'Living' con Bill Nighy, l'Avatar esistenziale di Hermanus. È la rilettura di Ikiru, capolavoro di Akira Kurosawa
23/12/2022
- C'è la meraviglia estetica di Avatar 2 e quella esistenziale di LIVING di Oliver Hermanus. Due viaggi diversi: il primo verso mondi sconosciuti oltre la nostra realtà e l'altro nell'infinito mistero della vita, come ricorda il titolo. Scritto da Kazuo Ishiguro e basato sul capolavoro IKIRU di Akira Kurosawa, il film, in sala con Circuito Cinema, racconta di un uomo comune, Mr William, (Bill Nighy), funzionario delle opere pubbliche nella Londra semidistrutta del Dopoguerra. Siamo nel 1953. William fa in realtà esattamente quello che aveva sognato, ovvero è a capo di una brigata di ingessati impiegati, tutti molto a modo ed eleganti, alle prese con la ricostruzione e circondati da centinaia di faldoni. Per lui è una vera fortuna vivere nell'ombra, essere un disertore della vita, ma all'improvviso una sconvolgente diagnosi lo obbliga a fare un bilancio, a guardarsi dentro e anche a capire cosa fare del tempo che gli resta da vivere. Dov'è la vita vera? Lui non lo sa, ma raccoglie i suoi risparmi e lo ritroviamo sulla costa, accompagnato da una specie di simpatico balordo del posto (Tom Burke), che lo inizia a piccole trasgressioni con scarsissimo successo. Tornato a Londra, William si lascia conquistare dalla vitalità della giovane Margaret (Aimee Lou Wood), una sua ex dipendente giovanissima che ora fa la cameriera in una sala da tè. Perché sceglie di frequentarla e confidare solo a lei quel segreto che non ha condiviso neppure con il figlio? Semplice, in Margaret vede la voglia di vivere nella più autentica naturalezza. Forse c'è anche un impossibile amore verso questa ragazza, ma poco importa in un film così pieno di poesia. A William il tempo che resta diventa poi anche occasione per creare qualcosa da lasciare alla generazione successiva, qualcosa per quei bambini pieni della vita più vera. E questo grazie all'aiuto di Peter (Alex Sharp), giovane idealista appena assunto e in cui William si rivede.
Dice il regista Oliver Hermanus (Moffie, The Endless River) di questo film già Fuori Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia: "Anche se si potrebbe pensare che solo uno sciocco si assumerebbe il compito di reimmaginare IKIRU, il capolavoro del maestro del cinema Kurosawa, io ho colto al volo questa opportunità. Ho sentito la necessità di raccontare una storia sulla vita e sul valore delle semplici tracce che man mano lasciamo nel corso della nostra esistenza. In un mondo dominato dalla fama e dalle gratificazioni istantanee, dall'ossessione per la devozione e l'adorazione eterne, sentivo la mancanza di un film come LIVING. Un compagno per quei momenti in cui tutto ciò di cui hai veramente bisogno è ricordarti che la vita è breve ma meravigliosa".
E ancora Hermanus: "Per me questo film parla del potere che ha la morte di spingerti verso la vita. Racconta di come un uomo, nel momento in cui scopre di avere poco tempo da vivere, senta un'incredibile pressione verso la vita. Ho sempre pensato che fosse una storia importante da raccontare soprattutto oggi che viviamo in una sorta di distrazione perenne, sempre attaccati al cellulare, pensando a quello che faremo dopo. È interessante ogni tanto fare un passo indietro e chiedersi cosa significhi vivere realmente il presente, vivere la nostra vita appieno.".
(ANSA CINEMA)
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