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    LA SICILIANA RIBELLE: FILM ISPIRATO AD UNA STORIA VERA DI RESISTENZA ALL'OPPRESSIONE

    In DVD: Dal 29 GIUGNO - I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - Dal 27 FEBBRAIO 2009

    Il film è dedicato 'Alla memoria di Rita Atria'.

    "Come Antigone nella tragedia di Sofocle, Rita pone la morale al di sopra delle regole sociali. Come Antigone, va dritta al suo scopo. Ma non le importa il prezzo da pagare. Per tutti quelli che combattono Cosa Nostra, Rita è un simbolo. E’ una storia universale, la storia della resistenza all’oppressione, la storia dell’uomo che lotta contro il destino".
    Il regista Marco Amenta

    (La siciliana ribelle ITALIA/FRANCIA 2008; 110'; drammatico; Produz.: R&C Produzioni Eurofilm Roissy Film (Parigi)/in collaborazione con Rai Cinema con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali/in collaborazione con la Regione Siciliana - Dipartimento Regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della Educazione Permanente; Distribuz.: Istituto Luce)

    Locandina italiana La siciliana ribelle

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: La siciliana ribelle

    Titolo in lingua originale: La siciliana ribelle

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Marco Amenta

    Sceneggiatura: Sergio Donati e Marco Amenta

    Soggetto: Soggetto di Marco Amenta, ispirato ad una storia vera.

    Cast: Veronica D’Agostino (Rita Mancuso)
    Gerard Jugnot (Procuratore antimafia)
    Marcello Mozzarella (Don Vito Mancuso)
    Lucia Sardo (Rosa Mancuso)
    Mario Pupilla (Don Salvo Rimi)
    Francesco Casisa (Vito)
    Carmelo Galati (Carmelo Mancuso)
    Lollo Franco (Maresciallo Campisi)
    Miriana Fajia (Rita bambina)
    Lorenzo Rosone (Vito bambino)
    (e con):
    Primo Reggiani (Lorenzo)
    Paolo Briguglia (Maresciallo Bruni)

    Musica: Pasquale Catalano

    Costumi: Cristina Francioni

    Scenografia: Marcello Di Carlo

    Fotografia: Luca Bigazzi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Una mattina di novembre del 1991, una ragazzina di 17 anni con lo zainetto della scuola sulle spalle si presenta al Procuratore di Palermo per vendicare gli assassini del padre e del fratello, entrambi mafiosi. Per la prima volta una ragazzina di famiglia mafiosa si ribella apertamente all'organizzazione tradizionalmente maschilista. Da questo momento, i giorni di Rita sono contati. Come tutte le altre donne di mafia siciliane, Rita dovrebbe piegarsi alla legge del silenzio. Dovrebbe chiudere gli occhi, sottomettersi, come sua madre e la madre di sua madre. Ma Rita non è come le altre. La sua vita è una sfida al destino e possiede l'intensità di un racconto epico. Rinnegata e minacciata dal paese e persino dalla madre, Rita è costretta ad abbandonare la Sicilia natale ed esiliarsi clandestinamente a Roma. Il Procuratore anti-mafia diventa per lei una figura paterna, la prende sotto la sua protezione e la sostiene nel suo percorso. Dovrà farle ammettere davanti a se stessa e davanti a tutti che suo padre e suo fratello non erano quelle figure positive che lei credeva. A Roma, sotto falsa identità, incontra Lorenzo e nasce un amore. Riscopre la femminilità e la voglia di vivere come un’adolescente spensierata. Ma gli eventi precipitano e mettono Rita di fronte all'assurdità della vita e alla dismisura della sua battaglia. Rifiutando di essere la successiva sulla lista, Rita ancora una volta sceglie il suo destino.
    Non le restano che nove mesi per vincere la sua battaglia.

