STAR WARS: EPISODIO VII - IL RISVEGLIO DELLA FORZA: ECCO CHE SPUNTA ALL'ORIZZONTE UN NUOVO CAPITOLO DELLA SAGA SPAZIALE CULT INIZIATA ALLA FINE DEGLI ANNI '70
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2016' - Tra i piĂš attesi!!! - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 16 Aprile in Dvd e Blu-Ray - (Uscito al cinema il 16 DICEMBRE 2015)
"Volevamo raccontare una storia che avesse un principio, un cuore e un finale autonomi, ma al tempo stesso â come era accaduto per il quarto episodio, Una nuova speranza â implicasse una storia passata e alludesse allâesistenza di un futuro. Quando uscĂŹ il primo Star Wars, si trattava di un film che metteva il pubblico in condizione di comprendere una storia nuova, ma anche di immaginare tutte le cose emozionanti che sarebbero potute accadere in un secondo tempo. In quel primo film, Luke non era necessariamente il figlio di Darth Vader, non era per forza fratello di Leia, però tutto era possibile. Il risveglio della Forza ha questo vantaggio incredibile: non solo ha uno zoccolo duro di fan appassionati, ma anche una backstory familiare a un sacco di gente. Abbiamo potuto usare ciò che era venuto prima in modo molto naturale, perchĂŠ non avevamo la necessitĂ di riavviare nulla. Non dovevamo inventarci una premessa narrativa che avesse un senso: è giĂ tutto lĂŹ. Ma questi nuovi personaggi, il punto cruciale de La Forza, si trovano in nuove situazioni â cosĂŹ anche se non sai nulla di Guerre Stellari, sei comunque lĂŹ con loro. E se sei un fan di Star Wars, ciò che essi vivono avrĂ un maggiore significato".
Il regista e co-sceneggiatore J. J. Abrams
(Star Wars: Episode VII - The Force Awakens (giĂ 'Star Wars: Episode VII'); REGNO UNITO 2013; Avventura Sci-Fi; 136'; Produz.: Lucasfilm/Walt Disney Pictures/Bad Robot; Distribuz.: Walt Disney Studios Motion Pictures)
Effetti Speciali: Chris Corbould (supervisore effetti speciali)
Makeup: Amy Byrne
Casting: Nina Gold, April Webster e Alyssa Weisberg
Scheda film aggiornata al:
14 Agosto 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Il proseguo della saga creata da George Lucas 30 anni dopo Il ritorno del Jedi.
E' la settima pellicola della saga di Guerre Stellari e il primo episodio di una nuova trilogia ambientata trentâanni dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi, ultimo episodio della cosiddetta trilogia originale.
L'indipendente e solitaria Riley (Daisy Ridley), il soldato pentito Finn (John Boyega) e il pilota di caccia Poe (Oscar Isaac), danno inizio a una nuova grande avventura contro i cattivi dediti al Lato Oscuro della Forza, tra cui il minaccioso Kylo Ren (Adam Driver). Lungo la strada incontreranno nuovi amici, nemici e volti noti, come quello di Ian Solo (Harrison Ford) e della principessa Leila (Carrie Fisher), divenuta un generale.
Luke Skywalker è scomparso. La mappa con il luogo in cui si è nascosto suscita l'attenzione di Primo Ordine, organizzazione paramilitare che si richiama all'Impero Galattico cercando di restaurarne l'autorità , e della Resistenza, gruppo di repubblicani decisi a contrastare l'autoritarismo di Primo Ordine.
Quando il malvagio Kylo Ren scopre che la mappa si trova all'interno di un droide, si scatena una caccia all'uomo senza tregua, che coinvolgerĂ Finn, uno Stormtrooper che ha deciso di non uccidere, e Rey, una ragazza che vive rivendendo cianfrusaglie recuperate da astronavi...
SHORT SYNOPSIS:
A continuation of the saga created by George Lucas set thirty years after Il ritorno dello Jedi (1983).
