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    ITACA - IL RITORNO

    Dal 30 Gennaio - RECENSIONE - Dalla 19. Festa del Cinema di Roma - Grand Public-In collaborazione con Alice nella città - Toronto International Film Festival 2024- il 6 Settembre - Uberto Pasolini, italiano trapiantato in Inghilterra, rilegge l'Odissea, capolavoro di Omero, in chiave moderna e colossale, ma anche violenta. E lo fa riunendo Ralph Fiennes e Juliette Binoche, già insieme sul set de Il paziente inglese ventotto anni fa.

    "Spesso dimentichiamo che Odisseo è un soldato che torna distrutto. E sottolineo il sacrificio di chi aspetta: Penelope è un personaggio complesso, non è una donna passiva... Ho scoperto Omero quando ero piccolo. I miei genitori mi leggevano l’epica greca, mi raccontavano di Achille, dell’assedio di Troia, e delle avventure di Ulisse. In seguito, l’ho riscoperto a scuola, prima alle medie, poi al liceo. Ho fatto il classico, ma dopo tre anni sono scappato in Inghilterra. Da bambino cercavo delle connessioni personali con l’Odissea. Mi immergevo nel mondo narrato da Omero. Andando avanti con gli anni ho empatizzato invece con Telemaco, per il suo rapporto con un padre assente. Non è stato per fortuna il mio caso, i miei genitori mi hanno sempre sostenuto. Ad affascinarmi è stato il ritratto di una famiglia separata da un conflitto, che tenta in qualche modo di ricomporsi. Sono i nostri miti, fanno parte della nostra cultura. Non esiste in Italia una mitologia precedente a quella greca. Purtroppo, da grandi l’Odissea non la rileggiamo più. La lasciamo agli accademici, la releghiamo nella didattica. È una grave perdita... Omero e l’Odissea sono moderni, senza tempo. In Europa, dopo mezzo secolo di pace, ci siamo accorti che la guerra non è lontana. E abbiamo paura. Coinvolge popolazioni che ci somigliano, che non abitano dall’altra parte del globo. È una situazione tragica, costante, che non siamo capaci di risolvere... Non mi interessavano gli dèi. Volevo mostrare un uomo che torna a casa, lavorando sulle sue emozioni, sui sentimenti distrutti. È scosso per quello che ha fatto. Si sente responsabile per i suoi compagni di viaggio che sono morti durante l’impresa. Mi sono soffermato sulla psicologia di un soldato che è sopravvissuto. Ho letto molte interviste ai reduci del Vietnam. Il governo statunitense forse non li ha trattati come avrebbe dovuto, ma li ha 'studiati'. Ciò che emerge è naturalmente la difficoltà nel reinserirsi nella società, ma soprattutto il senso di colpa. Noi ci soffermiamo sul guerriero, sull’eroe, e spesso ci dimentichiamo della sofferenza veicolata dalla guerra... Si sottolinea poco il sacrificio di chi aspetta. In Omero quello di Penelope è un personaggio estremamente complesso. Purtroppo, se ne ha un’immagine superficiale: una donna passiva, una vittima. Ma non è così. Penelope ha il controllo, il potere decisionale sulla sua vita, su quella del figlio e sull’isola. È lei che sceglie ogni sua mossa, anche se riabbracciare il marito. Lei è attiva, determinata. L’autorità che esercita è continua: rifiuta le proposte di matrimonio, doma i Proci. È afflitta da una grave solitudine, eppure sa essere indipendente. Si sfoga vagando nelle ore del crepuscolo per i corridoi del palazzo. Non può condividere con nessuno la sua situazione emotiva. A suo modo è fragile, anche se lo nasconde. Ha una forza non comune, su cui abbiamo puntato nel film. Per me non è un’anima in pena davanti a un telaio... Volevo raccontare quello che accadeva a Itaca, che contiene anche il mio passaggio preferito del poema: l’incontro notturno tra Ulisse e Penelope. Il testo omerico è volutamente ambiguo, si fatica a capire se si riconoscono, quanto sanno l’uno dell’altro. È stato oggetto di studi. È una metafora molto lucida sul matrimonio"
    Il regista Uberto Pasolini

