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LA CASA: IL CLASSICO HORROR DI SAM RAIMI SI FA 'REBOOT' PER MANO DI FEDE ALVAREZ
Dal XV. Future Film Festival (Bologna, 12-17 Aprile 2013) - RECENSIONE - Dal 9 MAGGIO
(Evil Dead; USA 2013; Horror; 91'; Produz.: FilmDistrict/Ghost House Pictures/TriStar Pictures; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
See SHORT SYNOSPIS
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Titolo in italiano: La casa
Titolo in lingua originale:
Evil Dead
Anno di produzione:
2013
Anno di uscita:
2013
Regia: Fede Alvarez
Sceneggiatura:
Fede Alvarez, Diablo Codye e Rodo Sayagues
Soggetto: Remake de La casa (1981) di Sam Raimi.
Cast: Jane Levy (Mia) Shiloh Fernandez (David) Lou Taylor Pucci (Eric) Jessica Lucas (Olivia) Elizabeth Blackmore (Natalie) Phoenix Connolly (Teenager) Jim McLarty (Harold) Sian Davis (Donna anziana) Ellen Sandweiss (Cheryl) (Voce) Bruce Campbell (Ash) (Non accreditato)
Musica: Roque Baños
Costumi: Sarah Voon
Scenografia: Robert Gillies
Fotografia: Aaron Morton
Montaggio: Bryan Shaw
Effetti Speciali: Jason Durey (supervisore)
Makeup: Claire Rutledge
Casting: Sari Knight e Mandy Sherman
Scheda film aggiornata al:
28 Maggio 2013
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Sinossi:
IN BREVE:
Cinque ragazzi si riuniscono in una remota capanna di montagna. Mia, che insieme a David ha da poco perso la madre, sembra risentirne di più del fratello, avendo assistito ogni giorno al lento peggioramento della madre in ospedale. La ragazza decide di buttare la poco droga rimastale in un pozzo. Quando uno strano libro, simile al Libro dei Morti viene trovato e letto, questo riporta in vita le anime maligne degli morti sepolti nei boschi vicini e Mia inizia a subire una possessione demoniaca. In successione, tutti i ragazzi subiscono l'identica possessione subita da Mia, tranne uno che dovrà lottare per la sopravvivenza.
IN DETTAGLIO:
Mia (Jane Levy), una ragazza la cui vita è segnata dal lutto e dalla tossicodipendenza, chiede al fratello David (Shiloh Fernandez), a Natalie, la ragazza di lui (Elizabeth Blackmore) e agli amici d’infanzia Olivia (Jessica Lucas) ed Eric (Lou Taylor Pucci) di unirsi a lei nel vecchio cottage di famiglia per aiutarla a liberarsi dei suoi demoni. Una volta arrivati sul posto, Mia distrugge davanti a tutti l’ultima dose di droga in suo possesso e giura che smetterà per sempre di usarla.
I ragazzi scoprono con orrore che qualcuno è entrato nella casa abbandonata e che la cantina è stata trasformata in un grottesco altare circondato da decine di animali mummificati. Poi Eric trova un antico libro e ne resta affascinato. Soggiogato completamente dal misterioso contenuto, legge alcuni passi a voce alta, ignaro delle spaventose conseguenze che sta per scatenare.
Mentre le sue crisi di astinenza peggiorano, Mia inizia a capire quello che sta succedendo e cerca di fuggire, ma è riportata indietro da una visione terrificante. All’interno del cottage il suo comportamento diventa così violento che i suoi amici devono contenerla. Bloccati da una violenta tempesta, iniziano a rivoltarsi l’uno contro l’altro e, quando la brutalità dei loro attacchi aumenta, David è costretto a compiere una scelta inimmaginabile.
SHORT SYNOSPIS:
Five friends head to a remote cabin, where the discovery of a Book of the Dead leads them to unwittingly summon up demons living in the nearby woods. The evil presence possesses them until only one is left to fight for survival.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
UNA PELLICOLA DI 'CARATTERE' CHE SVELA IL 'MODERN TOUCH' ARTISTICO DEL SUO REGISTA, DA CUI TRASPARE UNA FORMAZIONE IN CELLULOIDE TRA LE PIU' SOLIDE E UN TALENTO NON PROPRIAMENTE A BUON MERCATO
Remake o reboot? Questo è il dilemma! Il remake, alla lettera 'rifacimento', può essere più o meno fedele all'originale, apportare modifiche all'ambientazione o a qualche personaggio, generare un'attualizzazione della trama. Il 'reboot', alla lettera 'riavvio', prevede un nuovo inizio, con la parziale ma anche totale riscrittura degli eventi avvenuti nella saga originale. Il 'reboot' ha anche uno scopo ben preciso: quello di giocare al 'rilancio', ovvero dare nuovo slancio al soggetto originario, magari di grande successo ma assopito sotto la polvere del tempo. Beh, capirete anche voi come la linea di demarcazione tra queste due 'etichette' sia molto sottile e, personalmente, che da sempre nutro un odio viscerale per le 'etichette' precostituite, soprassederei volentieri, condividendo l'opinione (l'ho già |
detto altre volte) espressa da Sydney Pollack molti anni fa per tutt'altro genere cinematografico, secondo cui ogni pellicola dovrebbe esser giudicata per se stessa, al di là del legame narrativo e/o iconografico con l'eventuale originale di riferimento. Ma dovendo scegliere tra le due, nel caso de La casa dell'esordiente regista uruguayano Fede (Federico) Alvarez (la formazione la dice lunga sul suo raffinato tocco estetico), ispirato all'originale omonimo cult confezionato da Sam Raimi nel 1981 sul sentiero 'classic horror' d'avanguardia per l'innovativo sguardo di ripresa, opterei senz'altro per il 'reboot', anche se questa nuova pellicola rientra nella privilegiata casistica dei 'neonati in celluloide' che vedono il taglio del cordone ombelicale come un evento da festeggiare alla salute di una vita indipendente, e questo a dispetto di un indubbio, importante debito con l'utero materno del proprio soggetto di ispirazione, mai rinnegato, anzi, semmai celebrato con rispettoso omaggio: fattore non di poco conto, |
l'approvazione rilasciata dallo stesso Sam Raimi, qui ora in veste di produttore.
