RECENSIONE in ANTEPRIMA - dal 28 Settembre - Da 76. Cannes (16-27 Maggio 2023) - Cast all-star per la nuova commedia romantica di Wes Anderson: Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Jason Schwartman, Adrien Brody, Tilda Swinton, Bryan Cranston, Jeff Goldblum, Liev Schreiber, Jeffrey Wright e Matt Dillon
Stanley Zak (Tom Hanks): "Non siete qui".
Augie Steenbeck (Jason Schwartzman): "Non siamo lì, vieni a prendere le ragazze, devo restare con Woodrow..."
Stanley Zak: "Dove siete?"
Augie Steenbeck: "Asteroid City".
Generale Gibson (Jeffrey Wright): "Giovani astronomi e cadetti spaziali, ogni anno festeggiamo il giorno dell'asteroide".
June (Maya Hawke): "Credo che alcune delle nostre informazioni sullo spazio profondo non siano più così esatte, ma ancora ci sono nove pianeti nel sistema solare e..."
Billy (Brayden Frasure): "Ora, però, c'è un alieno".
Augie Steenbeck: "Non mi piace il modo in cui ci guardava... l'alieno".
Midge Campbell (Scarlett Johansson): "E come ci guardava?"
Augie Steenbeck: "Come se fossimo spacciati".
Midge Campbell: "Forse lo siamo".
(Asteroid City; USA 2022; Commedia romantica; 104'; Produz.: American Empirical Pictures, Indian Paintbrush; Distribuz.: Universal Pictures)
Hong Chau (Polly) Willem Dafoe (Saltzburg Keitel) Margot Robbie (Attrice/Moglie) Jake Ryan (Woodrow Steenbeck) Sophia Lillis (Shelly) Rita Wilson (Mrs. Weatherford) Bob Balaban (Funzionario Larkings) Jeff Goldblum (L'alieno) Tony Revolori (Aiutante di campo) Aristou Meehan (Clifford) Grace Edwards (Dinah) Ethan Josh Lee (Ricky) Zoe Bernard (Bernice) Fisher Stevens (Detective) Michael Maggart (Detective) Ella Faris (Andromeda) Gracie Faris (Pandora) Willan Faris (Cassiopeia)
Musica: Alexandre Desplat
Costumi: Milena Canonero
Scenografia: Adam Stockhausen
Fotografia: Robert D. Yeoman
Montaggio: Barney Pilling
Effetti Speciali: Pau Costa (supervisore effetti speciali); Franz Brandstaetter, Tim Ledbury e Anthony Lyant (supervisori effetti visivi)
Makeup: Julie Dartnell (direzione)
Casting: Douglas Aibel
Scheda film aggiornata al:
10 Ottobre 2023
Sinossi:
In breve:
1955. In una cittadina statunitense isolata nel deserto si tiene l'annuale Junior Stargazer, convention di astronomia che accoglie studenti e genitori di tutto il paese, riuniti per partecipare a competizioni scolastiche, ma anche per godersi una vacanza educativa e del meritato riposo. Il tutto a beneficio di una poetica meditazione sul senso della vita.
In altre parole:
1955. I visitatori della cittadina di Asteroid City assistono a un incredibile incontro ravvicinato. A seguito di ciò, l'esercito americano costringe tutti i testimoni ad una quarantena in città , durante la quale si seguono vari personaggi, alcuni che cercano di fuggire, altri a passare il tempo tentando di tornare alla realtà dopo l'apparente visita aliena e a riflettere sulle proprie credenze esistenziali e religiose dopo avere appreso di non essere soli nell'universo.
Short Synopsis:
Following a writer on his world famous fictional play about a grieving father who travels with his tech-obsessed family to small rural Asteroid City to compete in a junior stargazing event, only to have his world view disrupted forever.
Ironia e comicità serpeggiano ovunque, fin dall’inizio, con il narratore sul palcoscenico che, in un immaginario dialogo a tu per tu con lo spettatore, preferisce abbozzare la biografia del drammaturgo (il Conrad Earp di Edward Norton) per passare subito alla prima lettura
del copione sul palco di una compagnia teatrale. Lo scarno fraseggio levato in uno scenario in bianco e nero, prima di passare al colore e al manifesto che ne rimarca l’inizio della prima scena nel I atto, all’ombra di un immaginario settembre del 1955. Il canovaccio essenziale della trama trova una sua logica di essere in un evento annuale ubicato in una cittadina statunitense isolata nel deserto: si tratta dello Junior Stargazer, convention di astronomia che accoglie studenti e genitori di tutto il paese, riuniti per partecipare a competizioni scolastiche, ma anche per godersi una vacanza educativa e del meritato riposo. Il tutto a beneficio di una poetica meditazione sul senso della vita. Così le varie schegge esistenziali individuali e ad ampio spettro, devono farsi largo tra: la caduta di un meteorite; l’intrusione di un piccolo alieno che torna a riprenderselo prima di rigettarlo di nuovo sulla Terra poco più
tardi - il motivo forse più esilarante di tutto il film sia sul piano estetico che di contenuto - con tutte le strumentalizzazioni del caso, come il risibile merchandising, consueto in simili circostanze; test nucleari; la quarantena indetta dall’esercito americano a seguito dell’incontro ravvicinato ‘di qualche tipo’, con tutti i protocolli e le assurde regole che, per altri versi, abbiamo malauguratamente sperimentato davvero nella realtà , e al punto da averne immagazzinato un’eco indelebile.