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
E FU SERA, E FU MATTINA, E FINALMENTE LA FORZA DIEDE AVVIO AL SUO RISVEGLIO! IL PRIMO BAGLIORE SPRIGIONATO PER ILLUMINARE UNA NUOVA TRILOGIA! ED ECCO INTANTO LA STELLARE 'MISSION IMPOSSIBLE' DI J.J. ABRAMS, TRA REVIVAL E INNOVAZIONE.
Operazione a rischio:
Leviamoci subito questa lisca tra i denti. Chi scrive non è mai stata una fan della saga Star Wars. Non si poteva d'altra parte fare a meno di apprezzare l'impasto in un Sci-Fi Fantasy trascinatore di folle come quello. Ingredienti anche contrapposti tra loro eppure amalgamati con una certa armonia dal genio creativo di George Lucas. La forza di Star Wars sta tutta nell'unico, originale sodalizio tra antico e moderno (il moderno inteso naturalmente secondo i parametri di un'epoca che conta ad oggi piÚ di 30 anni, e non sono pochi). Sodalizio che con la successiva trilogia dei prequel (Star Wars. episodio I - La minaccia fantasma, 1999; Star Wars:
episodio II-L'attacco dei cloni, 2002 e Star Wars: episodio III-La vendetta dei Sith, 2005) sembrava essere andato un pò in crisi, complice l'esasperata sottomissione della linfa umana, alla potenza di effetti visivi e speciali imperanti e imperativi per non dire ingombranti ed invasivi. Qui, con Star Wars: episodio 7 - Il risveglio della Forza, che invece si riallaccia alla prima trilogia (Una nuova speranza, 1977; L'impero colpisce ancora, 1980 e Il ritorno dello Jedi, 1983), J. J. Abrams ha imbracciato l'arma di una sfida non indifferente, facendosi carico di quel genere di aspettativa che si leva ogni volta che qualcuno rimette le mani su un cult, il mitico che non conosce tramonto. Un'operazione ad alto rischio che ricorda un pò quel che Steven Spielberg ha fatto con Indiana Jones, allacciando alla primigenia e datata trilogia, il quarto atto con Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo: il buffo
è che Harrison Ford risulta intimamente collegato ad entrambi i fenomeni globali in celluloide, sia di Star Wars con il personaggio di Han Solo, che, naturalmente, di Indiana Jones, del quale il caro Harrison non ha mai pensato neppure lontanamente di cedere a chicchessia cappello e frusta. Anche Steven Spielberg - e nel suo caso senza aver neppure passato lo scettro della dirigenza a nessun altro - ritornando sul registro Indiana Jones oltre vent'anni dopo, si era prefissato lo stesso obiettivo di Abrams oggi con il nuovo Star Wars: intessere una lezione moderna recuperando gli ingredienti base della vecchia saga, per indottrinare e rilanciare un mito all'indirizzo delle nuove generazioni. Ma Spielberg si è lasciato prendere talmente la mano che il pentolone alla fine è andato piÚ volte in ebollizione, facendo traboccare il contenuto oltre i bordi, a detrimento della sobrietà di gusto assaporata nelle singole portate della trilogia
originaria. Al contrario, Abrams, che dir se ne voglia, ben lungi dall'olimpo degli dei, ha studiato a fondo il suo soggetto, evidentemente con maggior distacco, e ha fatto in modo di preservare l'integrità dell'anima primigenia rispolverandone, almeno in parte, quell'umanità dispersa nei labirinti tecno degli ultimi episodi, ben sapendo che avrebbe dovuto gettare anche le basi di una nuova era, introducendo giovani leve e una manciata di quei colpi di scena che non possono mancare per un'emozione certa. CosÏ dal suo pentolone in ebollizione, tenendo il gas su una postazione media, è riuscito a far tracimare solo qualche goccia, non di piÚ.