    Dal >Press-Book< de La siciliana ribelle

    Commento critico (a cura di ENRICA MANES)

    ISMENE: (…) "Come nostro padre morì odioso e infamato, dopo essersi trafitti egli stesso di propria mano entrambi gli occhi, per i delitti da lui stesso scoperti (…) ancor più miseramente periremo se, facendo violenza alla legge, trasgrediremo il decreto o il potere sovrano.
    (…) bisogna riflettere su questo, che siamo nate donne, sì da non poter lottare contro uomini (…)
    Obbedirò a chi comanda, non ha alcun senso fare cose troppo grandiâ€.
    (…) ma almeno non rivelare ad alcuno questa tua azione. occultala in segreto (…)
    â€.
    ANTIGONE: â€Ahimè, gridalo forte: sarai molto più odiosa se, tacendo, non la proclamerai a tuttiâ€.
    ISMENE: â€(…) se lo potrai, ma brami l’impossibile.â€
    ANTIGONE: “Ebbene, quando non avrò più forza, smetterò".

    (Antigone, Sofocle, Prologo, vv.50-52; 53-54; 61-62; 84-88)

    Risulta difficile fare una critica ad una storia di vita, perché, come si potrebbe dare un voto alla vita?
    (nota della curatrice)

    Un documento di incredibile pathos narrativo, ed una storia vera in cui

    non si cerca la finzione né una rappresentazione ma il semplice fluire di un documento di quotidiana crescita, passo dopo passo di una coscienza che muta e che si evolve attraverso il personaggio di Rita, donna bambina che si immola per la ricerca della verità sui suoi cari, fratello e padre morti, e che, contravvenendo ad ogni regola, disobbedisce allo zio.
    La scelta di Amenta di creare potenza narrativa ed emotiva attraverso semplici dialoghi e immagini senza alcun tipo di filtro od artificio, lontane anche dalla cronaca e libere da stereotipi della fiction, arriva al cuore, successione di fatti, senza intento moralistico, perché la storia parla da sé.
    L’accorato dialogo del prologo dell’Antigone

    di Sofocle, (proposta in questo caso nella traduzione di R.Cantarella, a cura di D.Del Corno, ed. Mondatori Classici greci e latini), si propone in maniera spontanea , drammatico confronto e similitudine al tempo stesso tra il personaggio di

    Rita e di Antigone nel crescendo della tragedia che si costruisce attorno a loro.
    Insieme al tema della parola, della voce, della denuncia, troviamo infatti anche la pazzia e la cecità.
    Destino ed onta insieme per una città e per un paese, per uomini e donne che scelgono di vivere allo scuro di tutto, di nascondere la verità con un’altra, fittizia.
    Cresce nella verità contratta, Rita, insieme al padre che ne rimane vittima, né incolpevole né reo; e lei sviluppa nel suo viaggio la coscienza, diritta verso il destino.
    È nel clima di silenzio forzato che il personaggio di Ismene rappresenta l’opinione pubblica della scena siciliana, di coloro ai quali è stata chiusa la bocca e ad urlare non sono più avvezzi ne per voglia né per tradizione e ai quali si oppone fieramente la voce di Antigone.

    (ANTIGONE: (…) Tutti costoro direbbero di approvare il mio atto, se la paura non chiudesse loro

    la lingua. Ma la tirannide far molti vantaggi ha anche questo, che le è permesso fare e dire ciò che vuoleâ€
    CREONTE: “Tu sola la vedi così (…)â€
    ANTIGONE: “Anche costoro lo vedono, ma per te tengono chiusa la bocca.†Secondo episodio, vv.505-510).

    Rita come Antigone, si oppone alla tirannia che lo zio esercita sul paese, unica a poter vendicare l’onta fatta al padre mentre il nascere donne impone una morale che esclude dal vivere civile e dall’avere un ruolo nella società.
    E’ così che nelle parole di Ismene si ritrova anche la voce della madre al momento dell’ultimo incontro con la figlia, e che mai come in quell’attimo è il rinnegamento assoluto.
    “Obbedirò a chi comanda, non ha alcun senso fare cose troppo grandi†sono le parole della tragedia, drammaticamente vicine a quelle che la madre rivolge a Rita, chiamandola svergognata.
    Ma Rita non smette di urlare e la sua voce si leva in