Così, se non fosse per la continua alternanza di stralci di pellicola in bianco e nero (teatro) e colore (cinema), che appesantisce inevitabilmente l’impalcatura narrativa generale, Asteroid City avrebbe potuto ergersi a ‘piccolo capolavoro’, laddove l’Arte comunica con la vita e viceversa, mentre ironizza su errori e paradossi comportamentali di noi poveri umani, da sempre condizionati da qualcosa di superiore e di incomprensibile. Ma, ecco che interviene in soccorso, l’ombra lunga dell’ispirazione artistica:
“Gli attori di teatro,
una cerchia di trovatori e anticonformisti, dalle vite anticonvenzionali, a volte persino pericolose, che nutre e arricchisce le proprie aspirazioni artistiche e rischiara la condizione umanaâ€
Uno dei personaggi centrali di questa storia è il fotografo di guerra Augie (Jason Schwartzman), che ha perduto la moglie e che dopo tanto tempo non ha ancora detto la verità ai suoi tre figli. Questione spinosa ed oltremodo drammatica se non fosse gestita - ed è questo per l’appunto il caso - con stupenda leggerezza, ma senza perderne peso e profondità di significato: dalle ceneri nel tupperware, alla conversazione telefonica con il padre della moglie defunta (lo Stanley Zak di Tom Hanks), in cui i due si fronteggiano in un tragicomico split screen, alimentato dall’esilarante sceneggiatura. Ma di personaggi, grandi e più piccoli, noti e meno noti, se ne incontrano a grappolo, in questa affollata Asteroid City, in cui condividono, non esattamente nella stessa
misura o portata, spazi e riflettori. Così, riprese dall’alto, piani sequenza, pause soppesate su una bilancia tutta cerebrale, e virtuosistici movimenti di macchina, veicolano piccoli e grandi interpreti, tra cui brilla e si distingue, ad esempio, la magnifica Scarlett Johansson nei panni della celebre attrice Midge Campbell: ‘l’attrice nell’attrice’ come già in Ave, Cesare! dei fratelli Coen! Esilarante il cocktail di messaggi - da selezionare a seconda dell’umore dell’attrice e della sua scelta se accettare il ruolo o meno - da cui il ‘messo sostituto’ del regista deve estrapolare quello giusto da comunicarle! Una sintesi sarcastica sui dietro le quinte della cinematografia e il genere di rapporto che spesso va ad instaurarsi tra regista maschio ed attrice femmina. La recita del copione al dirimpettaio fotografo, è pure occasione per un fugace nudo integrale della Johansson, per quanto più allusivo, che realistico, com’è negli umori dell’intero film.
Allusivo e ammiccante come tutta
la questione legata a quella spaurita figurina di alieno dall’occhio pallato come in ogni film di animazione che si rispetti:
“E’ una realtà , non siamo soli: l’alieno ha rubato l’asteroide. Creduto sempre un frammento della luna minore, è considerato ora una cometa pigmea errante…â€
Un qualcosa con cui è impossibile non fare i conti, al punto che, com’è da sempre nelle corde degli Stati Uniti d’America, non si può fare a meno di sfruttare in occasione della commemorazione della caduta dell’asteroide: premiazione del cervellone in erba di turno, autore di una pubblicità interstellare che vede la bandiera americana appuntata (proiettata) sulla luna come il francobollo su una lettera; mercatino variopinto un tantino kitsch e con ‘strilli’ pubblicitari da ‘bombardone’ che va ad includere persino il ‘parcheggio dell’alieno’ - That’s America! - così come i fantasmagorici studi sulle ellissi astronomiche della dott.ssa Hickenlooper (una divertente Tilda Swinton).
e il surreale intervento del cowboy Montana, emblema tragicomico dell’orgoglio americano. Tutto questo e molto altro succede nell’Asteroid City di Wes Anderson, vale a dire… ‘Ai confini della realtà ’!