La trama: quella di base sdoganata dall'embargo. Solo la visione del film potrĂ darvi conto del resto
Potrete dire l'attesa è finita solo dopo aver visto il film. Non prima. E tutto sommato ne varrà la pena. Tanto possiamo rivelarvi solo quell'innocuo tracciato che non fa danni. E per una
volta siamo d'accordo con produzione e distribuzione. Star Wars episodio 7 - Il risveglio della Forza è il primo firmato dal regista J. J. Abrams con Lucasfilm e il primo targato Walt Disney, dopo che George Lucas ha passato la mano. E se con Il risveglio della forza sembra oggi di tornare indietro nel tempo, non deriva certo dalla scelta di vedere il film in 2 o 3D. I nuovi effetti speciali non intaccano la ruggine degli ingranaggi cosÏ come i nuovi arrivi non raggiungono lo charme dei vecchi e pur sempre illuminati e illuminanti interpreti, tra i quali oggi, a far la parte del leone è Harrison Ford con il suo Han Solo, incanutito tanto quanto imposto dall'inclemenza del tempo, ma con ancora diverse cartucce di humour in canna e un invidiabile riserva di carica introspettiva.
Sono in parecchi alla ricerca di Luke Skywalker (il vecchio Mark Hamill
su cui non si può dir nulla), scomparso da tempo: dai membri della Resistenza capitanati dalla principessa Leia, ora elevata al grado di Generale (l'inclemenza del tempo non ha risparmiato neppure Carrie Fisher), ai malvagi del Primo Ordine alle dipendenze del giovane Kylo Ren (Adam Driver), adepto del lato oscuro della Forza emulatore del mitico Darth Vader. Con i cavalieri Jedi sullo sfondo, tra mito e leggenda, ecco che spunta la giovane Rey (la rivelazione Daisy Ridley), ripulitrice e mercante di vecchi ingranaggi presso una discarica capitanata da un nuovo 'Jabba' tiranno sulle razioni di cibo calcolate sul rendimento. La Forza si risveglia con il giovane Finn (John Boyega) che da membro di Staff degli assalitori di Primo Ordine passa alla difesa della parte avversa ribellandosi al proprio destino. Con loro, il coraggioso Poe Dameron (Jason Isaach), il miglior pilota della galassia e della Resistenza, e la new entry del
droide BB-8. Come i nuovi incontreranno le vecchie guardie è uno degli aspetti che vi invitiamo a scoprire in prima persona.
L'atto di fede di Abrams verso quell'intreccio tra antico e moderno made in Lucas e... negli immediati dintorni
Non credo che Abrams, dall'alto della sua navigata esperienza (Lost, Star Trek, Mission: Impossible III) potesse incorrere nell'effetto fotocopia, in una sorta di remake restaurato o che altro. La sua è stata in effetti un'operazione responsabile fin dalle prime mosse, fin dalle fondamenta, quando ha progettato Star Wars episodio 7 - Il risveglio della Forza con Lawrence Kasdan, già co-sceneggiatore de L'impero colpisce ancora (1980) e de Il Ritorno dello Jedi (1983). E il nuovo film ne tradisce la matrice in consapevoli citazioni a grappolo, sia sul piano estetico - fin dalle scritte e dei titoli di testa in scorrimento obliquo su una sorta di binario immaginario sospeso nell'infinito dell'universo, e soprattutto nella
ricerca di affinitĂ fotografica, con le cromie vissute, impolverate e sature di ammacchi e grasso come il mitico Millennium Falcon di Han Solo e del suo 'eccentrico' co-pilota, il pelosissimo wookie Chewbacca, altrimenti detto 'Chewbe', che da sempre si esprime con versi gutturali fastidiosamente urticanti e che qui non ha certo cambiato lingua. Ma le citazioni non sono tutte made in Lucas, diciamo che gli ruotano attorno, nelle immediate vicinanze. Prendiamo ad esempio l'iconografia fisionomica della Maz (l'interprete Lupita Nyong'o serve la maschera) nella nuova 'osteria': una sorta di E. T in gonnella con occhiali da pilota anni Quaranta. E che dire del Leader Supremo del lato Oscuro della Forza? Palpabile la familiaritĂ con fisionomie aliene derivate, da Incontri ravvicinati del Terzo tipo, da A.I., o da Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo, di cui si ripetono in diverse occasioni, anche le famigerate letture della mente
