RECENSIONE - Una storia d'amore ambientata negli anni Sessanta, durante la corsa allo spazio tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica che vede protagonisti Scarlett Johansson, Woody Harrelson e Channing Tatum - Dall'11 Luglio
(Fly Me to the Moon; Regno Unito, Usa 2024; Commedia romantica; 122'; Produz.: Apple Studios, Scott Free Productions, These Pictures; Distribuz.: Eagle Pictures)
Titolo in italiano: Fly Me To The Moon - Le due facce della luna
Titolo in lingua originale:
Fly Me to the Moon
Anno di produzione:
2024
Anno di uscita:
2024
Regia: Greg Berlanti
Sceneggiatura:
Rose Gilroy, Sharon Maguire
Cast: Scarlett Johansson (Kelly Jones) Channing Tatum (Cole Davis) Woody Harrelson (Moe Berkus) Jim Rash (Lance Vespertine) Ray Romano (Henry Smalls) Peter Jacobson (Chuck Meadows) Christian Clemenson (Agente di stampa Walter) Colin Woodell Kylee Nicole Peck (Spettatore VIP) Anna Garcia Joe Chrest (Senatore Vanning)
Musica: Daniel Pemberton
Costumi: Mary Zophres
Scenografia: Shane Valentino
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Harry Jierjian
Effetti Speciali: Sean Devereaux (supervisore effetti visivi)
Makeup: Deborah La Mia Denaver (direttrice trucco); Lawrence Davis (direttore acconciature)
Scheda film aggiornata al:
14 Agosto 2024
Sinossi:
In breve:
Assunta per rilanciare l’immagine pubblica della NASA, Kelly Jones (Johansson), ragazza prodigio del marketing, si scontrerà con Cole Davis (Tatum), direttore del programma di lancio, creando scompiglio nel suo già difficile compito. Quando la Casa Bianca ritiene che la missione sia troppo importante per fallire, Kelly Jones viene incaricata di inscenare un finto sbarco sulla Luna come piano di riserva. A quel punto il conto alla rovescia inizia davvero...
Short Synopsis:
Marketing maven Kelly Jones wreaks havoc on launch director Cole Davis's already difficult task. When the White House deems the mission too important to fail, Jones is directed to stage a fake moon landing as back-up.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Troppe piste narrative rischiano di sbilanciare l’equilibrio di una storia. Soprattutto quando si nicchia un po' di qua e un po' di là , senza privilegiarne significativamente una in particolare. E dire che il film parte pure da un registro pseudo-doc: domina la panoramica mediatica sull’annosa competizione tra Russia e Stati Uniti nella corsa all’allunaggio. Corsa che ha in effetti troneggiato sui tabloid della stampa, cartacea e televisiva dell’epoca - siamo nel cuore degli anni Sessanta, celebrati in costumi, look e idiosincrasie attitudinali-politiche - che il film recupera lasciando scorrere in scorci di cronache vissute per poi passare non solo alla finzione, ma persino alla farsa umoristica, mentre, intanto, tra le righe, serpeggia una storia d’amore che, purtroppo, non brilla di luce propria. E la ragione si deve alla mancanza di chimica proprio tra i due primi protagonisti in campo: soprattutto per il cotè ingessato e distante di Channing Tatum, di
contro ad un’impeccabile Scarlett Johansson che qui, si direbbe ‘ballare da sola’, in un canovaccio basculante diviso, appunto, tra il serio ed il faceto, senza convincere pienamente, e pure con qualche vuoto d’aria a rischio noia. Così tra gli split screen che abbondano per alimentare la documentazione epocale di più scene in contemporanea, si arriva presto al nocciolo di una questione annosa: l’immagine di un Paese, nella fattispecie gli Stati Uniti, che, indipendentemente dalla sostanza, deve apparire agli occhi del mondo nella veste più nobile e vittoriosa possibile, anche quando, a dispetto di quanto ventilato da sempre, i mezzi per competere scarseggiano, sono di bassa qualità , o mancano del tutto.
Ma, a dispetto di quanto si è voluto mettere in luce in certi casi, riguardo all’impronta del film, non è tanto il filo comparativo prettamente politico tra il passato e il presente degli Stati Uniti - al momento non proprio
al top - a dipingere il canovaccio primario del Fly Me To the Moon di Greg Berlanti (Il club dei cuori infranti, Tre all'improvviso, Tuo, Simon), quanto l’abilità e la furbizia del saper darla ad intendere, del saper vendere un prodotto, un’idea, per raccogliere fondi e dunque per raggiungere lo scopo. Abilità messa variamente in pratica dalla Kelly Jones di Scarlett Johansson, ragazza prodigio del marketing e dell’arte di cadere sempre in piedi, fino a tradurre a suo vantaggio ogni possibile scivolone: come è il caso del licenziamento per aver finto di essere incinta in un’ardita operazione di vendita di auto di lusso. Beh, poco male! Viene notata proprio per questo e addirittura assunta - dal Moe di un ironico e spassoso Woody Harrelson - per rilanciare l’immagine pubblica della NASA. E tra i vari escamotage per riabilitare l’immagine pubblica della NASA, in cui si annida anche il divertimento mentre
si inciampa ripetutamente nelle ostilità avanzate senza troppa convinzione dal direttore del programma di lancio - il Cole Davis di Channing Tatum - scatta pure l’operazione di un finto sbarco come piano di riserva. Ed ecco spiegata la ragione de Le due facce della Luna come sottotitolo italiano, che ammicca per l’appunto all’allunaggio dell’Apollo 11 autentico, e a quello del set della finzione allestita per la trasmissione farlocca in caso di fallimento.
Come in tutto questo rientrino i siparietti di un gatto nero che rappresenta l’incubo di Cole/Tatum, evidentemente alquanto superstizioso, dopo il disastrato e funereo precedente lancio, è tutto da vedere e da ridere: esagerato quanto si vuole ma irresistibilmente divertente. Indubbiamente più interessante del finalino romantico di copertina con il compito di spazzare via l’idea di tutte le tristezze del passato dei rispettivi protagonisti: la Kelly di Johansson e il Cole di Tatum. Tristezze sovrastate da grandi ammissioni
- “Ho mentito a molte persone ma le bugie peggiori le ho dette a me stessa. Poi sono venuta qui, ho conosciuto te e mi hai insegnato che esiste un mondo reale†- e da considerazioni sfumate sulle ali di un messaggio moralista che suona così: “Non penso che le nostre storie tristi dovrebbero aiutarci a fare strada nel mondo ma che dovrebbero spingerci a cambiarloâ€. Non c’è pretesa di volare alto, di certo non sulla Luna!