RECENSIONE in ANTEPRIMA - Ancora inedito in Italia - Kate Winslet nei panni di Lee Miller, fotografa di guerra di "Vogue" per Ellen Kuras, in un biopic drammatico ispirato alla biografia scritta dal figlio della protagonista reale, Anthony Penrose - 2024 (?)
"Non si tratta solo degli ebrei. Artisti. Comunisti. Omosessuali. Neri. Zingari. Chiunque abbia un'opinione. Chiunque non si adatti ai loro ideali. Sono semplicemente scomparsi e senza preavviso. Sappiamo solo che li hanno spinti sui treni, donne anziane, bambini piccoli. E quando partono su quei treni, non tornano"
"C'è così tanta vita negli occhi di una persona, fino al momento in cui non c'è più... Non era più qualcosa di cui avevo sentito parlare o che avevo immaginato. Era reale!... Una volta che l'avrai visto, non potrai non vederlo mai più!" Lee Miller (Kate Winslet)
Casting: Katalin Baranyi (Ungheria), Lucy Bevan, Olivia Grant
Scheda film aggiornata al:
06 Novembre 2024
Sinossi:
In breve:
Lee Miller (Kate Winslet), ex modella statunitense per "Vogue" dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia fin dall’infanzia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista.
La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo intero il vero volto della Germania Nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrarti nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento.
La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato.
Short Synopsis:
The story of photographer Elizabeth 'Lee' Miller, a fashion model who became an acclaimed war correspondent for Vogue magazine during World War II.
Former Vogue cover model Lee Miller travels to the front lines of World War II as a photojournalist and goes on a mission to expose the hidden truths of Nazi Germany. But in the aftermath of betrayal, she comes to a reckoning about the truths of her own past
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Lee Miller, per gli amici, Lee: una donna, un’artista, una reporter di guerra ‘stratosferica’, tale da attraversare la Storia. Tra le righe, anche una moglie e una madre.
giovane giornalista alle prese con un’intervista ad una ‘veterana sul campo’ come reporter di guerra. Per tutta la durata del film, un montaggio alternato sghembo si porterà sul tracciato storico, accompagnato spesso dalla voce fuori campo della protagonista stessa, per poi tornare all’alcova di quel salotto privato in cui si trovano un’anziana Lee con quel ragazzo intervistatore. L’anziana Lee ha il volto e l’anima di una Kate Winslet che si fa profondissima voragine, per accogliere nelle proprie viscere tempra e intensissime sfumature interiori della protagonista storica, mentre il ragazzo è strumentale veicolo raccoglitore del suo racconto e della sua verità : la conferma nei documenti delle innumerevoli e preziose foto, divenute un patrimonio di testimonianza incomparabile, tanto quanto il tocco d’arte unico che le contraddistingue. Un tracciato che rasenta il documentario, comunque dalla cadenza a tratti documentaristica, d’altra parte abbastanza controllato da mantenere per tutto il tempo, nascosta sotto la cenere,
la fiammante sorpresa del doppio finale. Finale di cui non vi diciamo nulla per scelta, per lasciarvi intatta l’occasione di sperimentare in prima persona l’emozione integrale che vi attende.
In un contesto come questo, ovvio che la fotografia sia la co-protagonista elettiva! E se la fotografia in Lee, oltre ai contenuti del biopic stesso, è eccelsa nella sua porosità polverosa, desaturata, quando non in bianco e nero integrale, o in un colore filtrato, c’è un triplice motivo: l’esigenza storica e il fatto che la stessa Lee reale fosse una fotografa professionista; che la stessa regista Ellen Kuras nasca come direttrice della fotografia prima ancora che come regista; e che qui si affidi la direzione fotografica nientemeno che al polacco Pawel Edelman (già Premio Cesar come direttore della fotografia, appunto, per Il pianista di Roman Polanski). Un tris vincente a prescindere, e lo si vede e si sente in ogni molecola di
si avvia un lungo racconto, in compagnia di fumo e alcol che sembrano davvero inscindibili da questa Lee Miller.
Ci troviamo a Moungins in Francia, all’altezza del 1938 ed è lei stessa a raccontarsi fin dagli inizi: “Ero stata una modella, musa, ero stata brava a bere, fare sesso e foto, e li ho fatti tutti e tre il più possibile. La vita era divertenteâ€. La tavola imbandita con lei e l’amica, entrambe a petto nudo, ad un pranzo tra amici, dice qualcosa al riguardo, mentre il modo in cui conosce il Roland Penrose (Alexander Skarsgard) - nell’eccentrico approccio - non solo si profila tra i più intriganti, sembra altresì destinato ad avere un futuro. Ma a tradire il fatto che non ci sarà spazio, nell’imminente, per l’idillio, è un filmato in bianco e nero in cui troneggia Hitler con gli adepti, e l’illuminata considerazione di chi guarda: “Sono idioti, ma
pericolosiâ€. E la Storia la conosciamo bene tutti, ma vedere riaffiorare qui momenti di vite rubate e orrori da insensato e criminale dominio, negli scatti fotografici in bianco e nero di Lee Miller, diventa un viaggio nel viaggio della memoria storica che si fa indelebile. Uno sguardo accorato non solo sul campo di guerra ma in ogni sua retrovia: di quelle che ci eravamo fatte scivolare dietro le quinte del ricordo ammuffito e che qui torna vivido e più infamante che mai verso responsabilità più follemente demoniache che umane.
Tra i chiaroscuri di questo sguardo occhieggia poi il privato di Lee, con le sue interrelazioni, anch’esse variamente combattute, con Audrey Witers (Andrea Riseborough), a capo della redazione del “Vogue†britannico a Londra, e con l’amica Solange: non dimenticheremo facilmente la vibrante sequenza di Marion Cotillard all’ombra della devastazione post bellica. Speciale poi il rapporto amicale di Lee/Winslet con il collega
Lee Miller (Kate Winslet): Londra 1940. "A quel punto l'Europa era in guerra. Roland, come artista e obiettore di coscienza, era stato assunto per sviluppare tecniche di mimetizzazione per lo sforzo bellico, e ci sentivamo al sicuro"
Roland Penrose (Alexander Skarsgård): "Camufferò i carri armati in modo che sembrino chioschi di gelato"
Lee/Winslet: "Sono nata determinata e non mi ero mai sentita così viva. Per me era tutta un'avventura. Dovevo essere dove si svolgeva l'azione e quella era l'Europa. E ci ero arrivata"
Lee/Winslet: "Anche quando volevo distogliere lo sguardo non potevo. Roland mi scriveva ogni settimana implorandomi di tornare a casa. Non capiva perchè volessi essere lì. Ci sono stati momenti in cui non lo sapevo neanche io... Nessuno può dirti come ci si sente... Esistono diversi tipi di ferite, non solo quelle che puoi vedere"
David E. Scherman (Andy Samberg): "Parigi è come un sorriso a cui mancano metà dei denti"
Roland/Skarsgård: "Tornerà tutto alla normalità "
Lee/Winslet: "... è scomparsa la gente, nostri amici, non posso semplicemente tornare a casa, stare ferma e non fare nulla... sono sempre stata l'ultima a lasciare la festa"
Lee/Winslet: "Parlami di tua madre. Sta a te"
Antony (Josh O'Connor): "Ho passato tutta la mia vita pensando che il problema fossi io. La mia semplice esistenza era il problema. Mi ci è voluto molto tempo per capire che non ero io. Era lei. Mi sentivo come se mi incolpasse per tutto quello che era andato storto nella sua vita. E questo mi faceva sentire come se le avessi rovinato tutto"