    (The Return; Usa, Francia, Italia, Regno Unito, Grecia 2024; storico-mitologico; 119'; Produz.: Heretic, Ithaca Films, Kabo Films, Marvelous Productions, Picomedia, Rai Cinema, Redwave Films; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Itaca - Il ritorno

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    Celluloid Portraits:



    Storyline

    Titolo in italiano: Itaca - Il ritorno

    Titolo in lingua originale: The Return

    Anno di produzione: 2024

    Anno di uscita: 2025

    Regia: Uberto Pasolini

    Sceneggiatura: Edward Bond, John Collee, Homer

    Soggetto: Il ritorno secondo Omero:

    "Itaca, terra mia! Vedo lo speco e l'opaco di fronde antro ridente ove sgozzai sui fumiganti altari capre alle Ninfe; ed ecco l'alto Nèrito monte, e il porto di Fòrcine, e il fronzuto olivo torto che gli sorge in cima. Soltanto Ulisse è un altro Ulisse, ormai! Vecchio, canuto ed acciaccato, curvo sopra un bastone, con gli occhi cerchiati, torna l'Eroe. Gran trionfo, nei lunghi, brulli, nebbiosi e desolati inverni sognato, in mezzo ai taciturni Eroi giacenti al freddo nelle notti eterne!"

    Basato sul romanzo di Uberto Pasolini.

    Liberamente tratto dagli ultimi canti dell'Odissea, il film racconta l'arrivo disincantato di Odisseo a Itaca dopo vent'anni di assenza, l'incontro pieno di problemi con il figlio Telemaco (Charlie Plummer) e con il cane Argo e l'occupazione del palazzo reale da parte dei Proci in attesa che finalmente Penelope faccia la sua scelta. Non ci si aspetti però un eroe pronto a mostrare i suoi muscoli e con tanta voglia di vendicarsi. L'Ulisse di Pasolini è solo un vecchio stanco, pieno di sensi di colpa e senza troppo coraggio, un uomo che si lascia vivere in un cielo senza dei, anche di fronte al suo amato regno.

    Preliminaria - La parola al regista:

    "'The Return' nasce dalla mia passione per l'epica di Omero e dallo straordinario fatto che, nonostante l'ubiquità dell'Odissea nella cultura occidentale e dei suoi temi universali e senza tempo, il cinema non ha mai reso giustizia alla storia del ritorno di questo soldato alla sua terra, a sua moglie e a suo figlio. Oggi l'opera di Omero ci costringe a confrontarci con la tragedia della guerra, di chi la combatte e di chi rimane indietro, in una maniera che appare incredibilmente e tristemente attuale.

    Trattandosi di una storia di ritorno e di redenzione dalla guerra, il mio interesse è sempre stato non tanto per
    l’elemento del fantastico delle peregrinazioni di Odisseo, quanto più per il ricongiungimento dei personaggi
    alla fine del viaggio. Quindi, pur conservando alcuni dei momenti più iconici dell'epopea di Omero, la nostra è un'Odissea della mente, senza viaggi, senza mostri, senza dei, il percorso di una famiglia che trova il modo di riunirsi contro gli ostacoli esterni ma, soprattutto, contro quelli del proprio cuore.

    I miti sopravvivono perché sono storie avvincenti, credibili e incredibili allo stesso tempo. I loro personaggi sono più grandi della vita ma anche, in sostanza, umani. In questo film, prendiamo un antico mito conosciuto in tutto il mondo, con cui molte persone hanno un legame affettivo (lo conoscono, lo amano, lo riconoscono), e guidiamo il pubblico alla scoperta della verità umana che si cela dietro quell'antica storia ereditata, trovando nelle figure mitiche esseri umani come noi.

