I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Da Venezia 80. - Di nuovo insieme Luca Barbareschi e David Mamet con un film intenso e tagliente che ci ricorda due temi fondamentali estremamente attuali: l’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, temi che si innestano sul terreno personale della spiritualità e dei rapporti familiari - Dal 30 Maggio
"Ho amato la versione teatrale di questo testo tanto quanto amo la versione cinematografica che segue lo schema del thriller. La sceneggiatura scritta da un genio come David Mamet si ispira a un caso di cronaca, il caso Tarasoff. Protagonista della nostra storia eÌ€ uno psicanalista a cui eÌ€ stata distrutta la vita – come peraltro a molti professori universitari, docenti e manager – per l’accanimento di altri due protagonisti, che sono, nel film e nella vita, il sistema giudiziario invadente e la comunicazione pilotata. Quando la vita privata di un uomo si scontra con il meccanismo di una comunicazione che non eÌ€ divulgazione elaborativa di notizie, ma che invece eÌ€ diffamazione, cioeÌ€ provocazione visiva e intuitiva, decisa a dare giudizi piuttosto che a informare, nasce un conflitto. E se al conflitto partecipa anche un sistema giudiziario che individua una vittima al di fuori delle vittime reali e un colpevole in chi non eÌ€ il vero colpevole, allora siamo in piena tragedia. Ma percheÌ succede questo? Mamet dice: 'PercheÌ la natura umana eÌ€ crudele'".
Il regista Luca Barbareschi
(The Penitent - A Rational Man; Italia 2023; drammatico; 120'; Produz.: ÈLISEO ENTERTAINMENT con RAI CINEMA; Distribuz.: 01 Distribution)
Titolo in lingua originale:
The Penitent - A Rational Man
Anno di produzione:
2023
Anno di uscita:
2024
Regia: Luca Barbareschi
Sceneggiatura:
David Mamet
Soggetto: Tratto dall'omonima opera teatrale di David Mamet. Il film è ispirato ad un caso di cronaca, il caso Tarasoff, nel quale uno psicanalista rimane vittima di accanimento giudiziario e della macchina del fango causata da una comunicazione pilotata.
Cast: Luca Barbareschi (Carlos David Hirsh) Catherine McCormack (Kath Hirsh) Adam James (Richard) Adrian Lester (Pubblico Ministero) Robert Steiner (Uomo) Douglas Dean (Uomo) Fabrizio Ciavoni (Ragazzo) Stefania Seimur (Reporter) Cherish Gaines (Anchorwoman) Jay Paul Bullard (Anchorman) Francesco Saverio Barbareschi (Bambino scena finale) Maddalena Barbareschi (Bambina scena finale)
Musica: Andrea Bonini
Costumi: Enrica Barbano
Scenografia: Elena Monorchio, Georgia Vitetti Martini per Deliverhome
New York. Uno psichiatra vede deragliare la sua carriera e la sua vita privata dopo essersi rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente violento ed instabile che ha causato la morte di diverse persone. L’appartenenza alla comunità LGBT del giovane paziente, il credo ebreo del dottore, la fame di notizie della stampa e il giudizio severo della legge, aggravati da un errore di stampa dell’editor di un giornale, sembrano essere gli elementi che fanno scatenare una reazione a catena esplosiva. La gogna mediatica e l’accanimento del sistema giudiziario si sommano al dilemma morale nel professionista che si trincera dietro al giuramento di Ippocrate per difendersi dalle interrogazioni, dalle pressioni e dai tradimenti di tutti alla ricerca della verità . Chi è dunque il mostro? Il ragazzo? Il medico? La Stampa? La Giustizia? Chi può dirsi innocente?
come materiale comprovante. Una vera e propria gogna, navigata attraverso i canali di una logorroica e mal gestita sceneggiatura, per ordire un tranello: non nei confronti del perseguitato - persino dallo stesso Ordine dei Medici - come siamo portati a pensare, ma nei confronti dello stesso spettatore, paziente e fiducioso nella fine di questa tortura, tanto per il protagonista, quanto per se stesso. E questo per vedersi rimettere tutto in discussione con lo scioccante finale. Ad ogni modo, forse, a conti fatti, la trasferta teatrale al cinema di The Penitent non era poi così necessaria, soprattutto se doveva rimanere tale e ripetersi senza motivo per raggiungere le canoniche due ore di film.