di contro agli sforzi per schermarla, a difesa e tutela dei suoi irrivelabili contenuti. Quel che si dice, una pesca miracolosa dall'immaginifico pozzo iconografico made in Spielberg. Che poi non dista anni luce dal dirimpettaio collega e amico di lunga data George Lucas. E sotto la pioggia di altri ammiccamenti con cui Abrams sembra divertirsi, augurandosi di sortire nello spettatore lo stesso effetto, si colloca anche una nuova aggressiva creatura animale, tra le varie e fantasiose mostruosità genetiche che da sempre hanno popolato Star Wars: salta agli occhi la familiarità con l'Alien scottiano tradita da quella sorta di piovre tentacolari che braccano su due fronti il povero Han/Ford già in mezzo a due fuochi di diversi creditori. Beh, nessuno è perfetto, si sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio! Creatura i cui tentacoli abbrancano di lÏ a poco anche il giovane Finn rimarcando la citazione scottiana.
Richiami, ammicchi, diluiti nelle immancabili battaglie, non sempre all'altezza dell'emozione, neppure quando si assiste ad un tete a tete, non esattamente alla pari, a colpi di spade laser. Persino i battibecchi tra Han/Ford e Leia/Fisher incontrano una doppia matrice: di riferimento diretto (giĂ lo facevano nella prima trilogia) e indiretto (che dire di Indiana Jones e Marion?). Cantine sotterranee, scrigni con armi sacre quasi quanto il Sacro Graal (pure indirettamente citato tra le righe) come veri e propri tesori, certi costumi a saio monacale o anche l'abbigliamento minimalista della nuova giovane eroina Rey/Ridley, proclamano l'atto di fede di Abrams verso quell'intreccio tra antico e moderno made in Lucas e... negli immediati dintorni.
Il sottotesto
Difficile non accorgersi della paradossale attualitĂ trasmessa da Abrams e Kasdan con questo episodio 7: i raduni di Primo Ordine con i comandanti dalle truci espressioni e i dettami di un autoritarismo esasperato e folleggiante, il saluto
militare di marca nazi-fascista, con i numerosi bombardamenti su architetture di rilievo artistico, per lo piĂš dell'antichitĂ medievaleggiante, le esecuzioni, per quanto a volo d'uccello, dei civili in un villaggio, non possono non farci pensare ad un altro sottile incrocio tra antico e moderno che ha giĂ attraversato la Storia prima ancora della celluloide e del digitale, in cui passato e presente si fronteggiano condividendo fondamentalmente le stesse scellerate violenze e crimini: il fasci-nazismo appunto - che tra l'altro giĂ Spielberg proprio con indiana Jones aveva giĂ chiamato in causa per una sua plateale condanna - e l'ISIS. Un sottile incrocio che spira un soffio di realismo su un contenitore favolista in cui le ambientazioni paesistiche (dalle distese desertiche di Jakku che da Tatooine ereditano la stessa luce dorata), le montagne innevate, boschi e sottoboschi, ammantano la nuova storia. Una storia che cavalca la reale distanza temporale con la
prima trilogia, trasponendola nella stessa sceneggiatura con quel senso di meraviglia raccolto dalle bocche dei giovani protagonisti che, sull'onda del sentito dire, non sanno esattamente se si tratta di leggenda, mito o verità . Per questo subentra lo Han Solo di Harrison Ford, il testimone oculare elettivo che può dire 'io c'ero ed è tutto vero'! Impavido umorista il nostro gioca come un funambolo sul filo della realtà e della finzione: Han Solo ed Harrison Ford coincidono là dove si toccano i vecchi cimeli del Millennium Falcon e si sussurra con lo charme da vegliardo "Chewbe, siamo a casa". E non sarà certo Chewbe a contraddirlo.