'Reboot' uguale 'nuovo inizio' dunque. E che inizio! Una vera perla della cinematografia di genere, con cui Alvarez riavvia rapidamente il nastro sull'onda di uno sconcertante rito esoterico di marca 'voodoo'. Una manciata di sequenze che vanno subito ad intessere l'horror con l'anima portante della possessione demoniaca, la cui potenza figurativa tracima però dai bordi del contenitore dei legami affettivi primari più che dagli effetti orrorifici d'obbligo imposti dal genere. Ed è questa la prima pietra, il basamento che dà il là alla nuova casa degli orrori, riattualizzata da Alvarez alla luce di un respiro contemporaneo, là dove il nuovo 'soggiorno-mattatoio' è giustificato dalla volontà di aiutare la protagonista Mia (Jane Levy) - tutti gli interpreti sono stati volutamente scelti tra le frange più anonime dello 'star system' - a disintossicarsi da una pesante ed importante dipendenza dalla droga |
che l'ha già portata ad un passo dalla morte per overdose. Una dolorosa storia familiare alle spalle che ha visto una madre morta in ospedale psichiatrico, un fratello mancato per tanto tempo e con forti sensi di colpa, un manipolo di amici devoti, sono le fosche tinte che tratteggiano il sottotesto degli affetti a sostegno della nuova impalcatura degli orrori che non si fa mancare nulla, proprio nulla! Ma, stranamente, per quanto sia innegabile la familiarità con innumerevoli schegge, ingordamente inzuppate come biscotti in fiumane di emoglobina, il cui splatter in progress paga pegno alle più sanguinolente apparecchiature di Quentin Tarantino, non è il sapore agrodolce del 'clone' a basso costo a disgustarci (è questo lo scopo del genere quando fa centro), ma una paradossale attrazione per questo nuovo cocktail alla 'repellenza', sulla cresta delle più o meno prevedibili manifestazioni da possessione demoniaca, messa in discussione, in verità per pochissimo |
tempo, da possibili disturbi psichiatrici o effetti collaterali di crisi di astinenza dalla mancata assunzione di droga. Ma ai dubbi è riservata una frazione di tempo irrilevante prima che il caleidoscopio degli orrori domini le scene, talmente accurato e variegato ad arte, a parte alcune schegge impazzite di surreale (tra cui ad esempio lo strappo della mano di Mia da sotto l'auto), da esercitare sullo spettatore un appeal fascinatorio che non lascia tregua, non consente distrazioni neppure per le scene più truculente: perché nel momento in cui stiamo giusto pensando di distogliere lo sguardo, proprio sul limitare del non tollerabile, l'occhio implacabile eppur 'romanticamente filtrato' della m. d. p. di Alvarez si sposta all'istante su qualcosa di assolutamente tollerabile che attira di nuovo la nostra attenzione. Così restiamo ancora lì, inconsultamente attratti fino a scoprirci - con lo stupore di chi non è certo un fan del genere - persino |
ammirati. E' difatti l'ammirazione a rapirci sullo scenario che, sui titoli di coda, si offre al nostro sguardo ormai assuefatto ai litri di emoglobina che ci hanno investito a più riprese e che ci sono letteralmente piovuti addosso per l'effetto di un fenomeno 'metereologico' impensabile se non sulle sponde delle bibliche piaghe d'Egitto e affini. E' lo scenario degno di una installazione di video-arte contemporanea, in cui protagonisti assoluti restano il sangue e il fuoco, i due elementi chiave per un tripudio di metafore e simbolismi che si rincorrono sul binario immaginario dell'ancestrale memoria che incontra e condivide lo spazio del nostro tempo. E' con questo pseudo piano-sequenza di rara bellezza e potente portata figurativa che il moderno artista Alvarez consegna alla cinematografia odierna la sua visione immaginifica dell'Inferno, ammiccando all'orizzonte di una purificazione possibile. |
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Pressbook:
PRESSBOOK ITALIANO di LA CASA
Links:
Galleria Fotografica:
Galleria Video:
La casa - trailer 2
La casa - trailer
La casa - trailer (versione originale) - Evil Dead
La casa - spot 'Andrà tutto bene'
La casa - clip 'Morirete questa notte'
La casa - clip 'E' qui nella casa, adesso'
La casa - clip 'E' sotto la doccia'
La casa - intervista video al regista Fede Alvarez ed al produttore Sam Raimi (versione originale sottotitolata)
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