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    Il cinema di Viggo Mortensen

    The Viggo Mortensen Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE:

    "Di solito, quando si ha l'opportunità di interpretare storie che riguardano altri tempi, ti capita di rappresentare personaggi che vivono situazioni di pericolo in maniera esagerata: beh, questo dà la possibilità di imparare nuove cose su te stesso e sul periodo che si sta vivendo. Tutte le situazioni che trattano eroismo, infatti, alla fine hanno un comune denominatore: dire la verità. La verità va detta, anche se comporta costi personali o mette a repentaglio la propria reputazione".
    VIGGO MORTENSEN è di nuovo al centro di un'altra ‘storia di violenza’ sotto l’egida direttiva del regista canadese DAVID CRONENBERG. Già interprete protagonista di A History of Violence (2005), qui, in Eastern Promises (La promessa dell’assassino), questa volta a fianco di NAOMI WATTS (Anna), MORTENSEN veste i panni di un uomo pieno di segreti arrivato a Londra dalle montagne degli Urali, Nikolai Luzhin, per raccontare l’altra faccia, quella più nascosta, della Londra poliglotta. E questo intenso ‘sottobosco criminale londinese’ non potrà certo avere toni meno aspri della precedente ‘storia di violenza’, ma potrà comunque essere ugualmente illuminante su una dimensione reale, per quanto senz’altro scomoda e soprattutto poco piacevole (P. Ferretti, "www.celluloidportraits.com")
    L'attore danese VIGGO MORTENSEN è l'Uomo e padre in THE ROAD diretto dall'australiano JOHN HILLCOAT. Uno dei suoi personaggi tra i più tragici ed intensi mai interpretati ad oggi (Delitto perfetto, 1998; trilogia Il Signore degli anelli 2001-2003; A History of Violence, 2005; La promessa dell'assassino, 2007; Appaloosa, 2008). Per VIGGO MORTENSENTHE ROAD incarna una storia dall'appeal universale e spiega perchè:

    "...Chiunque è figlio di un padre e quindi la storia secondo me è una storia d'amore e di relazione tra due persone. La situazione è quella di un padre, ecco perché il libro di McCarthy 'La strada' ha avuto un appeal universale più di qualsiasi altro dei suoi libri. E' stato tradotto in tutto il mondo anche prima del successo di 'Non è un paese per vecchi'. Riguarda qualcosa che tutti possono capire in qualsiasi posto. E' una legge universale. C'é sempre la preoccupazione da parte di un padre: "cosa potrebbe accadere a mio figlio se non ci fossi?". E questo viene portato a una conseguenza estrema. Io so e il pubblico sa che se io non ci fossi non avrebbe cibo, né riparo, né difesa. E' una situazione in cui chiunque si può riconoscere ...".
    Viggo Mortensen
    VIGGO MORTENSEN è il vecchio Bull Lee/William S. Burroughs (*) in ON THE ROAD di WALTER SALLES

    (*) Il Guru della tossicodipendenza, William S. Burroughs è il più anziano e il più cupo degli autori della 'Beat Generation'. La sua opera più emblematica, Il pasto nudo, propone una metafora della condizione umana analizzata attraverso la dipendenza dagli stupefacenti. Old Bull Lee, suo avatar in Sulla strada, è un irresponsabile che però mette in guardia Sal e Dean nei confronti della loro spensieratezza. Ruolo paradossale per Viggo Mortensen (Il signore degli anelli; The Road) il quale si è dichiarato colpito dalla mancanza di misticismo negli scritti del suo personaggio rispetto agli altri poeti “beat”: “E’ una letteratura a sangue freddo, chirurgica, asettica”.
    Viggo Mortensen è Ben in Captain Fantastic di Matt Ross:

    "E’ stato uno dei più bei copioni che abbia mai letto, questo personaggio mi ha attirato per vari motivi. Un padre con sei figli e una vita nella foresta, non poteva non interessarmi. Ma soprattutto sono stato attratto dal viaggio emotivo intrapreso dal mio personaggio. Ci sono tante sorprese nella sceneggiatura, quando ho letto il titolo mi sono detto ‘sarà un personaggio dei fumetti, un supereroe?’. Poi ho iniziato a leggere e ho capito che no, non è un supereroe. Mi sono subito reso conto che si trattava di qualcosa di molto diverso, di un road movie fisico e metafisico, perché di questo parliamo: di un viaggio che obbliga tutti a cambiare e ad adattarsi.... Non ho mai avuto una filosofia lavorativa. Non penso ai budget del film, all’eventuale regista, al genere, ai soldi, allo star system. Voglio far parte di storie che personalmente andrei a vedere al cinema. Mi piace essere onesto con tutti, c’è qualche analogia con il personaggio di Mr. Fantastic, con il suo ruolo di padre, con il suo modello famigliare basato sull’onestà e sul dialogo. Non è di sinistra o di destra, è qualcosa di buonsenso. Il mio lavoro, il mio compito è quello di innamorarmi del punto di vista del personaggio. Mentre lo interpreto devo farlo con amore incondizionato, devo far amare il personaggio. Ame piacciono i film centrati su personaggi contraddittori. Tutti noi ci comportiamo in modo diverso con persone diverse, giorno dopo giorno".
    Viggo Mortensen
    Viggo Mortensen è Tony Lip in Green Book di Peter Farrelly:

    "Devi riuscire a vedere questi personaggi come persone reali, in situazioni reali, e Pete è riuscito in questo intento. I dettagli del periodo e gli aspetti drammatici della storia sono così ben gestiti. Ci sono situazioni divertenti, ma non è la comicità che si vede negli altri suoi film. L'umorismo deriva più dalle situazioni e dai contrasti tra i personaggi. C'è molta attenzione ai dettagli, un'autenticità che ti aiuta a credere a tutto... Doc non è come gli altri afroamericani con cui Tony è cresciuto a New York. Non ha mai visto un uomo come lui. All'inizio Tony pensa che questo ragazzo sia molto pungente, pignolo, persino snob. Tony potrebbe non essere brillante come Doc Shirley, ma ha un buon istinto ed è dotato di intelligenza di strada. E anche se Doc pensa che Tony sia una buona guardia del corpo e un bravo autista, pensa anche che sia fastidioso. Tony parla continuamente in macchina, fuma, mangia ininterrottamente, fa domande personali. E Doc Shirley è abituato ad avere conducenti discreti ed educati che non parlano, a meno che non venga loro richiesto. Si possono vedere i diversi punti di vista di entrambi fin dall'inizio del viaggio... In generale, i road movie ti danno l'opportunità di mettere insieme personaggi che normalmente non passerebbero molto tempo insieme. Cose interessanti possono accadere… e accadranno. Più tempo passi con qualcuno, più ci potresti andare d'accordo o in disaccordo. Più imparerai su di loro e su te stesso. Non c'è proprio modo di evitarlo. Il nostro road movie inizia su una Cadillac Coupe De Ville nel 1962, guidando attraverso il sud degli Stati Uniti, e siamo costantemente insieme, perché io sono la sua guardia del corpo e devo stare con lui ovunque vada. Questo è il lavoro. Per quanto la storia al centro di 'Green Book' riguardi gli ostacoli che Tony e Doc Shirley devono affrontare – il razzismo istituzionalizzato e altri problemi che incontrato lungo la strada – l'ostacolo più complesso che ciascuno dei nostri personaggi deve affrontare si trova dentro se stessi... Questo è un film sul rapporto tra un uomo nero e un uomo bianco prima del Civil Rights Act, e sullo sfondo ci sono delle ovvie tensioni socio-economiche e razziali. In molti modi, stiamo affrontando gli stessi problemi rappresentati nel film ancora oggi. Ci sono molte situazioni che si ripetono nella storia, tra il 1962 e oggi, e penso che la gente troverà questo illuminante oltre che divertente... Uscire dal tempo presente può anche spazzare via tutto il rumore delle nostre preoccupazioni immediate e dei pregiudizi. Tutte quelle cose che ti impediscono di ascoltare qualcuno quando hai una discussione. Guardare un film d'epoca – se è ben costruito e diretto come lo è 'Green Book' – e il modo in cui le persone si sono comportate in passato, spesso ti permette di imparare cose che non potresti imparare guardando un film girato in un ambiente contemporaneo... E ho realizzato qualcosa di sorprendente e molto utile su Tony: quanto fosse simile a mio padre. Anche se le famiglie Vallelonga e Mortensen sono molto diverse tra loro – etnicamente e non solo – ci siamo relazionati l'uno con l'altro con forza, con un senso dell'umorismo e una dinamica familiare comune. Mio padre veniva dalla Danimarca, ma i suoi atteggiamenti nei confronti della razza e della politica, il suo passato da operaio, la sua testardaggine, il suo carisma – tutto ciò era molto simile a quello che mi stavano dicendo di Tony. Il tipo di battute che Tony faceva, il suo comportamento, le sue contraddizioni – ho continuato a metterlo in relazione a mio padre e a condividerlo con loro. Abbiamo riso e ci siamo vantati dei nostri padri, trovando un vero terreno comune. Quello è stato il calcio d'inizio per me... È il classico uomo che non vorresti far arrabbiare. Ma per quanto grossolano e forse violento come sembra a prima vista, dimostra di essere un uomo di parola che è davvero perbene. È un gentiluomo nato, e ha fatto quello che doveva fare per guadagnare un po' di soldi, sia come buttafuori nei nightclub, che alla guida di un camion della spazzatura, o giocando a carte, qualunque cosa. È un personaggio con molto carisma e una persona che ha una vera forza di volontà... Pete ha avuto la possibilità di utilizzare molti membri della famiglia – in molti casi dei non attori – per interpretare i parenti nel film. Entrambi i figli di Tony sono nel film, e sono due attori, il fratello di Tony nella vita reale, invece, che non è un attore, interpreta il padre di Tony. Il fratello di Dolores nella vita reale interpreta suo padre nel film. C'è un mix di attori e persone che nessuno ha mai visto prima in un film. E c'è autenticità, cosa che aiuta tutti. Mi ha davvero aiutato. E aiuta a farti credere a Tony e al suo mondo".
    Viggo Mortensen

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