Dove c'è il bosco si annidano trappole, vittime ed eroi, ma soprattutto eroine
Non è vero che è una cifra nuova quella di marca femminile. Almeno non del tutto. Oltre trent'anni fa c'era già una principessa a dare direttive, ma la Leia Organa di Carrie
Fisher era una, per quanto di sangue blu, in mezzo a un universo a predominanza maschile. Anche se gli episodi successivi di George Lucas giĂ tradivano una controtendenza. Adesso le donne dell'episodio 7 non solo sono in maggioranza, ma l'eroina protagonista non ordisce solo piani di difesa e di battaglia, si sporca le mani, combatte strenue lotte in prima persona e non attende alcun cavaliere a farlo in vece sua. Sono le eroine del terzo millennio. Una indubbia novitĂ , anche del tutto logica e in linea con i tempi, dunque, questo respiro di forza tutta al femminile. Ora la prospettiva vira di almeno un quarto di giro, sulla cresta dell'onda che ha superato uno scoglio trentennale. E trent'anni non sono una frattura temporale di poco conto. Si tratta di uno scarto generazionale che fa la differenza su piĂš registri del resto. E non solo perchĂŠ gli effetti visivi e speciali
sono stati rivisitati e corretti al fonte battesimale di una rinata era tecnologica. Chi mi ha preceduto lo ha del resto giĂ ben evidenziato. E come non accorgersene? Star Wars episodio 7 - Il risveglio della Forza ha sposato un buon numero di quote rosa: Carrie Fisher, Daisy Ridley, Gwendoline Christie e Lupita Nyong'o costituiscono la galassia femminile di Star Wars Il risveglio della Forza. E sa come farsi sentire!
Il difetto piĂš grosso:
Sarà che non le ho mai amate, ma quell'incedere di battaglie intergalattiche per cielo o per terra, poco importa, in modo ripetitivo e poco galvanizzante, alla lunga non è che emozioni piÚ di tanto. Ma il difetto piÚ grosso che pesa sul nuovo episodio di Star Wars, non sono poi quelle quanto le new entry dei nuovi protagonisti, eccezion fatta per la nuova eroina Rey pulsante da Daisy Ridley che ha davvero la Forza dalla sua parte, soprattutto
una verve emotiva non indifferente. E questo a dispetto di un breve iter per il piccolo schermo e un solo film per il cinema (Scrawl, 2014). Lei e il nuovo droide sul campo BB8 (i droidi R2-D2 e C-3PO fanno il loro ingresso per un cameo di contorno) troneggiano su personaggi tracciati sullo sfondo fin dalla pagina scritta, il cui scarso appeal li appende al chiodo di un quadro bidimensionale senza alcuna chance di sfondare nel 3D. Di fatto sembra piÚ una questione di spessore e di carisma che non di copione. E' cosÏ per il Finn di John Boyega, con cui la Forza si risveglia in modo un pò nebuloso e poco incisivo, ed è cosÏ per il miglior pilota dell'alleanza ribelle Poe Dameron di Jason Isaach. Ma quel che è peggio è che non riesce ad emozionare neppure il malvagio Kylo Ren di Adam Driver, adepto dell'antico Darth Vader di cui porta costume e maschera e di cui conserva il relittuale casco come una reliquia. Oltretutto, per l'originale Darth Vader c'era una ragione precisa per indossare quella divisa, mentre per il Ren di Driver si tratta per l'appunto di emulazione. E l'emulazione di un personaggio, ahimè speculare a quella dell'interprete, non giova certo a spessore e intensità del lato oscuro.
Le sequenze innominabili pena la decapitazione dell'informatore accusato di alto tradimento: un'emozione certa!
