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    C'E' ANCORA DOMANI

    8 Marzo 2024: Festa della Donna - Torna al cinema l'8 Marzo in 150 sale di tutta Italia - CelluloidPortraits elegge C'è ancora domani FILM DELL'ANNO 2023, così come ufficialmente ha fatto l'SNGCI (Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani) in seno ai Nastri d'Argento 2024 - RECENSIONE - Dalla 18. Festa del Cinema di Roma (18-29 Ottobre 2023) - Film d'Apertura - Paola Cortellesi esordisce alla regia in un film da lei scritto e interpretato: un dramma in bianco e nero ambientato negli anni Cinquanta - Dal 26 Ottobre

    L’esordio di Paola Cortellesi dietro la macchina da presa, oltre i titoli che saranno votati a maggio, ha già dimostrato di meritare una particolare sottolineatura di eccellenza con un riconoscimento che premia – oltre il clamoroso risultato degli incassi – l’originalità e il valore di un film che continua a far parlare un Paese. C’è ancora domani ha dimostrato fin dal debutto una vera e propria svolta non solo nel rapporto col pubblico, ma anche nella capacità di leggere nella storia di una donna di ieri temi che toccano un nervo scoperto nella società e nella tragica quotidianità di un tempo che per le donne non sembra aver cancellato violenza di genere né discriminazione”.
    Motivazione del premio “Nastro dell’anno

    "Volevo raccontare la vita di quelle donne che nessuno ha mai celebrato, quelle che, come niente, si prendevano uno schiaffo in faccia dal proprio marito e poi come cenerentole tornavano a lavorare... Storie incredibili di nonne e bisnonne che venivano considerate delle nullità, che nessuno ricorda. Certo c'era anche Nilde Jotti a quei tempi, ma quella era un'eccezione, le donne allora non contavano nulla. Un esempio: mia nonna quando parlava diceva cose sensate, ma chiosava poi così, 'ma che capisco io?'... Il doppio registro, tragi-comico, nasce dal fatto che mi sono chiesta quanto potevamo spingerci nella comicità trattando di una violenza domestica. Abbiamo allora preferito farli ballare e che a lei scomparissero i lividi appena subiti. Non mi sono mai piaciute le scene violente iperrealiste che vengono sempre scavalcate da una sorta di vojerismo"
    La regista e co-sceneggiatrice Paola Cortellesi

    (C'é ancora domani; Italia 2023; Commedia; 118'; Produz.: Wildside, Vision Distribution; Distribuz.: Vision Distribution)

    Locandina italiana C'é ancora domani

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: C'é ancora domani

    Titolo in lingua originale: C'é ancora domani

    Anno di produzione: 2023

    Anno di uscita: 2024

    Regia: Paola Cortellesi

    Sceneggiatura: Paola Cortellesi, Furio Andreotti, Giulia Calenda

    Cast: Paola Cortellesi (Delia)
    Valerio Mastandrea (Ivano)
    Romana Maggiora Vergano (Marcella)
    Emanuela Fanelli (Marisa)
    Giorgio Colangeli (Sor Ottorino)
    Vinicio Marchioni (Nino)
    Francesco Centorame (Giulio)
    Raffaele Vannoli (Alvaro)
    Paola Tiziana Cruciani (Sora Franca)
    Yonv Joseph (William)
    Federico Tocci (Mario)
    Alessia Barela (Orietta)
    Priscilla Micol Marino (Sora Giovanna)
    Maria Chiara Orti (Sora Rosa)
    Silvia Salvatori (Sora Elvira)
    Cast completo

    Musica: Lele Marchitelli

    Costumi: Alberto Moretti

    Scenografia: Massimiliano Paonessa e Lorenzo Lasi

    Fotografia: Davide Leone

    Montaggio: Valentina Mariani

    Effetti Speciali: Franco Galiano (supervisore effetti speciali); Massimiliano Battista e Armen Mailyan (supervisori effetti visivi)

    Makeup: Ermanno Spera (direttore makeup); Teresa Di Serio (direttrice acconciature)

    Casting: Sara Casani e Laura Muccino

    Scheda film aggiornata al: 15 Marzo 2024

    Sinossi:

    Delia (Paola Cortellesi) è la moglie di Ivano, la madre di tre figli. Moglie, madre. Questi sono i ruoli che la definiscono e questo le basta. Siamo nella seconda metà degli anni 40 e questa famiglia qualunque vive in una Roma divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie della guerra da poco alle spalle. Ivano (Valerio Mastandrea) è capo supremo e padrone della famiglia, lavora duro per portare i pochi soldi a casa e non perde occasione di sottolinearlo, a volte con toni sprezzanti, altre, direttamente con la cinghia. Ha rispetto solo per quella canaglia di suo padre, il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante. L'unico sollievo di Delia è l'amica Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide momenti di leggerezza e qualche intima confidenza. È primavera e tutta la famiglia è in fermento per l'imminente fidanzamento dell'amata primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano), che, dal canto suo, spera solo di sposarsi in fretta con un bravo ragazzo di ceto borghese, Giulio (Francesco Centorame), e liberarsi finalmente di quella famiglia imbarazzante. Anche Delia non chiede altro, accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspiri. L'arrivo di una lettera misteriosa però, le accenderà il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore, non solo per lei.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Sentiva già come un privilegio il poter aprire la 18. Festa del Cinema di Roma. E invece, con il suo debutto alla regia cesellato in C’è ancora domani, Paola Cortellesi ha fatto breccia nel cuore del grande pubblico, che la applaude persino alle proiezioni infrasettimanali nei cinema di ogni città. Gran bella soddisfazione! Ma non è tutto! Il fatto è che è riuscita a divulgare alla più ampia platea possibile, pure in forma autoriale, un messaggio davvero importante! Se insomma ha il suo peso ciò che ha voluto dire, è come lo ha detto a lasciare stupefatti. Erano nell’aria la profondità di pensiero con una ‘visione’ cinematografica sue proprie, maturate per gradi, scivolando dalla recitazione alla sceneggiatura. L’approdo alla regia era dunque questione di tempo! E che regia! Un risultato tale da andare finalmente a nutrire quel cinema italiano tenuto a dieta ormai da troppo tempo, naturalmente con le dovute

    eccezioni.

    Chi, oggi, avrebbe pensato a mettere il dito nella piaga della violenza sulle donne e delle drammatiche distrofie familiari, rifacendosi al mitico neorealismo, in bianco e nero, rivisitato e corretto in chiave post-moderna? Le radici di un problema duro a morire. Radici che qui si appuntano nella Roma del dopoguerra, dove radica una società alimentata da una mentalità di matrice ‘patriarcale’, ma di cui, ancora oggi, purtroppo, sopravvivono gli echi, di fronde spesso più devastanti degli stessi germogli.

    E se Paola Cortellesi dedica il film alla figlia ‘Laurette’, significa che, partendo dal passato e tracciando un solco nel presente, con questo film ha inteso inviare un messaggio forte nella direzione futura. E lo fa con una sigla cinematografica davvero innovativa, tale da far incontrare due dimensioni epocali confinanti: tra musiche e canzoni che oltre ad integrare la sceneggiatura del film, conferiscono singolare potenza ai silenzi e a quella interiorità riflessa

    ed espansa dei personaggi. Sceneggiatura a firma della stessa Cortellesi con Furio Andreotti e Giulia Calenda, concordi nel lasciar spesso la parola a piani sequenza musicali, con la protagonista al centro di fotogrammi che diventano gli affreschi nostrani di un quotidiano stoicamente storico: come ad esempio quelle terrazze con le lenzuola fresche di bucato a fare da sfondo pulsante o il ralenti in cui Delia/Cortellesi campeggia per le vie di quartiere popolate, come in un presepe, di scorci di vita e di lavoro in strada. E non è un caso se la scelta delle musiche, e dello stesso formato della pellicola - dai tre quarti al full screen - cambiano registro in corso d’opera: da una selezione di brani tipici dell’epoca si passa presto ad un mix post moderno che va ad includere anche Lucio Dalla e persino l’hip hop, tra gli altri. Una sorta di motivo firma che Paola

    Cortellesi si porta dietro fin dalla recitazione, è quello di saper accordare una certa leggerezza a temi seri senza alcun bisticcio, e qui, in questa perla di cinematografia - in cui, alla fine, ci troviamo sorpresi persino dalla reale portata del titolo C’è ancora domani - va ben oltre, riscoprendo un innesto ‘poetico-surreale’. Innesto che va a stemperare il dolore proprio con la musica e il ballo: una metafora catartica, una sorta di fuga mentale, cui far sanificare le ferite interiori, quanto quelle fisiche, laddove i lividi e i gonfiori scompaiono e la routine quotidiana torna serena, malgrado tutto. Una cifra stilistica innovativa e particolarmente efficace che riesce a tradurre il dramma in poetica di speranza.

