DIVERSO DA CHI? - INTERVISTA a: regista U. CARTENI, sceneggiatore F. BONIFACCI e agli attori C. GERINI, L. ARGENTERO e F. NIGRO (A cura dell'inviato ERMINIO FISCHETTI)
17/03/2009 -
È stato presentato a Roma, presso il Cinema Adriano, DIVERSO DA CHI?, opera prima di UMBERTO CARTENI che narra la storia di un giovane politico gay, candidato sindaco e convivente da quattordici anni con lo stesso uomo, che prova, improvvisamente, una forte attrazione per una donna, sua collega, che difende i valori della famiglia ‘tout-court’. Il film uscirà nelle sale venerdì 20 marzo in tutta Italia su larga scala. A rispondere alle domande della stampa italiana quasi l’intero cast d’attori, il regista, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci.
È partita prima l’idea della famiglia allargata (due padri gay e una madre single) o
quella sulla politica?
FABIO BONIFACCI: “La prima idea è stata quella di ribaltare i concetti di normalità e diversità. La prima cosa che mi è balenata in testa era quella di un gay, molto convinto e impegnato in politica in tal senso, che si trova, suo malgrado, ad essere attratto da una donna. E l’amore eterosessuale diventa una trasgressione, una diversità, una colpa da nascondere. Lui comunque non cambia, non diventa eterosessuale, ma questo sentimento per lui è in contraddizione con i suoi valori. È tutto capovolto, ha paura di dire al padre del suo amore per una donna. Il resto
è venuto tutto di conseguenza. La politica mi era utile perché poteva fare di quest’uomo un simbolo del movimento gay. Lo sviluppo finale della situazione famigliare, poi, non era assolutamente pianificato, nasceva però dalle loro emotività.”
La storia di quest’uomo, Piero, specialmente nella sua evoluzione famigliare finale, per l’Italia sembra quasi “fantascienza”. Siamo lontani da tutto questo ancora.
UMBERTO CARTENI: “Beh, io ho ricevuto una mail da una persona che ha visto il film e mi ha detto che ho raccontato la sua storia. Non mi sembra così lontano dalla realtà.”
FABIO BONIFACCI: “Io invece ho conosciuto una famiglia di un quartiere
popolare di Bologna composta da due donne lesbiche che hanno deciso di volere un figlio e hanno trovato una persona che era disponibile a mettere incinta una delle due. Le due donne hanno allevato, inizialmente, la figlia da sole, ma poi dopo dieci anni l’uomo, che ne frattempo aveva avuta una vita personale difficoltosa, si è avvicinato a quella famiglia per riallacciare le sua “ambizioni” paterne. Non dico che queste storie siano la normalità, ma esistono.”
CLAUDIA GERINI: “La nostra identità di persone viene prima dell’identità sessuale. Noi siamo in continua evoluzione sia sul piano caratteriale che di identità. Anch’io conosco
delle persone con una “normale”, spero che voglia concedermi l’uso di questa parola, bisessualità Per un gay, avere una esperienza eterosessuale “normale”. La cosa meno convenzionale è magari l’assetto della loro famiglia futura, ma il film non è una ricetta o un manifesto. Non vuole dire ‘Così dovrebbe essere la società’. Io penso che, poi, in fin dei conti ad Adele servano due padri per suo figlio, uno non basta mai e quindi ben vengano entrambi. Un bambino ha bisogno di affetti. Noi non sappiamo se vivranno per sempre felici e contenti, probabilmente andranno incontro a tanti conflitti. Che
in Italia ci sia questo pregiudizio e che siamo ancora molto lontani dal farli crollare è diverso, quello è verissimo. Qui siamo molto lontani da questa accettazione, ma politicamente parlando perché ancora ci sono politici che pensano che l’omosessualità sia una malattia o non sanno di cosa stiamo parlando. La famiglia è fatta di tante realtà, tipi. C’è un’evoluzione.”
LUCA ARGENTERO: “Io aggiungerei che spesso la vera fantascienza è proprio la realtà. Secondo me siamo stati fin troppo realistici. Se andassimo per strada a vedere le forme che la famiglia sta assumendo al giorno d’oggi ci sarebbe ben altro che
questo e non lo dico in senso dispregiativo, ma come la naturale evoluzione della composizione della famiglia. Come spesso dico la famiglia è voler bene a qualcuno e le sue forme spesso acquistano un’importanza subordinata a questo fattore. In realtà c’è molto di più.”
Ad un certo punto, però, la parte politica tende a scemare dal racconto. È perché la politica non riesce a rispecchiare le varie fasi della realtà?
UMBERTO CARTENI: “La politica non rispecchia mai quello che accade, è sempre un passo indietro agli eventi.”
LUCA ARGENTERO: “L’uomo è molto più veloce della politica ed essa deve adattarsi alle situazioni. Basta pensare ad Internet e alla sua evoluzione avvenuta quindici anni fa. Ll’apparato legislativo non è, spesso, in grado di stargli dietro perché un fenomeno sociale esplode velocemente. La famiglia e le persone, in generale, si muovono molto più in fretta delle leggi. Se una legge esiste non è detto che sia contemporanea, questo perché le istituzioni ci mettono molto ad adattarsi alle vite di tutti noi. Le istituzioni, però, d’altro canto dovrebbero essere più attente.”
FILIPPO NIGRO: “Io vorrei solo aggiungere che, però, ci sono Paesi che riescono ad adeguarsi molto più velocemente, sotto questo lato, rispetto all’Italia.”
Quanto il Vaticano condiziona la politica italiana?
LUCA ARGENTERO (ride): “Viviamo in un Paese dove la laicità delle istituzioni è messa a dura prova, non è sempre garantita. Sarebbe bello vivere in un posto dove il governo vivesse meno le influenze del Vaticano. Ci sono Paesi che non vivono queste influenze e che non stanno peggio di noi. Se la cavano!” (continua ridendo) “Sono anche convinto che questo discorso andrebbe fatto su altri grandi temi (veniamo da un periodo in cui si è a lungo parlato della ‘fine della vita’ e di altre cose molto delicate). Un’altra parte del dialogo serve averla, io non sono convinto che sia giusta la liberalizzazione ad oltranza di qualsiasi tipo di cosa. Io sono contento che ci sia un’altra parte che, anche in modo ossessivo, dice ‘no’ perché quando si arriverà al ‘si’ per le questioni umane, e sono convinto che ci si arriverà, si avrà la certezza che si è a lungo dibattuto sulla questione.”
UMBERTO CARTENI: “Il Vaticano ha avuto grande influenza sulla nostra politica. Ci sono altri Paesi che si sono adeguati molto meglio in tal senso.”
CLAUDIA GERINI: “È giusto che ci siano tante ‘campane’. Il Vaticano ha da noi una grande influenza che andrebbe portata meno sul piano ideologico, e sono d’accordo con Umberto quando dice che ci sono Paesi che se la cavano molto meglio di noi in tal senso.”
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