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    Il cinema di Tom Ford

    The Tom Ford Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE

    "Sembra che i film incentrati sul personaggio e sul dialogo si siano persi: sono questi in ultima analisi i film più gratificanti per me come spettatore, e questo - A Single Man (2009) - è il tipo di film che mi sono proposto di creare".
    Il regista Tom Ford
    Alla 66. Mostra del Cinema di Venezia in veste di neoregista TOM FORD ha presentato A SINGLE MAN, che vede protagonista su tutti COLIN FIRTH, a fianco di JULIANNE MOORE, MATTHEW GODE, NICHOLAS HOULT:

    "Da tanto volevo girare un film perché nella vita bisogna rischiare per ottenere quello che si vuole. La moda è volatile, crei per poche persone, per una circostanza, poi passa... Per il cinema è diverso, è un'arte dura nel tempo, che resta per sempre... La prima sceneggiatura non mi piaceva, c'erano delle affinità del protagonista con la mia storia personale che volevo rendere più evidenti. Ho pensato prima a Coli (Firth) e poi a Julianne (Moore). E alla fine ho visto la luce che volevo, i colori accesi o smorzati a piena esaltazione dei diversi stati d'animo e poi ho visto una storia che solo accidentalmente è una storia d'amore tra due uomini. Io descrivo un uomo giunto precocemente alla fine della sua esistenza, che vive una sorta di epifania e capisce tutto di se stesso, del suo amore per il compagno rimasto ucciso in un incidente d'auto e quando finalmente ha tutto chiaro e rinuncia all'idea del suicidio... Questo è un film sulla serenità ritrovata".
    Il regista Tom Ford
    TOM FORD - ANIMALI NOTTURNI:

    "Quando ho girato il film mi sono innamorato di queste donne. Erano così belle, così libere, e credo che sia perché hanno messo da parte ciò che le convenzioni della nostra cultura dicono a proposito delle donne, o delle persone. Che è anche il tema del film... Penso che lo stile debba sempre servire alla sostanza. Che ci crediate o no, non bado allo stile soprattutto quando giro. Ma è parte dello storytelling... Mi piace un cinema vecchio stile, quello che fa pensare, che lancia messaggi e quando esci dalla sala ti costringe a ripensarci... come è inevitabile, nessuno scrive niente di altro che di se stesso... Scrivere è una delle parti che amo di più nel fare un film. Nella fase di scrittura il processo è interamente individuale, e dato che il film in quel momento esiste solo nella mia mente è nella sua forma più perfetta. Quando scrivo comincio raccogliendo immagini che hanno punti di contatto con i personaggi e i loro mondi. Cerco immagini di interni, luoghi, ambienti, persone vere che abitano i diversi mondi dei personaggi che sto creando. Poi comincio a scrivere e spesso inserisco davvero nella sceneggiatura i dettagli in cui mi sono imbattuto durante la mia ricerca fotografica. I mondi in cui vivono i nostri personaggi in 'Animali notturni' sono due mondi che conosco molto bene. Essendo cresciuto in Texas e in New Mexico, la parte della storia che si svolge nel Texas occidentale è stata facile da scrivere per me, e il mondo in qualche modo rarefatto in cui vive Susan a Los Angeles mi è fin troppo familiare anche quello... Visualizzo ogni suono e ogni immagine e spesso scrivo in uno stile quasi inquadratura-per inquadratura. Di solito, quando si arriva alle riprese, ho già bene in testa la maggior parte dei dettagli che voglio immortalare. In ogni caso, la bellezza di lavorare con una squadra forte e con attori bravi è che molto spesso durante le riprese succedono spontaneamente delle cose che non avrei potuto immaginare e che rendono il prodotto finale più ricco e sfaccettato. Quando si gira è importante mantenere una mente aperta e cercare di guardare le cose con un occhio puro, dato che spesso saranno diverse da come le avevo immaginate stando seduto alla scrivania a scrivere. Molto spesso la sorpresa del momento e della recitazione aggiungono al film complessità e profondità... Lo stile per me non è l’obiettivo ultimo quando faccio un film. Lo stile senza sostanza è vuoto e vacuo. Presto grande attenzione allo stile in relazione ai personaggi e alla storia. Le scenografie e i costumi non danno solo informazioni al pubblico, aiutano anche gli attori a entrare pienamente dentro il loro ruolo. Per me è importante che il tono generale sia coerente; il modo in cui le immagini vengono immortalate dal punto di vista stilistico deve funzionare insieme alla musica e al suono e creare un mondo coeso. Sono dell’idea che una scena dica mille parole e che il cinema sia davvero un mezzo visivo. Penso che un film debba essere il più silenzioso possibile e che le parole e il linguaggio debbano essere usati solo quando sono necessari a far procedere la narrazione. Detto questo, mi è stato riferito che scrivo delle scene molto lunghe. E’ una cosa di cui non mi sono mai reso conto ma che penso venga dal mio desiderio di sviluppare dei legami tra i personaggi. Nella vita non c’è niente che io ami di più di una bella conversazione, per questo ho il sospetto che, senza pensarci, io tenda a creare scene con un dialogo molto fitto inframezzate a scene dove il pubblico guarda semplicemente qualcuno fare qualcosa di rilevante senza parlare".
    Tom Ford

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