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    Home Page > Movies & DVD > Vincere

    VINCERE: DA UNA PAGINA OSCURA CHE LA STORIOGRAFIA UFFICIALE NON RACCONTA MARCO BELLOCCHIO ESTRAPOLA IL SEGRETO SCANDALO DI MUSSOLINI. A QUELLA DONNA DA' VOLTO E ANIMA GIOVANNA MEZZOGIORNO

    Dal 62. Festival del Cinema di CANNES

    "Non avevo mai sentito parlare di questa storia. L’ho scoperta da un documentario visto in TV qualche anno fa: Il Segreto di Mussolini realizzato da Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli. Questa Ida Dalser, che da Mussolini ebbe un figlio prima riconosciuto e poi rinnegato, mi sembrò una donna straordinaria. Una donna che gridò la sua verità fino alla fine, nonostante il regime cercasse di distruggerne ogni traccia. La moglie e il figlio segreto di Mussolini erano uno scandalo da nascondere. Al punto da cancellare le loro esistenze, non solo fisicamente, entrambi furono rinchiusi in manicomio dove morirono.
    Ma se si va ancora oggi nella terra della Dalser, in Trentino, è incredibile quanto la memoria collettiva abbia conservato il ricordo vivissimo di questa tragedia omessa dalla storia ufficiale. Su cui sono stati scritti due libri (La moglie di Mussolini di Marco Zeni e Il figlio segreto del duce di Alfredo Pieroni) ricchi di documenti e testimonianze. Come ad esempio le lettere che la Dalser scriveva numerosissime alle più alte autorità, persino al Papa (e naturalmente a Mussolini), implorando di essere riconosciuta come la moglie legittima di Mussolini e la madre del suo primogenito. E anche alcune lettere di risposta del duce.
    Non mi importava marcare e denunciare le nefandezze del regime fascista. Sono rimasto profondamente colpito da questa donna e dal suo rifiuto assoluto di qualsiasi compromesso. In fondo avrebbe potuto accettare di tornare nell’ombra, magari lautamente beneficiata come avvenne per tante altre amanti di Mussolini e come sempre è accaduto per le amanti dei potenti della storia. Lei no, lei voleva rivendicare una sua identità. Lei non poteva accettare il tradimento di quest’uomo, un uomo che, come scrive nelle sue lettere, ha amato in modo assoluto, a cui ha dato tutto, anche il suo patrimonio. Ma Mussolini, diventato Duce, di quell’antico amore si doveva disfare, anche per non compromettere minimamente il rapporto con la Chiesa con la quale il regime stava lavorando per arrivare alla firma dei Patti del ’29. Tanto che il Papa lo definì in seguito l’uomo della Provvidenza. Madre e figlio dovevano sparire e con loro i documenti del matrimonio e della nascita del figlio a cui verrà cambiato il nome. Non dovevano più esistere
    ".
    Il regista e co-sceneggiatore Marco Bellocchio

    (Vincere ITALIA/FRANCIA 2009; drammatico; 128'; Produz.: Rai Cinema/Offside/CelluloidDreams; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Vincere

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Vincere

    Titolo in lingua originale: Vincere

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Marco Bellocchio

    Sceneggiatura: Marco Bellocchio e Daniela Ceselli

    Soggetto: Marco Bellocchio: Nella vita di Mussolini c’è uno scandalo segreto: una moglie e un figlio - concepito, riconosciuto e poi negato. Questo segreto ha un nome: Ida Dalser. Una donna che grida la sua verità fino alla fine, nonostante il disegno del regime di distruggere ogni traccia che la colleghi al Duce.
    Per il regime Ida Dalser è una minaccia, una donna da rinchiudere in un ospedale psichiatrico - lontano dal figlio, dalla famiglia, dalla gente - dove tuttavia, incapace di sbiadire nell’ombra e forse salvarsi, continua a rivendicare il suo ruolo di moglie legittima del Duce e madre del suo primo figlio maschio Benito Albino Mussolini. Le loro due esistenze sono state cancellate dal mondo e dalla memoria. Una pagina oscura che la storiografia ufficiale non racconta.

