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    Home Page > Ritratti in Celluloide > L'intervista > CAPTAIN AMERICA: IL PRIMO VENDICATORE - INTERVISTA al conduttore televisivo e giornalista italiano ALESSANDRO CECCHI PAONE

    L'INTERVISTA

    CAPTAIN AMERICA: IL PRIMO VENDICATORE - INTERVISTA al conduttore televisivo e giornalista italiano ALESSANDRO CECCHI PAONE

    28/07/2011 - Sul film CAPTAIN AMERICA: IL PRIMO VENDICATORE commenta il conduttore televisivo e giornalista italiano ALESSANDRO CECCHI PAONE:

    Le piacciono i supereroi?

    ALESSANDRO CHECCHI PAONE: "Certo. Il supereroe è essenziale per la formazione dei più piccoli – da ragazzino vedevo nel supereroe un modello di riferimento e una possibilità di protezione quando non ci si sente abbastanza grandi e forti per farlo da soli – mentre per gli adulti diventa un momento di grande relax perché la presenza dei supereroi toglie per un attimo dalle responsabilità di una persona adulta, sapendo che c’è un personaggio di fantasia che può risolvere tutto".

    Ha mai letto storie a fumetti di supereroi e in particolare di Capitan America?

    A. CECCHI PAONE: "Sì, mi piacciono tutti e Capitan America per un motivo in più e particolare. Il nome rimanda al paese che ci ha salvato dall’abisso due volte nello scorso secolo. Senza il suo intervento militare, nella Prima, ma soprattutto nella Seconda Guerra Mondiale, ora non saremmo un paese libero, benestante e avanzato, nonostante tutti i suoi problemi , bensì un paese devastato dai totalitarismi, dalle dittature, dall’arretratezza culturale e dalla povertà. L’America è stata per milioni di emigranti italiani la soluzione alla povertà e al sottosviluppo. È difficile che un italiano non abbia avuto un parente o un amico vicino o lontano che non sia andato a cercare fortuna in America".

    Captain America di un esperimento scientifico per creare un super soldato. Si è parlato in passato di questo tipo di ricerche scientifiche in ambito militare. Quanto c’è di reale in queste ricerche e quanto sono state portate avanti?

    A. CECCHI PAONE: "La scienza medica, la farmacologia, l’alimentazione hanno migliorato le prestazioni degli esseri umani. In Italia, in un secolo la vita media è passata da 40 a 80 anni: è un fatto positivo e non si può che attribuire ai miglioramenti nella medicina preventiva, terapeutica, dell’alimentazione, della farmacologia. In alcuni settori, come quello militare e sportivo, l’intervento medico, e in generale quello scientifico, si spinge un po’ più avanti. Nella fiction c’è un elemento importantissimo: anche la persona considerata meno adatta attraverso un intervento di carattere scientifico-migliorativo può risultare addirittura quella che protegge gli altri. È un grande messaggio di riscatto anche per i più sfortunati.
    Si è parlato spesso anche delle ricerche sul paranormale portate avanti soprattutto dai nazisti. Leggenda alimentata notevolmente prima nella letteratura fantascientifica del dopo guerra e poi dai racconti a fumetti".

    Quanto c’è di reale e quanto di invenzione letteraria?

    A. CECCHI PAONE: "Non c’è nulla di reale. Da un lato si è intervenuti dal punto di vista scientifico, dall’altro si è fatto riferimento, per la parte irrazionale, negativa, al paranormale che getta ombra di oscurità sulle vicende umane invece di illuminarle, come ha fatto la scienza. L’America e quella civiltà hanno vinto grazie alle scoperte scientifiche, al coraggio, all’abnegazione, allo sforzo fisico, al dolore di tanti soldati e giovani che per la nostra libertà e il nostro benessere hanno perso la vita. C’è un conflitto tra realtà e finzione , tra scienza, coraggio e capacità di sacrificio dei singoli e fumisterie paranormali abbinate alla parte oscura, negativa del progresso umano".

    Le scoperte scientifiche sono spesso alla base dell’ispirazione per la creazione dei personaggi dei supereroi. Secondo lei ci sono scoperte scientifiche dei nostri giorni che potrebbero generare timori simili o ispirare una nuova generazione di supereroi?

    A. CECCHI PAONE: "Raddoppiare la vita in un paese come l’Italia è di per sé come aver creato una nazione di supereroi. C’è una differenza enorme tra morire a 40 anni o averne altri 40 per cercare di essere felici e migliorare se stessi. Rispetto a momenti terribili, come quelli del conflitto tra la libertà e la tirannia, tra il benessere e la povertà, siamo in una fase, almeno nell’occidente avanzato, in cui si punta a far stare meglio tutti e a dare a tutti dei momenti di grande riscatto. Nei regimi totalitari si affida il proprio destino a una sola persona mentre nei regimi liberi come i nostri, rappresentati da Capitan America, il supereroe è l’unico ad avere poteri illimitati, tutti rivolti al bene, anche se il vero potere è nel singolo individuo e nella sua libertà".

    Captain America incarna in un certo modo il Sogno Americano, il sogno che a tutti sia data la possibilità di realizzare i propri sogni. Quanto di questo Sogno è rimasto e quanto se n’è perso?

    A. CECCHI PAONE: "Il Sogno non va perso, perché ognuno di noi ha il suo tallone d’Achille, un elemento che lo fa sentire debole: può essere un fatto fisico, sociale, economico... Le figure di fantasia ci dicono che ogni tallone d’Achille può diventare una grande opportunità di affermazione e di giustizia per sé e per gli altri. In questi personaggi si gioca sempre una partita di miglioramento per sé e per gli altri. Non è mai un fatto egoistico, come accade invece nei superuomini delle dittature. Ben venga il ritorno di Capitan America e il rilancio di questo Sogno. Oggi i giovani italiani non credono più di poter migliorare se stessi e le loro condizioni. Non è vero perché dentro ciascuno di noi c’è un Capitan America che può trasformare un problema in una soluzione".

    Pensa che andrà a vedere Captain America – Il primo vendicatore?

    A. CECCHI PAONE: "Assolutamente, e manderò a vedere Captain America. Capitan America rappresenta il braccio operativo della Statua della Libertà. Non esiste Capitan America senza Statua della Libertà per dire qual è il significato profondo, la libertà dell’individuo e della comunità. Non esiste Statua della Libertà senza Capitan America, cioè non esiste la libertà se non c’è qualcuno che la difenda, che la protegga e che si batta per essa".

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia Chiara Mazzilli (Xister)


     
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