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ITALIANS: CON UNA BATTUTA RIASSUMONO LA QUESTIONE. GLI ITALIANI ALL'ESTERO? SI FANNO SEMPRE RICONOSCERE!
"... ho scoperto il gusto del 'viaggio', dell’essere straniero e considerato tale, di portare con me quella dose di italianità che mi rende unico nel mazzo di altri stranieri, perché l’italiano lo è... E’ stata una grande favola questo film ed è per questo che chiude come chiuderebbe una fiaba dolce e antica… 'C’era una volta un’Italia fatta di pezza stesa su un prato verde e tanti bambini piccini seduti intorno a lei…'".
(Italians ITALIA 2008; commedia; 116'; Produz.: Aurelio e Luigi De Laurentiis; Distribuz.: Filmauro)
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Titolo in italiano: Italians
Titolo in lingua originale:
Italians
Anno di produzione:
2008
Anno di uscita:
2009
Regia: Giovanni Veronesi
Sceneggiatura:
Giovanni Veronesi e Ugo Chiti
Soggetto: Giovanni Veronesi e Ugo Chiti
Cast: Carlo Verdone (Giulio Cesare Carminati) Sergio Castellitto (Fortunato) Riccardo Scamarcio (Marcello Polidori) Ksenia Rappoport (Vera) Dario Bandiera (Vito Calzone) Remo Girone (Roviglione)
Musica: Paolo Buonvino
Costumi: Gemma Mascagni
Scenografia: Laura Pozzaglio
Fotografia: Tani Canevari
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Fortunato (SERGIO CASTELLITTO) è un camionista, disincantato e un po’ cialtrone, che da molti anni trasporta Ferrari rubate negli Emirati Arabi per conto di una ditta romana. Ma quello che sta per compiere – giura – sarà il suo ultimo viaggio. E’ ora di passare il testimone al giovane Marcello (RICCARDO SCAMARCIO), da pochi mesi in prova nella stessa società . Per due giorni e due notti attraversano il deserto dell’Arabia Saudita alla guida di una bisarca stipata di lussuosissime automobili. E tra esilaranti avventure e surreali posti di blocco, tra loro nasce una vera e propria amicizia. Lungo il tragitto avviene anche il commovente incontro con Hamed, l’unico amico arabo di Fortunato, un uomo di mezz’età , dall’esistenza umile ma decorosa, e con sua figlia Haifa. Arrivati a Dubai, Marcello e Fortunato decidono di concedersi una serata all’insegna del divertimento in uno dei locali più modaioli della città . Ma a causa di un incontro inatteso e piuttosto turbolento finiscono per passare la notte in prigione e per ritrovarsi coinvolti, il giorno dopo, in una folle gara di velocità tra Ferrari…
Giulio (CARLO VERDONE) è un dentista che ha da poco passato la cinquantina, con un bell’attico che affaccia sui tetti di Roma, un domestico indiano, un matrimonio fallito che lo ha fatto sprofondare nella depressione più nera e un imminente convegno a San Pietroburgo a cui non ha più nessuna voglia di partecipare. Ma il suo collega e amico Fausto è irremovibile: la Russia è la patria del sesso facile e una settimana lì è meglio di un anno di psicoanalisi. Lo mette in contatto con Vito Calzone (DARIO BANDIERA), improbabile e buffo organizzatore on-line di viaggi a sfondo sessuale. Giulio accetta di malavoglia, ma è chiaro da subito con Vito: lui sta partendo per lavoro, è un professionista stimato e la parola d’ordine deve essere una sola, discrezione. Ma come parlare di discrezione con Vito Calzone! Per colpa sua, Giulio andrà incontro ad una terribile figuraccia con Vera (KSENIA RAPPOPORT), la sua interprete personale, finirà in festini a sfondo sadomaso in meravigliose ville, tra persone di dubbia moralità e in odore di criminalità , e si troverà addirittura coinvolto in una sparatoria da gangster-movie, da cui uscirà incolume soltanto grazie al provvidenziale aiuto di Vera…
Dal >Press Book< di Italians
Nota: Si ringrazia Rosa Esposito (Ufficio Stampa Filmauro)
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Donne e motori. O meglio motori e donne se si segue la cronologia dei due episodi dell’ultima fatica di Giovanni Veronesi. È questo il binomio, secondo l’autore di questo film, di cui gli italiani vanno matti, specie se sono all’estero. La pellicola mette in evidenza le cialtronerie degli italiani quando si trovano fuori dal protettivo stivale, che siano in vacanza o che lavorino, che siano a Dubai o a San Pietroburgo si fanno sempre riconoscere attraverso i comportamenti più imbarazzanti. In questo caso, i volti che ci rappresentano sono quelli di Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio nel primo episodio (i due vanno in Medio Oriente per rivendere Ferrari rubate), mentre, nel secondo, è quello di un Carlo Verdone eternamente in crisi depressiva (è un dentista che va a San Pietroburgo per un convegno e viene coinvolto dal collega Fausto a sfruttare la sua permanenza per dedicarsi al sesso facile). Veronesi |
vuole sfruttare l’opinione che all’estero si ha dell’italiano medio per creare una comicità graffiante, purtroppo, però, esalta quegli stessi atteggiamenti per creare la solita mistura malinconica che di graffiante ha molto poco.