    Proponendo un film basato sull'epopea di Omero, sappiamo che il pubblico può sia venire a vedere il film per il mito o non volerlo vedere perché ritiene di conoscerlo già. Con il nostro film vorremmo dare qualcosa a entrambi, a coloro che vogliono ricordare e a coloro che vogliono essere sfidati, offrendo loro questa emozione di riconoscimento - anche se si tratta di qualcosa che non si conosceva prima, si riconosce che è vero. Abbiamo voluto scavare nella psicologia dei personaggi, enfatizzando i conflitti esterni ed interni e
    dando a una storia di 3000 anni fa l’immediatezza di un thriller contemporaneo.

    Un padre il cui senso di sé è stato distrutto dagli orrori della guerra, una moglie imprigionata dall'incertezza di un ritorno e dal desiderio di proteggere suo figlio, un giovane alla ricerca della propria identità. È in particolare la complessa psicologia del viaggio del figlio verso la piena virilità e il modo in cui prende il controllo del suo destino che è stata ignorata dai pochi tentativi di portare il poema sullo schermo. In questa sceneggiatura, credo, abbiamo restituito a Telemaco le frustrazioni, le insicurezze, la rabbia e i desideri di un
    giovane uomo combattuto tra l'amore per la madre, il peso del mito del padre e la volontà di diventare un uomo a sé stante. E insieme, il viaggio di una famiglia che cerca di liberarsi dalle proprie esperienze e dai ruoli che il mondo si aspetta da loro.

    È un progetto ambizioso, che credo valga la pena tentare con attori non solo di grande talento, ma pronti a mettersi in gioco per portare l'anima di Omero nel mondo di oggi. E con Juliette Binoche e Ralph Fiennes abbiamo due maestri la cui potente presenza sullo schermo è accompagnata dal coraggio che portano nel loro lavoro".

    Preliminaria - Uberto Pasolini a proposito del figlio Telemaco:

    "È in particolare la complessa psicologia del viaggio del figlio verso la piena virilità e il modo in cui prende il controllo del suo destino che è stata ignorata dai pochi tentativi di portare il poema sullo schermo. In questa sceneggiatura, credo, abbiamo restituito a Telemaco le frustrazioni, le insicurezze, la rabbia e i desideri di un giovane uomo combattuto tra l'amore per la madre, il peso del mito del padre e la volontà di diventare un uomo a sé stante".

    Preliminaria - Note di produzione in orientamento alla visione:

    L' Odissea di Omero è una delle opere letterarie più riconosciute e significative al mondo e rimane anche oggi straordinariamente attuale. Di questo racconto epico ricordiamo peregrinazioni, magia e mostri, ma c'è anche un soldato esausto che torna a casa dopo troppi anni di lontananza e che, pensando di essersi finalmente lasciato alle spalle la violenza, è costretto a riprendere le armi per salvare la sua famiglia e trovare la redenzione.

    Questa è la storia che cerchiamo di raccontare. È la storia di coloro che partono per la guerra e di coloro che rimangono indietro, una storia che di fronte agli ultimi fatti di attualità assume una risonanza maggiore.

    Questo film si concentra sulla dimensione umana della storia: Odisseo, Penelope e Telemaco intraprendono un drammatico viaggio dell'anima mentre affrontano le conseguenze del conflitto. Nonostante l'ambientazione d’epoca, si tratta di una storia del nostro tempo, raccontata come un thriller teso, viscerale e commovente, da una brillante sceneggiatura di Edward Bond (Blow Up), John Collee (Master & Commander) e del regista Uberto Pasolini.

