HITCHCOCK: OCCHIO PUNTATO SUL MAESTRO DEL NOIR AMERICANO DOC, ALFRED HITCHCOCK (ANTHONY HOPKINS) E SUA MOGLIE (HELEN MIRREN) ALL'EPOCA IN CUI NASCEVA IL MITICO 'PSYCHO'. A FARE LA 'FAMIGERATA' DOCCIA - DA BRIVIDO AD ALTA TENSIONE! - OGGI C'E' SCARLETT JOHANSSON
Happy Halloween 2016!!! - Happy Halloween 2016!!!Happy Halloween 2016!!! - Happy Halloween 2016!!! - Dal Dal XXII. Courmayeur NOIR InFestival (10-16 Dicembre 2012) - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - (Uscito al cinema il 4 Aprile 2013)
"Chiedo il permesso di fare il nome di quattro persone che mi hanno dato il più grande affetto, apprezzamento, incoraggiamento, e una costante collaborazione. La prima di queste persone è una montatrice cinematografica, la seconda è una sceneggiatrice, la terza è la madre di mia figlia Pat [Patricia Hitchcock], e la quarta è una cuoca fenomenale che compie dei veri e propri miracoli in cucina. Il nome di tutte queste persone è uno solo: Alma Reville". Alfred Hitchcock
(Hitchcock; USA 2013; Biopic dramedy; 98'; Produz.: The Montecito Picture Company/Cold Spring Pictures/Fox Searchlight Pictures; Distribuz.: 20th Century Fox)
Sceneggiatura:
Stephen Rebello e John J. McLaughlin
Soggetto: Ispirato al romanzo di Stephen Rebello Alfred Hitchcock and The Making of Psycho (1990), che segue passo dopo passo la turbolenta creazione del celebre 'Psycho': l’interesse di Hitchcock nella personalità dell’omicida realmente esistito di nome Ed Gein, l’adattamento del romanzo incendiario di Robert Bloch, la scelta di Janet Leigh ed Anthony Perkins, la famigerata scena della doccia che ha cambiato l’iconografia del thriller moderno e la conseguente battaglia con i censori di Hollywood e la gestione dell’eredità del film. Non sorprende che tutto questo abbia preso forma non solo per volontà di Alfred ma anche grazie all’importante contributo di Alma.
PRELIMINARIA - DAL ROMANZO AL GRANDE SCHERMO: l'ombra lunga di Alma Reville sulla vita e sulle opere di Alfred Hitchcock:
Gervasi, insieme ad un cast che comprende i premi Oscar Anthony Hopkins e Helen Mirren, rispettivamente nei ruoli di Alfred e Alma, dà vita ad una storia ricca di sorprese, ironia, momenti comici, intriganti colpi di scena, sulla scia della tradizione hitchcockiana. Tuttavia il film si incentra non solo sulle ossessioni e sulle paure di due persone ma sull’amore incredibilmente tenace che influenzò l’arte di Hitchcock dietro le quinte.
Nei film di Alfred Hitchcock, caos, pericoli e crimini sinistri si annidano nell’ombra e incombono sulla vita dei suoi personaggi. Ma che dire della vita quotidiana di Hitchcock? Il grande regista ha abilmente coltivato un’immagine pubblica di se stesso, costruita sulla sua silhouette corpulenta e sul suo macabro senso dell’umorismo, con cui è riuscito a celare la sua vera personalità . Di conseguenza, per decenni il pubblico si è chiesto chi fosse realmente Hitchcock al di là della sua immagine pubblica.
Il regista del film HITCHCOCK Sacha Gervasi, ritiene che l’identità di questo grande personaggio sia legata ad una donna. Ma non una delle famose bionde di Hitchcock, la cui algida ed eterea bellezza permea tutti i suoi film, bensì una donna di cui il mondo ha a lungo ignorato l’esistenza: sua moglie Alma che, da dietro le quinte ha influenzato profondamente le sue opere, penetrando le sue difese e diventando la sua silenziosa e modesta collaboratrice.
Il film racconta l'impegno del regista Alfred Hitchcock nella realizzazione del film horror Psycho, del 1960. La storia è incentrata sul rapporto tra Hitchcock (Anthony Hopkins) e la moglie Alma Reville (Helen Mirren) in quel periodo.
