RECENSIONE in ANTEPRIMA - Dal 29 Maggio - Dal Festival del Cinema di Cannes 2023 - Alicia Vikander e Jude Law in un dramma storico alla corte dei Tudor, primo film internazionale del regista brasiliano Karim Aïnouz
"Non potrei essere più entusiasta di portare sul grande schermo Firebrand e raccontare la storia di Katherine Parr, una donna brillante, illuminata, emancipata, che mi ha ispirato profondamente. Una donna che è stata in gran parte ignorata, o certamente poco rappresentata, nella storia inglese dei Tudor. Si sa molto del regno tirannico di Enrico VIII, si sa molto del re stesso e di coloro che sono morti per mano sua, ma la mia attenzione si concentrata su una donna che non solo è riuscita a sopravvivere, ma anche a trionfare... Firebrand è un'opportunità per presentare al grande pubblico il ritratto commovente di un personaggio unico, finora mai portato sul grande schermo. La storia segue gli ultimi mesi di vita di Katherine Parr come regina d'Inghilterra, così come gli ultimi mesi di vita di Enrico VIII come re"
Il regista Karim Aïnouz
(Firebrand; Usa 2023; dramma storico; 120'; Produz.: Brouhaha Entertainment, FilmNation Entertainment in associazione con: Magnolia Mae Films, MBK Productions; Distribuz.: Vertice 360)
Soggetto: Liberamente tratto dal romanzo La mossa della regina (Queen's Gambit, 2013) di Elizabeth Fremantle, è incentrato sulla figura della regina consorte Caterina Parr, sesta e ultima moglie di Enrico VIII d'Inghilterra.
Cast: Alicia Vikander (Katherine Parr) Jude Law (Enrico VIII) Eddie Marsan (Edward Seymour) Sam Riley (Thomas Seymour) Bryony Hannah (Ellen) Ruby Bentall (Cat) Simon Russell Beale (Stephen Gardiner) Mia Threapleton (Joan Bocher) Erin Doherty (Anne Askew) Amr Waked (Dr. Mulay Al-Farabi) Paul Tinto (Stowe) Patsy Ferran (Principessa Mary) Anna Mawn (Agnes Howard) Junia Rees (Principessa Elizabeth) Ian Drysdale (Sir Anthony Denny) Cast completo
Edward Harrison (John Gates) Ashleigh Reynolds (Leo) Julian Clapton (Cortigiano)
Si narrano le vicende della regina Catherine Parr (Alicia Vikander), sesta ed ultima moglie di re Enrico VIII d’Inghilterra (Jude Law).
Siamo nel XVI Secolo, il re sta combattendo oltreoceano e Catherine è una sovrana dal carattere forte, vuole introdurre idee protestanti radicali nel regno. Quando Enrico VIII torna, assalito dalle paranoie e debilitato dalle pessime condizioni di salute, prende di mira proprio i radicali.
In particolare, una cara amica della regina accusata di eretismo. La donna viene messa al rogo e Catherine deve dimostrare di essere capace di destreggiarsi tra complotti, intrighi di corte e la caccia agli eretici condotta dal consigliere del re, Stephen Gardiner, Vescovo di Winchester (Simon Russell Beale).
La regina sa circondarsi di persone fidate che la aiutano a proteggersi da nemici potenti, ma deve lottare per la sopravvivenza…
In dettaglio:
Katherine Parr (Alicia Wikander), la sesta moglie del re Enrico VIII (Jude Law), viene nominata reggente mentre il re combatte in Francia. Sostenitrice di riforme religiose e della traduzione della Bibbia in inglese, Katherine cerca di proteggere l'amica d'infanzia, la predicatrice Anne Askew (Erin Doherty), dalle accuse di eresia mosse contro di lei dal vescovo Stephen Gardiner (Simon Russell Beale) e le consegna un medaglione che, se venduto, potrà aiutarla a permettersi la fuga. Il ritorno in patria di Enrico fa precipitare la situazione: Anne viene arrestata e bruciata, mentre il re, paranoico e stravolto dal dolore per le ulcere alle gambe, diventa sempre più instabile e collerico. Katherine rimane incinta ed Enrico, soddisfatto, la dichiara reggente nel caso lui dovesse morire prima che il figlio Edoardo raggiunga la maggiore età .