    La combinazione di questa rivisitazione di un soggetto classico, con la potenza di interpreti del calibro di Ralph Fiennes e Juliette Binoche (per la prima volta riuniti sullo schermo dopo Il paziente inglese) e l'elevata intelligenza emotiva e sensibilità del regista Uberto Pasolini (dimostrata con grande efficacia in Nowhere Special e Still Life) conferiscono al film un respiro internazionale. Vorremmo che questo film parlasse sia a chi conosce bene l’Odissea, sia a un nuovo pubblico, che si avvicina per la prima volta a Omero.

    Desideriamo raccontare una storia che sia terrena, veritiera e che rifletta la realtà della guerra e l'intelligenza che Omero vi ha portato.

    Cast: Ralph Fiennes (Odisseo)
    Juliette Binoche (Penelope)
    Charlie Plummer (Telemaco)
    Claudio Santamaria (Eumeo)
    Marwan Kenzari (Antinoo)
    Ãngela Molina (Euriclea)
    Amir Wilson (Filezio)
    Jaz Hutchins (Ippote)
    Chris Corrigan (Polibo)
    Aaron Cobham (Leode)
    Amesh Edireweera (Leocrito)
    Tom Rhys Harries (Pisandro)
    Moe Bar-El (Elato)
    Jamie Andrew Cutler (Eurimaco)
    Hugh Quarshie (Anfinomo)
    Cast completo

    Musica: Rachel Portman

    Costumi: Sergio Ballo

    Scenografia: Giuliano Pannuti

    Fotografia: Marius Panduru

    Montaggio: David Charap

    Effetti Speciali: Tiberio Angeloni (supervisore effetti speciali); Gaia Bussolati (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Luigi Rocchetti (makeup); Elisabetta De Leonardis (acconciature)

    Casting: Sofia Dimopoulou, Susie Figgis, Kirsty Kinnear, Alessandro Loffredi

    Scheda film aggiornata al: 31 Gennaio 2025

    Sinossi:

    La scelta narrativa:

    Un'Odissea dello spirito, senza viaggi, senza mostri, senza dei. Solo un uomo sfinito che torna a casa dopo anni di lontananza, una moglie tenace che lotta per mantenere la fede in un suo inatteso ritorno e il viaggio di un figlio verso l’età adulta, diviso tra l’amore per sua madre e il peso del mito di suo padre. Una famiglia separata dal tempo e dalla guerra, riunita dall’amore, dal senso di colpa e dalla violenza.

    In breve:

    Dopo vent’anni lontano da casa, Ulisse sbarca sulle coste di Itaca, smunto e irriconoscibile. Il Re è tornato in patria ma tutto intorno è cambiato mentre lui si trovava impegnato nella guerra di Troia. Penelope, l’amata moglie, è prigioniera all’interno della sua stessa casa, in balia di ambiziosi corteggiatori che vorrebbero scegliesse un nuovo marito e, di conseguenza, re. Il figlio Telemaco, cresciuto senza padre, viene considerato un ostacolo da eliminare per arrivare al cuore della donna.
    Ma in tutto ciò anche Ulisse è cambiato molto. Scalfito dalle esperienze vissute, non è più il valoroso guerriero che la sua gente ricorda. E dovrà far leva sul suo passato per riscoprire la forza necessaria a riagguantare ciò che di diritto gli appartiene: non solo la sua terra ma anche la sua famiglia.

    In dettaglio:

    La storia inizia quando Ulisse (Ralph Fiennes) viene trascinato sulle coste di Itaca. Sono passati più di 20 anni da quando ha lasciato il suo regno per combattere nella guerra di Troia e, durante tutto questo tempo, sua moglie e regina Penelope (Juliette Binoche) ha atteso il suo ritorno. Suo figlio, Telemaco (Charlie Plummer), ha perso la speranza che il padre torni e si preoccupa per la sicurezza della madre, mentre un gruppo di pretendenti sempre più irrequieti la pressano affinché scelga uno di loro come nuovo re.