    tribunale ad ogni udienza, mentre nessuno crede alle parole di una ragazzina, l’unica che paradossalmente sente il peso della verità su si sé.
    Figlia della colpa, Rita, come Antigone, è la giustizia, eppure è lei stessa giudicata rea; una colpa che ricade su di lei inesorabile, a lei a cui era stata negata la verità che ora rivendica, ribelle, incapace di rimanere al gioco.
    Capace di sovvertire un ordine precostituito, esce dalla libertà imposta e ne crea una sua che assume i tratti di una giustizia nuova, vissuta fino alla fine in pegno della vita.
    Le parole degli altri risuonano come un coro nella tragedia di Rita “brami l’impossibileâ€, ma Antigone combatte: “ebbene, quando non avrò più forza, smetteròâ€.
    Qui però Emone non la accompagna nel viaggio, l’amato non si immola con la sua Antigone, ma tenta di riportare le cose al principio, asservito irreversibilmente anch’egli al potere.
    Ma Rita non ci sta, insegue il

    suo destino.
    Straziata anche la lapide, non tornerà più tutto come prima.
    Stavolta vince Rita, la pazza.

    Commenti del regista

    "Per raccontare una storia universale, quella di una ragazzina che si ribella a qualcosa più grande di lei, ho scelto di allontanarmi dalla cronaca, dai riferimenti a personaggi reali e dalle somiglianze. I fatti e i personaggi a cui mi sono ispirato sono tanti e sono intrecciati fra loro. Provengono dalle mie esperienze personali, sono cresciuto in Sicilia, dai miei incontri con personaggi positivi e negativi e dalle storie narrate nei miei precedenti documentari sulla mafia e sulla Sicilia.
    Come Antigone nella tragedia di Sofocle, Rita pone la morale al di sopra delle regole sociali. Come Antigone, va dritta al suo scopo. Ma non le importa il prezzo da pagare. Per tutti quelli che combattono Cosa Nostra, Rita è un simbolo. E’ una storia universale, la storia della resistenza all’oppressione, la storia dell’uomo che lotta contro il destino. Per me è importante ed urgente raccontare questa storia oggi, in un Italia che vuole cambiare ed allinearsi con gli altri paesi europei, ma che ancora non è riuscita a sconfiggere la criminalità organizzata. Attendibili rapporti giudiziari e approfondite analisi socio-economiche ma anche le recenti cronache quotidiane – omicidi, immondizia, ecc. - testimoniano che larghe fasce del territorio, intere province soprattutto meridionali e settori dell’economia italiana sono ancora gestiti o controllati dalla criminalità organizzata. E’ per rendere al meglio questa realtà che ho scelto tutti attori siciliani. Ho lasciato che si esprimessero nelle loro inflessioni dialettali, vere ed autentiche, per non forzarli in un italiano “puro†che in questo film sarebbe apparso estraneo e artificiale. Alcuni sono attori non professionisti, gente scelta dalla strada e in ambienti “a rischio†per cercarne l’autenticità dei volti e dei comportamenti. Alcuni provengono infine da un passato difficile, da anni passati in carcere. Un passato da cui si stanno lentamente emancipando.
    In questo film contro-corrente i valori e gli stereotipi veicolati fino ad oggi nei film di mafia sono invertiti. Il boss mafioso non sarà l’eroe, il protagonista coraggioso enfatizzato dai film americani. Tutto il contrario: il racconto in prima persona di Rita, ragazza siciliana cresciuta in una famiglia mafiosa, ci mostrerà la realtà: le brutture, la vigliaccheria, la tristezza di questi «uomini d’onore» o meglio del «disonore»!
    L’unica veramente coraggiosa è Rita e il film è un omaggio alla sua memoria. Rita, attraverso il suo esempio, mostra che é sempre possibile opporsi a un nemico che sembra invincibile e inattaccabile. La sua storia insegna a scrollarsi di dosso l’ignavia e la mediocrità, a non accettare il “destino†imposto dalla violenza, dalle norme sociali, dalle tacite leggi della consuetudine, o dalla storia della nostra famiglia. La stella di Rita, come lei stessa scrive nel diario, brillerà per sempre, libera, nella memoria collettiva. Mentre tutti quelli che non osano ribellarsi, come sua madre, continueranno a vivere schiavi per sempre
    ".

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