"Molti anni fa, alla scuola di cinema, ho visto 'Napoleon' di Abel Gance e ho cominciato ad essere ossessionato dall’idea di realizzare un trittico. Ho studiato con autentiche leggende dell’avanguardia, come Stan Brakhage e Phil Solomon, che mi hanno dato le basi in tema di
estetica e di formalismo. Tuttavia Phil mi diceva spesso: 'la forma serve a illuminare il contenuto'. Io pensavo di riuscire a far cantare 3 schermi, ma non conoscevo ancora la canzone. E ho continuato a rimuginare su questa idea del 3 nell’attesa di trovare la storia giusta. Poi, nel 2007, pochi mesi prima della nascita del mio secondo figlio Cody, il film si è palesato. Stavo riflettendo molto sul fatto che stavo per diventare padre di nuovo e sulla responsabilità che questo comportava. E riflettevo su che tipo di padre fossi, e su che tipo di cose avrei trasmesso a mio figlio. E ho cominciato a riflettere sul fuoco che sento dentro di me. Questo
fuoco mi accompagna da sempre. Mi ha aiutato a fare molte cose nella vita, ma a volte si è trasformato in una forza distruttiva e dolorosa. So che anche mio padre lo aveva dentro. E suo padre, mio nonno, anche lui lo aveva… Ho cominciato a chiedermi per quante generazioni si
fosse trasmesso. E, pensando a mio figlio non ancora nato, ho cominciato a sperare che potesse
nascere senza quel fuoco, libero. Non volevo trasmettergli tutte le mie pene e i miei errori. Volevo che trovasse da solo la sua strada. All’epoca stavo anche leggendo tutto quello che ha scritto Jack London. Ed ero preso dall’idea
delle eredità che trasmettiamo e del richiamo che esercitano i nostri antenati su di noi. Così è stata questione di un attimo: avevo una storia da raccontare. Allora sono andato alla ricerca di qualcuno con cui scriverla, perché non sono in grado di scrivere da solo. Sono un filmmaker proprio perché mi piace lavorare con gli altri. Se avessi voluto fare le cose da solo sarei stato un pittore. Il mio agente di allora mi ha presentato Ben Coccio, sceneggiatore e regista del sottovalutato e meraviglioso 'Zero Day'. Ci siamo incontrati al Donut Pub di New York e mi ha detto di essere di Schenectady. Ci siamo subito capiti alla perfezione: avevamo gli stessi punti di riferimento, eravamo cresciuti guardando gli stessi film, Quei bravi ragazzi era il nostro film preferito,
avevamo letto gli stessi libri, ed entrambi avevamo questo legame con Schenectady. Ha
afferrato subito l’idea e l’ha precisata. Io ho cominciato a girare 'Blue Valentine' e lui ha
cominciato a scrivere 'Come un tuono'". Derek Cianfrance
"Molti anni fa, alla scuola di cinema, ho visto 'Napoleon' di Abel Gance e ho cominciato ad essere ossessionato dall’idea di realizzare un trittico. Ho studiato con autentiche leggende dell’avanguardia, come Stan Brakhage e Phil Solomon, che mi hanno dato le basi in tema di
estetica e di formalismo. Tuttavia Phil mi diceva spesso: 'la forma serve a illuminare il contenuto'. Io pensavo di riuscire a far cantare 3 schermi, ma non conoscevo ancora la canzone. E ho continuato a rimuginare su questa idea del 3 nell’attesa di trovare la storia giusta. Poi, nel 2007, pochi mesi prima della nascita del mio secondo figlio Cody, il film si è palesato. Stavo riflettendo molto sul fatto che stavo per diventare padre di nuovo e sulla responsabilità che questo comportava. E riflettevo su che tipo di padre fossi, e su che tipo di cose avrei trasmesso a mio figlio. E ho cominciato a riflettere sul fuoco che sento dentro di me. Questo
fuoco mi accompagna da sempre. Mi ha aiutato a fare molte cose nella vita, ma a volte si è trasformato in una forza distruttiva e dolorosa. So che anche mio padre lo aveva dentro. E suo padre, mio nonno, anche lui lo aveva… Ho cominciato a chiedermi per quante generazioni si
fosse trasmesso. E, pensando a mio figlio non ancora nato, ho cominciato a sperare che potesse
nascere senza quel fuoco, libero. Non volevo trasmettergli tutte le mie pene e i miei errori. Volevo che trovasse da solo la sua strada. All’epoca stavo anche leggendo tutto quello che ha scritto Jack London. Ed ero preso dall’idea
delle eredità che trasmettiamo e del richiamo che esercitano i nostri antenati su di noi. Così è stata questione di un attimo: avevo una storia da raccontare. Allora sono andato alla ricerca di qualcuno con cui scriverla, perché non sono in grado di scrivere da solo. Sono un filmmaker proprio perché mi piace lavorare con gli altri. Se avessi voluto fare le cose da solo sarei stato un pittore. Il mio agente di allora mi ha presentato Ben Coccio, sceneggiatore e regista del sottovalutato e meraviglioso 'Zero Day'. Ci siamo incontrati al Donut Pub di New York e mi ha detto di essere di Schenectady. Ci siamo subito capiti alla perfezione: avevamo gli stessi punti di riferimento, eravamo cresciuti guardando gli stessi film, Quei bravi ragazzi era il nostro film preferito,
avevamo letto gli stessi libri, ed entrambi avevamo questo legame con Schenectady. Ha
afferrato subito l’idea e l’ha precisata. Io ho cominciato a girare 'Blue Valentine' e lui ha
cominciato a scrivere 'Come un tuono'".
Derek Cianfrance