    Ulisse, ormai quasi irriconoscibile a se stesso e alle persone che un tempo lo veneravano come un potente guerriero, si avvicina lentamente al castello, vedendo ciò che è diventata la sua isola desolata in sua assenza. Con la tensione che cresce, Penelope lavora alla tessitura di una coperta rossa, promettendo che sceglierà un pretendente una volta terminata.

    La coperta diventa il simbolo di tutti i piccoli modi in cui lei continua a mantenere viva la speranza di rivedere il marito. Quando Ulisse finalmente entra nella mischia, Penelope propone una prova iconica e immediatamente riconoscibile affinché il suo re indebolito dimostri il suo vero valore tra un nido di vipere di uomini assetati di potere.

    Storyline:

    After 20 years away Odysseus decides to come back. The King has finally returned home but much has changed in his kingdom since he left to fight in the Trojan war.

    Odysseus (Fiennes) washes up on the shores of his home island Ithaca after twenty years fighting in and returning from the Trojan War. Scarred by his experiences he is unrecognisable from the mighty warrior king that left, 20 years before. His wife Penelope (Binoche) is now a prisoner in her own home, hounded by many suitors to choose a new husband that would take the throne. Odysseus and Penelope’s son Telemachus (Plummer) is facing death at the hands of those who see him as a threat to their ambitions. Odysseus is forced to face his past in order to save his family and win back that which he has lost.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    "MUSA, di quell’uom di multiforme ingegno dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra gittate di Ilïòn le sacre torri; che città vide molte, e delle genti l'indol conobbe; che sovr’esso il mare molti dentro del cor sofferse affanni, mentre a guardar la cara vita intende, e i suoi compagni a ricondur: ma indarno ricondur desïava i suoi compagni, ché delle colpe lor tutti periro" (Inizio dell'Odissea di Omero)

    La macchina da presa di Uberto Pasolini (Machan – La vera storia di una falsa squadra, Still Life, Nowhere Special-Una storia d’amore) è come una trivella che scava a fondo negli animi dei suoi protagonisti. Protagonisti che, dal canto loro, rispondono con impeccabile aderenza, in grado di trasformare il più nobile dei classici in un potente affresco per la contemporaneità. Banditi gli eroi, gli dei, i miti e le visioni, quel che resta è solo un soldato, un uomo annientato nel corpo, nell’anima

    e nella mente, perduto in tutti i sensi, dilaniato dai sensi di colpa e martoriato dalla vergogna: per un ritorno a casa in solitaria, senza più nessuno degli uomini migliori che si era portato in guerra. Così, di quel mitico conflitto a Troia, che come tutte le guerre non ha nulla di eroico né di mitico, sono rimasti solo un grande vuoto dentro, anzi, una vera e propria voragine, e un debito incolmabile con una moglie, un figlio, un padre, un cane fedele, e un popolo che conta molte vedove. Itaca è ora in mano agli usurpatori, i Proci, mentre in attesa da vent’anni del ritorno di Odisseo, alias Ulisse, ci sono la moglie Penelope, il figlio Telemaco, il padre Laerte, il cane Argo, Eumeo e tutta la sua gente. Nessuno di loro crede che Odisseo possa essere ancora in vita, mentre i Proci la fanno da padrone, gozzovigliano e

    fanno pressione su Penelope perché scelga un marito tra di loro: persino Telemaco vuole che la madre scelga affinché gli altri Proci possano lasciare libera l’isola di Itaca, nel frattempo andata in rovina e devastata da ogni punto di vista.