- Un incontro 'fatale' su un ponte d'acciaio (quello di Indiana Jones era di legno ma non meno pericoloso!)
- Il finale sospeso e inchiodato su un grande silenzio che fa onore al regista Abrams.
Un finale d'altra parte aperto, com'è ovvio che sia, in vista degli altri due episodi a venire di questa nuova trilogia: l'VIII° e il IX°, con i registi Rian Johnson e Colin Trevorrow che prenderanno il comando del timone. L'umore artigiano originale è salvo, almeno con Abrams. Il che non significa che la nuova guardia rinneghi l'innegabile operazione di lancio a favore di una nuova industria (la Disney che soppianta la Lucas Film), erede della fabbrica infinita del merchandising derivato. Star Wars è sempre stato anche questo! Perciò, non ci resta che augurare lunga vita a Star Wars e che la Forza non abbandoni mai la nuova guardia!
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
J. J. Abrams' hugely anticipated blockbuster brings welcome jolts of energy, warmth and excitement back to the biggest franchise in movie history.
Justin Chang
(EDITORâS NOTE: While every effort has been made to avoid spoilers, those seeking an untainted viewing experience are advised to avoid reviews, this one included, until after theyâve seen the movie.)
If the first âStar Warsâ (1977) hadnât already been rebranded âA New Hope,â that optimistic title might have applied just as well to âStar Wars: The Force Awakens,â by any measure a rousing, even restorative seventh chapter in the immortal space-opera saga established and now relinquished by George Lucas. Reinvigorating the franchise with a welcome surge of energy, warmth and excitement after the misbegotten cycle of prequels released between 1999 and 2005, incoming writer-director J.J. Abrams seems to have had the original three films firmly in mind when he embarked on this monumental new undertaking, structured as
a series of clever if sometimes wobbly callbacks to a trilogy that captivated a global audience and helped cement Hollywoodâs blockbuster paradigm. Still, the reassuring familiarity of Abramsâ approach has its limitations: Marvelous as it is to catch up with Han Solo, Leia and the rest of the gang, fan service takes priority here over a somewhat thin, derivative story that, despite the presence of two appealing new stars, doesnât exactly fire the imagination anew.
Still, the filmâs tilt toward nostalgia over novelty will hardly prove a commercial liability; indeed, nothing short of a global cataclysm (and even then, who knows) is likely to keep Disneyâs hugely anticipated Dec. 18 release from becoming the yearâs top-grossing movie and possibly the most successful movie of all time, at least until the forthcoming episodes directed by Rian Johnson and Colin Trevorrow arrive. And if Abrams and his co-writers Lawrence Kasdan (back for more
after âThe Empire Strikes Backâ and âReturn of the Jediâ) and Michael Arndt have shouldered a near-impossible burden of audience expectations here, itâs hard not to look favorably upon âThe Force Awakensâ simply for being a massive improvement on âThe Phantom Menace,â âAttack of the Clonesâ and all but a handful of moments in âRevenge of the Sithâ â taken together, a stultifying experiment in brand extension gone awry, in which Lucasâ much-vaunted technical wizardry and visual imagination proved no match for the unholy torpor of his storytelling.
By contrast, âThe Force Awakensâ feels disarmingly swift and light on its feet, possessed of a comic sensibility that embraces contemporary wisecrackery and earnest humor in equal measure. Shot on 35mm film (plus some 65mm Imax footage), in a decisive refutation of Lucasâ all-digital aesthetic, Abramsâ movie has grit under its nails and blood in its veins, as we see in an early
battle sequence in which an Imperial Stormtrooperâs white helmet is suddenly streaked with red. A conflicted young warrior-slave who goes by the name of Finn (John Boyega), this Stormtrooper has been brainwashed into serving the First Order â a new army of galactic terrorists that arose from the ashes of the evil Empire, about three decades after the Battle of Endor. Doing battle with the First Order are the good men and women behind a rebel movement called the Resistance.
