Cast: Diane Lane (Margaret Blackledge) Kevin Costner (George Blackledge) Booboo Stewart (Peter Dragswolf) Jeffrey Donovan (Bill Weboy) Lesley Manville (Blanche Weboy) Kayli Carter (Lorna Blackledge) Will Brittain (Donnie Weboy) Bradley Stryker (Sceriffo Nevelson) Ryan Northcott (Dottore) Aidan Moreno (Montgomery Manager) Tayden Marks (Bag Boy) Adam Stafford (Marvin Weboy) Ryan Bruce (James Blackledge) Caillou Pettis (Cart Boy) Will Hochman (Tucker)
Musica: Michael Giacchino
Costumi: Carol Case
Scenografia: Trevor Smith
Fotografia: Guy Godfree
Montaggio: Jeffrey Ford e Meg Reticker
Makeup: Danielle Hanson
Casting: Rhonda Fisekci e Avy Kaufman
Scheda film aggiornata al:
14 Agosto 2024
Sinossi:
In breve:
Dopo la perdita di loro figlio, George Blackledge (Kevin Costner), uno sceriffo in pensione, e sua moglie Margaret (Lane), decidono di lasciare il loro ranch in Montana per andare a salvare il loro giovane nipote dalle grinfie di una pericolosa famiglia guidata dalla matriarca Blanche Weboy. Quando la famiglia Weboy mostra riluttanza nel lasciare andare il giovane, George e Margaret non trovano altra via che quella di combattere per la loro famiglia.
Short Synopsis:
A retired sheriff and his wife, grieving over the death of their son, set out to find their only grandson
pensione, padre e nonno in un ranch del Montana, tra i tanti che costellano le ampie distese dell’America rurale. E siamo più che certi che, per quanto di fatto regia e sceneggiatura rechino la firma di Thomas Bezucha (La neve nel cuore, Monte Carlo, Il club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey), Kevin Costner sia andato ben oltre l’interpretazione determinando le cadenze di questo classico d’altri tempi. Vogliamo pensarlo tale, rifiutando di immaginare che l’America dalle mille facce, magari da qualche remoto anfratto, possa anche oggi arrivare a tanto!
Non tarda molto che l’idillico squarcio familiare degli inizi apra su un dramma intimo ed irreparabile. La fotografia di un azzurrino fumoso quasi monocromo non ha ancora visto l’alba quando il giovane James (Ryan Bruce) striglia e prepara il suo cavallo per l’addestramento mattutino quotidiano. E quando in casa è ora della colazione, che i nonni George/Costner
e Margaret/Lane condividono con la nuora Lorna (Kayli Carter) e il nipotino ancora piccolissimo, il cavallo torna da solo. Trascorrono pochi anni e i nonni si vedono costretti a partecipare al matrimonio, poco convincente, della nuora rimasta vedova, con un certo Donnie Weboy (Will Brittain). Quel che non sappiamo di lui e della sua famiglia lo sapremo presto strada facendo. E non ci piacerà . A cominciare dal momento in cui Margaret/Lane scopre per caso come il nuovo marito tratti sua moglie e il loro amato nipotino. Ed ecco che il ‘family drama’ cede il passo all’avventura ‘on the road’ che vede protagonisti i nonni sulle tracce del nipotino, portato via dalla madre e dal patrigno senza alcun preavviso. Partenza a dir poco sospetta.
Così i tempi lunghi modulati sullo stretching temporale silente, di cui Costner sa condurre e tendere ogni nota come un autentico direttore d’orchestra, aprono il varco ad
un vero e proprio western venato di horror. Non appena spunta all’orizzonte l’iconica megera Blanche, la matriarca della famiglia Weboy (Lesley Manville), la scintilla si fa miccia: e i preamboli fatti di sarcasmo, taciti avvertimenti in odore di minaccia, cedono ai fatti e agli affronti di stampo criminale, laddove non vi è giustizia che tenga se non quella ‘fai da te’ tipica delle associazioni di clan che contano ben più degli sceriffi. Ed è western appunto, condito con scene madre in cui non si fanno mancare spargimenti di sangue, incendi e fughe che non possono non lasciare sul percorso le canoniche vittime sacrificali. Su tutto però, domina sempre e comunque l’inossidabile tandem Costner/Lane, all’insegna di costi quel che costi. Tra loro serpeggia un vago sentore di quella spiritualità ad ampio spettro che dà senso pieno e ugual valore a quel sussurrare all’orecchio, sia esso equino o umano. Non vi è
distinzione alcuna, quando si tratta di anima: lo sapeva bene Robert Redford in L’uomo che sussurrava ai cavalli tanto quanto Kevin Costner fin dai tempi di Balla coi lupi. E con Let Him Go sembra volerci rinfrescare la memoria.