    Chi non conosce le linee guide narrative dell’Odissea di Omero con il suo Ulisse? Un classico intramontabile portato svariate volte al cinema, ma forse mai come in questo The Return (Itaca-Il ritorno) di Uberto Pasolini, ne è stata fatta una rilettura così asciutta, nuda e cruda, avara di parole quanto generosissima di sguardi e di dialoghi tutti interiori. Ne esce fuori un canovaccio aderente al classico originale, almeno per quanto attiene alle fascinose scenografie di interni ed esterni - notevoli le locations a Corfù - irrorate da un’eccellente fotografia, opportunamente umbratile, appena rischiarata dai lumi di candela. In una sostanziale fedeltà, dal testo omerico Pasolini estrae appena un capitolo: quello

    del ‘ritorno’ di Odisseo, o di Ulisse che dir si voglia, e ne fa un’elegia del tormento e del dolore, un pilastro indimenticabile degli inevitabili effetti collaterali di una guerra: laddove tutti i peggiori crimini - sterminare donne e bambini, oltre ai mariti e padri di famiglia, non escludendo gli stupri - sono tollerati e perpetrati ad oltranza, fin quando, anche dell’uomo che se n’è reso protagonista, non è rimasta che una voragine tale, da rendere sempre più difficile far ritorno a casa. Questo ‘ritorno’ ha poi tradotto la lingua classica originaria in una dialettica contemporanea, riscoprendo nell’Odissea di Omero un’attualità degna di essere nuovamente approcciata dalle nuove generazioni.

    Ma questo ‘ritorno’ non sarebbe quel che è senza l’immensa portata dei due interpreti primari: Ralph Fiennes nei logori panni di Odisseo/Ulisse e Juliette Binoche nelle onorate e fedeli vesti della moglie Penelope, fondamentalmente sola e letteralmente assediata dai Proci. Non ci

    sono parole per esprimere l’apporto che entrambi hanno dato ai loro personaggi - un ritorno anche di coppia in celluloide, per Ralph Fiennes e Juliette Binoche, a distanza di 28 anni da Il paziente inglese - mentre il particolare tocco di ripresa della regia ne ha estratto ogni più sottile e impalpabile vibrazione, rendendola iconica. E’ un qualcosa che deve essere visto e provato a pelle, assorbendone ogni silenzio, ogni tensione repressa, ogni singolo istante che impone reazioni, soprattutto di rabbia e incomprensione, come è ad esempio il caso del figlio Telemaco (Charlie Plummer), che da fanciullo è stato costretto a crescere e diventare un giovane uomo senza un padre, per ritrovarsi carente di forza di carattere, difeso da una madre iperprotettiva, sentendosi sempre sotto minaccia. Rabbia condivisa persino dal fedele Eumeo (Claudio Santamaria) - ridotto in schiavitù al servizio dei Proci per colpa dell’assenza del suo re Odisseo -

    non appena ha modo di comprendere da solo chi è realmente quel viandante restituito alquanto malconcio dai flutti di quel mare che Pasolini non manca di rendere imprescindibile co-protagonista. Viandante che stranamente sa davvero molte cose sulla guerra di Troia, cui dice di aver partecipato direttamente e di aver conosciuto Odisseo.

    Odisseo/Fiennes tace la sua identità il più possibile, venendo a sapere di come stanno le cose ad Itaca proprio da Eumeo/Santamaria: nel frattempo, impazzito dal dolore per non aver saputo più nulla del figlio scomparso nel nulla, il padre Laerte (Nikitas Tsakiroglou) morirà prima che i due possano riabbracciarsi. Solo la vecchia nutrice Euriclea (Angela Molina), lavando Odisseo/Fiennes, scopre nella cicatrice la sua vera identità, ed è per lei incontenibile gioia che dovrà soffocare, giacché le viene imposto di tacere la verità. Penelope (una Binoche di gran fascino nel grumo di ostinata determinazione combinata a briciole di vulnerabilità) dal

    canto suo, come da copione, prende tempo sulle pretese nozze con uno dei Proci - Antinoo (Marwan Kenzari) è il più moderato e sinceramente innamorato - tessendo di giorno e disfacendo la sua tela di notte. D’altra parte maturano presto i tempi per cui non si potrà più rimandare, e il suo fondamentale dilemma resta a darle il tormento: â€moglie fedele o puttana bugiarda?â€. La sorpresa dei Proci per la prova dell’arco diventa l’anticamera della loro definitiva disfatta, occasione in cui Odisseo/Fiennes dovrà tornare soldato senza pietà per farla finita una volta per tutte. Sull’esempio del padre sarà Telemaco/Plummer a porre fine alla vita di Antinoo/Kenzari, con grande dispiacere della madre.