If all this sounds familiar, the similarities only continue from there. An ace Resistance pilot named Poe Dameron (Oscar Isaac, solid in a minor role) is captured by the First Order, but not before concealing a top-secret map inside a small droid, which he sends away to a desert planet. This time, the droid is not R2-D2 but an orange-colored, spherical-bodied model called BB-8; the desert planet is not Tatooine but
Jakku; the human who adopts the droid is a tough young scavenger named Rey (Daisy Ridley); and the coveted information concerns the whereabouts of Luke Skywalker, the last of the Jedi knights, who has mysteriously gone missing. Escaping the First Order with Poeâs help, the desperate but good-hearted Finn crash-lands on Jakku, where he ultimately partners with Rey â who makes it quite clear that sheâs in no need of rescuing, thank you very much â to ensure that BB-8âs intel makes it back to the Resistance.
Staying barely one step ahead of the enemy TIE fighters on their tail, Rey and Finn manage to commandeer the dust-choked but ever-durable Millennium Falcon, leading to a wild loop-de-loop chase scene in which Rey turns out to be an exceptionally gifted pilot. Of course, where the Falcon is, Han Solo (Harrison Ford) cannot be too far behind, and after turning up to reclaim
his old spaceship (âChewy, weâre homeâ), he reluctantly joins forces with Rey, whose presence has begun setting off curious rumblings within the Force. For their part, Rey and Finn canât believe theyâre seeing Han Solo in the flesh, and itâs hard not to discern in the young actorsâ expressions a completely unfeigned delight at sharing the screen with Ford in one of his most iconic roles.
âItâs true â the Force, the Jedi, all of it. Itâs all true,â Han murmurs at one point, and he seems to be addressing not just his new friends but also the audience, and with the sort of soulful conviction capable of converting even the most jaded âStar Warsâ skeptics into true believers once again. Itâs that desire to transport the viewer â to return us to a wondrous, childlike state of moviegoing innocence â that effectively sets the pattern for almost every subsequent development
in âThe Force Awakens.â Much of this is fairly intuitive: It simply wouldnât be vintage âStar Warsâ if someone didnât mutter âI have a bad feeling about this,â or if audiences didnât get an update on their favorite gold-plated worrywart C-3PO (Anthony Daniels), his squat sidekick R2-D2, and that fish-faced fan favorite Admiral Ackbar (Tim Rose). But the filmâs most indelibly moving scenes are reserved for Han and his estranged love, Leia (Carrie Fisher), no longer a princess but a Resistance general. Their banter is raspier and gentler than it was 30 years ago, less barbed and more bittersweet, and viewers can expect their hearts to swell to Mandallian proportions whenever the actors are on screen.
Abramsâ filmmaking has enough dynamism and sweep to zip us along for much of the fast-paced 135-minute running time, and for impressive stretches he achieves the action-packed buoyancy of the old Saturday morning serials that
partly inspired âStar Warsâ in the first place. At once polished and pleasingly rough-hewn, Dan Mindelâs lensing alternates between stately landscape compositions and nimble camera movements as the situation requires, while editors Maryann Brandon and Mary Jo Markey prove as attentive to the coherence of the action sequences as to the rhythm of the overall narrative, while making adroit use of the signature side-swiping scene transitions. And even in a sequence heavy with CGI and/or creature effects â as when Finn and Rey are attacked by fearsome creatures with sharp teeth and tentacles â the visuals never lapse into overkill. The unobtrusive sophistication of the visual effects (supervised by Roger Guyett) is especially apparent in scenes featuring the uber-villainous Supreme Leader Snoke (motion-capture maven Andy Serkis, resembling a plus-sized, more articulate Gollum), in which itâs not even readily apparent that weâre watching a hologram.