Il film è infatti l’ennesima operazione che punta a fare soldi sempre con la stessa ricetta, complici i successi dei due Manuale d’amore e suoi simili, dove vengono messe insieme più storie che arrivano ad una stessa spicciola conclusione. In questo caso, la morale è che gli italiani saranno pure cialtroni, si faranno pure riconoscere ovunque vadano, ma sono di grande cuore, molto generosi e “se vogliono bene†e, soprattutto, vogliono bene agli altri. Insomma sono degli amiconi. Un po’ semplicistico, non trovate anche voi? Qualcuno ha addirittura paragonato la verve e il tocco di Veronesi a quello di Mario Monicelli, forse perché in questo film viene fatto cadere lo stesso tabù che per la prima volta fu |
estirpato dal maestro del cinema italiano ne I soliti ignoti, ossia la morte in una commedia.
Tecnicamente parlando Italians è composto di una regia piatta e non c’è alcuna differenza linguistica tra un episodio e l’altro. Nel primo si affida all’inedito duo Castellitto-Scamarcio che si dividono fra messaggi pubblicitari evidenti di auto e telefonini in una città come Dubai che viene laccata per il turista estero e ha il solo merito di far venir voglia di guidare il modello di macchina italiana più famoso al mondo. La realtà della questione politica non fa capolino, come pure quella del mondo di San Pietroburgo e della provincia russa dove, invece, nel secondo episodio Carlo Verdone continua a fare i suoi soliti siparietti comici sulla crisi dell’uomo di mezza età - ormai davvero propinataci troppe volte consecutivamente negli ultimi anni - che si rimette in sesto riscoprendo il desiderio sommerso della voglia di |
paternità . Di fondo, il film soffre a causa di uno ‘script’ che parte da un’idea interessante, ma non riesce a svilupparla seguendo il coraggio della mordacità , installandosi invece su di una linea “morbida†e qualunquista che ci ripropone ancora una volta le solite cose e che per di più ha alcuni buchi di sceneggiatura. Si ride per qualche battuta azzeccata, per un paio di scenette carine, ma per il resto è forza di inerzia. Viene spontaneo chiedersi: cosa penseranno del nostro cinema, cosiddetto “medioâ€, all’estero?
Post Scriptum: Si ride tristemente di cuore, però, quando si legge che il film è stato riconosciuto di interesse culturale!
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Commenti del regista
"A me non piaceva molto viaggiare, insomma non ero convinto che fosse strettamente necessario conoscere altri popoli viaggiando come Marco Polo in giro per il mondo. Sì, riconoscevo il fascino dell’avventura, della scoperta, dell’esperienza che viaggiare ti può portare, ma volete mettere stare su un comodo divano a leggere, a studiare, a guardare la tv e viaggiare con la fantasia? Come diceva Gaber, 'a volte è bellissimo perdere le cose invece di viverle'. Tutto questo per dire che ora non la penso più così, non la penso più come Gaber. Ora penso il contrario, voglio solo viaggiare perché dopo l’esperienza di questo film ho capito che viaggiare non significa conoscere, ma 'fatica' di conoscere.
Per 'Italians' ho viaggiato quasi un anno e ho amato e odiato i popoli con cui ho lavorato via via che giravo pezzi del film. La lavorazione è stata lunga e tortuosa: prima la fatica del deserto marocchino, poi l’impossibilità di girare a Dubai, dopodiché le difficoltà logistiche di San Pietroburgo e infine il caldo torrido del Qatar. Viaggiare è fatica, fatica di dover conoscere altra gente, altre mentalità , fatica di comunicare, di entrare nella testa di popoli che magari ti snobbano o ti credono inferiore. Fatica! E a me da sempre piace faticare. Mi rende felice, soddisfatto, mi dà la forza di andare avanti. Ma nonostante la fatica, in questo film ho curato i particolari come non avevo mai fatto. Intendo dire, ad esempio, i continui movimenti di macchina che, anche se impercettibili, rendono sempre l’immagine in divenire, come fosse un viaggio, un percorso anche quello. E la scenografia, gli sfondi, gli ambienti sono stati accuratamente e manicanialmente ricercati. Nei titoli vedrete i nomi di tre scenografi, di tre fonici, di due organizzatori generali, insomma un lavoro realmente articolato e faticoso. Però ho scoperto il gusto del 'viaggio', dell’essere straniero e considerato tale, di portare con me quella dose di italianità che mi rende unico nel mazzo di altri stranieri, perché l’italiano lo è.
Sono doverosi i ringraziamenti a tutti i miei collaboratori, audaci e testardi come me, i produttori Aurelio e Luigi che credono in me più di me stesso, a Maurizio Amati che più c’è da lottare e più lotta, a Tani Canevari, un vero scudiero e a tutti gli altri che in qualche modo hanno 'viaggiato' con me. Ma concedetemi un ringraziamento speciale a Valeria, la mia Valeria, che mi ha regalato forse il più bel momento del film con il suo sguardo accecante.
E’ stata una grande favola questo film ed è per questo che chiude come chiuderebbe una fiaba dolce e antica… 'C’era una volta un’Italia fatta di pezza stesa su un prato verde e tanti bambini piccini seduti intorno a lei…'".
Links:
Galleria Fotografica:
1
Italians (versione originale italiana).mov
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