SORRENTINO: 'SEAN PENN E' PERICOLOSO... SA FARE TUTTO'
07/10/2011
- (AGI) Roma, 6 ottobre - Quando dirigi SEAN PENN hai la netta sensazione che possa fare tutto e, per un regista, si aprono scenari pericolosi perche' non sai dove puoi arrivare ma sei sicuro che lui ti seguira'. Cosi' PAOLO SORRENTINO ha sintetizzato il suo rapporto con l'attore Premio Oscar, protagonista del suo ultimo film, THIS MUST BE THE PLACE, in uscita venerdi' 14 ottobre in 300 sale. Il regista napoletano sottolinea, durante un incontro stampa romano, che il suo e' un film italiano "venduto in ogni parte del mondo tranne la Cina", che dimostra che il nostro cinema puo' essere venduto all'estero e puo' conquistare i mercati.
Malgrado sia girato in lingua inglese, abbia un cast internazionale (nessun italiano), abbia un titolo inglese (THIS MUST BE THE PLACE, da una canzone dei Talking Heads), sia stato girato in Irlanda a Dublino, negli Usa a New York, in Michigan e New Mexico, le musiche (e la partecipazione come attore-cantante) di David Byrne, gran parte del cast tecnico straniero, PAOLO SORRENTINO insiste: "Non so cosa significhi esattamente italianita' di un prodotto, ma questo e' un film decisamente italiano. Secondo me - aggiunge il regista partenopeo - un film e' italiano se concepito da italiani, pensato e scritto da italiani, diretto da un italiano e fotografato da un italiano".
Presentato con discreto successo all'ultimo Festival di Cannes, THIS MUST BE THE PLACE e' la lentissima storia di una ex rockstar irlandese ultracinquantenne, Cheyenne (SEAN PENN), che non vuole rassegnarsi al tempo che passa e continua a vivere truccandosi come i Cure e trascinandosi stancamente, annoiato, ricchissimo, col suo trolley tra un supermercato, un fast food e la sua villa immensa e disadorna in cui vive da 35 anni con la moglie, una pompiera simpatica e mascolina. Cheyenne-PENN ama truccarsi, ma vive nel rimorso di aver cantato cose sciocche in cui non credeva per arricchirsi e di aver provocato la morte di due fan, due ragazzini che si sono spinti oltre per seguire il loro idolo. Il suo unico scopo e' di far fidanzare una ragazzina dark, un po' dissociata come lui (Eve Hewson, figlia di una vera rockstar irlandese, la piu' grande: Bono Vox degli U2). La morte del padre, un ebreo americano che non vede da trent'anni, lo porta negli Usa e li' inizia una sorta di 'road movie' al rallentatore. Cheyenne decide di portare a compimento l'ossessione del padre (che non lo ha mai voluto ne' accettato) e di trovare l'ufficiale nazista che lo ha torturato ad Auschwitz. Una ricerca che portera' Cheyenne a trovare se stesso, a superare lo stato di perenne Peter Pan in cui e' precipitato, la mania del trucco e, soprattutto, lo condurra' alla riconciliazione postuma con un genitore che non ha mai veramente conosciuto.
"C'e' qualcosa di autobiografico in Cheyenne - ammette SORRENTINO, sceneggiatore insieme a UMBERTO CONTARELLO di THIS MUST BE THE PLACE - ma non amo parlare di me, ne' mi piace quando si tenta di identificare i personaggi con gli autori".
Il film, prodotto da Lucky Red e Medusa, e' incentrato sulla prepotente sapienza attoriale di SEAN PENN. Una prova la sua - l'ennesima - che risulta perfetta e da' al film una linea precisa. "Avevamo pensato ad una ex rockstar che si muovesse e parlasse in modo un po' rallentato - spiega SORRENTINO - ma SEAN PENN ha preso in mano il personaggio e ha deciso il modo di parlare di muoversi, come i ricchi che si sentono in colpa di essere ricchi. Una scelta che ho condiviso assolutamente". In THIS MUST BE THE PLACE SORRENTINO tratta molti temi: "Ci sono molteplici elementi di interesse - spiega il regista -. L'assenza di un rapporto affettivo tra padre e figlio, il racconto dell'Olocausto visto con gli occhi di un uomo di oggi, ossia senza entrare nella tipologia di film storico sulla Shoah. Poi c'e' la musica, da David Byrne ai Talking Heads e alla canzone che piu' amo al mondo che ha dato il titolo al film. Ritengo che questa pellicola abbia una struttura che raramente si vede al cinema - aggiunge SORRENTINO - fatta di due atti. Ho voluto dividere 'THIS MUST BE THE PLACE' in due segmenti molto differenti che si combinano nel medesimo film".
Dopo IL DIVO, per SORRENTINO un film in terra straniera molto diverso. "Dopo quel film - spiega - volevo virare su un binario di semplicita'". Dopo quella che definisce "una lunga, bella vacanza", il regista partenopeo potrebbe tornare in Italia con una storia italiana. "Non so ancora cosa faro' - dice - ma di certo la realta' italiana rappresenta un ricco serbatoio da cui attingere per poter raccontare. Offre un panorama molto attraente. Il cinema italiano - conclude profetico - e' destinato a diventare molto piu' importante di ora, quando se lo potra' permettere. Ora, purtroppo, non se lo puo' permettere".
Un'ultima nota: il distributore americano di THIS MUST BE THE PLACE e' Weinstein, un gigante che ha distribuito, tra gli altri, INGLOURIOUS BATERDS di TARANTINO e il pluripremiato IL DISCORSO DEL RE.
Se il film di SORRENTINO uscira' negli Usa entro dicembre (in almeno due citta' per una programmazione di almeno sette giorni) sara' candidabile agli Oscar. Un'eventualita' che i produttori italiani al momento non vogliono prendere in considerazione per scaramanzia, ma tutt'altro che remota.
LA REDAZIONE
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