OLTRE LA NOTTE - INTERVISTA al regista FATIH AKIN
16/03/2018 -
OLTRE LA NOTTE - INTERVISTA al regista e co-sceneggiatore FATIH AKIN
Com’è nato questo film?
"Ho tratto spunto da alcuni omicidi commessi dall’NSU(Nationalsozialistischer Untergrund o Clandestinità Nazionalsocialista), in Germania, nel 2011. Questo gruppo neonazista tedesco si è macchiato di una serie di omicidi a sfondo razziale, tra il 2000 e il 2007. Sono crimini che mi hanno profondamente turbato, anche perché la mia famiglia è di origini turche e mio fratello conosceva una delle vittime, uccisa ad Amburgo. Il grosso scandalo è stato che la polizia ha concentrato le indagini su persone all’interno della comunità delle vittime, chiamando in
causa gli ambienti della droga e del gioco d’azzardo. Le pressioni della polizia erano tali che perfino la stampa e la comunità stessa cominciavano a condividere quei sospetti".
Qual è la molla che scatta in Katja, la protagonista del film?
"Tempo fa ho cominciato a riflettere sul concetto di vendetta. Esiste
veramente? Quale tipo di persona cerca la vendetta? Io ne sarei
capace? Katja ha una sua moralità, una sua idea di giustizia. In questo senso, incarna qualcosa che è latente in ognuno di noi, e che dovrebbe restarlo sempre. Non mi interessava il punto di vista degli assassini. Sapevo esattamente quale doveva essere l’oggetto del mio interesse e della mia empatia. 'Oltre la notte' è diventato un film molto personale per me. Pur essendo una donna tedesca, bionda e con gli occhi azzurri, Katja è il mio alter ego. Questo film parla di un sentimento universale, il dolore, e delle sue molte declinazioni".
Com’è nata la collaborazione col co-sceneggiatore Hark Bohm?
"Hark Bohm è stato coinvolto in questo progetto fin dall’inizio. È un
avvocato e mi ha aiutato molto il fatto che al centro dei suoi film ci
siano spesso avvocati e processi. Nel 2013 siamo andati insieme a
Monaco per seguire dal vivo le udienze del processo all’NSU. E questo mi ha spinto a studiare gli atti processuali, e a discuterne con Hark. In questo senso, Hark è diventato il supervisore di tutte le scene in tribunale".
Come ha scelto Diane Kruger?
"Ho incontrato Diane Kruger nel 2012 a Cannes. Presentavo il mio
documentario 'Müll im Garten Eden' (Garbage in the Garden of Heaven) e avevamo organizzato una festicciola sulla spiaggia. Lei è venuta alla festa e si è messa a parlare con me in tedesco. Mi ha detto che le sarebbe piaciuto fare un film diretto da me, se ce ne fosse stata l’occasione. Io le ho detto subito che ne sarei stato felice, e l’occasione giusta si è presentata quattro anni dopo. Stavo cercando la protagonista di 'Oltre la notte', ho pensato a Diane, le ho spedito il copione e lei mi ha risposto che voleva assolutamente interpretare Katja! Ed è stata strepitosa. Quello che fa di lei una grande attrice è che è impavida e curiosa, non ha mai paura di rischiare. E poi ha una capacità di concentrazione incredibile. Credo proprio che le piaccia veramente recitare, anche nelle scene più dolorose. E sono convinto che uno dei motivi per cui è stata così straordinaria in questo film è che da anni aspettava un ruolo
importante in tedesco. In fondo è nata ad Hanover e si sente tedesca, anche se ormai è un’attrice internazionale. È stata felice di recitare nella sua lingua madre – anziché in inglese o in francese – perché questo le ha consentito di esprimersi ancora più liberamente. Ho scoperto che è dotata di un grande intuito e che avverte
immediatamente quando c’è qualcosa che non va in una scena. Ecco
perché sono stato sempre molto attento a quello che diceva, in casi
simili".
Come lavora con l’operatore Rainer Klausmann?
"Lavoro con Rainer da così tanti anni che ormai il nostro è come un
matrimonio. Sul set la comunicazione tra noi si riduce a qualche
grugnito di assenso, perché ci capiamo al volo. Rainer mi incoraggia a provare cose nuove, senza mai ostacolarmi. Di solito sostiene le mie scelte, tranne quando perdo di vista il nostro obiettivo originale o mi infilo in un vicolo cieco. Mi dice sempre con grande franchezza se pensa che una cosa sia ridicola o se non capisce il motivo di un’inquadratura. Anche se a volte mi accusa di scegliere un’inquadratura solo per il suo aspetto estetico. Ci parli della sua collaborazione con Josh Homme della band 'Queens of the Stone Age'. Ho ascoltato molta musica dei 'Queens of the Stone Age' mentre scrivevo la sceneggiatura: hanno dei pezzi fantastici. Ho fatto una playlist per il personaggio di Katja e ho chiesto alla nostra music supervisor di verificare se potevamo avere i diritti dei pezzi. Lei mi ha suggerito di rivolgermi direttamente alla band. Sono riuscito a parlare col fondatore e cantante del gruppo, Josh Homme, che ha visto un primo montaggio del film e ne è rimasto entusiasta: forse toccava le stesse corde di alcune sue canzoni. In quel momento era impegnato nelle fasi finali della registrazione del nuovo album del gruppo, ma ha accettato di scrivere la colonna sonora del nostro film. Aveva poco tempo per farlo, ma è riuscito lo stesso a scrivere musiche fantastiche: brani unici, malinconici e bellissimi. Avevo sempre voluto girare un thriller o almeno lavorare su alcuni elementi di questo genere narrativo, e la musica di Homme ha sicuramente contribuito a creare l’atmosfera giusta".
La redazione
|