue scelte di vita, appunto, quando scopre che l'ex fidanzata canadese Rachel (Suzanne Clément) ha avuto un figlio dopo la loro separazione avvenuta 20 anni prima. L’incontro tra i due è significativo e sorprendente, mentre muove le pedine di un avvio stimolante. Non si può dire lo stesso del seguito. Il viaggio di un weekend per la commemorazione del ragazzo, diventa l’occasione per Daniel/Gere per una inedita esplorazione di sé: la scelta di non voler avere figli ha d’altra parte una sua ragione, rivelata molto più tardi, nell’improprio contesto di una classe di studenti della stessa scuola dove era stato suo figlio Allen.

    E la ragione erano le percosse e i maltrattamenti che questo padre aveva usato su suo figlio Daniel. Da adulto Daniel/Gere ha scelto così di non avere figli per la paura di fare lo stesso con i suoi. Ora quel padre, ridotto a vegetale su una sedia a rotelle, Daniel va a trovarlo in una casa di cura, non certo per amore. E’ davvero strano che Daniel/Gere confessi tutto questo ad una classe di studenti mai conosciuti prima, guidati dalla fascinosa Alice (Diane Kruger), già insegnante di letteratura francese anche di suo figlio Allen, espulso dalla scuola a causa della poesia erotica scritta sul muro della stessa, e proprio a lei rivolta.

    La storia si complica, perdendo mordente, non tanto con il coinvolgimento della ragazza sedicenne di suo figlio - a dispetto della liaison ideale con l’insegnante - quanto con i genitori di lei e con un altro padre che Daniel/Gere

    conosce al cimitero dove è stato tumulato suo figlio. Padre di una ragazzina dai capelli rossi di rara bellezza, musicista come suo figlio. Le cose, nell’arco di un viatico di conoscenza del figlio mai incontrato né conosciuto, si portano avanti fino ad impattarsi con un paradosso che, evidentemente, appartiene ad una cultura altra, incomprensibile ed assurda, se non persino risibile, agli occhi e alla sensibilità del mondo occidentale. Secondo la tradizione cinese di confessione taoista, si farebbero matrimoni ‘celesti’ combinati in terra, tra giovani defunti: di lì l’idea folle di far sposare, con tanto di cerimonia, invitati e tutto il contorno, suo figlio Allen e la ragazzina morta suicida per depressione. L’incontro con i genitori di lei, con i genitori della ragazza di suo figlio, a sua volta con sorprese in canna, i contrasti delle rispettive volontà, congiunti con la contrastante interrelazione di Daniel/Gere e la fatidica insegnante Alice/Kruger, mixano

    una miscela che va a lambire il surreale e il Kitsch, sull’onda del recupero di una paternità, di fatto non vissuta, attraverso il sogno. Daniel/Gere rievoca così immaginari momenti perduti con il figlio, per l’appunto nel sogno, ma la regia non si accontenta di catturali come reali, e si sporge oltre, dando corpo e anima a quella poesia erotica scritta dal figlio - insistendo peraltro più del dovuto - nei termini di una gigantografia, analoga, sul piano formale, a quella della ragazza dai capelli azzurri in Blade Runner 2049.

    Con i tergiversamenti sulle litigate ed incomprensioni tra Daniel/Gere e l’ex fidanzata canadese Rachel/Clément poi, ormai sposata con quel Robert che ha finito per fare da padre a suo figlio, anche se per tre anni il ragazzo ha convissuto con la famiglia della sua ragazza, il percorso diventa non solo noioso, ma a tratti persino irritante. Oltretutto, l’immagine di quel ragazzo

    straordinario, eccellente pianista e scrittore di poesie - la scoperta del taccuino docet - ricreata da quel padre che vorrebbe imporgli oggi, post mortem, scelte diverse da quel che avrebbe fatto - dissotterra persino la foto dell’insegnante dalla tomba - viene a crollare su se stessa sull’onda di nuove verità svelate a Daniel/Gere dal padre della ragazzina. Ne esce il ritratto di un ragazzo con un grande potenziale artistico, d’altra parte affogato nella confusa ossessione, e rabbiosa impotenza, riversate sulla tessera mancante della sua stessa identità. Incredibile come la disperazione e il dolore per la perdita di un figlio, e di una figlia, possano appianare ogni divergenza, perché alla fine, nolenti o volenti, sull’onda di un’immaginaria interpretazione di intenzioni, di fatto mai neppure nate, quel matrimonio surreale si farà! E odora più di patetico che di spirituale!

    Riproduzione riservata © Copyright CELLULOID PORTRAITS

    Perle di sceneggiatura

    Daniel (Richard Gere): Ciao Rachel, stai benissimo. Quanto è passato, vent’anni?
    Rachel (Suzanne Clément): Dopo che ci siamo lasciati ho scoperto di essere incinta e ho dato alla luce Allen. Non ti ho mai detto di lui. Due settimane fa ha avuto un incidente. L’auto ha sbandato all’improvviso ed è morto.

    Daniel: E lei? Lei lo amava?
    Alice (Diane Kruger): Non potevo ricambiare il suo amore come voleva. Sono andata a sentirlo suonare, ho sbagliato. Poi mi ha chiesto di dargli un bacio.
    Daniel: L’hai fatto?
    Alice: No.

    Daniel: Hai sporto denuncia contro Allen. Perché?
    Alice: Mi torturava, non mi lasciava mai in pace. Mi seguiva ovunque!

    Links:

    • Richard Gere

    • Diane Kruger

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    Era mio figlio - trailer ufficiale

    Era mio figlio - trailer ufficiale (V.O.) - Longing

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