Il favore del re nei suoi confronti dura poco: mentre Gardiner cerca di portare alla luce i legami tra Anne e la regina – che, se provati, porterebbero Katherine al rogo – Enrico tenta di stuprare la moglie. La colluttazione che segue porta a un peggioramento della salute del re e l'aborto spontaneo della regina, che perde quindi ogni sostegno da parte del marito e teme di finire come Anna Bolena o Caterina Howard. Mentre Enrico autorizza Gardiner ad indagare su Katherine, Thomas Seymour (Sam Riley) riesce a recuperare il medaglione incriminante che la regina aveva dato Anne: inizialmente lo avrebbe voluto consegnare a Katherine per proteggerla, ma viene convinto dal fratello Edward (Eddie Marsan) a consegnargli il ciondolo per salvaguardare l'onore e il futuro dei Seymour.
Katherine e le sue dame di compagnia vengono arrestate e condannate, ma Enrico, sul suo letto di morte, convoca la moglie. Rimasti soli, Katherine soffoca il marito, liberando dalla sua tirannia se stessa e il regno, che anni dopo sarà governato dalla donna che Katherine aveva cresciuto come se fosse figlia propria: Elisabetta.
Storyline:
Follows Queen Katherine Parr & Henry VIII's marriage.
In blood-soaked Tudor England, Katherine Parr, the sixth and last wife of King Henry VIII, is named Regent while tyrant Henry is fighting overseas. Katherine has done everything she can to push for a new future based on her radical Protestant beliefs. When an increasingly ailing and paranoid King returns, he turns his fury on the radicals, charging Katherine's childhood friend with treason and burns her at the stake. Horrified and grieving, but forced to deny it, Katherine finds herself fighting for her own survival. Conspiracy reverberates through the palace. Everyone holds their breath - for the queen to slip up, for Henry to take her head like wives before. With the hope for a future free of tyranny at risk, will Katherine submit to the inevitable for the sake of King and country?
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Già intorno alla metà del XVI secolo c’è un precedente interessante, di chi, apripista ante litteram sul femminismo più moderno, aveva già trovato il coraggio di dire ‘siamo noi a dire basta’: ed è la Katherine Parr di Alicia Wikander, sesta e ultima moglie di Enrico VIII (Jude Law). E’ per l’appunto di scena la sua tensiva parabola esistenziale, diretta, tra tradizione e rigore senza fronzoli, dal regista e sceneggiatore brasiliano Karim Aïnouz, qui al suo primo film in lingua inglese
Il regista e sceneggiatore brasiliano Karim Aïnouz (La vita Invisibile, ‘Miglior Film’ a Cannes 2019-Un Certain Regard), è tornato a Cannes (2023) in Concorso con il suo primo film in lingua inglese, Firebrand - letteralmente ‘tizzone’ - per esprimere tutto l’ardore dell’indole indipendente e libera, a dispetto dei tempi, della protagonista. Per farlo si è affidato ad un canovaccio tra i più tradizionali: apre e chiude difatti le cortine del
“La Storia ci racconta cose, soprattutto su uomini e guerre. Per il resto siamo noi a trarre delle conclusioni, spesso affrettateâ€
Un tempo dunque, visse una Regina di nome Katherine Parr. Ma chi era costei? “Era la sesta moglie
di un re collerico e malato. Si dice anche del destino delle mogli precedenti, due ripudiate, due decapitate, una era morta di parto, per ordine del Reâ€. La pessima fama di Enrico VIII lo precede da secoli, e qui Jude Law non fa certo sconti al personaggio, mentre la regia rincara la dose cogliendolo spesso in disgustose condizioni e pose, pur con estremo realismo. La voce fuori campo femminile procede, aggiungendo dettagli: “due volte vedova senza aver avuto figli, Katherine accolse noi figli delle altre mogli, e ci amò come fossimo suoi. La regina sognava un Regno libero dalla tirannia, credeva di poter guidare il Regno verso la luce. E quando il re andò in guerra al di là del mare, la Regina Katherine fu nominata Reggenteâ€. Quel che si dice, un momento di tregua e di sollievo per il Regno. Un ritratto ‘letterario’ cui risponde degna immagine attraverso fotogrammi
che sono quadri d’epoca - siamo alla metà del XVI secolo - alimentati dal fascinoso rigore di fotografia e costumi che rendono vivido omaggio a questo ‘eroico’ ed avanguardista personaggio femminile.
Per quanto asciutto, privo di retorica e di imbonimenti o licenze edulcoranti, non tutto il racconto di Karim Aïnouz scorre veloce senza incrostazioni: sulle deviazioni a base di intrattenimenti vari di corte, canti e danze si poteva sintetizzare, per quanto costituiscano un significativo specchio di società vacua e indifferente ai veri bisogni dei cittadini del Regno, che il film non degna neppure di uno sguardo. Alle rivoluzionarie parole non