"La mia intenzione era quella di girare un film che raccontasse la caduta di una coppia. La discesa fisica ed emotiva di un corpo diventa il simbolo del declino della storia d'amore dei due protagonisti. Questa coppia ha un figlio che scopre la natura burrascosa della relazione tra i genitori durante un processo, in cui viene esaminato ogni aspetto del loro passato. Più il processo va avanti, più il dubbio si insinua nel ragazzo, che prima aveva una completa fiducia nella madre: questo segna una svolta cruciale nella sua vita. Il film vuole sollevare delle domande importanti sulla reciprocità , sulla fiducia e sulle dinamiche di un rapporto di coppia. La protagonista, Sandra Voyter, è una scrittrice di successo, mentre suo marito, anche lui scrittore, si dedica di più all’insegnamento e all’homeschooling per il figlio non vedente: già da qui capiamo che il tradizionale schema di una coppia ha i ruoli invertiti. La ricerca da parte di Sandra della propria libertà e la sua volontà forte creano uno squilibrio nella relazione e il film ci invita a mettere in discussione le nostre nozioni preconcette di democrazia in un rapporto di coppia e come questa possa essere danneggiata da impulsi di sopraffazione e di rivalità . Nonostante le loro difficoltà , l'idealismo dei due protagonisti e il rifiuto di rassegnarsi a una situazione tutt'altro che perfetta resta ammirevole: anche nelle loro discussioni e nelle loro trattative continuano almeno a essere onesti l'uno con l'altro, rivelando in questo un amore profondo che persiste nonostante le sfide. Ho scritto il film con il mio compagno, Arthur Harari, condividendo ogni scelta. Inoltre ci siamo affidati alla consulenza di un avvocato penalista per gli aspetti più tecnici del processo. Anche per il modo in cui funziona la giustizia in Francia, ho preferito un approccio diverso dalla spettacolarizzazione dei drammi giudiziari americani: il ritmo è meno frenetico e ho deciso di mantenere uno stile diretto e senza abbellimenti. Non volevo un film troppo rifinito e prevedibile"
La regista e co-sceneggiatrice Justine Triet
Il titolo prende ispirazione da Anatomia di un omicidio (1959), opera del regista austriaco Otto Preminger, ritenuta molto audace all’epoca della sua uscita per il linguaggio molto esplicito.
Preliminaria - Riconoscimenti:
2024 - Premio Oscar
Candidatura per il miglior film
Candidatura per la miglior regia a Justine Triet
Candidatura per la miglior attrice protagonista a Sandra Hüller
Candidatura per la miglior sceneggiatura originale a Justine Triet e Arthur Harari
Candidatura per il miglior montaggio
2024 - Golden Globe
Miglior film straniero
Miglior sceneggiatura a Justine Triet e Arthur Harari
Candidatura per il miglior film drammatico
Candidatura per la migliore attrice in un film drammatico a Sandra Hüller
Candidatura per il miglior attore non protagonista a Antoine Reinartz
Candidatura per la migliore promessa maschile a Milo Machado-Graner
Candidatura per la migliore fotografia a Simon Beaufils
Candidatura per il miglior sonoro a Julien Sicart, Fanny Martin, Jeanne Delplancq e Olivier Goinard
Candidatura per la migliore scenografia a Emmanuelle Duplay
2023 - British Independent Film Awards
Miglior film indipendente internazionale
2023 – National Board of Review Awards
Miglior film straniero
Cast: Sandra Hüller (Sandra Voyter) Swann Arlaud (Avvocato Vincent Renzi) Milo Machado Graner (Daniel Maleski) Antoine Reinartz (Procuratore Generale) Samuel Theis (Samuel Maleski) Jehnny Beth (Marge Berger) Saadia Bentaïeb (Avvocato Nour Boudaoud) Camille Rutherford (Zoe Solidor) Anne Rotger (Giudice) Sophie Fillières (Monica)
La storia si svolge in una zona remota delle Alpi francesi. Sandra (Sandra Hüller) è una scrittrice tedesca che vive in uno chalet di montagna con il marito Samuel (Samuel Theis) e il figlio undicenne Daniel (Milo Machado Graner) non vedente.
Un giorno Samuel viene trovato morto, immerso nella neve davanti a casa sua. La sua morte viene giudicata misteriosa, gli inquirenti sospettano che possa non essersi trattato di suicidio e decidono di indagare. La principale sospettata di omicidio è sua moglie Sandra che viene incriminata d’ufficio.