Gone, happily, are the prequelsâ ADD-inducing background
shots of spaceships zipping across a sterile cityscape like goldfish trapped in a giant screen saver. The different worlds we see here, from the parched desert vistas of Jakku to the verdant forests of the planet Yavin, feel vividly textured and inhabited (Rick Carter and Darren Gilford are credited with the production design). But the most crucial component of the movieâs design is undoubtedly John Williamsâ still-enveloping score, from that thrilling, trumpet-like first blast over the opening text scroll, to the majestic flurries of feeling the music generates as it accompanies the characters on their long and difficult journeys.
At a certain point, however, âThe Force Awakensâ feels so determined to fashion a contemporary echo of the original trilogy that it becomes almost too reverential â or riff-erential, given Abramsâ fondness for playing on recognizable tropes, themes and plot points in his film and TV work. The Death Star that was
destroyed at the end of âStar Warsâ is one-upped here by a much larger, even more destructive weaponized planet (we even get to see the contrasting blueprints in detail). The Mos Eisley cantina meets its match in a watering hole run by a wizened old proprietress, Maz Kanata (Lupita Nyongâo, in motion-capture drag), who has some crucial wisdom about the Force to pass on to Rey. And in the storyâs least persuasive development, the famous Oedipal dynamic that defined Luke and Darth Vaderâs bond re-emerges unexpectedly here in even more toxic form â a twist that simply feels too contrived to achieve the desired impact.
All in all, the script leans rather heavily on exposition to fill in the 30-year gap between the events of this film and those of âReturn of the Jediâ; one longs to get up to speed, but in subtler, less long-winded terms. The movieâs multiple dark-side-of-the-Force
types are also something of a mixed bag. Serkis is fine but not galvanizing as Snoke; Domhnall Gleeson has a few impressive snit fits as a petulant First Order general, with one public speech thatâs shot to look very âTriumph of the Willâ; and Gwendoline Christie is seen only in full armor as Finnâs ex-superior, Capt. Phasma, whose narrative function never really comes into focus. That leaves Adam Driver, cast very effectively against type as the silver-masked, dark-cloaked Kylo Ren, though it would be as unfair to say more about his role as it would be to disclose any particulars about when and where Mark Hamillâs Luke Skywalker turns up.
For that matter, even by filmâs end there remains a frustrating if intentional degree of mystery surrounding Finn and Rey, the two characters charged with carrying the series forward, and whose backstories presumably will be fleshed out more satisfyingly in subsequent
films. Viewers inclined to pay attention to such things will have a field day analyzing the casting of a white female and a black male as co-leads in the yearâs biggest blockbuster â an audacious and frankly long-overdue corrective to the status quo, quite apart from the fact that both actors are excellent. Boyega, so good in âAttack the Block,â brings sly wit to the role of a soldier grappling with a vaguely Jason Bourne-style crisis of conscience. And Ridley, in a doozy of a breakout role, is terrific as a young woman not yet sure what to make of the powerfully beckoning Force, or of the glorious and terrifying destiny that might await her. She may not yet have the heroic stature of a Katniss Everdeen, but future movies will surely tell.
In the end, âStar Wars: The Force Awakensâ suggests the work of a filmmaker who faced the exciting
yet unenviable task of partially reassembling one of the most beloved ensembles in movie history, furthering their charactersâ adventures in a meaningful fashion, and helping them pass the baton from one generation of action figures to the next â and emerged, in the end, with a compromise solution that, even when itâs not firing on all cylinders, has been put across with sufficient style, momentum, love and care to prove irresistible to any who have ever considered themselves fans. Risking heresy, itâs worth noting that Abrams actually did smarter, more inventive work on his 2009 reboot of âStar Trek,â no doubt in part because he was working with a less heavily guarded enterprise. âStar Wars,â at once a cultural juggernaut and a sacrosanct institution, resists any attempt to reimagine its landscape too aggressively or imaginatively; that may be to the detriment of this diverting first effort, but Abrams has more
than stoked our anticipation for what his successors may have up their sleeves.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Walt Disney Studios Motion Pictures, Giulia Arbace e Francesca Colombo (Ufficio Stampa Disney)
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