    E’ la speranza di Delia (Paola Cortellesi), davvero incrollabile se al suo buongiorno il marito Ivano (il ruolo più ingrato di Valerio Mastandrea!) risponde con un ceffone assestato ben bene in pieno volto. La giustificazione

    ufficiale è lo stress post traumatico dall’aver fatto ‘du guere’. Eppure, un motivo musicale ‘antico’ come quello di Aprite le finestre di Franca Raimondi, Sanremo 1956) - il cui testo completo già di per sé diventa riflessione integrata alla sceneggiatura del film - stempera all’istante il dramma. E proprio la scelta del contrapposto diventa il leitmotiv di tutto il film, in cui domina un quotidiano routinario sull’abuso di una violenza perpetrata a suo danno. Violenza che Delia/Cortellesi sembra voler scrollare dalle spalle, concentrandosi sugli innumerevoli lavoretti di infermiera a domicilio, rammendatrice e operaia in un ombrellificio, pur avendo una casa da gestire, tre figli da accudire - due più piccoli pestiferi e la figlia maggiore Marcella (la sorprendente Romana Maggiora Vergano) - più il suocero (il Sor Ottorino di Giorgio Colangeli), pressoché allettato, che è tutto un programma, nonché la vena tragicomica della storia.

    Ogni membro della famiglia si aspetta

    tutto da Delia, che pazientemente esegue, eppure, come le viene fatto osservare dal suocero stesso: “Lo sai che tu parli troppo, te devi ‘mparà a sta’ zitta”. Una romanità ruspante coniugata ad una mentalità patriarcale in cui la donna era - ma si può davvero parlare al passato? - ‘figlia di un Dio minore’, per così dire. E non è questione di ceto sociale, perché quando Marcella/Vergano si fidanza con Giulio (Francesco Centorame), il cui padre è proprietario di una pasticceria, si scopre che la mentalità è la stessa. Il matrimonio deciso dal padre per la figlia femmina, e l’avidità dello stesso Ivano/Mastandrea di maritare la figlia per interesse economico docent. Lo stesso Giulio, seppure innamorato, avanza pretese di vero e proprio possesso sulla fidanzata, limitandola nel comportamento e nelle scelte. L’imbarazzante pranzo della domenica per ufficializzare il fidanzamento poi, rivela analoga ‘miseria mentale’ da entrambe le parti. Quanto all’intimità

    coniugale, cui accenna una sola scena - ma basta e avanza! - posso garantire, sulla base di racconti di donne anziane, non più in vita ormai, che era una ‘modalità’ realmente praticata!

    Ma ci sono altri personaggi sul campo che potremmo dire in seconda, a cui, d’altra parte - ed è questo un altro grande pregio della neo cineasta - Paola Cortellesi conferisce pari dignità sulla scena: il soldato americano, il meccanico, l’anziano Alvaro vigile sul suocero, le comari di cortile, la negoziante di maglieria, il gestore dell’ombrellificio che paga un salario superiore all’apprendista semplicemente perché ‘è omo’, e così via. Tra questi spicca l’amica del cuore Marisa (Emanuela Fanelli), unica donna di gran carattere che sa quello che vuole e che comanda pure a bacchetta il marito con cui gestisce il banchetto di frutta e verdura in piazza.

    Un occhio di riguardo Paola Cortellesi rivolge al rapporto madre-figlia, profondo

    e lacerato dalla violenza imperante dettata in famiglia dal padre. Marcella/Vergano se la prende con la madre Delia/Cortellesi perché non reagisce e non fa niente. Ma dovrà ricredersi, e il finale che si appunta sulla natura di quella lettera giunta all’improvviso - che poi lettera non è - prima nascosta, gettata, e poi ripresa, è un qualcosa di immenso: sia sul piano emotivo che cinematografico. Cortellesi tende una sorta di tranello allo spettatore, lasciando pensare tutt’altro persino agli stessi personaggi del film, per arrivare a sorprenderci con la verità, in punta di conquista storica. Talmente storica da averle fatto sentire la necessità di concludere, a rigor di cronaca, riportando sul grande schermo stralci di repertorio targati Istituto Luce: il documento ufficiale di una conquista che oggi diamo per scontata e che dà finalmente senso pieno al titolo C’è ancora domani.

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di C'E' ANCORA DOMANI

    Links:

    • Paola Cortellesi (Regista)

    • Valerio Mastandrea

    • Paola Cortellesi

    • NASTRI d'ARGENTO 2024 - 'C'È ANCORA DOMANI' di PAOLA CORTELLESI è il 'FILM DELL’ANNO' (Speciali)

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    Galleria Video:

    C'é ancora domani - trailer ufficiale

    C'é ancora domani - spot 'Veglia funebre'

    C'é ancora domani - spot 'Fenicotteri'

    C'é ancora domani - spot 'Marcella'

    C'é ancora domani - spot 'Sei in tempo'

    C'é ancora domani - spot 'Ottorino'

    C'é ancora domani - spot 'Miserabili'

    C'é ancora domani - featurette 'Backstage ufficiale'

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