SHORT SYNOPSIS:
A love story between influential filmmaker Alfred Hitchcock and wife Alma Reville during the filming of Psyco in 1959.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
UN FILM TECNICO DA OGNI PUNTO DI VISTA. L'HITCHCOCK DI SACHA GERVASI - LO SCENEGGIATORE DI SPIELBERG PER 'THE TERMINAL' - E DI STEPHEN REBELLO - AUTORE DEL ROMANZO CUI SI ISPIRA IL FILM DI CUI E' ANCHE CO-SCENEGGIATORE - TRADUCE QUESTO TRASVERSALE OMAGGIO AL MAESTRO DELLA SUSPENSE (QUI NATURALIZZATO IN UN ANTHONY HOPKINS INEVITABILMENTE 'CARICATURALE' PER QUANTO 'MISURATO') - NEL SEGNO DI UNA PARTNERSHIP NELLA VITA E NELL'ARTE CON LA MOGLIE ALMA (HELEN MIRREN AUTOREVOLE COME SEMPRE PUR SENZA RAGGIUNGERE LE VETTE DI 'THE QUEEN'): UNA INSOSPETTABILE - PER I PIU', A PARTE GLI ADDETTI AI LAVORI - DONNA FORTE, DETERMINATA E TALENTUOSA MANAGER A TUTTO TONDO DELLA CELLULOIDE, CON UN SENSO DEL BUSINNESS TALE DA RENDERSI INDISPENSABILE ALLEATA, MA SOLO DIETRO LE QUINTE DELL'ICONA PUBBLICA DEL MARITO
Dietro un grande uomo, un grande artista, non di rado c'è una grande donna che dall'ombra di un dietro le quinte,
sostiene ed illumina l'unica icona di dominio pubblico che compare sul proscenio dell'immenso palcoscenico della vita e dell'arte. Beh, a quanto pare Alfred Hitchcock non ha fatto eccezione! D'ora in avanti, quando pensiamo alla grande rivoluzione in seno all'iconografia del thriller moderno che ha apportato un film come il celebre Psycho, non sarà più il solo Hitchcock a venirci in mente ma quella donna di mezza età , nè bionda, nè troppo bella, tutta efficienza creativa, un vero e proprio vulcano di consigli, di premure e critiche, instillate di momento in momento, giorno dopo giorno, come gocce di pura verità , di acuminata intuizione e sagacia tattica, capaci di arginare le quotidiane esternazioni di vulnerabilità del consorte. Una vulnerabilità qui tradotta in fragilità , ossessioni e debolezze (per le bionde muse dei suoi film tanto quanto per cibo e alcool) portate allo scoperto dalla dimensione privata di un uomo corpulento di cui tutti
abbiamo conosciuto e apprezzato l'arte, senza stare troppo a pensare a quale gioco di squadra appartenesse. Un Hitchcock inedito dunque, eppure non troppo coinvolgente.
L'Hitchcock di Sacha Gervasi - sceneggiatore di Steven Spielberg per 'The Terminal' e regista del documentario dolce-amaro su una band heavy metal con irrinunciabili sogni di gloria Anvil! The Story of Anvil - e di Stephen Rebello - autore del romanzo Alfred Hitchcock and The Making of Psycho (1990) cui si ispira il film di cui è anche il co-sceneggiatore - si avvia sulle note pirotecniche dello humour nero tipicamente britannico che ha da sempre contraddistinto lo spirito hitchcockiano, trasmessoci non di rado anche con i siparietti, preludio e conclusione, per i suoi film di serie televisive declinate sul noir. L'Hitchcock di Gervasi apre e chiude difatti seguendo quell'imprinting stilistico, nel segno dell'omaggio classico al grande maestro, o, per essere più esatti, alla grande partnership hitchcockiana (Alfred-Alma),
ma lo spirito artistico a noi più noto si disperde ben presto dietro la messa in scena delle dinamiche interattive da menage matrimoniale - e patrimoniale - sull'onda di velleità innovative sul piano creativo da parte del maestro, di contro alle esigenze di suonare le stesse corde da parte delle produzioni cinematografiche. E malgrado il calibro dei due interpreti chiamati in causa per far rivivere sul grande schermo i coniugi Hitchcock, con Anthony Hopkins nelle vesti di Alfred - trucco e parrucco e una certa calibratura votata alla misura che scarta dalla mera imitazione non gli evitano un sentore vagamente 'caricaturale' - ed Helen Mirren in quelle della moglie-manager Alma - ruolo che declina con assoluta padronanza professionale ma che non coinvolge certo come la regina Elisabetta in The Queen - il film finisce per assumere le sembianze di un didascalico 'documentario' della turbolenta creazione di un film come Psycho,
sempre il bisogno dell'approvazione della moglie Alma.