    PRELIMINARIA - TRACCE DI UNA MEMORIA CANCELLATA:

    Benito Mussolini fu davvero bigamo? Il "Times" di Londra l’ha scritto; l’accreditato storico biografo del duce, Denis Mack Smith, lo ha ritenuto «altamente probabile». Ma al di là della bigamia o meno, sulla vicenda di Ida Dalser e di suo figlio, si è scritto e detto molto poco, sia dagli storici, nazionali e non, sia dalla stampa. Il merito di aver riportato alle cronache la sua vicenda è di due autori Fabrizio Laurenti e Gianfranco Norelli che hanno realizzato il documentario Il Segreto di Mussolini , in coproduzione con La Grande Storia di Rai Tre, e trasmesso su Rai Tre il 14 gennaio 2005. Marco Bellocchio ha conosciuto la Dalser proprio grazie a questo documentario. La vicenda a cui è ispirato il documentario è venuta a sua volta alla luce grazie alle minuziose ricerche di un giornalista di Trento, Marco Zeni, che per primo ha ricostruito la vicenda della Dalser già nel 2000 nel libro L'ultimo filò e successivamente nel libro La moglie di Mussolini (Trento, Effe e Erre, 2005). Il giornalista Alfredo Pieroni poi, attraverso una nuova raccolta preziosa di lettere e documenti, ricostruisce la vicenda della Dalser in Il figlio segreto del Duce: la storia di Benito Albino Mussolini e di sua madre Ida Dalser (Milano, Garzanti, 2006).

    Cast: Giovanna Mezzogiorno (Ida Dalser)
    Filippo Timi (Benito Mussolini)
    Michela Cescon (Rachele Guidi)
    Piergiorgio Bellocchio (Pietro Fedele)
    Corrado Invernizzi (Dottor Cappelletti)
    Paolo Pierobon (Giulio Bernardi)
    Bruno Cariello (Giudice)
    Francesca Picozza (Adelina)
    Simona Nobili (Madre Superiora)
    Vanessa Scalera (Suora Misericordiosa)
    Giovanna Mori (La tedesca)
    Patrizia Bettini (La Cantante)
    Silvia Ferretti (Scarpette Rosse)
    Corinne Castelli (Lacrime)
    Fabrizio Costella (Il piccolo Benito Albino)

    Musica: Carlo Crivelli

    Costumi: Sergio Ballo

    Scenografia: Marco Dentici

    Fotografia: Daniele Ciprì

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Benito Mussolini è alla direzione dell’Avanti quando incontra Ida Dalser a Milano. Antimonarchico e anticlericale Mussolini è un ardente agitatore socialista impegnato a guidare le folle verso un futuro di emancipazione sociale. In realtà la Dalser lo aveva già fuggevolmente incontrato a Trento e ne era rimasta folgorata.
    Ida crede fortemente nelle sue idee: Mussolini è il suo eroe. Per lui, per finanziare la fondazione del Popolo d’Italia, il giornale che diventerà il nucleo del futuro Partito Fascista, vende tutto: appartamento, salone di bellezza, mobilio, gioielli.
    Allo scoppio della guerra Benito Mussolini si arruola e scompare dalla vita della donna. Ida lo rivedrà in un ospedale militare, immobilizzato e accudito da Rachele, appena sposata con rito civile. Furente si scaglia contro la rivale rivendicando di essere lei la vera moglie, di avergli dato un figlio, ma viene allontanata a forza.
    Ida è una donna dalle reazioni esplosive, incapace di accettare compromessi. Disconosciuta, sorvegliata, pedinata, non si arrende, protestando la sua verità, scrivendo lettere a chiunque: alle autorità, ai giornali, al Papa. Rinchiusa in manicomio lei - in un istituto il bambino - per oltre undici anni, tra torture e costrizioni fisiche, non ne uscirà mai più e mai più rivedrà suo figlio, a cui toccherà la stessa disperata sorte di esistenza cancellata.