A un anno di distanza dalla morte dell’uomo, la scrittrice e suo figlio Daniel sono convocati in tribunale per il processo. Quando la donna viene interrogata sulla sua relazione con il marito, viene a galla il ritratto di un rapporto difficile e tormentato. La donna mostra una personalità a tratti disturbata e il figlio costretto ad assistere, vive un profondo conflitto interiore.
Nel momento in cui anche Daniel viene interrogato, la storia si rivela ancora più intricata...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Una conversazione a schermo spento ci introduce all’interno di una baita in una zona remota delle Alpi francesi. E in una manciata di fotogrammi - la pallina sulle scale, il cane, il bambino, e le prime argomentazioni in corso - si arriva all’intervista tra una studentessa all’altezza della tesi e la protagonista, la scrittrice Sandra Voyter (Sandra Hüller). Non è un caso che il nome di personaggio ed interprete coincidano. Si, ancora lei, Sandra Hüller: l’ennesimo trionfo di un’imponente interprete tedesca, sia in Anatomia di una caduta che nel più recente La zona d’interesse dove si è calata, suo malgrado, negli scomodi panni di Edwig Höss, moglie di un comandante delle SS in un campo di concentramento ad Auschwitz. Sandra Hüller è la monumentale interprete di entrambi gli opposti ruoli, pur accomunati dal tocco di recitazione naturalmente nordico, dal timbro quasi bergmaniano. E, fresca vincitrice di un Cesar alla ‘Miglior
paradosso. Incomunicabilità che radica proprio nel doppio binario narrativo di chi scrive, partendo dalla vita reale, la propria vita reale. Motivo che peraltro la regista Triet riprende qui ora dopo averlo avviato nel precedente Sibyl-Labirinti di una donna (2019, uscito in Italia nel 2021). Ovvio che non è sufficiente fare opera di trascrizione per riuscire a raggiungere un ottimo risultato come quello della protagonista Sandra, per l’appunto scrittrice di successo di contro al marito che da anni cerca di rapportarsi alla conclusione di un romanzo che poi ha abbandonato per mancanza di tempo, ben sapendo che invece si tratta di mancanza di fiducia in se stesso e di un forte disagio psicologico personale. L’incidente del figlio Daniel (Milo Machado Graner), ora undicenne - incidente che lo ha reso non vedente - è la spartizione delle acque dove serenità e armonia, apparenti, sembrano essersi raggruppate tutte da una sola parte, e
per una volta, rispetto alla consuetudine, questa parte è quella femminile e non quella maschile. Dedita alla scrittura e al successo personale, lei ha delegato a Monica (Sophie Fillières) le principali incombenze relative al figlio, per quanto a casa si occupi amorevolmente di lui, e ha una personalità piuttosto libera (anche sul piano dell’intimità , è difatti bisessuale). Lui insegnante e aspirante scrittore, a quanto pare bloccato, si dedica alla ristrutturazione della baita dove è approdato con la moglie da Londra pensando di risolvere i problemi finanziari e quelli mentali della creatività . Ma neppure l’abitudine di registrare episodi della loro vita, come materiale per scrivere, approda a qualche risultato. Sandra è riuscita laddove lui ha fallito e questo sembra aver rappresentato un grosso problema. La sua morte improvvisa, generata dalla caduta dai piani alti della baita - incidente, omicidio o suicidio? - si traduce ben presto, come promesso dal titolo, Anatomia
di una caduta, in un legal thriller in progress destinato a diventare sempre più dominante. Consumato nell’aula di tribunale, il registro processuale prende il sopravvento sulla sfera privata che comunque serpeggia da ogni angolo e anzi, gli step analitici della vicenda che tendono ad incolpare la moglie Sandra, aprono interessanti finestre sui risvolti pregressi dei coniugi, con il focale contributo di quell’amico, e avvocato della difesa, di Sandra, sempre al suo fianco: l’avvocato Vincent Renzi è un altro affascinante personaggio ben illuminato dall’interno da Swann Arlaud, ma bisogna ammettere che qui, in Anatomia di una caduta, ogni interprete, dai primari ai secondari, eccelle senza mai inciampare in cedimento alcuno.
La sceneggiatura (a quattro mani della regista e del suo compagno Arthur Harari), chirurgica, illuminata e pirotecnica nei suoi monologhi, o dialoghi ancorati a doppie verità e allo svisceramento di dinamiche di coppia antitetiche, percorse spesso su binari paralleli a velocità differenziate,
a pieno titolo il ‘dog Palm’ a Cannes 2023, laddove il film stesso è uscito vincitore della Palma d’Oro, mentre continua a far incetta di Premi e Nominations in attesa degli Oscar.
Perle di sceneggiatura
Sandra (Sandra Hüller): Voglio che tu sappia una cosa. Non sono un mostro.