Non sempre le ricerche d'archivio hanno prodotto i frutti sperati ed è ovvio che Sacha Gervasi abbia confidato nel proprio intuito creativo quando si è trovato in mancanza di dati oggettivi, ma in questo suo 'ritratto semi-immaginario', quando nel matrimonio qualcosa scricchiola, i due coniugi Hitchcock ritrovano la sintonia proprio sul piano della creazione artistica e la tormentata insicurezza del maestro - fino ad oggi insospettata in termini così pronunciati - si dilegua come nebbia al sole. Ma per quanto Gervasi i sia industriato per rischiarare di una nuova luce questa figura femminile rimasta nell'ombra dietro il primo piano del consorte, detentore dell'osannata immagine pubblica, non se l'è evidentemente sentita di azzardare fino in fondo e togliere la leadership al suo Hitchcock, la cui voce fuori ed in campo è la sola a riecheggiare nell'aria in prima persona, aprendo e chiudendo il
privato sipario di una vita che, in un modo o nell'altro, ha saputo farsi arte.
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
"Hitchcock" is a diverting but dramatically insipid account of how the Master of Suspense took his biggest gamble and delivered his greatest success with "Psycho." Focusing less on the production of that 1960 masterpiece than the strain it purportedly caused the director's relationship with his long-suffering wife, Alma Reville, this behind-the-scenes bonbon offers an easily digestible menu of dishy one-liners and capable performances. But while international and ancillary prospects look decent, the film buffs likely to constitute the bulk of Fox Searchlight's audience will be left unsatisfied by the picture's lack of density, texture or insight into its ostensible subject.
An intriguing change of pace for helmer Sacha Gervasi after his winning 2008 docu "Anvil! The Story of Anvil," this Nov. 23 release arrives in theaters just a month after the airing of HBO's "The Girl," an unflattering portrait of Alfred Hitchcock's troubled dealings with star Tippi Hedren during production on
"The Birds" and "Marnie." While it similarly references the helmer's attempts to manipulate the blonde leading ladies who tickled his fancy, the comparatively frothy "Hitchcock" offers a more sympathetic, even comedic assessment of the man behind the portly silhouette.
Following the 1959 success of "North by Northwest," Hitchcock (Anthony Hopkins), annoyed by press coverage suggesting he should quit while he's ahead, decides to tackle something bold and different: an adaptation of Robert Bloch's suspense novel "Psycho" (or, as pronounced in the helmer's British drawl, "Psy-choowww"). Bloch's sordid tale of transvestism, incest and matricide strikes almost everyone as a tasteless choice of material for a world-class director, and when Paramount head Barney Balaban (Richard Portnow) refuses to finance the picture, Hitch opts to pony up the relatively low $800,000 budget himself, in exchange for a cut of the profits.
Despite her own reservations, especially when they're forced to mortgage the house,
Alma (Helen Mirren), always her husband's closest confidante and often uncredited collaborator, lends him her customarily wry support. At the same time, she seeks another creative outlet fine-tuning a screenplay by longtime friend and "Strangers on a Train" scribe Whitfield Cook (Danny Huston), baldly depicted here as a cad with more charisma than talent.
Loosely based on Stephen Rebello's terrifically exhaustive 1990 book "Alfred Hitchcock and the Making of 'Psycho,'" the screenplay by John J. Laughlin (a co-writer on "Black Swan") is understandably hard-pressed to accommodate every fascinating aspect of the pic's production history. Still, it's disappointing that the film never gets beyond a superficial re-creation. What relevant details there are tend to get rattled off like bullet points, as when a Production Code censor (Kurtwood Smith) testily informs us that no American movie before "Psycho" has dared to show a toilet being flushed.