    Dal >Press-Book< di Vincere

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    ‘MELODRAMMA FUTURISTA’ PER MARCO BELLOCCHIO. CON ‘VINCERE’ APRE UN DITTICO INTIMISTA SULLE OSSESSIONI: QUELLA DI BENITO MUSSOLINI, INFIAMMATO DAI SOGNI AD OCCHI APERTI SULLA GUERRA COME UN IDEALE E LA RELIGIONE COME IL FUMO NEGLI OCCHI DA SCHERMARE, E QUELLA DELLA SUA FOCOSA AMANTE IDA DALSER (L’APICE DELLA CARRIERA ATTORIALE DI GIOVANNA MEZZOGIORNO). UNO SPACCATO INTIMISTA NON DISGIUNTO DAL RESPIRO STORICO DELL’EPOCA E DAI TRAGICI RISVOLTI DELL’ABUSO DI POTERE NONCHE’ DEI MECCANISMI MENTALI DELLA FASCINAZIONE

    Se non fosse per i numerosi reportage di schegge documentaristiche estrapolate dall’archivio storico di quegli anni, riproposte come di consuetudine all’epoca, con proiezioni cinematografiche di marca propagandistica corredate da accompagnamento musicale al pianoforte, ci sarebbe da chiedersi se Marco Bellocchio non abbia calcato un po’ la mano, infierendo con innegabile compiacimento, sull’icona ‘nera’ di Benito Mussolini. Personaggio interpretato con estremo e convinto trasporto da Filippo Timi, secondo cadenze da giovane esaltato, anticlericale da paura - con

    le budella del Papa voleva strangolare l’ultimo re, salvo poi più tardi raccoglierne gli omaggi senza battere ciglio e firmare lo storico Concordato. Insomma, un tipo tutt’altro che fascinoso, nel modo di fare più che nell’aspetto fisico, anzi, urticante quanto la cartavetrata. Un coté talmente narcisista da doverlo ‘urlare’ in ogni momento, rimarcando il disprezzo per la normalità e capace di sognare folle osannanti e futuri di gloria (‘personale’ prima che italiana) in punta dei suoi numerosi amplessi coi fiocchi. Sembrerebbe un ritratto un po’ esasperato, così Marco Bellocchio ci tiene a indirizzare lo spettatore: ‘Non ci credete? Pensate che abbia esagerato? Constatate da soli. Udite e guardate’. E lo fa istigando il raffronto tra il personaggio e gli inserti documentaristici. Eppure, oggi come oggi sembra davvero fuori da ogni logica comprensione come un simile ‘figuro’ abbia realmente giocato il ruolo di trascinatore di folle fino alle estreme conseguenze.

    Ricordiamoci che non è stato il solo. Magari lo fosse stato! Ma per quanto si sia prodigato nel puntualizzare che il suo focus non era indirizzato verso ‘la storia del fascismo’, si capisce come Bellocchio non abbia né potuto né voluto farne a meno. Personaggio e periodo sono talmente interrelati tra loro che non era possibile fare diversamente. E questo malgrado il ‘pretesto-pilota’ di questa tristissima storia sia una pagina ‘semisegreta’, poco ventilata e conosciuta. Una pagina più intima delle altre che comunque tradisce un tragico capitolo di ‘fascinazione’ verso ideali malsani e nefasti sogni di gloria.

    Lo stile generale, soprattutto nella prima parte del film, incarna il respiro ‘ipercarico’ di quello spicchio di storia in cui si è guardato alla guerra come alla chiave risolutiva della conquista del potere di supremazia prima che della pace. Un clima di esagitati fermenti, tra pseudo-ideali urlati, progetti megalomani, titoli di giornali o

    didascalie esplicative sparate sullo schermo mentre sottofondi musicali prorompenti e invasivamente baroccheggianti amplificano questo respiro antesignano di una follia annunciata. Così come antesignane schegge di un destino annunciato sono quei fotogrammi ‘forwards’ con volti femminili segnati e straniti che ci guardano in silenzio, testimoni oculari dello scempio che ha da venire.
    Comunque, a proposito di stile, sembra calzare a pennello il target autodenunciato da Marco Bellocchio per questo suo Vincere, lapidario titolo specchio di una duplice ossessione: si tratta difatti di un “melodramma futuristaâ€. La mostra dei Futuristi del 1917 entra non a caso a far parte integrante di questa storia, perché di fatto ne ha fatto parte, ma il primo piano è riservato ad una donna, amante appassionata di Benito Mussolini dalla cui relazione nascerà un figlio. Personaggio trascurato dalle pagine ufficiali della storia, Ida Dalser, per il quale Giovanna Mezzogiorno spende se stessa come mai prima d’ora per i

