Dal 10 Novembre in streaming - RECENSIONE - Da Venezia 80. - David Fincher si riunisce con lo sceneggiatore di Se7en, Andrew Kevin Walker, per un nuovo thriller in cui trovano degna collocazione, tra gli altri, Michael Fassbender e Tilda Swinton.
"The Killer rappresenta il mio personale tentativo di conciliare la visione che ho da anni delle storie cinematografiche con la maniera di raccontarle. Penso da sempre che la frase: 'Cosa ci facevi a Chinatown?... Il meno possibile' sia la più riuscita evocazione di una retroscena che io abbia mai sentito. Nutrivo anche una certa curiosità per il genere revenge, come strumento per creare tensione. Così quando il Sig. Walker ha deciso di unirsi a noi e ha abbracciato le mie idee/domande sulle ampie pennellate di senso che lasciano il posto all’invisibile 'espansione del momento', ho capito che dovevamo inventarci qualcosa. La risposta tre ore dopo del Sig. Fassbender: 'Si, facciamolo!' ci ha convinto entrambi, e, ovviamente, volevamo tutti Tilda (Il Sig. Walker ha scritto la storia intorno a lei – ma per favore non diteglielo, potrebbe diventare insopportabile se scoprisse che letteralmente tutti pensano questo di lei)".
Il regista David Fincher
(The Killer; Usa, Francia 2022; Thriller; 118'; Produz.: Archaia Entertainment, Boom! Studios, Panic Pictures, Paramount Pictures, Plan B Entertainment; Distribuz.: Netflix)
Cast: Michael Fassbender (Il Killer) Tilda Swinton (L'Esperta) Arliss Howard (Il Cliente - Claybourne) Charles Parnell (L'Avvocato - Hodges) Kerry O'Malley (Dolores) Sala Baker (Il Bruto) Sophie Charlotte (Magdala) Gabriel Polanco (Leo) Emiliano PernÃa (Marcus) Kellan Rhude (Uomo d'affari) Endre Hules (Il Bersaglio) Monique Ganderton (La Dominatrice) Daran Norris (Impiegato del Deep South Lounge) Nikki Dixon (Agente di biglietteria aerea) Lacey Dover (La Domestica)
Musica: Trent Reznor, Atticus Ross
Costumi: Cate Adams
Scenografia: Donald Graham Burt
Fotografia: Erik Messerschmidt
Montaggio: Kirk Baxter
Effetti Speciali: Diego Fabian Lozada Bocanegra e Charles-Axel Vollard (supervisori)
Storia di un assassino a pagamento (Michael Fassbender), uomo solitario e freddo, metodico e privo di scrupoli o rimpianti che, mentre attende nell'ombra il suo prossimo obiettivo, attraversa una crisi psicologica ed esistenziale in un mondo privo di morale.
Eppure più aspetta, più pensa di perdere la testa, se non trova pace.
Synopsis:
An assassin begins to psychologically crack as he develops a conscience, even as his clients continue to demand his skills.
A man solitary and cold, methodical and unencumbered by scruples or regrets, the killer waits in the shadows, watching for his next target. And yet the longer he waits, the more he thinks he's losing his mind, if not his cool. A brutal, bloody and stylish noir story of a professional assassin lost in a world without a moral compass, this is a case study of a man alone, armed to the teeth and slowly losing his mind
fa. Non per suscitare un qualsiasi genere di empatia, piuttosto per verificare lui stesso l’impeccabile concezione di ogni macabra equazione. Ogni volta, ancora, e ancora!
in una sorta di autoanalisi rivelata, altrimenti siamo fregati. Ma per lo più, paradossalmente allacciandosi la cintura del sostanziale monocorde, il killer di Michael Fassbender riesce a non far cedere il suo interlocutore ad ampio spettro, mantenendolo sulla sua stessa lunghezza d’onda:
destino, in cui persino l’al di là viene percepito, ed accettato, come un freddo, unico vuoto. D’altra parte, la natura umana, secondo il killer, si esprime in “un mondo in cui cane mangia cane, uccidi per non venire ucciso†e in cui “sopravvivono i più fortiâ€. E ancora, precisa e riflette a voce alta, dichiarando di scorgere “il sangue nella malta che unisce tutti i mattoniâ€. Sono tante e tali le sue esternazioni che, a tratti, se non fosse per la visione di ciò che lui stesso osserva a lungo, prima di agire - e noi con lui – sembrerebbe di trovarci all’ascolto di un audiolibro. E dal suo ‘errore’ nel centrare il bersaglio programmato - ne centra un altro che non manca di commentare - inevitabile l’effetto domino, con conseguenze che trasformano presto il resto del tracciato - dal ‘Capitolo 2. Repubblica dominicana: il Rifugio’ in poi - in
un ‘revenge movie’.
“Niente empatia, l’empatia è debolezza, la debolezza è vulnerabilità â€
E ancora: “Attieniti al piano, gioca d’anticipo, non improvvisare, non fidarti, combatti solo se sei pagato per combattereâ€. Ma anche un killer alle volte si vede costretto ad adattare i suoi corollari di filosofia d’azione, quando si tratta di difendere la propria sfera privata, il rifugio a cui nessun randagio può dire di no. La ciliegina sulla torta arriva in dirittura del ‘Capitolo 5.’, in quel di New York, per incontrare ‘L’esperta’. Anche in un cameo allargato come questo, e un ruolo da ‘bastoncino’, Tilda Swinton non si smentisce mai, riportando entro i ranghi della massima attenzione lo spettatore, per quanto non certo invitato per il lieto fine. Ma le fila si tirano nell’ultimo capitolo, il sesto, a Chicago con il Cliente, per il definitivo assunto secondo cui esiste un incontrovertibile bisogno di ‘sentirsi sicuri’, perciò “il destino è
un placebo. L’unico percorso della vita è quello dietro di teâ€. Parola di killer! Ma il finalissimo sembra contraddirlo, smentendolo nella scelta di una 'cover' degna del più conformista tra gli umani!