Considerable time is spent addressing the
director's strained relations with actress Vera Miles (Jessica Biel) and his tender rapport with his new star, Janet Leigh (Scarlett Johansson), who fondly notes that, whatever Hitch's flaws, "compared to Orson Welles, he's a sweetheart." By contrast, Anthony Perkins (James D'Arcy) gets just a few fidgety lines and a coy, smirking reference to the actor's sexuality, and the film only glancingly acknowledges key contributors such as scribe Joseph Stefano (Ralph Macchio) and title designer/pictorial consultant Saul Bass (Wallace Langham). Cinephiles and academics may take issue with numerous other omissions (one never catches even a glimpse of the Universal lot's Bates Motel set, for example).
More egregious than any factual deviation, however, is the film's bizarre suggestion that Hitchcock's headaches were caused not merely by studio and censor interference, but by his own personal demons, stemming from his irrational suspicion that Alma may be having an affair. A series of pointless
dream/fantasy interludes show Hitchcock consorting with Ed Gein (Michael Wincott), the serial killer who served as the real-life inspiration for Norman Bates, as if only someone a little nutty himself could have made a great film out of "Psycho." Similarly, the famous shower scene, the making of which could furnish its own movie, has been ludicrously dramatized so as to emphasize the helmer's alleged emotional instability on the set.
The result is a film that essentially contradicts the reality that "Psycho's" limited means, far from exposing the director's incompetence, in fact revealed the extent of his mastery. As such, "Hitchcock" offers almost zero insight into the peculiar workings of creative genius, or into the rich, taboo-shattering legacy of the film whose making it documents.
The upshot of Gervasi and Laughlin's conception is that the Alfred-Alma marriage was sorely tested by the demanding production but wound up saving it in the
end. However facile this thesis, it does have the benefit of two lead actors who bring endearing shades of humanity to scenes of the Hitchcocks on the set and in their little-seen home. Mirren has the advantage of not only playing the less widely recognized figure, but also embodying the drama's moral compass; whether scolding her husband for his gluttonous appetite, or telling him off in the film's one riveting scene, she makes poignantly clear that Alma's frustrations with Hitchcock are inextricable from her devotion to him.
Outfitted with facial prosthetics, blue contact lenses and a hairpiece, always gulping rather than sipping a glass of wine, Hopkins does a droll impersonation of the director's iconic stiff posture and sinister tones, and he takes particular delight in his wickedly deadpan asides (on actor John Gavin: "Plywood is more expressive"). Yet while he looks more like Hitchcock than Toby Jones did in
"The Girl," Hopkins doesn't quite match that actor's insinuating impact; physical likeness is only half the battle here.
Despite their own so-so resemblances to their real-life counterparts, Johansson and Biel have effective moments, while Michael Stuhlbarg cuts an admirable figure as the young Lew Wasserman, Hitchcock's agent and defender. Pic manages a reasonable evocation of late '50s/early '60s Hollywood but still looks somewhat underrealized, and the occasional use of Bernard Herrmann's screeching violins only accentuates the blandness of the film's main score.
Commenti del regista
A proposito del film 'PSYCHO':
"Il film tratta l’aspetto primordiale e inconscio che esiste in tutti gli esseri umani. Tutti noi abbiamo problemi con i nostri genitori, tutti noi lottiamo con il bene e il male, tutti noi temiamo la morte. Il film esplora il lato più oscuro della natura umana. Aggiungete a tutto questo Anthony Perkins che accoltella la gente travestito da vecchia signora, follia omicida e hotel misteriosi. E con questi ingredienti ecco un un film di grande intrattenimento che, a distanza di 52 anni, ancora elettrizza il pubblico... La resistenza a 'PSYCHO' ha reso Hitchcock ancora più determinato nella sua impresa e in questo senso è anche la storia di un’emarginazione. Anthony (Hopkins) ed io abbiamo parlato molto per prepararci su questo argomento. Anthony si è molto divertito a considerare questa storia come la vicenda di qualcuno che ha raggiunto la massima notorietà ma che con questo film diventa improvvisamente un emarginato".
Altre voci dal set:
Il produttore Alan Barnette:
"Ciò che ci ha colpito del libro è che dietro l’intelligenza di Hitchcock, si scorge un individuo complesso e vulnerabile estremamente legato ad Alma. Presi singolarmente erano un po’ improbabili, ma insieme erano imbattibili".
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 20th Century Fox e Orazio Bernardi (QuattroZeroQuattro)