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IL RICCIO: IL BEST SELLER DI MURIEL BARBERY RAGGIUNGE LA CELLULOIDE CON MONA ACHACHE
RECENSIONE in ANTEPRIMA - In DVD e BLU-RAY: dal 5 MAGGIO
(Le Hérisson FRANCIA/ITALIA 2009; commedia drammatica; 100'; Produz.: Les Films des Toumelles in co-produz. con: Eagle Pictures/France 2 Cinéma/Pathé/Topaze Bleue; Distribuz.: Eagle Pictures)
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Titolo in italiano: Il riccio
Titolo in lingua originale:
Le Hérisson
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2010
Regia: Mona Achache
Sceneggiatura:
Mona Achache
Soggetto: Liberamente tratto dal romanzo di Muriel Barbery.
Cast: Josiane Balasko (Renèe Michel) Garance Le Guillermic (Paloma Josse) Togo Igawa (Kakuro Ozu) Anne Brochet (Solange Josse) Ariane Ascaride (Manuela Lopez) Wladimir Yordanoff (Paul Josse) Sarah Lepicard (Colombe Josse) Jean-Luc Porraz (Jeanne-Pierre, il barbone)
Musica: Gabriel Yared
Fotografia: Patrick Blossier
Montaggio: Julia Gregory
Casting: Michael Laquens
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Il riccio è la storia di un incontro inaspettato: quello di Paloma Josse, una bambina di 12 anni incredibilmente intelligente e con tendenze suicide, di Renée Michel, una portinaia parigina discreta e solitaria, e dell’enigmatico Monsieur Kakuro Ozu.
IN DETTAGLIO:
Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.
Dal >Press-Book< de Il riccio
Commento critico (a cura di GIULIA CANTARINI)
Al suo primo lungometraggio, la giovane regista Mona Achache firma una efficace trasposizione del romanzo di Muriel Barbery L’eleganza del riccio, caso letterario del 2007. Alleggeritolo di buona parte delle riflessioni filosofiche, la Achache distilla una storia che ha tutta la delicatezza e il lirismo di una favola moderna. I suoi tre protagonisti, la brillante e fin troppo lucida dodicenne Paloma, la colta e discreta portinaia Renée e il gentiluomo giapponese Kakuro Ozu sono, ciascuno a suo modo, tre outsider nel vacuo palazzo alto-borghese in cui vivono. Sarà proprio questa loro isolata diversità ad attrarli l’uno verso l’altro in incontri che avranno conseguenze decisive per le loro vite. Ottime le tre interpretazioni: la piccola e occhialuta Garance Le Guillermic è una perfetta Paloma, seria e piena di certezze nel documentare e giudicare il mondo che la circonda con la telecamera del padre; la morbida Josiane Balasko, abbruttita per l’occasione per |
corrispondere almeno esteriormente allo stereotipo della portinaia sciatta che ha rinunciato alla femminilità e al suo lato materno; l’elegante ed enigmatico Togo Igawa, dallo sguardo profondo e capace di non fermarsi alle apparenze e di vedere l’eleganza interiore del riccio Renée. Notevoli anche i contributi del direttore della fotografia Patrick Blossier e dello scenografo Yves Brover, fondamentali nel contribuire a caratterizzare le esistenze dei tre personaggi attorno ai quali ruota la storia. Il risultato è un film elegante e a tratti commovente, che coglie l’essenza del suo originale letterario nel messaggio di apertura e di ascolto nei confronti dell’altro, ma anche il suo limite in un certo autocompiacimento per la sottigliezza della storia. Ad ogni modo, decisamente migliore della media dei film e dei libri contemporanei. |
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Links:
Galleria Fotografica:
Il riccio - trailer.flv
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