    migliori alter ego in celluloide di tutta la sua carriera, dipingendo un ritratto visceralmente prismatico, dai risvolti spiazzanti. La m. d. p. di Bellocchio del resto, non lascia nulla al caso e sulle sue nudità ritaglia i migliori scorci di un’arte genuina e sincera. Bene, è su questa donna ‘follemente innamorata di un folle’, al punto da vendere ogni suo bene per elargirgli il denaro necessario a fondare il quotidiano “Il popolo d’Italia†e il suo infausto destino, che Bellocchio innesca il suo melodramma. A tal punto che in alcuni passaggi ci tornano in mente vecchie pellicole degli anni Cinquanta come Tormento , Catene, Figli di nessuno, là dove troneggiavano protagonisti Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. D’altra parte Bellocchio ha anche le qualità necessarie per non scadere nel ‘melo strappalacrime dal gusto retro’, concedendosi solo una breve ‘digressione’ con le sequenze in cui Ida, al cinema, si ritrova sulla stessa

    lunghezza d’onda della sofferenza per la separazione da suo figlio di Charlie Chaplin, commuovendosi per il felice epilogo della pellicola e magari sperando per se stessa una sorte analoga. Ma per lei il destino ha in serbo minor magnanimità.

    Sequenza climax, cui si affida la chiave interpretativa dell’insieme e il messaggio lanciato allo spettatore dal regista - che ha trovato più occasioni, imperdibili, per far rotolare o schiacciare, la testa del Duce dall’alto del suo truce imperativo cipiglio - il dialogo tra Ida e il giovane psichiatra durante una delle forzate degenze da un manicomio all’altro. In quello scambio di battute e soprattutto nei ‘consigli’ dello psichiatra che ha ben compreso la verità, oltre che l’animo e la mente della giovane donna, si annidano le risposte e il senso che si poteva trovare in simili frangenti. A pari livello, se non superiore, sono un altro paio di sequenze in cui

    il figlio di Ida e di Mussolini, ormai adulto, scimmiotta, sul filo di un’imitazione caricaturale, il ‘famigerato padre’ che ha ricusato lui e sua madre, usando loro le ‘maniere forti’ nel momento i cui non hanno potuto tacere e restare nell’ombra. Soprattutto la seconda delle due, là dove la profonda sofferenza ha fatto nel frattempo danni irreparabili e si mischia con un sarcasmo che non ha più alcun potere di divertire, è un pugno allo stomaco, di quelli che fanno stare davvero male.

    Bellocchio questa volta ha dunque mirato davvero in alto, realizzando il suo ‘epico kolossal’ di denuncia di un genere di potere particolarmente indigesto, e non solo per lui. La pellicola non è certo perfetta, lasciando in questo ampolloso iter qualche nebulosità e ridondanza che ne appesantiscono un po’ i tratti e lasciano Giovanna Mezzogiorno troppo bella sino alla fine, malgrado il suo viatico di sofferenza e un, auspicabile,

    naturale invecchiamento quando suo figlio è ormai adulto. Ma forse, riguardo al target ‘ipercarico’ e baroccheggiante nella sua ‘ampollosa ridondanza’, Marco Bellocchio ha anche cercato di far proprio il respiro di un’epoca farneticante e in ebollizione tale da non poter altro che traboccare.

    Ad ogni modo, quella giovane donna, terrorizzata dall’idea di essere dimenticata dal mondo, dopo esser stata rifiutata, allontanata e annientata dal suo folle amore, di cui non si è potuta evitare di condividerne gli insensati ideali e manie di grandezza, subendone una fascinazione incontrollabile, sarebbe sicuramente contenta di sapere che i posteri hanno avuto l’opportunità di rivolgerle uno sguardo, comunque siano andate le cose.

    Bibliografia:

    Pieroni, Alfredo, Il figlio segreto del Duce: la storia di Benito Albino Mussolini e di sua madre Ida Dalser. Milano, Garzanti, 2006.
    Zeni, Marco. La moglie di Mussolini,Trento, Effe e Erre, 2005.

    Links:

    • Marco Bellocchio (Regista)

    • Giovanna Mezzogiorno

    • Michela Cescon

    • Filippo Timi

    1 | 2

    Galleria Video:

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