    Eppure, se dovessimo scegliere una sola sequenza come perla emotiva di questo ‘ritorno’, pescheremmo senza indugio quella dell’incontro tra Odisseo/Fiennes e l’ormai vecchio e malandato cane Argo. Non tanto per quella lacrima che scivola via in perfetta caduta libera dagli

    occhi e dal cuore lacerato del suo padrone chinato su di lui, quanto per la consapevolezza della interminabile e sofferta attesa di quell’animale fedele che, solo adesso, con quel suo ritorno, può permettersi di morire in pace. Una sequenza da manuale non c’è che dire! Così come altrettanto da manuale è il finale fortemente allusivo, declinato sull’acqua e sul sangue che si dissolve. Insomma, se ancora non si fosse capito, Itaca-Il Ritorno di Uberto Pasolini mi ha colpito al cuore, mi è entrato nelle viscere come solo un capolavoro, una pietra miliare del cinema internazionale può riuscire a fare. Mi auguro possiate condividere presto la mia stessa esperienza.

    Riproduzione riservata © Copyright CELLULOID PORTRAITS)

    Perle di sceneggiatura

    - "Perché aiutare uno straniero?"
    Eumeo (Claudio Santamaria)": Perché non ci hanno ancora trasformato in bestie".

    Odisseo (Ralph Fiennes): "La città non poteva essere vinta, solo distrutta… dicono che così saranno tutte le guerre, fino alla fine dei tempi"

    Eumeo/Santamaria: "La guerra devi dimenticarla, è molto lontana"
    Odisseo/Fiennes: "E’ ovunque… una coppa, un tavolo, tutto aspetta che dia loro vita"

    Penelope (Juliette Binoche): "L’uomo che è partito non avrebbe mai dimenticato suo figlio, sua moglie, la sua gente"
    Odisseo/Fiennes: "Forse ha paura!"
    Penelope/Binoche: "Perché dovrebbe?"
    Odisseo/Fiennes: "Forse si è perso!"
    Penelope/Binoche: "Perso! Perso! Come può un uomo trovare la guerra ma non la strada di casa? Perché gli uomini vanno in guerra…? Mio marito ha stuprato? Ha massacrato donne e bambini?"

    Odisseo/Fiennes: "Noi lo sapevamo, sopravvivi ma dentro rimane solo il vuoto… Tutti i compagni che ho lasciato indietro… Non sarò mai perdonato!"

    Eumeo/Santamaria: "Ci lasci? Vuoi scappare? Pensi che sia uno sciocco? Ti abbiamo atteso tutti questi anni, lo so chi sei".
    Odisseo/Fiennes: "Che cosa dirà la gente quando vedrà che son tornato solo?"
    Eumeo/Santamaria: "La tua guerra non è più a Troia ma qui"

    Telemaco (Charlie Plummer): "Ha sprecato la sua vita ad aspettarti! Si sposerà oggi, e tu cosa farai? Spero ti ammazzino!"

    Odisseo/Fiennes: "Se i signori hanno finito, potrei provare io! Non capita tutti i giorni di prendere in mano l’arco di Odisseo"

    Penelope/Binoche: "Quanto sangue! Quanti anni! Perché?!"
    Odisseo/Fiennes: "Non avresti potuto amare l’uomo che ero diventato. Non potevo tornare!… Perdonami!"

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di ITACA - IL RITORNO

    Links:

    • Juliette Binoche

    • Ralph Fiennes

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    Itaca-Il ritorno - trailer ufficiale (V.O.) - The Return

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