I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal 21 Marzo
"Riley è una mamma che si occupa della situazione e che fa quello che deve fare. È questo suo aspetto ad avermi ispirato: come attrice non mi era mai capitato di dare corpo a un tale bisogno di difendere, proteggere e prendersi cura della propria famiglia".
L'attrice Jennifer Garner
(Peppermint; HONG KONG/USA 2018; Revenge Thriller; 101'; Produz.: Huayi Brothers, Lakeshore Entertainment e STXfilms; Distribuz.: Universal Pictures per Lucky Red)
Titolo in italiano: Peppermint - L'angelo della vendetta
Titolo in lingua originale:
Peppermint
Anno di produzione:
2018
Anno di uscita:
2019
Regia: Pierre Morel
Sceneggiatura:
Chad St. John
Cast: Jennifer Garner (Riley North) John Gallagher Jr. (Detective Stan Carmichael) Annie Ilonzeh (Agente FBI Lisa Inman) John Ortiz (Detective Moises Beltran) Juan Pablo Raba (Diego Garcia) Jeff Hephner (Chris North) Pell James (Peg) Method Man (Detective della Narcotici Barker) Cailey Fleming (Carly North) Eddie Shin (Agente FBI Li) Jeff Harlan (Giudice Stevens) Ian Casselberry (Cortez) Richard Cabral (Salazar) Johnny Ortiz (Torres) Michael Reventar (Ortega) Cast completo
Kyla-Drew (Maria) Tyson Ritter (Senzatetto Sam) Randy Gonzalez (Bandito) Christopher M. Campos (Bandito) Sean A. Rosales (Bandito)
Musica: Simon Franglen
Costumi: Lindsay McKay
Scenografia: Ramsey Avery
Fotografia: David Lanzenberg
Montaggio: Frédéric Thoraval
Effetti Speciali: Larz Anderson (supervisore)
Makeup: Robin Beauchesne (direzione); Michael Mekash e Ann Pala
Casting: Deanna Brigidi
Scheda film aggiornata al:
14 Marzo 2022
Sinossi:
Una storia di vendetta su una giovane madre che non ha più nulla da perdere. Riley (Jennifer Garner) assiste all'inspiegabile omicidio del marito e della figlia da parte di criminali legati a un cartello della droga. Risvegliatasi in ospedale, si rende progressivamente conto che poliziotti e giudici corrotti le impediranno di avere giustizia; decide così di trascorrere cinque anni ad allenarsi duramente per sistemare le cose da sola.
Synopsis:
Five years after her husband and daughter are killed in a senseless act of violence, a woman comes back from self-imposed exile to seek revenge against those responsible and the system that let them go free.
An unidentified woman is engaged in a brutal fight with a man in a car and finally dispatches him with a shot to the head. Five years earlier, the same woman, Riley North, is working as a banker in Los Angeles struggling to make ends meet. Her husband Chris owns a failing mechanic shop. They have a ten-year-old daughter, Carly. Chris' friend tries to talk him into robbing Diego Garcia, a powerful drug lord. Chris turns him down, but not before Garcia has already discovered his involvement and ordered his men to make an example of him. Riley and Chris take Carly out for pizza and to a carnival for her birthday since no one showed up to her party. At the carnival, Carly orders peppermint ice cream. As the family walks to the car, Diego's men gun down her husband and daughter in a drive-by shooting. She is wounded, but survives
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Si presenta subito per quel che diventerà, e quel che non avrebbe mai pensato di poter diventare. Ma può anche succedere, se, in un giorno qualunque, ti vengono strappati per sempre dal cuore gli affetti più cari: tua figlia e tuo marito, ad esempio. Quel genere di catastrofe che può distruggerti e cambiarti per sempre. Ed ecco un’altra figura da ‘giustiziere’, non necessariamente della notte, ma comunque spietato e con tutta la determinazione di cui può essere dotato chi non ha più nulla da perdere ormai, tenendo fisso nella mente un solo obiettivo: farla pagare una volta per tutte a chi la giustizia istituzionale l’ha fatta passare liscia, nonostante l’imperdonabile crimine. Imperdonabile a prescindere dal fatto che questo ti riguardi da vicino, perché lo sarebbe anche se ti riguardasse da lontano. Sterminare una famiglia non è esattamente contemplato nella società civile e i responsabili non dovrebbero restare mai a piede
libero. Un altro giustiziere fai da te dunque, quando la legge e la giustizia che dovrebbero farlo per te, falliscono miseramente ben sapendo di fallire, perché lo fanno in piena consapevolezza e di proposito. E lei, la giustiziera 'fai da te', per l'appunto, scampata per miracolo dall’ospedale psichiatrico dove pretendevano di relegarla, non mancherà di farla pagare! Nessuno escluso, compresi l’avvocato della difesa dei criminali e quel giudice corrotto che ne ha avallato la sentenza.
Questa volta non si tratta dell’iconica Jodie Foster - imbattibile in qualità di giustiziere al femminile ne Il buio nell’anima (2007) di Neil Jordan - ma di una Jennifer Garner abbastanza corazzata nel corpo e nell’anima per rendere assolutamente credibile la sua Riley North, che, da amorevole madre di famiglia, sa trasformarsi in una ‘macchina da guerra’ semi-professionale, in quanto ben addestrata da cinque anni di allenamento serrato in discipline utili, a cominciare dalla boxe. un'altra
'dura a morire', insomma, per quanto ci vada vicino più e più volte. Rivelazione, quella dello speciale addestramento, manifestata a tempo debito in seno alla narrazione di questo Peppermint (letteralmente ‘menta piperita’) diretto dal regista francese Pierre Morel, lo stesso di Io vi troverò della saga Taken.Peppermint, che nel titolo italiano si sente la necessità di esplicitare meglio con L’angelo della vendetta. E questa volta con una buona ragione, perché se fondamentalmente non succede nulla che non potremmo immaginarci, per quanto ben orchestrato e con un mordente ansiogeno-adrenalinico più o meno costante, lo scenario in cui si rifugia la protagonista, ben vista persino sui social alla luce del suo disgraziato background, confortata da un pulmino da artiglieria pesante, è quello del sottobosco urbano dei senzatetto, bambini inclusi. Gente che guarda con affetto e ammirazione nella sua direzione, al suo 'inconsueto' operato, perché si sentono protetti da aggressioni, furti e
da ogni sorta di sopruso adoperato in città sugli ‘indifesi’. Per loro è esattamente L’angelo della vendetta, insperato e tanto benvenuto da immortalarlo su un murales con tanto di ali, per l’appunto l’immagine che ha ispirato il poster del film. Ma come svela lo spiazzante finale, non solo loro apprezzano i suoi non propriamente legali ‘servizi’ e, a modo suo, anche qualcun altro ci tiene a ringraziare come si deve!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)