È arrivata mia figlia! racconta la storia di Val, governante a tempo pieno presso una famiglia facoltosa di San Paolo. La donna si dedica al suo lavoro con rigore e serietà , accudendo affettuosamente il loro figlio, Fabinho, fin dalla tenera età . Un giorno la figlia Jessica, che non vede da oltre dieci anni, arriva a San Paolo per fare l’esame d’ammissione all’università . Gli equilibri della casa - rimasti inalterati per anni - con la presenza di Jessica vengono smossi non poco. Val si ritroverà in mezzo, cercando di tenere la situazione sotto controllo
Commento critico (a cura di FRANCESCA CARUSO)
Esce il 4 giugno nelle sale italiane il film della regista brasiliana Anna Muylaert. Quest’artista eclettica ha diretto cortometraggi, ha ricoperto il ruolo di critica cinematografica, per poi approdare alla tv, partecipando alla creazione di numerose serie e programmi televisivi. È arrivata mia figlia! racconta la storia di Val, governante a tempo pieno presso una famiglia facoltosa di San Paolo. La donna si dedica al suo lavoro con rigore e serietà , accudendo affettuosamente il loro figlio, Fabinho, fin dalla tenera età . Un giorno la figlia Jessica, che non vede da oltre dieci anni, arriva a San Paolo per fare l’esame d’ammissione all’università . Gli equilibri della casa - rimasti inalterati per anni - con la presenza di Jessica vengono smossi non poco. Val si ritroverà in mezzo, cercando di tenere la situazione sotto controllo.
Come mostra la cineasta quello tratteggiato è un sistema di regole sociali ancora esistenti nella cultura brasiliana, eppure
basta voltarsi in altre direzioni e si può constatare che è una realtà comune a tante culture: quale sia per i domestici il posto deputato per dormire, dove consumare i pasti, cosa si è autorizzati a fare. Sono molte in ogni parte del mondo le abitazioni in cui si avverte un forte distacco tra i padroni di casa e i domestici.
In questa pellicola viene sottolineato come la protagonista con l’arrivo della figlia apre un po’ gli occhi su quello che crede essere un bel rapporto con i suoi datori di lavoro. Per tanti anni Val ha cresciuto il loro bambino come fosse suo, donandogli quell’affetto che la madre troppo occupata non elargisce e il ragazzo la cerca in ogni circostanza, volendole bene proprio come una madre. Di contro la governante ha affidato la sua bambina a dei parenti, inviandole il denaro occorrente per farla crescere bene, ma privandola della sua
presenza. Anna Muylaert riesce magnificamente a fare emergere questo paradosso e a mettere a confronto i due diversi rapporti che Val ha con la propria figlia e con Fabinho, suscitando nello spettatore diverse emozioni.
L’originalità del film sta tutto nella protagonista: i suoi gesti, le sue espressioni, le sue reazioni sono talmente genuine, spontanee e divertenti da conquistare lo spettatore immediatamente. E’ il suo modo di porsi nei confronti di ciascun interlocutore a essere un fattore determinante per l’evolversi degli eventi. Se da un lato la regista sottolinea una forma di rivalsa con il comportamento di Jessica, che non sopporta la sottomissione sociale, dall’altro mostra la grande dignità di una lavoratrice e i grandi sacrifici che una madre è disposta a fare per i figli. È un film sentito e dà molti spunti su cui riflettere.