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    L'INTERVISTA

    Vera Drake

    06/09/2004 - Press Conference & Dintorni

    Vera Drake – Il segreto di Vera Drake (Regia: Mike LEIGH)

    Il regista Mike LEIGH, l’interprete protagonista Imelda STAUNTON, Phil DAVIS (marito di Vera nel film)

    LA VERA DRAKE DI MIKE LEIGH COME RIPROPOSIZIONE DI UN DILEMMA MORALE DI LUNGA DATA E PUR SEMPRE ATTUALE. UN AFFRESCO ESEMPLARE SENZA TRACCIA DI CONCLUSIONI MANICHEE PER UNA DONNA CHE AGISCE NELLA CONVINZIONE DI ESSERE DOVEROSAMENTE DI AIUTO A RAGAZZE IN DIFFICOLTA’

    Tutti in piedi ad accogliere con un calorosissimo applauso il regista di Vera Drake Mike Leigh, (Palma d’Oro a Cannes per Secrets and Lies, Tupsy-Turvy, All or Nothing, …) e l’interprete protagonista Imelda Staunton, consumata attrice sia di teatro che di cinema, convinta che l’una esperienza abbia “nutrito” l’altra nel corso della sua carriera. Elemento che la accomuna al regista, a sua volta scrittore di numerose pieces teatrali, che in conferenza stampa spiega il perché di questa sua nuova scelta cinematografica appuntata sulla spinosissima questione ancora attuale che ruota intorno all’aborto. “Il problema dell’aborto è sempre stato un problema importantissimo e non lo è di meno oggi. In parte, proprio perché il mondo non sta aumentando, al contrario della popolazione, il problema va ad interessare milioni di persone in Europa e altrove e noi tutti abbiamo ritenuto che fosse arrivato il momento di affrontare questo problema direttamente, anche se spero di averlo fatto in modo da sollevare un dilemma morale per il pubblico, senza tracciare conclusioni manichee…la fortuna di avere nel cast grandi attori ha reso tutto al meglio”. Il film scarta completamente da trattare il problema come questione politica nel senso stretto, evitando il fenomeno di causa ed effetto che ha in visto in diversi momenti manifestazioni di piazza sul tema. Come chiarisce Mike Leigh: “Negli anni Cinquanta le proteste contro l’aborto erano una realtà che ho considerato nei termini di dibattito e non come protesta di piazza di cui non ho memoria. Il film tratta della questione dell’aborto attraverso l’esperienza di questa donna, racconta questo dibattito…”. Una donna, Vera Drake, non biograficamente ma simbolicamente riconoscibile: “Migliaia e migliaia di donne, e non solo nel Regno Unito, hanno sempre fatto quello che fa Vera Drake nel film, perché vi era un’esigenza da parte della società… Di fatto è una storia inventata che ha tratto molta ispirazione da una situazione comune in molte parti del mondo e lo è ancora oggi… La riflessione filosofica che esprime il personaggio Reg nel film che ‘se non si possono sfamare i bambini non si possono neanche amare’, è un modo per dire quanto sia pericoloso mettere al mondo figli che non si vogliono, ma c’è un dilemma morale che corre attraverso tutto il film...”. Oggettivamente, e soprattutto all’epoca ritratta nel film, la responsabilità di questi problemi che si trovavano ad affrontare le donne da sole, rimarca la mancanza di responsabilità da parte degli uomini: “Cinquant’anni più tardi, nel 2004, nella società occidentale, gli uomini si accollano maggiore responsabilità di quanto non abbiano fatto nel periodo in cui è ambientato il film”. La denuncia di questa responsabilità apparentemente assente nel film, prosegue il regista, in realtà è implicita: “il film lascia comunque trasparire, indirettamente, che gli uomini non si accollavano, come non si accollano oggi, le responsabilità che di fatto avevano ed hanno. Questo rimane un problema delle donne, per quanto non sia certo giusto. Il film critica implicitamente proprio questo aspetto della società”. Società e tempi che cambiano, problemi che restano, come ad esempio le differenze di trattamento da una classe sociale ad un’altra: nel film si rimarca questo aspetto applicato al sistema medico che, appunto, funziona diversamente a seconda della classe sociale di appartenenza: “Fondamentalmente, quello che si vede nel film è questo - approfondisce Leigh - Prima del mutamento della legge c’era un modo legale di abortire. Tutti coloro che avevano denaro potevano risolvere il problema… Quello che si vede in realtà in funzione, è una sorta di scappatoia legale: le giovani ricche possono andar da un medico, possono essere inviate da uno psichiatra e se lo psichiatra sceglie di farlo, può dire che la donna potrebbe commettere un suicidio se avesse il bambino, perché è mentalmente instabile. Quindi, legalmente, era così che non diventava illegale fare un aborto. Ed era così che le persone cercavano di risolvere il problema, ma per la maggior parte della gente nel mondo, e succede ancora oggi, le cose non potevano essere risolte alla stessa maniera. Così il massiccio problema dell’aborto è talmente grande che è molto difficile da risolvere”.
    Ci si potrà chiedere se non vi sia un atteggiamento “innocentista” che in qualche modo va ad assolvere Vera Drake e con lei tutte quelle donne che nel mondo hanno operato e operano svolgendo le sue stesse funzioni. Ma Vera Drake non dà l’impressione di porsi degli interrogativi morali su quello che sta facendo nei vent’anni in cui ha praticato l’aborto illegale, offrendo il suo aiuto a queste donne, perché in definitiva non tutte tra loro erano giovani bisognose di aiuto, altre erano anche mature, spavalde e consenzienti. A questo risponde l’attrice protagonista Imelda Staunton: “Credo che Vera faccia quello che fa per il bene di queste donne in realtà…Una donna della classe operaia degli anni Cinquanta come Vera, tenendo conto della visione, delle condizioni non proprio rosee tipiche del dopo guerra, così facendo ritiene semplicemente di fare del suo meglio per queste donne. E non dà un giudizio di quelle donne, anche una donna matura che ha già molti figli può essere giustificata nel farlo. Vera in un certo modo non giudica nessuno”. Rincalza Mike Leigh: “ La cosa importante è questa: non crede di fare nulla di male, non ha nessun quadro di riferimento, crede semplicemente che queste ragazze abbiano bisogno di aiuto e quando arriva l’ispettore per interrogarla, chiedendole se pratica degli aborti, lei risponde in questi termini ‘Lei lo chiama aborto io no’. Vera conosce la situazione, sa cosa accade nel mondo, ma il problema è che ritiene di dover fare quello che sta facendo, crede che sia una cosa che si debba fare. Tra l’altro lei non accetta un pagamento per questo”.
    La figura del marito silenzioso sullo sfondo è parte integrante della vicenda della storia e in quali termini ce lo spiega l’interprete Phil Davis: “Abbiamo creato un’unità tra noi funzionale ad una famiglia credibile, nucleo centrale nel quale si dibatte il dilemma se le azioni di Vera Drake siano giuste o meno, nelle scene appunto con il marito e con il figlio. Abbiamo cercato di far esistere questa famiglia e secondo me il marito non capisce che colpa ha Vera, cosa sta accadendo, ed è uno shock tremendo, ma una famiglia che si ama – il marito ama la signora, è brava gente – riesce alla fine a restare in piedi e ogni suo componente ad essere di sostegno l’uno per l’altro”.

    (a cura di PATRIZIA FERRETTI)


     
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