"Non so cosa teneva 'dint'a capa',
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di 'jamm, o'saccio, 'naggia, olilloc, azz!',
era come parlare col Vesuvio,
era come ascoltare del buon jazz.
'Non si capisce', urlavano sicuri,
'questo Troisi se ne resti al Sud!'
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Hollywood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino, io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro" Roberto Benigni
"... Lui sottolinea ironicamente quello che nella cultura di tutti i giorni viene passato come verità. Scardina i luoghi comuni, mette in evidenza manie, tic, superstizioni attraverso dialoghi - spesso monologhi - caustici, irriverenti, incomprensibili nelle singole parole in dialetto napoletano spezzettato e come smangiucchiato, ma il significato arriva intero dal Sud al Nord d'Italia" Matilde Hochkofer (Massimo Troisi. Comico per amore, Venezia 1998, cap. 3 ('Ricomincio da tre'), p. 73)
"L'aria che si respirava sul set era unica: c'era sempre fermento che nadava al di là delle esigenze tecniche per raggiungere un clima di grande capacità creativa. Tutti sapevano che le cose potevano cambiare all'ultimo momento se era necessario e ognuno era disposto a dare l'anima perché questo avvenisse al meglio. Massimo era un vero e proprio talento nel riuscire a illustrare il suo progetto artistico agli altri, dagli attori al direttore della fotografia, fino alle maestranze. Coinvolgeva e stimolava l'intero cast facendo sentire ognuno indispensabile. Il set era allegro, vivace, ci si divertiva ma il lavoro era durissimo" Lello Arena (Raffaele in Ricomincio da tre)
in M. Hochkofler, Massimo Troisi. Comico per amore, 1998, p. 74)
"Non so cosa teneva 'dint'a capa',
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di 'jamm, o'saccio, 'naggia, olilloc, azz!',
era come parlare col Vesuvio,
era come ascoltare del buon jazz.
'Non si capisce', urlavano sicuri,
'questo Troisi se ne resti al Sud!'
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Hollywood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.
O Massimino, io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro"
Roberto Benigni